Terrore rosso
eBook - ePub

Terrore rosso

Dall'autonomia al partito armato

  1. 238 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Terrore rosso

Dall'autonomia al partito armato

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

In Italia combattere l'eversione è sempre stato difficile, perché l'eversione non è mai stata isolata. È sempre stata all'interno di una strategia dove strutture deviate delle istituzioni l'hanno utilizzata come strumento di lotta politica, per perseguire interessi propri caratterizzati da una logica istituzionale, diversi da quelli degli eversori: interessi di mutamento degli equilibri politici, non di sovvertimento. Così è avvenuto con lo stragismo e la strategia della tensione della fine degli anni Sessanta, e così anche con la lotta armata di sinistra. Pietro CalogeroNei lunghi anni Settanta il terrorismo italiano rappresentò per il sistema democratico una minaccia senza eguali in Europa. Questo libro, che ricostruisce pagine essenziali ma poco note della lotta armata in Italia, è un intreccio unitario di cronaca, testimonianza e storia che, a partire da Padova e dal Veneto, svela la strategia insurrezionale del partito armato in tutte le sue articolazioni, movimenti di massa e avanguardie combattenti, Autonomia Organizzata e Brigate Rosse. Sul solido fondamento di sentenze passate in giudicato, Michele Sartori racconta l'impressionante evoluzione della strategia terroristica che dal Veneto si proietta su gran parte del territorio nazionale. Pietro Calogero, uno dei protagonisti delle inchieste più scottanti di quegli anni contro l'eversione di destra e di sinistra, svela metodi e obiettivi delle sue indagini narrando particolari mai rivelati finora su importanti retroscena del lavoro investigativo e sul nefasto intrecciarsi di logiche di fiancheggiamento di organi infedeli dello Stato ai progetti terroristici. Carlo Fumian, a partire da una ricostruzione storica più generale del fenomeno terroristico, ripercorre gli esordi del partito armato in Italia e i nessi profondi – al di là di divisioni tattiche figlie del settarismo tipico delle formazioni estremiste – che legavano i gruppi armati a un comune disegno strategico insurrezionale.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Terrore rosso di Carlo Fumian, Pietro Calogero, Michele Sartori in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Economics e Economic Policy. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2011
ISBN
9788858102558
Argomento
Economics

