Figli fragili
eBook - ePub

Figli fragili

  1. 150 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Figli fragili

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

E se la colpa fosse nostra? Di genitori esili, smarriti, incapaci di fronteggiare il disagio dei figli? Non sarà che l'epidemia di tristezza esplosa tra bambini e adolescenti è la conseguenza inevitabile del nuovo feticcio della felicità a tutti i costi? Non sarà che, più che di figli fragili, dobbiamo parlare di padri e madri fragili? Simonetta Fiori, "la Repubblica"

Sono i nostri figli a essere diventati più deboli o forse è il mondo degli adulti a nascondere i suoi diversi fallimenti sotto l'alibi di un'etichetta clinica? Qual è il confine tra un comportamento indesiderabile e un comportamento anormale? In che modo la psichiatria aiuta a orientarci in questo campo? A partire dalla ricca esperienza clinica dell'autore e con moltissimi esempi tratti dalla vita quotidiana, questo libro è un contributo prezioso sia per i genitori sia per gli educatori, spesso in difficoltà nel comprendere esigenze e paure dei ragazzi. Il mondo di bambini e adolescenti sembra essere diventato una corsa a ostacoli tra possibili malanni psicologici: ansia, depressione, attacchi di panico, iperattività... Il disagio di bambini e ragazzi, il senso di inadeguatezza dei genitori, i compromessi della psichiatria compongono una miscela molto pericolosa.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Figli fragili di Stefano Benzoni in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Ciencias sociales e Cultura popular. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788858134382

1.
L’accelerazione dei figli
in una società accelerata

1. Pronti per lo psichiatra (o forse no?)

Una madre esce dal colloquio con gli insegnanti. Pare che la figlia di otto anni sia irrequieta, incostante, disturbi, faccia continue battute e si distragga. Lei, probabilmente, come decine d’altri nella scuola. Ma per qualche motivo le maestre hanno pensato che proprio per lei potrebbe essere indicato un consulto psicologico. Dicono che potrebbe essere iperattiva, avere quella cosa come si chiama adhd (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder, disturbo da deficit di attenzione con iperattività), che va molto adesso.
La madre è incerta. Non saranno le maestre ad aver travisato i segnali della bambina? Non sarà solo una moda, questa dei problemi psichici? Non sarà che, conducendo la figlia da uno psicologo o da uno psichiatra, aumentiamo i problemi della piccola? Una specie di profezia che si autoavvera o qualcosa del genere? Renderla malata ancor prima che lo sia? E poi, anche se fosse, sarà opportuno rivolgersi a uno psicologo o a uno psichiatra? E cosa dovremo aspettarci dall’uno e dall’altro? In cosa consisterà una buona cura?
Un’altra storia vera. Il padre di Gregorio muore quando il ragazzino ha appena quindici anni. Una famiglia borghese senza eccessi, la sua, genitori professionisti, scuole pubbliche. Greg si rifiuta di rimanere a vivere con la madre, che è una donna molto impegnata sul lavoro, e chiede di potersi trasferire dagli zii paterni. Nel frattempo smette di andare a scuola, rimane spesso fuori casa, non torna la sera, risponde svogliatamente, si comporta male. Il classico repertorio di un adolescente con molti problemi in famiglia. La psichiatra Numero Uno lo vede e gli dice che dovrebbe entrare in un programma per ragazzini difficili, in un vicino centro diurno: un posto neppure messo male, con parquet lucidati e divani Ikea, dove si organizzano terapie di gruppo e laboratori di arti marziali. Ma siccome appunto è un posto discretamente figo, è overbooked. Allora Greg viene spedito dalla psichiatra Numero Due, che dice che forse sarebbe meglio prescrivergli farmaci per metterlo tranquillo. I farmaci però non lo tranquillizzano, e allora lo psichiatra Numero Tre (perché nel frattempo la Numero Due è in congedo per maternità) gli dice che, vista la gravità della situazione, visto che non frequenta più la scuola, non sopporta di stare a casa e gli zii non riescono a prendersi cura di lui, è il caso di provare a farlo entrare in una comunità terapeutica. Mentre la macchina burocratica dei certificati, delle autorizzazioni e delle carte bollate si inerpica verso l’incerta meta, Greg decide di buttar giù una dose creativa dei farmaci che dovevano tranquillizzarlo, come gesto dimostrativo dello stallo dei dispositivi di cura. A questo punto, siccome nella città dove vive Greg non esistono posti letto dedicati a bambini o adolescenti con problemi psichiatrici, non si trova niente di meglio che sistemarlo per qualche giorno in un bel reparto psichiatrico per adulti: camera singola, almeno, ma comunque quel genere di situazione che – se sei mai andato a trovare un amico ricoverato – ti chiedi in che senso esattamente si dica che i manicomi sono stati chiusi.
Fortunatamente il ricovero dura poco e Greg viene spedito su una Punto bianca del Comune (gli zii sui sedili posteriori) in una comunità in Veneto. In Veneto, perché in Lombardia ci sono pochissimi posti letto nelle comunità terapeutiche, e ovviamente sono tutti al completo. La comunità però è pessima e Greg non ci sta. Alla prima occasione prende e scappa: dopo qualche ora di ricerca i carabinieri lo beccano su una stradina qualsiasi, su una collina qualsiasi, dietro il lago di Garda. Fortuna che è aprile e fuori c’è il sole, ci sono i fiori e gli uccellini cinguettano. Allora lo portano per qualche giorno in un ospedale locale, ancora in reparto psichiatria, poi in un’altra comunità, e poi di nuovo in una clinica privata in Emilia – 400 euro di retta giornaliera tutto escluso. Alla fine madre e zii decidono di rivolgersi nuovamente alla psichiatra Numero Due (nel frattempo rientrata dal congedo per maternità), la quale pensa che gran casino, e propone un trattamento presso un centro privato che offre anche terapie di gruppo e altre attività sociali e riabilitative. Dopo tre settimane, Greg smette di seguire le terapie, riprende la scuola e nel pomeriggio frequenta laboratori che lo aiutano a socializzare e a recuperare il tempo perduto.
È passato un anno da quando tutto è iniziato, e a Greg sono stati diagnosticati, nell’ordine: un disturbo oppositivo-provocatorio, l’adhd, un disturbo bipolare, un disturbo d’ansia e una depressione atipica. Alla fine – senza sapere nient’altro di lui che queste poche notizie – sembra perfettamente chiaro che cosa, in tutta questa storia, non ha funzionato.

