I riti, il tempo, il riso
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I riti, il tempo, il riso

Cinque saggi di storia medievale

  1. 182 pagine
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I riti, il tempo, il riso

Cinque saggi di storia medievale

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Ma Gesù rideva? Le belle osservazioni di Le Goff sul rapporto tra riso e corporalità nei saggi dedicati alla questione della condanna del riso nel Medioevo.
Umberto Eco, «L'Espresso» Nelle pagine di Jacques Le Goff, il disegno di un Medioevo che ci consente di cogliere al meglio le radici della nostra modernità. Di comprendere il cambiamento, le trasformazioni a fondamento della nostra storia, insieme scienza ed esperienza vissuta. È in questo passato primordiale che la nostra identità collettiva, ricercata con angoscia dalle società attuali, ha acquistato alcune caratteristiche che la distinguono. Cinque saggi magistrali che tratteggiano un Medioevo affascinante e sorprendente.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858116241

Il rituale simbolico del vassallaggio

Le rituel symbolique de la vassalité è apparso per la prima volta in Simboli e simbologia nell’alto Medioevo (Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’alto Medioevo, XXIII), Spoleto 1976, pp. 679-788.

Introduzione. Il simbolismo medievale

Sotto il titolo molto generico dei gesti simbolici nella vita sociale, vorrei affrontare il problema del simbolismo a proposito di una istituzione fondamentale della società medievale: il vassallaggio.
Ogni società è simbolica nella misura in cui utilizza pratiche simboliche e in cui il suo studio può dipendere da un’interpretazione di tipo simbolico. Ciò è tanto più vero a proposito della società medievale, in quanto essa ha rafforzato il simbolismo inerente ogni società attraverso l’applicazione di un sistema ideologico di interpretazione simbolica alla maggior parte delle sue attività. Ora, a mia conoscenza, i chierici del Medioevo non hanno fornito se non in modo molto parziale una spiegazione simbolica dei riti che presiedevano a una delle sue istituzioni sociali fondamentali, precisamente quella del vassallaggio. Ecco un primo problema.
Un elemento di spiegazione, non da respingere ma neanche completamente soddisfacente, è che il significato dei riti di vassallaggio era percepito così evidentemente da coloro che li praticavano o ne erano testimoni che non era necessaria alcuna spiegazione. Tuttavia, bisogna notare che altri riti simili sono stati oggetto di interpretazioni simboliche più o meno esplicite. È il caso della regalità. Insegne del potere, cerimonie di incoronazione, funerarie, successorie hanno dato luogo a spiegazioni simboliche. Il grande sistema simbolico di riferimento dell’Occidente medievale, quello della Bibbia, e più in particolare dell’Antico Testamento e del simbolismo tipologico che stabiliva una relazione essenziale tra l’Antico e il Nuovo Testamento, ha fornito immagini simboliche innanzitutto del re Davide (impiegato per la prima volta, se non erro, in favore di Carlo Magno1), quindi, quando giunse il tempo della cavalleria, di Melchisedec, il re-sacerdote, rex sacerdos. Niente di simile per il signore o il vassallo.
I riti dell’addobbamento cavalleresco sono stati ancor più descritti – e forse meglio – in termini simbolici, termini religiosi, mistici, che presentavano l’istituzione come un’iniziazione, naturalmente segnata dal marchio del cristianesimo. Al punto tale che l’addobbamento appare quasi come un sacramento, nella linea definita da sant’Agostino nel De Civitate Dei, X, 5, in cui presenta il sacramentum come un sacrum signum, concezione che sarà sviluppata da Ugo di San Vittore nel De Sacramentis, pressappoco nel momento in cui l’addobbamento inizia ad apparire in una piena luce religiosa. Niente di simile per il vassallaggio.