1. La cronaca
di Michele Sartori

Prologo

Il 6 aprile 1979, il sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero firma ventidue ordini di cattura di alcuni tra i più noti esponenti autonomi: da Antonio Negri a Franco Piperno e Oreste Scalzone. Sono tutti accusati di associazione sovversiva per avere «organizzato e diretto una associazione denominata Potere Operaio e altre analoghe associazioni variamente denominate ma collegate fra loro e riferibili tutte alla cosiddetta Autonomia Operaia Organizzata». Un nucleo ristretto – di cui fanno parte sempre Negri, Piperno e Scalzone – è accusato anche di concorso in banda armata per avere «organizzato e diretto una associazione denominata ‘Brigate Rosse’».
Lo stesso giorno, il giudice istruttore di Roma Achille Gallucci spicca un mandato di cattura contro Negri per insurrezione armata e per il sequestro-omicidio di Aldo Moro. La mossa determina l’immediato passaggio dei principali imputati di Padova alla competenza giudiziaria della capitale.
Così pubblicamente deflagra la più nota e contrastata delle inchieste italiane sul terrorismo. L’istruttoria, denominata «7 aprile», prende le mosse da una ipotesi inedita: la convergenza al vertice dei due maggiori poli del terrorismo rosso, Brigate Rosse ed Autonomia. I critici la definiranno incongruamente il «teorema Calogero».
In quel momento, le due organizzazioni terroriste sono protagoniste di una escalation devastante ed apparentemente inarrestabile di violenza. Pochi, tuttavia, intuiscono quanto le loro azioni siano coordinate.
Le Brigate Rosse, poco più di un anno prima, si sono rese responsabili della strage di via Fani, del rapimento e poi dell’assassinio di Aldo Moro; e, nel 1979, continuano a uccidere. Autonomia Organizzata, nelle sue molteplici formazioni locali, è una incubatrice di comportamenti che vanno dall’illegalità di massa al terrorismo diffuso, fino a toccare il confine con le Br e talvolta a superarlo.
Le Br nuotano nel lago del consenso e dei comportamenti autonomi; le acque autonome approfittano di ogni falla aperta dalle Br per irrompere e conquistare nuovi spazi.
Sulle Brigate Rosse ci sono inchieste avviate da tempo. Su Autonomia pochissime, e nessuna affronta il fenomeno globalmente. È un mondo che fino a quel momento era stato indagato con maggior rigore soprattutto da due magistrati, Emilio Alessandrini a Milano, Pietro Calogero a Padova. Colleghi e amici, erano stati protagonisti, pochi anni prima, dell’inchiesta sulla strage nera di piazza Fontana, eseguita a Milano, preparata in Veneto. All’inizio del 1979, Alessandrini è stato ucciso dai terroristi rossi.
Pietro Calogero aveva avviato un primo procedimento sull’Autonomia padovana fin dal 1977. Nel 1979 lo sviluppa con una intuizione che si rivelerà fondamentale: il 17 marzo fa perquisire la casa e lo studio dell’architetto Manfredo Massironi, un ex militante di Potere Operaio, e vi trova un imponente archivio privato affidatogli da Toni Negri, e in parte da Emilio Vesce1.
Negri sembra considerarsi davvero protagonista di un processo rivoluzionario destinato alla vittoria: ha conservato per la storia le sue carte, le minute, i manoscritti, anche i più compromettenti, agende, registrazioni di incontri.
Poco dopo, il 28 marzo, da Calogero si presenta Antonio Romito, segretario della Cgil di Este. Romito è stato un militante di Potere Operaio e della prima Autonomia, nel gruppo si è pericolosamente approssimato ai livelli armati, prima di staccarsene alla fine del 1974. Adesso, spinto dall’indignazione morale per due insopportabili omicidi-simbolo da poco eseguiti – quello del giudice Alessandrini e quello dell’operaio comunista Guido Rossa –, ha deciso di dire quello che sa, quello che ha visto.
Ce n’è abbastanza per avviare la prima grande inchiesta italiana su Autonomia; una delle poche, già allora, a nascere senza la spinta di pentiti o dissociati o infiltrati. In seguito, si aggiungeranno altri testimoni, verranno reinterpretate sotto la nuova lente vecchie inchieste, con risultati sorprendenti.
È solo nel dicembre 1979 che arriverà il grande pentito: il «professorino» Carlo Fioroni, il colonnello di Negri. Fioroni ha partecipato alla costruzione delle strutture occulte di Potere Operaio prima, di Autonomia poi, ha tenuto i collegamenti con i Gap (Gruppi Armati Proletari), con le Brigate Rosse, con altri gruppi europei e con la malavita comune.
Dopo di lui molti altri confesseranno. Ulteriori elementi si aggiungeranno nel 1982, quando la dissoluzione delle Brigate Rosse provoca «pentimenti» a catena.
Molti degli accusati, nel frattempo, sono riparati in Francia. Per Franco Piperno e Lanfranco Pace, la Francia non concede l’estradizione: i due non possono neanche essere rinviati a giudizio ed evitano il processo. Oreste Scalzone, invece, fugge in Francia dopo aver ottenuto la scarcerazione per ragioni di salute. Antonio Negri, eletto deputato radicale nel corso del primo dibattimento, prima che la Camera conceda l’autorizzazione all’arresto e al processo, si eclissa a sua volta. Sarà definitivamente condannato a quasi 17 anni in più processi a Roma e Milano2 per concorso in costituzione e organizzazione di associazione sovversiva e banda armata, in omicidio e tentato omicidio, per numerosi episodi di rapine, tentate rapine e ricettazione, per detenzioni di armi, incendi, devastazioni, tentata evasione.
L’inchiesta «7 aprile» ha un iter complicato ed è certamente il più contrastato dei procedimenti sul terrorismo. La novità della sua ipotesi di fondo provoca larghe resistenze e incomprensioni.
Il ramo padovano deve fare i conti con l’opinione del giudice istruttore Giovanni Palombarini, il quale non crede alla complementarietà fra terrorismo alto e diffuso, e nemmeno all’unitarietà di Autonomia Organizzata.
Attorno, divampa una campagna di attacchi politici e critiche da parte di alcuni intellettuali: le critiche più benevole non concepiscono che dei cattivi maestri possano essere stati efficienti organizzatori, che degli «intellettuali» possano essere andati al di là delle teorizzazioni, che i generali possano avere più responsabilità dei soldati.
1 Altri importanti documenti saranno recuperati successivamente nella Fondazione Feltrinelli.
2 La condanna definitiva principale, a 11 anni, 6 mesi e 15 giorni, è inflitta nel processo romano. Altre due «in continuazione» – 1 anno e 8 mesi; 3 anni e 4 mesi – da sentenze a Milano riguardanti singoli episodi.

