La ricezione
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La ricezione

  1. 82 pagine
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La ricezione

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Pubblicata un'opera letteraria, essa inizia il suo viaggio tra i lettori; che accoglienza avrà, di quale «ricezione» sarà oggetto? Per rispondere a questa domanda la critica letteraria della seconda metà del Novecento ha sviluppato una metodologia di ricerca apposita, con risultati molto interessanti. Questo libro si propone di dar conto, sinteticamente, dei tanti indirizzi che si sono occupati della ricezione, distinguendoli in due grandi categorie: gli indirizzi che portano il loro interesse sul pubblico storicamente e sociologicamente determinato, e quelli che pongono invece al centro dell'attenzione l'esperienza del lettore individuale.Una ricca bibliografia di autori italiani e stranieri suggerisce ampie possibilità di approfondimento.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788858122761

1.
Tra pubblico e lettore

Premessa

Il posto che occupa la ricezione nel processo di comunicazione è evidente: è il punto d’arrivo del percorso – più o meno lineare – seguito da un messaggio dopo essere stato emesso. Si potrebbe anche dire che, con la ricezione, arriva a compimento la prima funzione assegnata al messaggio dal suo emittente: raggiungere un destinatario.
La stessa osservazione può essere introdotta per la letteratura, quando la si consideri nei suoi tre fondamentali aspetti costitutivi: l’atto di scrittura di un testo, l’assunzione di un’esistenza autonoma di questo testo manifestata in tempi, modi, forme diverse con la sua ‘messa in pubblico’ (la ‘pubblicazione’), la ricezione del testo e quindi la sua lettura. Se la ripetizione della parola ‘testo’ sta a indicare la centralità dell’insieme di segni linguistici proposti di volta in volta da una tavoletta d’argilla, da un rotolo di papiro, da un codice di pergamena, da un libro di carta, da un video di computer, il suo accostamento a un autore, a un’edizione, a un lettore sottolinea la necessità che al testo sia associato un particolare punto di vista dal quale prenderlo in considerazione.
Per lungo tempo l’attenzione della critica letteraria si è soffermata sulla figura dello scrittore; poi, soprattutto negli anni sessanta e settanta del Novecento, si è rivolta quasi esclusivamente agli aspetti linguistici e strutturali del testo; negli stessi anni, ma più in particolare negli ultimi decenni del secolo, è infine stata attratta sia dall’insieme dei destinatari sia dalla figura del singolo lettore. Naturalmente l’interesse per chi legge e per l’attività della lettura era ampiamente presente in molti scritti critici del passato, ma la sua rilevanza teorica si è affermata solo in quest’ultimo scorcio del Novecento.
Per questo, nelle pagine che seguono, si farà particolare riferimento ai dibattiti della seconda metà di questo secolo, che istituzionalizzano la riflessione sulla ricezione, facendone un cardine degli studi letterari, di quelli condotti dal punto di vista della sociologia della letteratura, di quelli che coinvolgono la storiografia letteraria, di quelli infine che si intrecciano con l’estetica e la filosofia.
Può tuttavia essere utile citare qualche nome di studiosi del passato il cui contributo è stato spesso un’occasione di confronto anche per il dibattito del secondo Novecento.

