La letteratura nei secoli della Tradizione
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La letteratura nei secoli della Tradizione

Dalla «Chanson de Roland» a Foscolo

  1. 344 pagine
  2. Italian
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La letteratura nei secoli della Tradizione

Dalla «Chanson de Roland» a Foscolo

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Informazioni sul libro

Un viaggio nel tempo articolato in tappe: trenta capitoli monografici, dedicati ciascuno a un'opera particolarmente significativa, dagli inizi romanzi della letteratura europea fino alla grande rottura romantica della Tradizione, ricompongono come in un puzzle la fisionomia culturale degli autori, il loro contesto storico, i legami che hanno intrattenuto con la letteratura del tempo.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858116920

1. La morte di Orlando

La chanson de Roland, clxvii-clxxv

In uno degli ultimi anni dell’XI secolo, nella sala principale di un castello della Francia del Nord, dove si parla la lingua d’oïl, è in corso un banchetto. Più che un castello con mura e torri merlate dobbiamo immaginare una fattoria fortificata, con pochi corpi in pietra, molti edifici di legno e una cinta di palizzate. Un complesso, dunque, che non spicca né per imponenza architettonica né per fasto e, ancor meno, per agi abitativi. Alla tavola del signore – un proprietario di terre sulle quali esercita i diritti feudali concessigli da un signore più potente – siedono poche donne (la moglie, forse le figlie) e molti uomini, quasi tutti giovani. I più sono cavalieri, cioè figli cadetti, e perciò esclusi dall’eredità, di altri proprietari di feudi; per mettersi al servizio del signore che adesso li ospita hanno abbandonato le famiglie d’origine. Il rapporto tra signore e cavalieri non è regolato da alcun contratto che stabilisca oneri e doveri, ma si fonda unicamente su un patto di fedeltà personale: la sussistenza dei cavalieri dipende pertanto dalla generosità (“cortesia”) del signore.
Durante il banchetto un giullare allieta i convitati cantando il passo più famoso di quella che, sebbene composta da non molto tempo, era già allora la canzone di gesta più famosa, la Chanson de Roland.
CLXVII
Ço sent Rollant que la mort li est pres:
Par les oreilles fors s’e<n> ist l[i] cervel.
† De ses pers prïet Deu que·s apelt,
E pois de lui a l’angle Gabrïel.
Prist l’olifan, que reproce n’en ait,
E Durendal s’espee en l’altre main.
[Plus qu’] arcbaleste ne poet traire un quarrel,
Devers Espaigne en vait en un guarét;
Muntet un tertre; desuz [.ii.] arbre<s> bel[s],
Quatre perruns i ad, de marbre fai[z];
Sur l’erbe verte si est caeit envers,
La s’est pasmét, kar la mort li est pres.
CLXVIII
Halt sunt li pui e mult <sunt> halt les arbres;
Quatre perruns i ad luisant de marbre.
Sur l’erbe verte li quens Rollant se pasmet.
Uns Sarrazins tute veie l’esguardet,
Si se feinst mort, si gist entre les altres;
Del sanc luat sun cors e sun visage:
Met sei en piez e de curre s<e h>astet.
Bels fut e forz e de grant vasselage;
Par sun orgoill cumencet mortel rage:
Rollant saisit e sun cors e ses armes,
E dist un mot: – Vencut est li niés Carles!
Iceste espee porterai en Arabe. –
En cel tirer li quens s’aperçut alques.
CLXIX
Ço sent Rollant que s’espee li tolt.
Uvrit les oilz, si li ad dit un mot:
– Men escïentre, tu n’ies mie des noz! –
Tient l’olifan, que unkes perdre ne volt,
Si·l fiert en l’elme, ki gemmét fut a or:
