Lo straniero
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Lo straniero

  1. 76 pagine
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Lo straniero

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Informazioni sul libro

Dall'antichità più remota – si pensi a Mosè per il popolo ebraico, o ad Oreste per quello greco – fino ai film e racconti di fantascienza dei nostri giorni, lo straniero è sempre stato uno tra i più inquietanti e significativi personaggi di opere letterarie.In questo avvincente saggio, Ceserani, dopo averne definito l'identikit originario, facendo riferimento in particolare alla cultura ebraica e greca, delinea il percorso storico delle sue presenze più artisticamente riuscite, da Boccaccio a Hoffmann, da Baudelaire a Crane a Pirandello.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788858122785

1.
La straniera/Lo straniero

Un personaggio della grande letteratura

Lo straniero è presente, come personaggio, sotto varie forme, in molte opere della letteratura di tutti i tempi, a cominciare da molte fiabe e narrazioni folcloriche e da alcune grandi opere classiche, come la Bibbia, nella quale Mosè e più tardi Giuseppe (ma anche, in realtà, tutto il loro popolo) figurano come ‘stranieri’ nella società egiziana durante l’esilio (e a volte lo stesso Dio, Jahweh, quando scende fra gli uomini, può assumere le sembianze di uno straniero); o come l’Odissea, nella quale Ulisse, quando approda nell’isola dei Feaci e incontra Nausicaa, diventa lo straniero che racconta vicende appassionanti e romanzesche, e più tardi, quando finalmente rientra nella sua Itaca e incontra la vecchia nutrice, impersona la figura dello straniero misterioso e senza nome, il ‘finto straniero’ e cioè il padrone di casa sotto mentite spoglie; o come la tragedia Medea di Euripide (485-84 ca. a.C.-406 a.C.), ripresa poi da Lucio Anneo Seneca (4 ca. a.C.-65 d.C.), Pierre Corneille (1606-1684), Franz Grillparzer (1791-1872), Jean Anouilh (1910-1987) e tanti altri, nella quale Medea, figlia del re della Colchide, che pure è maestra delle arti magiche e profetiche, quando si abbandona all’amore per Giasone (dopo averlo aiutato a conquistare il vello d’oro) perde ogni controllo su di sé, rompe crudelmente tutti i legami familiari e segue l’amato, come ‘straniera’, in esilio a Corinto, e quando poi viene tradita da Giasone, che le preferisce Creusa, la figlia del re Creonte, si vendica orribilmente, uccidendo Creusa e anche i suoi propri figli, e con questo atto supremo si riprende tutto ciò che per amore ha donato.

Figura mitica, stereotipo culturale,
tema letterario

Nelle opere che ho ricordato il fatto di essere uno straniero è uno dei tratti del personaggio. Forse soltanto nel caso di Medea questo tratto sembra caratterizzare in profondo il personaggio e conferirle un alone particolare, contribuendo a trasformarla, insieme ad altri suoi tratti (la passione travolgente, la ferocia autopunitiva) in una figura quasi mitica. Nel caso dei personaggi di Mosè e di Ulisse i tratti dominanti sono altri: Mosè è anzitutto la guida del suo popolo, che lo conduce alla Terra promessa, il prescelto da Dio per compiere questa missione, il legislatore che riceve le tavole della legge. Ulisse è l’uomo astuto, l’avventuriero, il grande viaggiatore, colui che molto ha visto e molto sofferto, che diviene straniero nel suo vagabondare, agli occhi di coloro che lo incontrano.
In realtà, prima ancora di diventare un tema letterario, quella dello straniero è una condizione esistenziale, un ruolo che viene assunto in particolari circostanze da chi si trova a visitare un paese e una comunità umana diversa da quella a cui appartiene, e si trova a intrecciare rapporti con i membri di quella comunità e a confrontarsi con istituzioni sociali, strutture politiche e giuridiche, costumi e abitudini culturali che sono diversi dai suoi.
Lo straniero, insomma, prima ancora di essere un personaggio di miti e di storie, è un’immagine o proiezione culturale, presente nella psicologia e nell’immaginario delle comunità umane, fortemente implicata nei processi di costruzione dell’identità dei popoli, delle comunità etniche e in quelle nazionali, quasi sempre caricata di valori simbolici e ideologici. Tanto più le comunità umane sono omogenee, compatte, chiuse in sé, consapevoli di una propria identità specifica, tanto più respingono gli stranieri confinandoli nella loro diversità e accentuandone i tratti differenzianti. Ma anche: tanto più le comunità umane si sentono deboli e indifese e minacciate nella propria sicurezza e identità, tanto più le figure degli stranieri vengono caricate di valori negativi, caratterizzate attraverso tratti culturali semplificatori e rigidi, trasformate in stereotipi.
Il ruolo della letteratura, rispetto a questa attività di creazione e diffusione di immagini e di stereotipi culturali, è stato spesso duplice e contraddittorio: essa ha contribuito a volte in modo diretto e deciso a costruire quelle immagini, a sottolinearne e rafforzarne le caratteristiche ‘altre’ e differenzianti, ricorrendo al proprio repertorio retorico di creazioni favolose e grottesche (lo straniero con tratti mostruosi, bestiali, diabolici). Ma essa ha anche, nelle opere di più impegnata creazione narrativa e poetica, dispiegato i propri strumenti rappresentativi e conoscitivi per smontare dall’interno quei tratti di rigidezza ideologica, trasformando lo straniero in un essere ambiguo e complicato, in un personaggio e un tema più propriamente letterari, facendogli prendere un posto all’interno di un’ampia trama di temi (i temi del viaggio, del confronto con l’altro, della ricerca di sé, e così via), insomma costruendo attorno a questo tema, ogni volta in modo diverso, una struttura testuale, una storia, una rappresentazione.
E però che non si tratti, nel caso dello straniero, di un tema letterario vero e proprio sembrerebbe suggerirlo anche il fatto che i dizionari tematici della letteratura non registrano la voce. È vero che i dizionari tematici sono spesso lacunosi e parziali (non avendo dietro di sé il sostegno di studi ampi e sistematici sulle varie tradizioni letterarie); così come è vero che essi sono tendenzialmente conservatori e fortemente dipendenti l’uno dall’altro, con il risultato che una volta che un tema è entrato in un dizionario, si può essere certi che ricomparirà in tutti gli altri, mentre l’espulsione di un tema da uno o più dizionari è evento rarissimo. Ciononostante mi pare significativo che la voce ‘straniero’ non compaia nel dizionario di Elisabeth Frenzel, non in quello di Jean-Charles Seigneuret e neppure in quello di Horst e Ingrid Daemmrich. Esso compare soltanto nel dizionario di Jacques Demougin, con una voce brevissima, che prende spunto dal romanzo Lo straniero (L’étranger, 1942) di Albert Camus (1913-1957) e si muove tutta dentro la letteratura contemporanea – fra Heinrich Böll (1917-1985), Peter Handke (n. 1942) e Donald Barthelme (1931-1989). Nel soggettario della bibliografia della Modern Language Association e in quello di altre bibliografie specializzate, la voce compare sparsamente, sotto le rubriche ‘Strangers in literature’, ‘Outsiders in literature’ e simili.
Va aggiunto, inoltre, che gli studi specialistici sulla presenza e l’elaborazione di questo tema in letteratura o nel cinema sono pochi. Fanno eccezione gli studi sul romanzo di Camus, che ha richiamato l’attenzione dei critici già grazie al suo titolo e poi grazie ai commenti e le riflessioni di Jean-Paul Sartre (1905-1980) e altri filosofi dell’esistenzialismo (ma, in proposito, va anche ricordato che Lo straniero fu scritto prima e a prescindere dalla tematica esistenzialistica e che le letture che ne hanno fatto Sartre e altri lo hanno trasportato in una sfera di riflessioni generali sull’uomo, e sulla sua solitudine nel mondo, trascurandone il legame molto concreto con le esperienze vissute da Camus in Algeria).