Rari e deboli indizi consentono certo di pensare che gli uomini del Medioevo o, in ogni caso, i chierici che ne erano le guide e gli interpreti ideologici, abbiano delineato una lettura simbolica dei riti di vassallaggio.
Sappiamo che il Medioevo ha ignorato i termini simbolo, simbolismo, simbolico nel senso in cui vengono impiegati oggi (e, essenzialmente, a partire dal XVI secolo). Symbolum nel Medioevo era impiegato dai chierici solo nel senso molto specifico e ristretto di articolo di fede – il cui esempio più evidente è, come noto, quello del simbolo di Nicea. Il campo semantico di simbolo era essenzialmente occupato dal termine signum, il più vicino al nostro simbolo, definito da sant’Agostino nel secondo libro del De Doctrina Christiana, ma anche da figura, imago, typus, allegoria, parabola, similitudo, speculum, che d’altra parte definivano un sistema simbolico molto particolare2.
Ora, talvolta capita di incontrare, a proposito degli oggetti consegnati durante l’investitura del feudo, il termine signum. Così, in una carta del 1123 conservata nel cartulario di Saint-Nicolas di Angers: «Quirmarhoc e i suoi due figli conferirono questo beneficio [dono] a Gradelon, monaco di San Nicola con un libro nella chiesa di San Pietro di Nantes e gli diedero un bacio per siglare questa donazione con la fede; e il libro che pure conferirono al monaco, lo poggiarono simbolicamente sull’altare di san Pietro»3. Si incontra anche, ma raramente, come ha notato Emile Chénon, una spiegazione dell’osculum, del bacio di fedeltà, come simbolo di oblazione. Per esempio, nel 1143, secondo un testo del cartulario del monastero di Obazine in Limousin: «Tale dono venne fatto nella sala grande del castello di Turenne, in mano di monsignor Stefano, priore di Obazine, avendo la viscontessa baciato la mano del priore in veritiero segno di oblazione»4.
Un’altra interpretazione simbolica dell’osculum del rituale di ingresso in vassallaggio viene fornita, alla fine del XIII secolo, da uno dei rarissimi testi che offrono su alcuni punti una spiegazione simbolica dei riti di vassallaggio, lo Speculum juris di Guglielmo Durand (1271, rimaneggiato nel 1287): «Poiché colui che presta l’omaggio, in ginocchio, tiene le sue mani in quelle del signore e gli presta omaggio; con promessa promette la sua fedeltà e il signore, in segno di fedeltà reciproca, gli dà un bacio»; e ancora: «Subito dopo in segno di amore reciproco e perpetuo interviene il bacio di pace»5.
Ma ciò che qui mi interessa, più che il ritrovamento di simboli nel senso corrente del termine, cioè di materializzazione di una realtà astratta, «prossima per analogia emblematica», è la ricerca di un rituale simbolico nell’insieme degli atti con cui si costituisce il vassallaggio. In proposito, le tracce di una concezione cosciente di tale rituale nel Medioevo sono ancora più tenui. Lamberto di Ardres, per esempio, nella sua Historia comitum Ghinensium, proprio alla fine del XII secolo, scrive chiaramente: «L’omaggio dei Fiamminghi era stato prestato secondo il rito (rite) al conte Thierry»6, ma il termine rite può essere inteso in senso forte, come espressione della coscienza di un vero e proprio rito dell’omaggio, o invece è solo un avverbio trito, svalutato, privato della sua carica semantica iniziale?
Mettendo provvisoriamente da parte il problema del silenzio dei documenti medievali su una interpretazione simbolica esplicita dei riti di vassallaggio, vorrei ora presentare l’ipotesi che tali riti costituivano veramente un rituale simbolico e che un approccio di tipo etnologico può chiarire alcuni aspetti essenziali dell’istituto del vassallaggio.
Non mi nascondo i rischi dell’applicazione di un tale metodo allo studio del vassallaggio nell’Occidente medievale. Una società tradizionalmente studiata dagli storici non si presta senza difficoltà ai metodi con cui gli etnologi studiano altre società. Tenterò questo studio tenendo fermo il senso delle differenze o almeno di una certa differenza.