Fruisset l’acer e la teste e les os,
Amsdous les oilz del chef li ad mis fors,
Jus a ses piez si l’ad tresturnét mort.
Aprés li dit: – Culvert, cum fus si os
Que me saisis, në a dreit në a tort?
Ne l’orrat hume ne t’en tienget por fol.
Fenduz en est mis olifans el gros,
Caüz en est li cristals e li ors. –
CLXX
Ço sent Rollant la veüe ad perdue;
Met sei sur piez, quanqu’il poet s’esvertuet;
En sun visage sa culur ad perdue.
Dedevant lui ad une perre b[run]e:
.x. colps i fiert par doel e par rancune;
Cruist li acers, ne freint ne <ne s’e>sgruignet.
– E! – dist li quens, – seinte Marie, aiue!
E! Durendal, bone, si mare fustes!
Quant jo mei perd, de vos nen ai mais cure.
Tantes batailles en camp en ai vencues
E tantes teres larges escumbatues,
Que Carles tient, ki la barbe ad canue!
Ne vos ait hume ki pur altre <s’en> fuiet!
Mult bon vassal vos ad lung tens tenue:
Jamais n’ert tel en France l’asolue. –
CLXXI
Rollant ferit el perrun de Sard[a]nie:
Cruist li acers, ne briset ne n’esgr[a]nie.
Quant il ço vit que n’en pout mie freindre,
A sei meïsme la cumencet a pleindre:
– E! Durendal, cum es e clere e blanche!
Cuntre soleill si luises e reflambes!
Carles esteit es vals de Moriane,
Quant Deus del cel li mandat par sun a<n>gle,
Qu’il te dunast a un cunte cataignie:
Dunc la me ceinst li gentilz reis, li magnes.
Jo l’en cunquis [e Anjou] e Bretaigne,
Si l’en cunquis e Peitou e le Maine;
Jo l’en cunquis Normendie la franche,
Si l’en cunquis Provence e Equitaigne
E Lumbardie e trestute Romaine;
Jo l’en cunquis Baiver e tute Flandres
E Bu[guerie] e trestute Puillanie,
Costentinnoble, dunt il out la fiance,
E en Saisonie fait il ço qu’il demandet;
Jo l’en cunquis e Escoce e I[rla]nde
E Engletere, quë il teneit sa cambre;
Cunquis l’en ai païs e teres tantes,
Que Carles tient, ki ad la barbe blanche.
Pur ceste espee ai dulor e pesance:
Mielz voeill murir qu’entre paiens remaigne.
<Damne>deus pere, n’en laiser hunir France! –
CLXXII
Rollant ferit en une perre bise:
Plus en abat que jo ne vos sai dire.
L’espee cruist, ne fruisset ne ne brise,
Cuntre <le> ciel amunt est resortie.
Quant veit li quens que ne la freindrat mie,
Mult dulcement la pleinst a sei meïsme:
– E! Durendal, cum es bele e seintisme!
En l’oriét punt asez i ad reliques:
La dent seint Perre e del sanc seint Basilie
E des chevels mun seignor seint Denise;
Del vestement i ad seinte Marie.
Il nen est dreiz que paiens te baillisent;
De chrestïens devez estre servie.
Ne vos ait hume ki facet cuar...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. 1. La morte di Orlando
  3. 2. L’amor cortese
  4. 3. Un angelo in Terra
  5. 4. Un amore sensuale
  6. 5. La mamma di Gesù
  7. 6. Il sorriso di Dante
  8. 7. «Vedi là Farinata...»
  9. 8. Accidia, “aegritudo”, depressione
  10. 9. Un amore operaio
  11. 10. Gioie e malinconie della paternità
  12. 11. Una dama del contado
  13. 12. La “giostra” dell’umanista
  14. 13. Ninnenanne per il piccolo Lucio
  15. 14. Un amore scabroso
  16. 15. Un ladro fra i pastori
  17. 16. «La golpe e il lione»
  18. 17. «Ars macaronica»
  19. 18. Un’alba malinconica
  20. 19. «Cancaro a i stropiegi!»
  21. 20. La pazzia di Orlando
  22. 21. L’inverno della vita
  23. 22. Un rogo nuziale
  24. 23. Dalla fossa di un carcere
  25. 24. La creazione della tartaruga
  26. 25. Orologi a metafora
  27. 26. Arie e canzonette
  28. 27. La locandiera e il Cavaliere
  29. 28. Un abate indignato
  30. 29. Il padre tiranno
  31. 30. L’isola materna
  32. Bibliografia essenziale