2. I disturbi psichici hanno a che fare con problemi molto seri, ma anche con i titoli dei giornali e con le biografie dei vip

Stando alle statistiche ufficiali, i problemi psichiatrici in età evolutiva sono un fenomeno comune e sempre più diffuso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che ne soffre un bambino su cinque – senza contare il ritardo mentale, l’autismo e i disturbi neurologici – in modo più o meno costante in tutti i Paesi d’Europa. Più o meno: perché contare davvero i bambini che soffrono di questi problemi è molto difficile e i dati a disposizione, per esempio in Italia, sono spesso parziali e disomogenei. In ogni caso, il fatto che un terzo dei bisogni di salute di bambini e adolescenti abbiano a che fare con la salute mentale non potrebbe spiegare meglio l’importanza di occuparsi della sua promozione e della sua cura.
Un compito certamente arduo, specialmente se si considera che in una grandissima quantità di casi, le patologie psichiche si presentano in situazioni familiari problematiche e complesse. Con il risultato che oggi quasi la metà dei bambini e degli adolescenti seguiti da un servizio di salute mentale ha più di una diagnosi psichiatrica, cui puntualmente si sommano anche problemi di natura psicosociale. A ciò si deve aggiungere che circa la metà degli adulti che hanno un problema psichiatrico manifestavano già da bambini uno o più disturbi psichici. Non sarebbe forse stato meglio prendersi cura dei loro bisogni di salute mentale durante l’infanzia?
Questa della “sofferenza mentale” infantile è una realtà sommersa, poco visibile e certamente poco attraente, poco cool. Ma periodicamente dà notizia di sé.
Nell’agosto del 2002, per esempio, il “Time” pubblica una cover story, scritta da Jeffrey Kluger, intitolata Giovani e bipolari. Perché il disturbo un tempo chiamato “depressione maniacale” ora colpisce i bambini?. La storia nasce da un best seller del genere, il libro di Demitri e Janice Papolos, The Bipolar Child1, ed è ripresa in un lungo articolo pubblicato dal “New Yorker” nel 2007. The Bipolar Child spiega ai genitori come riconoscere precocemente i segni di quella che l’autore descrive come la nuova malattia del futuro, e che è in effetti il nostro presente. I bambini bipolari possono essere molto intuitivi e creativi, scrivere in modo eccentrico e disordinato, annoiarsi spesso, manifestare intenso disagio quando si separano dai genitori, comportarsi male, fare i dispetti, essere divertenti, arrabbiarsi con facilità, non tollerare i ritardi. Tutti questi atteggiamenti potrebbero perciò essere intesi come segnali precoci del terribile disturbo bipolare.
Il caso dei disturbi bipolari in età evolutiva è particolarmente rilevante: negli Stati Uniti il loro numero è aumentato di 40 volte in pochissimo tempo, dopo che nel 2001 una pubblicazione scientifica ufficiale ha “stabilito” che il disturbo può insorgere anche nell’infanzia e ne ha descritto le caratteristiche cliniche.
La stessa sorte era toccata all’adhd, che nel giro di pochi anni aveva visto quintuplicate le diagnosi: anche in questo caso, grazie alla nuova “attenzione clinica” suscitata dai cambiamenti introdotti nei criteri diagnostici.
Siamo così sicuri – si chiede Jeffrey Kluger nell’articolo del “Time” – che i bambini che presentano queste caratteristiche debbano essere necessariamente sottoposti ad accertamenti clinici? Qual è il confine tra un comportamento desiderabile e un comportamento che è a tal punto indesiderabile da dover essere considerato clinicamente anormale?
In che modo la nostra propensione ad attribuire a certi comportamenti un significato clinico ha a che fare con la medicina e non piuttosto con altre e più ampie trasformazioni culturali?
La storia delle malattie psichiatriche, in effetti, è anche la storia della loro immagine pubblica, di come ne parlano i media, di quello che se ne dice, di come vengono rappresentate. E niente meglio dei “matti eccellenti” riflette il modo in cui questi temi acquistano senso nella società.
Il disturbo bipolare, per esempio, gode di una sua articolata mitografia pop. Furono, si racconta, “bipolari eccellenti” Lord Byron, Poe, Lincoln, Churchill, Roosevelt, Goethe, Balzac, Händel, Beethoven, Schumann, Tolstoj, Dickens, Virginia Woolf e Hemingway. Il filosofo Althusser assunse litio (il principale farmaco utilizzato nel trattamento dei disturbi bipolari) almeno dal 1978. Il regista Coppola, tra i protagonisti della “nuova Hollywood” degli anni Sessanta/Settanta, iniziò la terapia nel 1979 (anno in cui lavorava ad Apocalypse Now) e la proseguì per almeno quattro anni. Larry Flynt, re del mensile porno “Hustler”, pare fosse un grande amante del litio. E come dimenticare poi, nel mondo del rock, il compianto Cobain, che al litio dedicò pure uno splendido pezzo?2
Ogni diagnosi ha un Pantheon di nomi illustri. E per ogni vip che surfa l’onda, la cresta schiumante della massa anonima ribolle e si rifrange, così che il racconto collettivo del “bipolare” è diventato utile a spiegare ogni dialettica del vivere sociale: la creatività e i suoi “vuoti”, l’amore e le sue falle, il senso del dovere e i colpi di testa, la vertigine del potere e i suoi crolli. O, nel caso dell’infanzia, la pazienza e i capricci, la noia e la creatività, l’obbedienza e il comportamento provocatorio.
Insomma, dici quel bambino è bipolare e non hai bisogno di spiegare, di ragionare, di aggiungere: è chiaro a tutti di che cosa stai parlando, anche se nessuno, forse nemmeno gli psichiatri, ha capito esattamente che cosa siano i disturbi bipolari nei bambini. I disturbi bipolari sono, infatti, un perfetto esempio di quel tipo di cose di cui parla la psichiatria, capaci allo stesso tempo di diventare l’argomento caldo di qualunque rispettabile consesso di madri e padri, e di mettere a nudo alcuni aspetti piuttosto problematici della scienza medica.
La adhd è un altro ottimo esempio.