Alcuni precursori
nello studio della ricezione

Un primo esempio di uno studioso attento al problema della ricezione potrebbe essere tratto addirittura dal Medioevo. È infatti Tommaso d’Aquino (1221-1274) a diffondere la significativa espressione «quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur», cioè ogni cosa è ricevuta secondo il modo di ricevere del ricevente. Adattando l’espressione scolastica al contesto che qui interessa, valorizzandone dunque tutta la modernità, si potrebbe dire che la ricezione di un testo letterario – e, attraverso di essa, la sua interpretazione – dipende in prima istanza dalle possibilità, dalla capacità, dalle condizioni di chi lo riceve; e, naturalmente, dalle sue intenzioni.
L’importanza della figura del ‘ricevente’ è richiamata anche da alcuni critici e teorici della prima metà del Novecento, sia in riferimento alla trasformazione sociale e culturale del pubblico della letteratura (e alla contemporanea trasformazione dei generi o degli stili dei testi ad esso destinati) sia in rapporto all’esperienza di lettura individuale.
Ci si può limitare a ricordare che Walter Benjamin (1892-1940), nel saggio Di alcuni motivi in Baudelaire (Über einige Motive bei Baudelaire), rileva che la folla dell’Ottocento «cominciava – in larghi strati per cui la lettura era divenuta abitudine – a organizzarsi come pubblico», così che «assurgeva al ruolo di committente; e voleva ritrovarsi nel romanzo contemporaneo, come i fondatori nei quadri del Medioevo». Aggiungeva Benjamin, riferendosi a Victor Hugo, che «l’autore più fortunato del secolo si è conformato, per intima necessità, a questa esigenza». Si può anche ricordare che Erich Auerbach (1892-1957), tra gli anni trenta e i cinquanta, ha scritto pagine di grande rilievo sul pubblico nel Medioevo e su quello nella Francia del Cinquecento e del Seicento, ritrovando, già in un testo del 1566 (Apologie pour Hérodote, di Henri Estienne), la definizione di pubblico come «communauté des amateurs des lettres» (comunità degli appassionati della letteratura).
L’importanza del coinvolgimento del singolo lettore nella determinazione dell’esperienza estetica era stata invece suggerita dalla riflessione teorica condotta, nel corso degli anni trenta e quaranta, dagli studiosi del Circolo di Praga, sia da Jan Mukařovský (1891-1975) sia dal suo allievo Felix Vodička (1909-1974). Se il primo afferma più volte che un testo letterario diventa «oggetto estetico» solo con la lettura, il secondo, in un saggio del 1941 intitolato La storia della risonanza delle opere letterarie, accogliendo l’idea che «solo con l’essere letta l’opera diventa esteticamente reale», afferma che lo storico della letteratura, prescindendo dalle valutazioni di tipo soggettivo dei singoli lettori, «deve descrivere e seguire la dinamicità determinata dalla polarità fra l’opera e il pubblico». Solo con questa interazione, infatti, «le opere diventano un oggetto della esperienza estetica e un valore non solo nella sfera dell’estetica ma anche nell’insieme della vita sociale». Le felici intuizioni dei praghesi trovarono un’adeguata diffusione nella cultura letteraria occidentale solo a partire dagli anni sessanta, quando ormai numerose riflessioni sul tema della ricezione erano state avviate, grazie anche a un importante saggio di Jean-Paul Sartre, pubblicato nel 1947 sulla rivista «Les Temps Modernes».

Un importante punto d’avvio:
Jean-Paul Sartre

Il saggio di Jean-Paul Sartre (1905-1980) aveva un titolo molto generico, Che cos’è la letteratura? (Qu’est-ce que la littérature?), ma proponeva una chiara definizione dell’«oggetto letterario»: «una strana trottola che esiste quando è in movimento. Per farla nascere occorre un atto concreto che si chiama lettura, e dura quanto la lettura può durare. Al di fuori di questo, rimangono solamente i segni neri sulla carta». Aggiungendo che «la creazione trova il suo compimento nella lettura» e che «tutte le opere dello spirito contengono (...) in sé l’immagine del lettore cui sono destinate», Sartre dava il via a una lunga serie di considerazioni teoriche sulla lettura come momento costitutivo dello statuto del testo letterario.
Ricorrendo a un’immagine suggestiva, il filosofo invitava anche allo studio dei gruppi di lettori storicamente individuabili: «dicono che le banane abbiano miglior sapore appena colte: così le opere dello spirito vanno gustate sul posto». Fuori di metafora, la sottolineatura riconosceva l’importanza di individuare il pubblico cui un’opera letteraria è destinata e di rilevare quei caratteri del testo comprensibili solo in rapporto ai lettori cui, in prima istanza, si rivolge lo scrittore. Questa considerazione non emargina, naturalmente, letture di epoche diverse, ma richiede di non dimenticare il lettore e i lettori storici che nel testo sono inscritti.
Pur ricco di molti altri spunti (sulla libertà del singolo lettore di accogliere l’appello intrinseco a ogni atto di scrittura oppure sulla storia degli scrittori francesi e del pubblico), Che cos’è la letteratura? ha soprattutto posto in evidenza la necessità di non separare il momento della ricezione dalla vita dell’opera letteraria.

