Introduzione a Popper
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Introduzione a Popper

  1. 194 pagine
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Introduzione a Popper

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Critica, libertà e razionalità: questi gli elementi attorno ai quali ruota la riflessione di Karl R. Popper sul carattere intrinsecamente fallibile della nostra conoscenza. La sua filosofia offre una terza via tra due opposti approcci autoritari alla scienza e alla società, il dogmatismo e il relativismo. L'edificio della scienza, dice Popper, non poggia su un solido strato di roccia ma eleva l'ardita struttura delle proprie teorie sopra una palude. Stefano Gattei conduce il lettore alla comprensione del pensiero di uno dei filosofi più significativi dell'età contemporanea.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858115268
Argomento
Filosofia

III. Scienza e filosofia

Abbandoniamo d’ora in avanti un’esposizione diacronica dell’evoluzione del pensiero popperiano. Se questa si è resa finora necessaria per documentare la complessa genesi della visione esposta in LF e per comprendere gli elementi che hanno contribuito a costruirla, sembra ora più utile uno sguardo sincronico, teso a presentare il quadro complessivo di un’elaborazione teorica ormai matura, anche se arricchitasi negli anni di importanti sviluppi.
Come abbiamo visto, i due problemi fondamentali della teoria della conoscenza individuati da Popper nel 1933 sono il problema dell’induzione, ovvero «il problema se le inferenze induttive siano giustificate, o in quali condizioni lo siano»1, e il problema della demarcazione, ovvero «il problema di trovare un criterio che ci permetta di distinguere fra le scienze empiriche da un lato e la matematica e la logica, e così pure i sistemi ‘metafisici’, dall’altro»2. Seguendo Kant, Popper chiama il primo «problema di Hume», mentre ritiene di indicare il secondo come «problema di Kant»3.

Il problema di Hume

L’induzione – dal latino inductio, il termine usato da Cicerone per tradurre la parola greca epagoghé, con la quale Aristotele aveva indicato il passaggio dal particolare all’universale – era già stata validamente criticata da Sesto Empirico in Schizzi pirroniani: essa non è in grado di giustificare l’accettazione delle asserzioni universali come vere. Per questo motivo Hume aveva distinto fra la genesi di un’aspettazione, o di un’ipotesi, e la sua validità. Discutendo l’idea di connessione necessaria (causalità), il filosofo scozzese aveva quindi distinto una parte logica e una empirica del problema. Popper parte da qui.
Il problema logico di Hume è il seguente: «Siamo giustificati a ragionare da casi (ripetuti) di cui abbiamo esperienza ad altri casi (conclusioni) di cui non abbiamo esperienza?»4. La sua risposta è negativa: non lo siamo, per quanto grande sia il numero delle ripetizioni. Popper ricorre a un esempio divenuto celebre: l’osservazione ripetuta di molti cigni bianchi non ci autorizza a concludere che tutti i cigni siano bianchi, poiché il contenuto logico di quest’ultima proposizione supera quello di qualunque proposizione particolare riferita a un numero limitato – per quanto grande – di osservazioni5.
Il problema empirico (o psicologico, come lo chiama Popper) è invece: «Perché, ciononostante, ogni persona ragionevole si aspetta, e crede, che i casi di cui egli non ha esperienza si conformeranno a quelli di cui egli ha esperienza?»6. Il motivo, ritiene Hume, è da ricercarsi nell’abitudine: siamo infatti condizionati dall’abitudine e dall’associazione fra le idee – senza di essa non riusciremmo a sopravvivere7. Popper accetta la risposta negativa al problema logico, ma respinge la soluzione humeana a quello psicologico. La sua conclusione è netta: «l’induzione, semplicemente, non esiste; e l’idea contraria è un clamoroso errore»8.
Il primo passo per una soluzione positiva del problema dell’induzione consiste nella riformulazione del problema logico di Hume: «Può la pretesa che una teoria esplicativa universale sia vera essere giustificata da ‘ragioni empiriche’ [...]?»9. La risposta è negativa, come quella di Hume: «dobbiamo considerare tutte le leggi o teorie come ipotetiche o congetturali; cioè come supposizioni»10. Popper generalizza quindi il problema: «Può la pretesa che una teoria esplicativa universale sia vera o falsa essere giustificata da ‘ragioni empiriche’?»11. A questa seconda domanda, Popper risponde invece affermativamente: «Sì, l’assunzione della verità delle proposizioni di controllo ci permette di giustificare la pretesa che una teoria esplicativa universale sia falsa»12. Il problema di scegliere tra differenti teorie esplicative in competizione fra loro per risolvere un determinato problema lo conduce a un’ulteriore riformulazione del problema logico dell’induzione: «Può una preferenza, riguardo alla verità o alla falsità, per alcune teorie universali in competizione rispetto ad altre, essere mai giustificata da ‘ragioni empiriche’?»13. Alla luce della precedente risposta affermativa, anche a questa domanda egli risponde positivamente: «sì, talvolta può, se siamo fortunati, perché può accadere che le nostre proposizioni di controllo possano confutare alcune – ma non tutte – teorie in competizione; e dato che siamo in cerca di una teoria vera, preferiamo quelle la cui falsità non è stata stabilita»14.
Il lavoro dello scienziato, afferma Popper, consiste nell’elaborare teorie e nel metterle alla prova. Lo stadio iniziale, quello in cui una teoria viene concepita o inventata, non richiede un’analisi logica. Per quanto possa rivestire un ruolo interessante per la psicologia empirica, il modo in cui una persona ha un’idea – sia essa una teoria scientifica, un tema musicale, o una poesia – «è irrilevante per l’analisi logica della conoscenza scientifica. Quest’ultima prende in considerazione non già questioni di fatto (il quid facti? di Kant), ma soltanto questioni di giustificazione o validità (il quid juris? di Kant)»15. Popper distingue dunque in modo molto chiaro il processo che consiste nel concepire una nuova idea dai metodi e dai risultati del suo esame logico16.
Il metodo che si traduce nel sottoporre le teorie a controlli critici e nello scegliere in base ai risultati di tali controlli è il seguente:
Da una nuova idea, avanzata per tentativi e non ancora giustificata in alcun modo – un’anticipazione, un’ipotesi, un sistema di teorie, o qualunque cosa si preferisca – si traggono conclusioni per mezzo della deduzione logica. In un secondo tempo queste conclusioni vengono confrontate l’una con l’altra e con altre asserzioni rilevanti, in modo da trovare quali relazioni logiche (quali equivalenza, derivabilità, compatibilità o incompatibilità) esistano tra di esse17.
Il controllo di una teoria mediante il confronto con l’esperienza avviene mediante la deduzione di previsioni: «se le singole conclusioni si rivelano accettabili o verificate, la teoria ha temporaneamente superato il controllo: non abbiamo trovato alcuna ragione per scartarla. Ma [...] se le conclusioni sono state falsificate, allora la loro falsificazione falsifica anche la teoria da cui le conclusioni sono state dedotte logicamente»18. È un punto importante:
una decisione positiva può sostenere la teoria soltanto temporaneamente, poiché può sempre darsi che successive decisioni negative la scalzino. Finché una teoria affronta con successo controlli dettagliati e severi, e nel corso del progresso scientifico non è scalzata da un’altra teoria, possiamo dire che ha ‘provato il suo valore’ o che è stata ‘corroborata’ dall’esperienza passata19.