3. L’adhd e i molti aspetti incerti, scivolosi o decisamente opachi, della psichiatria

Forse nessuna malattia meglio dell’adhd evidenzia con tanta chiarezza il modo in cui i presunti criteri medici, che stabiliscono come devono comportarsi le persone per essere considerate sane, hanno in realtà a che fare con questioni che travalicano di gran lunga i confini della medicina. Questioni che toccano da vicino i cambiamenti culturali in cui viviamo e mettono in gioco i valori delle famiglie, la loro visione del mondo e il modo in cui distinguiamo ciò che è normale da ciò che non lo è.
Come nel caso delle altre malattie mentali, anche qui la psichiatria ufficiale offre la propria versione dei fatti: il sistema di classificazione delle malattie – sostiene – non risente di alcuna “teoria” o condizionamento ideologico né di alcuna impostazione “valoriale”. Vengono “semplicemente” etichettati come malati di adhd quei bambini la cui irrequietezza e agitazione sono causate da una serie di “svarioni” nei meccanismi che regolano specifici equilibri chimici del cervello. E un discorso analogo vale anche per il disturbo bipolare.
Avrebbero probabilmente corso un serio rischio di ricevere una simile diagnosi molti geni del Novecento, tra cui – se è lecito credere alle biografie – Einstein, Edison e Newton. La malattia, infatti, è stata ufficialmente inclusa nelle classificazioni mediche a partire dal 1980, ma è presente sotto altri nomi almeno dal 1902, quando venne descritta come “iperattività infantile”. Dunque niente di nuovo. Senonché alla sua recente riesumazione è seguito un vero e proprio boom di diagnosi: si calcola che, negli anni Novanta, in ogni classe elementare e media americana ci fosse almeno un bambino affetto da questo disturb...

Indice dei contenuti

  1. 1. L’accelerazione dei figli in una società accelerata
  2. 2. Un piccolo trauma non si nega a nessuno
  3. 3. L’epidemia della felicità e il mito della salute mentale dei figli
  4. 4. Gettare il bambino con l’acqua sporca
  5. 5. Se ci dite come, ce li riprendiamo
  6. 6. Fuori dal vicolo cieco
  7. Riferimenti bibliografici