San Francesco d'Assisi
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San Francesco d'Assisi

  1. 220 pagine
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Informazioni sul libro

Dalla Prefazione: «Nell'attrattiva che su ogni storico esercita la tentazione di raccontare la vita di un uomo (o di una donna) del passato, di scrivere una biografia che si sforzi di raggiungere la sua verità, Francesco è stato ben presto l'uomo che più di qualunque altro ha suscitato in me il desiderio di farne un oggetto di storia totale, storicamente e umanamente esemplare per il passato e il presente».

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858116234

III. Il lessico delle categorie sociali in san Francesco e nei suoi biografi del XIII secolo

[Questo testo è stato pubblicato originariamente in Ordres et classes. Colloque d’histoire sociale, Saint-Cloud, 24-25 mai 1967, Mouton, Paris-La Haye 1973, pp. 93-103.]
Riterremo già noti1, nelle loro grandi linee, i problemi storiografici che pongono l’autenticità di alcuni scritti di san Francesco da un lato, e, dall’altro, l’obiettività di alcune testimonianze dei suoi primi biografi. In seguito vi faremo allusione, ma solo nella misura in cui tale critica tradizionale dei testi riguarda la nostra ricerca. Poiché, infatti, anche in questo caso dobbiamo lavorare su due livelli: quello del rapporto tra il lessico dei nostri testi e ciò che conosciamo da altre fonti sulle realtà a cui fa riferimento, quello della relazione di tale lessico con il mondo mentale di chi lo utilizzava.
I testi considerati sono contenuti nell’esile raccolta delle opere complete di san Francesco2, cioè le due regole, il Testamento, le lettere, le preghiere e i testi liturgici, e nelle biografie raccolte dai padri di Quaracchi3. Tra questi testi, in particolare, abbiamo utilizzato quelli dei seguenti autori:
1) di Tommaso da Celano, francescano italiano nato negli Abruzzi, vissuto in Germania e, soprattutto, in Italia; entrato nell’ordine verso il 1215 «con numerosi altri uomini istruiti e nobili» (cum pluribus aliis viris litteratis et nobilibus):
– la Vita prima scritta nel 1228, su richiesta di papa Gregorio IX (citata I Cel.);
– la Legenda chori (1230);
– la Vita secunda (1246-1247) (citata II Cel.);
– il Tractatus de miraculis (1250-1252);
2) di Giuliano di Spira, francescano tedesco, vissuto soprattutto a Parigi dove apprese le arti liberali e segnatamente la musica («prima del suo ingresso nell’ordine fu maestro di canto alla corte del re di Francia, notevole per la sua scienza e la sua santità», ante Ordinis ingressum fuit magister cantus in aula regis Francorum, scientia et sanctitate conspicuus), entrato nell’ordine prima del 1227, che insegnò musica nel convento di Saint-Jacques a Parigi:
– una Vita (1232-1235 ca.), molto vicina alla Vita prima di Tommaso da Celano;
– un Officium rhythmicum (1231-1232 ca.);
3) di Enrico d’Avranches, chierico secolare, «chierico vagante in missione per i re» (clericus vagus et pro regibus legationibus fungens) (alla corte d’Inghilterra, alla corte di Federico II in Germania, alla corte pontificia), chiamato «magister Henricus versificator», la Legenda versificata, scritta su richiesta di Gregorio IX (1232-1234 ca.), a partire dalla Vita prima di Tommaso da Celano;
4) di san Bonaventura, francescano italiano, nato da una famiglia di «piccoli borghesi» (padre medico di una piccola città), che studiò a Parigi, dove occupò una delle due cattedre di teologia dell’ordine all’Università, e divenne ministro generale dell’ordine nel 1257, la Legenda maior e la Legenda minor, scritte su richiesta del capitolo generale di Narbona nel 1260 per sostituire, come «vite ufficiali», le biografie scritte in precedenza (di cui venne ordinata la distruzione) e presentate al capitolo generale di Pisa nel 1263;
5) di Jacopo da Varagine, domenicano italiano, priore di Lombardia, quindi arcivescovo di Genova, la Vita S. Francisci nella Legenda aurea (scritta tra il 1265 e il 1280), che si serve della Vita secunda e del Trattato dei miracoli di Tommaso da Celano e della Legenda maior di san Bonaventura;
6) di un anonimo benedettino tedesco del convento di Oberaltaich in Baviera, la Vita detta Leggenda di Monaco (Legenda monacensis, 1275 ca.) che si serve delle due Vitae di Tommaso da Celano e di quelle di san Bonaventura.