Gli studi di imagologia

Proprio perché quello dello straniero è anzitutto uno stereotipo culturale, esso è stato argomento, ancor prima che degli studi letterari, di quelli di antropologia e storia della cultura e in modo particolare dei cosiddetti studi di imagologia. Si tratta di un vero e proprio campo specializzato di ricerca, che ha parecchi seguaci in Francia, in Germania, in Olanda, come sezione a sé stante e fornita di propri parametri e metodologie, all’interno degli studi comparatistici.
Gli studi di imagologia si occupano, in collaborazione con altre discipline come l’antropologia e l’etnopsicologia, essenzialmente delle immagini culturali che i popoli hanno di se stessi e degli altri. Molto materiale per questi studi viene offerto dai racconti di viaggio, basati, fin dai tempi di Erodoto (484-426 ca. a.C.), sul tema dell’incontro con lo straniero. Ma essi utilizzano anche, per i loro scopi, il materiale letterario, cioè, come ha scritto il comparatista francese Yves Chevrel, «le opere di finzione, sia che esse mettano direttamente in scena degli stranieri, sia che si riferiscano a una visione d’insieme più o meno stereotipata di un paese straniero». Hanno per oggetto, come ha scritto un altro comparatista francese, appartenente alla generazione precedente, Marius-François Guyard, «l’interpretazione reciproca dei popoli, dei viaggi e dei miraggi».
Dal punto di vista degli studi letterari, continuano ad avere una loro validità, mi pare, le obiezioni mosse ai cultori di imagologia dallo storico della critica letteraria e teorico della letteratura René Wellek (1903-1996): «[Non si può essere convinti dei] recenti tentativi di Carré e Guyard di allargare bruscamente il campo della letteratura comparata per includervi uno studio dei miti di una nazione, delle idee più comuni che le nazioni hanno una dell’altra. [...] Questa è psicologia nazionale, sociologia, è, come studio letterario, niente altro che una reviviscenza della vecchia Stoffgeschichte [cioè dello studio positivistico dei temi letterari]». E tuttavia, nonostante le obiezioni di principio di Wellek, non si può negare che le più vivaci discussioni attorno al tema dello straniero e a quello del confronto con il diverso e con l’altro siano venute proprio dai cosiddetti imagologi, i quali, partendo da problemi di storia della cultura, antropologia, sociologia e psicologia sociale, storia delle ideologie, delle religioni e delle identità culturali dei popoli (e sulla spinta di questioni molto importanti di ordine sociale, politico e ideologico), hanno esteso gradualmente la loro attenzione ai terreni di studio della psicolinguistica, della letteratura e delle diverse forme di espressione dell’immaginario. Sullo sfondo, evidentemente, c’è il grande sviluppo recente dei cosiddetti cultural studies (studi sulla cultura), con le accesissime discussioni attorno ai problemi dell’etnicità, del mono- o del multiculturalismo, del nazionalismo e del colonialismo.
Non possiamo naturalmente entrare qui in modo dettagliato in tutti questi campi di studio. Ritengo tuttavia necessario, anche a rischio di allontanarmi un poco dalle questioni strettamente letterarie, soffermarmi brevemente anzitutto su due momenti fondamentali della storia della cultura, due situazioni che stanno alla base ...

Indice dei contenuti

  1. 1. La straniera/Lo straniero
  2. 2. Stranieri e straniamentonella letteratura
  3. 3. Bibliografia
  4. L’autore