La ricezione del pubblico e del lettore

I percorsi di ricerca che si potevano intravedere nel saggio di Sartre – l’uno rivolto a indagare nell’atto individuale della lettura, l’altro interessato alla dimensione storico-collettiva della ricezione – si separeranno e si intrecceranno, si opporranno e si confronteranno soprattutto a partire dagli anni sessanta, quando si cerca una risposta a tante possibili domande, delle quali si può tentare solo un primissimo e provvisorio catalogo: ‘Quali sono le modalità della ricezione individuale?’; ‘Nei singoli testi letterari è già inscritta la ricezione, e sono prefigurati i riceventi?’; ‘Chi sono i lettori reali, cioè coloro che ricevono il testo materialmente, affidato a un supporto fisico (per esempio il libro a stampa)?’; ‘Quanti sono e quali caratteristiche anagrafiche, sociali, culturali presentano?’; ‘In quali forme, in quali contesti, con quali modalità, in seguito a quali strategie il testo letterario è da loro ricevuto?’; ‘C’è stata, e quale ruolo ha avuto, un’iniziativa editoriale, in rapporto ai riceventi?’; ‘Quanto è durata nel tempo la ricezione di un testo, determinandone la fortuna (e a volte il suo innalzamento a classico)?’.
Non sfugge a nessuno il fatto che la ricorrenza dei termini ‘ricezione’ e ‘ricevente’ nelle domande sopra introdotte non elimina l’evidenza di interessi diversi, per soddisfare i quali occorre dispiegare differenti strumentazioni critiche.
Per semplificare, pur con la consapevolezza della necessità di tener presente le differenze tra singole metodologie, il discorso sulla ricezione sarà ricondotto nelle pagine seguenti a due grandi aree, convenzionalmente definibili ‘del pubblico’ e ‘del lettore’. Nella prima la ricezione di un testo letterario è considerata in rapporto al suo essere un fenomeno sociale, valutabile nell’insieme dei gruppi di lettori; nella seconda è invece riportata, per lo più, all’esperienza del singolo individuo che legge.
Soccorre, a confortare questa distinzione, il suo reperimento anche in un contesto del tutto diverso, ma pur sempre nell’ambito di una riflessione sulla lettura. Paul Ricoeur (n. 1913), interrogandosi nel terzo volume di uno dei suoi più rilevanti studi critici, Tempo e racconto (Temps et récit, 1985), sul processo di appropriazione di un testo – cioè sul fatto che «solo grazie alla mediazione della lettura (...) l’opera letteraria raggiunge la significanza completa» – invita a considerare «1) la strategia in quanto suscitata dall’autore e diretta verso il lettore [cioè i dispositivi attuati dall’autore nei confronti del lettore]; 2) l’iscrizione di tale strategia entro la configurazione letteraria [cioè nel testo]; 3) la risposta del lettore considerato a sua volta sia come soggetto che legge, sia come pubblico ricettore [corsivo nostro]».
L’attenzione per il pubblico ricettore è prevalentemente di tipo storico e sociologico, quella per il soggetto che legge di tipo fenomenologico ed ermeneutico. Nell’indagine sul pubblico entrano soprattutto dati extratestuali, in quella sul lettore sono per lo più analizzati solo i testi. Nel primo caso ci si richiama generalmente agli statuti disciplinari della sociologia della letteratura, nel secondo alla critica ermeneutica, alla fenomenologia, all’estetica.
Come la terminologia, anche questa distinzione schematica si riconduce a criteri convenzionali, dettati da necessità o da intenzioni tassonomiche ed esemplificative. Qui di seguito si cercherà di dar conto di riflessioni, metodologie, applicazioni che coinvolgono sia il territorio del pubblico sia quello del lettore, accennando anche a quelle zone limitrofe i cui caratteri di confine offrono un raccordo tra interessi diversi.
Di volta in volta saranno poi precisate le distinzioni necessarie all’interno della categoria del lettore e di quella del pubblico. Il lettore, infatti, può essere quello reale (colui che effettivamente legge il libro) o quello prev...

Indice dei contenuti

  1. 1. Tra pubblico e lettore
  2. 2. Tre esemplificazionidi critica della ricezione: Escarpit, Jauss, Iser
  3. 3. Bibliografia
  4. L’autore