definizione e portata della ricerca

Suo interesse

Il francescanesimo è stato un grande movimento religioso che, più degli altri ordini mendicanti, ha scosso, segnato, impregnato l’insieme della società cristiana del XIII secolo, cioè dell’età in cui nacque. Ha utilizzato nuovi metodi di apostolato. Rompendo con l’isolamento del monachesimo precedente, ha lanciato i suoi membri sulle strade e soprattutto nelle città, allora in pieno sviluppo4, nel cuore della società. In tutti gli ambienti il suo successo è stato clamoroso. San Francesco d’Assisi, il suo fondatore, ha contribuito, grazie alla sua personalità storica e leggendaria, a garantire l’essenziale di tale successo. Le sue opere e quelle dei suoi primi biografi hanno rappresentato il principale arsenale a cui hanno attinto i Francescani per agire sulla società del loro tempo, attraverso la parola e l’esempio. Dunque, cosa ci dice questo arsenale su tale società?
In questa prospettiva, tre qualità conferiscono un valore esemplare a tale insieme di testi. La sua efficacia va ricondotta a una particolare analisi della società globale. Certamente, l’attrezzatura concettuale francescana mira a trasformare la società, non a descriverla. Ogni lessico, ogni linguaggio è, d’altronde, allo stesso tempo sia strumento d’analisi e di comprensione, sia presa di posizione, mezzo d’azione. Ma, nell’alto Medioevo, la passività culturale delle masse (ancorate alla soggezione sociale e politica che lasciava loro solo l’eresia come espressione di rivolta) consentiva alla Chiesa di agire sulla società per mezzo di un linguaggio sacrale «terrorista» (uso del latino, simbolismo idealistico, antirealismo dell’arte romanica, ecc.). L’emancipazione di categorie di laici sempre più numerose (cavalleria, strati urbani, rustici meno rigidamente imbrigliati e sostenuti dalle organizzazioni eretiche) rende tale linguaggio sempre più inefficace. La preoccupazione del francescanesimo di presa sulla nuova società gli impone un linguaggio, un lessico, che abbia un certo rapporto con la realtà, e innanzitutto con la realtà sociale e le sue strutture di gruppo. Allo stesso tempo, la volontà di rivolgersi all’insieme della società («tutti gli uomini, tutte le creature», omnes homines, omnes creaturae) conduce san Francesco e i suoi discepoli a utilizzare sistemi di denominazione che ricoprono tutte le categorie sociali.
Tale insieme di testi presenta una sufficiente omogeneità dovuta:
– al fatto che tutti ruotano attorno a un uomo, alla sua esperienza, al suo insegnamento: san Francesco;
– al predominio tra gli autori di un gruppo modellato dalla medesima formazione e dal medesimo ideale: i Francescani; quest’aria di famiglia è rafforzata dall’influenza di un unico biografo su quasi tutti gli altri: Tommaso da Celano;
– alla stessa localizzazione geografica dell’esperienza concreta della maggior parte e, in ogni caso, dei più importanti di loro: l’Italia centrosettentrionale;
– all’appartenenza di tutti gli autori, se non alla stessa generazione, almeno a uno stesso periodo, quello tra 1220 e 1280 circa, e, essenzialmente, tra 1220 e 1263 – che si avrebbe la tentazione di chiamare «il XIII secolo di san Luigi» se, così facendo, non ci si allontanasse dall’Italia.
Ma l’insieme dei testi considerati offre anche una diversità sufficiente da consentire eventuali varianti.
Dal punto di vista della cronologia. Se questo «bel XIII secolo» è un periodo in cui si instaurano nuove strutture e un nuovo equilibrio, è anche un’epoca «in cui la storia si accelera» – il che permette di saggiare la capacità di resistenza o di adattamento delle strutture del linguaggio e delle mentalità. Più specificamente, durante questo periodo l’ordine francescano conosce un’evoluzione di cui bisognerà misurare l’impatto sul suo lessico.
Dal punto di vista degli autori. Nonostante l’uniformità dello stampo francescano, la diversità delle loro origini sociali e geografiche, della loro formazione (e in particolare del passaggio, o meno, nelle università), della loro carriera e della loro personalità, l’insieme di testi prescelto lascia spazio a una certa diversificazione, incrementata dalla presenza di un domenicano, di un benedettino e di un secolare.
Dal punto di vista dei generi letterari. Nonostante il predominio delle convenzioni agiografiche (d’altronde in evoluzione, poiché san Francesco rappresenta proprio uno dei principali riflessi e, allo stesso tempo, un fattore di tale evoluzione5), la diversità dei generi consente di definire il loro grado di resistenza all’interno di una stessa corrente: in san Francesco, a secondo della natura più o meno «ufficiale» dei suoi scritti, che vanno dalla regola alla lettera; nei suoi biografi, secondo la maggiore apertura alle novità di certi generi (biografia in prosa del tipo Vita o Legenda) o invece la loro maggiore aderenza a una tradizione formale (scritti in versi, scritti di tipo liturgico). Ci si può dunque chiedere se il carattere più «tradizionale» e forse anche reazionario dei termini e dei temi di Enrico d’Avranches sia dovuto tanto al «sistema» della poesia dotta della prima metà del XIII secolo, quanto alla sua condizione di secolare legato all’ambiente di corte6.
Ma, per quanto tale insieme di testi possa apparire favorevole allo studio dei rapporti tra il lessico sociale che vi compare e quella che si può definire, in termini scientifici attuali, come la realtà sociale dell’epoca, tuttavia presenta una serie di caratteristiche che non solo creano uno schermo tra il linguaggio e la struttura sociale, ma fanno emergere anche le difficoltà incontrate dallo storico, e particolarmente dal medievista, nella valutazione scientifica del lessico del passato.