Genesi del partito armato: Potere Operaio, Brigate Rosse, «Rosso» (1971-1974)

Potere Operaio partito dell’insurrezione

«L’unica proposta credibile di partito è quella del partito armato»: così «Potere Operaio»1 sintetizza i risultati della propria conferenza d’organizzazione tenuta a Roma nel settembre 1971. È il convegno in cui il gruppo-partito definisce il proprio obiettivo ultimo, ovvero che Potere Operaio è «il partito dell’insurrezione», e che «muovere il movimento verso lo sbocco di potere significa dirigere l’intera articolazione del movimento delle masse verso la lotta armata»2.
Su questa falsariga, hanno accesamente discusso a Roma i maggiori leader, da Piperno a Scalzone. Alcuni interventi al convegno sono stati particolarmente violenti. Ad accendere le polveri è il delegato della segreteria toscana, Francesco «Pancho» Pardi, che sollecita l’esecutivo a «garantire che Potere Operaio, da domani in poi, con la centralizzazione che deve raggiungere, abbia la possibilità di dislocare delle forze ingenti, assolutamente ingenti, sul piano della clandestinità», impiegando «nell’ipotesi della scadenza generale insurrezionale un pugno bolscevico». Fin troppo esplicito: nei corridoi, «Pancho» è ripreso da Negri perché certe cose non si dicono in un convegno pubblico3. Però l’appello di Pardi basta a movimentare il dibattito. Lanfranco Pace, a nome dei romani, interviene a sostegno di Pardi, scandendo: «Diciamo sì alla clandestinità, sì alla violenza, sì alla militarizzazione [...] Oggi fare politica significa riuscire ad esprimere fino in fondo livelli adeguati di violenza».
Certe cose non si diranno in pubblico e, tuttavia, si faranno in privato. Infatti, durante i lavori della conferenza – in una riunione ristretta – Negri, Piperno, Scalzone e altri leader decidono di creare un braccio armato e occulto del gruppo: la struttura viene battezzata Lavoro Illegale. Ne è commissario politico Piperno, responsabile militare Valerio Morucci – il futuro brigatista che sette anni dopo parteciperà alla strage di via Fani – e responsabile militare per il Nord Carlo Fioroni, il «professorino» innalzato a quella carica dal «professore»: Toni Negri.
Da quel momento, l’attività di Potere Operaio imbocca la via del doppio livello: una faccia pubblica e il suo rovescio occulto che, in termini giudiziari, supera per la prima volta «il limite della liceità penale».

Il battesimo di fuoco

E prima? Agli esordi, nell’autunno 1969, Potere Operaio si dedica ad amplificare e dirigere i conflitti politico-sociali. Ha lanciato parole d’ordine ambigue, nelle quali tuttavia il termine «armato» è ossessivamente presente. Tenta un’alleanza presto interrotta con «il manifesto». Dedica un’attenzione costante a fenomeni in crescita, come i Gap di Feltrinelli e le Brigate Rosse, diffondendo i loro documenti e collaborando direttamente con i Gap. Arriva a interpretare omicidi della criminalità comune come momenti di «passaggio dalla lotta di classe alla lotta rivoluzionaria, intesa come violenza aperta»4.
Dopo la conferenza di Roma, la struttura occulta, Lavoro Illegale, si espande nelle maggiori città. A Padova i più impegnati sono Carlo Picchiura, futuro omicida brigatista, ed Egidio Monferdin, uno dei più preziosi aiutanti di Negri.
L’Esecutivo Nazionale decide di trasformare la manifestazione a Milano del 12 dicembre 1971, anniversario della strage di piazza Fontana, in un giorno di guerriglia. In un appartamento di via Galilei affittato da Fioroni vengono preparate centinaia di molotov. Il primo battesimo del fuoco fallisce, perché la polizia scopre e arresta otto militanti. Nel gruppo è lo scompiglio: volano accuse di immaturità, personalismo, fughe militariste in avanti. Lavoro Illegale fallisce e viene sostituito da due nuove strutture occulte interne, che riflettono una divisione tanto politica quanto geografica: Piperno e Morucci fondano il Faro, ovvero Fronte Armato Rivoluzionario Operaio; Negri continua con i suoi seguaci, con una organizzazione che più avanti verrà chiamata, solo internamente, Centro Nord.

Dalla guerriglia al terrore rosso

Subito d...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. 1. La cronacadi Michele Sartori
  3. Genesi del partito armato: Potere Operaio, Brigate Rosse, «Rosso» (1971-1974)
  4. Il laboratorio veneto di Br, Nap, Autonomia (1974-1975)
  5. I Collettivi Veneti. «Rosso». I Cocori (1974-1977)
  6. I Proletari Armati per il Comunismo (1978-1979)
  7. L’Autonomia Organizzata e il sequestro Moro (1978)
  8. Prima e dopo il 7 aprile (1979-1980)
  9. Ritorno, omicidi, scissione e fine delle Br (1979-1982)
  10. L’ultima vittima. L’evasione di Susanna Ronconi (1982)
  11. Le conclusioni dei processi
  12. 2. La testimonianzadi Pietro Calogero
  13. 3. La storiadi Carlo Fumian