Il problema di Kant

L’Austria degli anni successivi alla prima guerra mondiale è pervasa da teorie nuove e da idee rivoluzionarie. Popper è attratto particolarmente dalla teoria della relatività di Einstein (che nel 1919 aveva ricevuto la prima importante conferma), dalla teoria marxista della storia, dalla psicoanalisi di Freud e dalla «psicologia individuale» di Adler. Col passare del tempo, però, Popper si sente sempre più insoddisfatto di queste ultime20: «quello che mi preoccupava non era né il problema della verità, almeno in quella fase, né quello dell’esattezza o della misurabilità. Piuttosto, avvertivo che queste altre tre teorie, pur atteggiandosi a scienze, erano di fatto più imparentate con i miti primitivi che con la scienza e assomigliavano più all’astrologia che all’astronomia»21. In particolare, Popper sottolinea l’apparente potere esplicativo della teoria marxista, della psicoanalisi freudiana e della psicologia adleriana: «Lo studio di una qualunque di esse sembrava avere l’effetto di una conversione o di una rivoluzione intellettuale, che consentiva di levare gli occhi su una nuova verità, preclusa ai non iniziati. Una volta dischiusi in questo modo gli occhi, si scorgevano ovunque delle conferme: il mondo pullulava di verifiche della teoria»22. Le cose erano diverse per la teoria di Einstein, che aveva fatto una previsione rischiosa, precisa, incompatibile con certi risultati sperimentali. La conclusione di Popper è che «è facile ottenere delle conferme, o verifiche, per quasi ogni teoria – se quel che cerchiamo sono appunto delle conferme. [...] L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bensì un difetto»23.
Ciò che caratterizza la scienza, in altre parole, è la possibilità di smentita: a differenza della psicoanalisi o dello storicismo marxista essa è suscettibile di essere contraddetta dall’esperienza. È proprio questo punto che la logica induttiva non riesce a cogliere: «essa non fornisce un contrassegno appropriato per distinguere il carattere empirico, non metafisico, di un sistema di teorie; o, in altre parole, che non fornisce un ‘criterio di demarcazione’ appropriato»24. La soluzione popperiana del problema della demarcazione si basa dunque sulla considerazione logica del fatto che le proposizioni universali non sono in alcun modo verificabili25. Nell’esempio fatto precedentemente: nessuna osservazione finita di cigni bianchi può verificare la verità della conclusione generale che «tutti i cigni sono bianchi». Se però nessuna proposizione universale può essere verificata nell’esperienza, vista la necessaria limitatezza di quest’ultima, ogni proposizione universale può essere falsificata dall’esperienza se si presuppone la verità di almeno una asserzione-base, ovvero se esiste almeno un’asserzione osservativa che contraddice la proposizione universale. L’osservazione di anche un solo cigno nero contraddice, ...

Indice dei contenuti

  1. I. Il razionalismo critico
  2. II. La rivoluzione intellettuale del giovane Popper
  3. III. Scienza e filosofia
  4. IV. Filosofia e politica
  5. V. Metafisica
  6. Cronologia della vita e delle opere
  7. Storia della critica
  8. Bibliografia
  9. L’Autore