Sue difficoltà

a) Difficoltà inerenti alla letteratura medievale
La lingua. La lingua dei nostri testi è il latino. Ma, lungi dal semplificare uno studio del lessico, questa apparente uniformità pone notevoli problemi. Due in particolare: poiché il latino nel Medioevo era una lingua morta e viva allo stesso tempo, a quali realtà contemporanee rinviano le parole, quali approssimazioni, deformazioni, controsensi, giochi di parole intervengono tra i termini e il significato antico e medievale (per esempio: dux, miles, ecc.)? A partire dal XIII secolo quando, come noto, aumenta la pressione della lingua volgare sulla cultura, che rapporti intercorrono tra il lessico letterario latino e quello in lingua volgare? Nel caso di un nuovo tipo di apostolato, come quello di san Francesco, tali rapporti tra latino e volgare non pongono dei problemi specifici?7
La «Weltanschauung» religiosa. Le religioni, e in particolare quelle universalistiche come il cristianesimo, per combattere la lotta di classe tendono a negarla «desocializzandone» le infrastrutture, in particolare l’arte e la letteratura, in cui il «realismo sociale» si insinua solo surrettiziamente. Gli schemi religiosi della società sono differenti dalle strutture sociali concrete. Talvolta – è il caso del modello dionisiano8 – la gerarchia umana è ricalcata su quella celeste che, d’altra parte, è sovente la trasposizione più o meno incosciente di una data struttura sociale storica9. Talaltra le disuguaglianze sono fondate su criteri prettamente religiosi (per esempio in rapporto al peccato, attitudine che porterà i teologi medievali a delle singolari assimilazioni tra il servus peccati e il servus in generale) e le distinzioni di gruppi poggiano su criteri liturgici o mistici che valorizzano una gerarchia dei sessi (uomini, donne) o situazioni familiari (verginità, vedovanza, matrimonio). Soprattutto, fondamentale risulta lo scarto tra chierici e laici.
Benché abbia cercato di avvicinare l’apostolato alle condizioni sociali concrete, talvolta in ragione del suo ...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. Cronologia
  3. I. Francesco d’Assisi tra il rinnovamento e le inerzie del mondo feudale
  4. II. Alla ricerca del vero san Francesco
  5. III. Il lessico delle categorie sociali in san Francesco e nei suoi biografi del XIII secolo
  6. IV. Francescanesimo e modelli culturali del XIII secolo
  7. Appendice
  8. Bibliografia
  9. Postfazione
  10. «Largitas, novitas, simplicitas»
  11. Tavole