I. Descrizione

Innanzitutto, colpisce che i riti di vassallaggio mettano in gioco le tre categorie di elementi simbolici per eccellenza: la parola, il gesto, gli oggetti. Il signore e il vassallo pronunciano delle parole, eseguono dei gesti, danno o ricevono oggetti che, per riprendere la definizione agostiniana del signum-simbolo, «oltre all’impressione sui sensi, fanno conoscere qualcosa d’altro».
Dunque, riprendiamo brevemente le tre tappe dell’ingresso in vassallaggio che gli uomini del Medioevo (e dopo di loro gli storici delle istituzioni medievali, primo fra tutti il nostro maestro e collega Ganshof) hanno distinto: l’omaggio, la fede, l’investitura del feudo7.
Ancora due osservazioni iniziali. Non solo i documenti medievali non offrono un’interpretazione simbolica dei riti di vassallaggio, ma offrono pure poche descrizioni dettagliate di tali riti. Perfino un testo giustamente considerato classico come quello in cui Galberto di Bruges riporta gli omaggi resi nel 1127 al nuovo conte delle Fiandre Guglielmo è avaro di dettagli. Ora, come vedremo, un approccio etnografico a tali fenomeni comporta proprio delle domande alle quali i documenti medievali raramente offrono le risposte desiderate.
Seconda osservazione. Come si sarà già notato, faccio spesso riferimento a documenti più recenti dell’alto Medioevo, anche inteso lato sensu. Ciò è dovuto al fatto che i testi antichi sono, in generale, ancora più laconici che quelli dei secoli XI-XIII e credo sia lecito ricorrere a quelli di tali epoche nella misura in cui esprimono realtà che non si sono evolute sensibilmente dai secoli IX-X. D’altronde, in occasione del mio tentativo di spiegazione del rituale simbolico del vassallaggio mi sforzerò di restituire le prospettive cronologiche e utilizzerò soprattutto documenti del «vero alto Medioevo», i secoli VIII-X.
Il testo di Galberto di Bruges distingue chiaramente tre fasi dell’ingresso nel vassallaggio.
«In primo luogo resero l’omaggio nel modo seguente...»: è l’omaggio.
«In secondo luogo, quello che aveva reso l’omaggio impegnò la sua fede...»: è la fede.
«Quindi, con la verga che teneva in mano, il conte conferì l’investitura a tutti loro...»: è l’investitura del feudo8.
Prima fase: l’hominium, l’omaggio. Normalmente comporta due atti. Il primo è verbale. Abitualmente si tratta della dichiarazione, dell’impegno del vassallo, che esprime la sua volontà di diventare uomo del signore. Nel testo di Galberto di Bruges il vassallo risponde a una domanda del suo signore, il conte. «Il conte domandò [al futuro vassallo] se voleva diventare suo uomo senza riserve, e questi rispose: ‘Lo voglio’». Solo uno studio statistico dei documenti che ci hanno tramandato la prestazione dell’omaggio ci consentirebbe di rispondere con relativa precisione alla domanda, di grande rilievo, soprattutto in una prospettiva etnografica: dei due attori, chi prende l’iniziativa, chi parla e chi non parla? Precisazione relativa giacché, come è assai evidente, tale statistica dipenderebbe dal caso dei documenti scritti e conservati, dalla loro maggiore o minore esattezza e dovrebbe eventualmente tenere conto delle differenze regionali e dell’evoluzione cronologica.
Ma questa parola è simbolica perché è già il segno di una relazione tra signore e vassallo che sorpassa le parole scambiate.
In un caso analogo – benché introduca il problema, su cui torneremo, del vassallaggio tra re – secondo Ermoldo il Nero Aroldo il Danese era stato più esplicito quando nell’826 era divenuto vassallo di Ludovico il Pio. «Accoglimi, Cesare – disse – con il mio regno che ti è sottomesso. Di mio pieno volere, mi pongo al tuo servizio»9.
Come nel battesimo il nuovo cristiano, per sua bocca o per quella del suo padrino, risponde a Dio che l’ha interrogato tramite il prete battezzante: «Vuoi diventare cristiano?», «Lo voglio», allo stesso modo, a partire da questa prima fase, il vassallo contrae un impegno globale ma preciso nei confronti del suo signore. Un secondo atto completa il primo momento dell’ingresso in vassallaggio: è l’immixtio manuum, allorché il vassallo mette le sue mani giunte tra quelle del suo signore. Galberto di Bruges anche in questo caso è molto preciso: «quindi, le sue mani si giunsero a quelle del conte che le strinse». Già i documenti più antichi sui riti vassallatici menzionano questo rito manuale. La formula 43 di Marculfo, nella prima metà del VII secolo, a proposito dell’antrustione al re dichiara: «è stato visto giurare fedeltà in mano nostra (in manu nostra trustem et fidelitatem10. Nel 757, secondo gli Annales regni Francorum, Tassilone duca di Baviera viene a Compiè...

Indice dei contenuti

  1. Lo storico e l’uomo quotidiano
  2. Il rituale simbolico del vassallaggio
  3. L’Occidente medievale e il tempo
  4. Ridere nel Medioevo
  5. Il riso nelle regole monastiche dell’alto Medioevo