9 agosto 378 il giorno dei barbari
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9 agosto 378 il giorno dei barbari

  1. 248 pagine
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9 agosto 378 il giorno dei barbari

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I Balcani, lembo estremo dellimpero romano dOriente. I Goti, popolazione in fuga da una terra devastata dalla guerra. Il Danubio, confine fragile e mal presidiato. Un impero corrotto, una sconfitta disastrosa, un racconto appassionante.«Questo libro racconta di una battaglia che ha cambiato la storia del mondo ma non è famosa come Waterloo o Stalingrado: anzi, molti non lhanno mai sentita nominare. Eppure secondo qualcuno segnò addirittura la fine dellAntichità e linizio del Medioevo, perché mise in moto la catena di eventi che più di un secolo dopo avrebbe portato alla caduta dellimpero romano dOccidente. Parleremo di Antichità e Medioevo, di Romani e barbari, di un mondo multietnico e di un impero in trasformazione e di molte altre cose ancora. Ma il cuore del nostro racconto sarà quel che accadde lì, ad Adrianopoli, nei Balcani, in un lungo pomeriggio destate.»

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788858105658
Argomento
Storia
Categoria
Storia antica

Consigli di lettura

Nelle pagine che seguono sono consigliate alcune letture per chi desidera un approfondimento. Ovunque possibile si è data la precedenza a testi in italiano; ma la relativa scarsità degli studi nazionali su questi argomenti, che contrasta con una vastissima bibliografia internazionale, obbliga a includere anche i più significativi lavori in lingua straniera. Lo specialista, o chiunque sia interessato a una verifica, troverà inoltre, in riferimento a ogni paragrafo, l’indicazione delle fonti utilizzate.
In generale, gran parte del racconto della battaglia di Adrianopoli, e delle campagne che l’hanno preceduta, si basa su un’unica testimonianza cruciale: quella di Ammiano Marcellino (d’ora in avanti AM). Greco di origine, nato ad Antiochia, militare di carriera negli anni 350-360, Ammiano scrive in latino le sue Storie verso la fine del secolo. In italiano è disponibile la nuova edizione a cura di G. Viansino per gli Oscar Mondadori, in 3 volumi, Milano 2001-2002.
L’altro importante resoconto coevo, che però ci è giunto solo frammentario, è quello greco di Eunapio di Sardi, nato nel 349 e che scrive anch’egli alla fine del secolo. Il testo è disponibile nell’edizione con traduzione inglese di R.C. Blockley, The Fragmentary Classicising Historians of the Later Roman Empire, 2 voll., Liverpool 1981-1983.
Per una prima introduzione al periodo trattato si vedano, in italiano, A. Cameron, Il tardo impero romano, Bologna 1995; P. Brown, Genesi della tarda antichità, Torino 2001, e H. Brandt, L’epoca tardoantica, Bologna 2005. Per un maggiore approfondimento scientifico, sono fondamentali le opere collettive Società romana e impero tardoantico, a cura di A. Giardina, 4 voll., Roma-Bari 1986, e Storia di Roma, 4 voll. in 7 tomi, Torino 1988-1993, vol. III, L’età tardoantica, in 2 tomi, a cura di A. Carandini, L. Cracco Ruggini e A. Giardina, Torino 1993.
Sui Goti sono disponibili in italiano il volume divulgativo di H. Schreiber, I goti, Milano 1981, e quello più impegnativo di H. Wolfram, Storia dei Goti, Roma 1985. La bibliografia internazionale è molto vasta, e bisogna citare almeno E.A. Thompson, The Visigoths in the Time of Ulfila, Oxford 1966; P.J. Heather, Goths and Romans, 332-489, Oxford 1991; P.J. Heather, J.F. Matthews, The Goths in the Fourth Century, Liverpool 1991; P.J. Heather, The Goths, Oxford-Cambridge 1996.
Le ricostruzioni moderne del conflitto fra l’impero e i Goti sono molto numerose; in italiano si vedano principalmente i lavori di M. Cesa, 376-382: Romani e barbari sul Danubio, in «Studi Urbinati», 57 (1984), pp. 63-99, e Ead., Impero tardoantico e barbari. La crisi militare da Adrianopoli al 418, Como 1994, nonché il volume Romani e Barbari. Incontro e scontro di culture, a cura di S. Giorcelli Bersani, Torino 2004.
Indicazioni più specifiche sui singoli momenti della campagna e sulla battaglia di Adrianopoli sono fornite nelle pagine che seguono, in riferimento ai singoli capitoli e paragrafi del libro.

Prologo

Sulla deposizione di Romolo Augustolo, A. Momigliano, La caduta senza rumore di un Impero nel 476 d.C., in Concetto, storia, miti e immagini del Medio Evo, a cura di V. Branca, Firenze 1973, pp. 409-428.
“la provincia romana di Tracia”: tecnicamente, la Tracia era in realtà molto di più di una provincia; era una delle dodici diocesi in cui Diocleziano aveva suddiviso l’impero, ed era articolata al suo interno in sei province, una delle quali si chiamava a sua volta Tracia.

I. L’impero romano nel IV secolo

I.1

Sulle frontiere dell’impero romano esiste una vasta bibliografia recente e innovativa; per un primo approccio si veda la panoramica di C.R. Whittaker, Le frontiere imperiali, in Storia di Roma, vol. III, L’età tardoantica, a cura di A. Carandini, L. Cracco Ruggini e A. Giardina, t. I, Crisi e trasformazione, Torino 1993, pp. 369-423.
“attraversato da navi da carico”: i commerci mediterranei nel IV secolo erano già in fase di evidente contrazione, ma alcuni itinerari, e in particolare quello che portava i prodotti africani in Italia, prosperavano: si veda C. Panella, Merci e scambi nel Mediterraneo tardoantico, in Storia di Roma cit., vol. III, t. II, I luoghi e le culture, pp. 613-697. Cfr. anche le stimolanti osservazioni di C. Wickham, Marx, Sherlock Holmes and Late Roman Commerce, in Id., Land and Power. Studies in Italian and European Social History, 400-1200, London 1994, pp. 77-98.
“la metropoli di un milione di abitanti”: in realtà la popolazione di Roma nel IV secolo è stata variamente calcolata; cfr. R. Krautheimer, Rome. Profile of a City, 312-1308, Princeton 1980, p. 4, che la valuta a 800.000 abitanti.

I.2

L’opera di E. Gibbon è disponibile in traduzione italiana nei Millenni Einaudi (Storia della decadenza e caduta dell’impero romano, Torino 1967, n.e. 1987) e negli Oscar Mondadori (Declino e caduta dell’impero romano, Milano 1998).
Sulla grande trasformazione dell’impero durante e dopo la crisi del III secolo la sintesi più recente e stimolante è J.-M. Carrié, A. Rousselle, L’Empire romain en mutation des Sévères à Constantin, 192-337, Paris 1999.

I.3

“il cristianesimo cattolico”: Teodosio definisce «cristiani cattolici» coloro che seguono la dottrina approvata dal concilio di Nicea, «per cui dobbiamo credere nell’unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in pari maestà e pia Trinità» (Codex Theodosianus, XVI.1.2); ovvero, secondo una formulazione dell’anno seguente, coloro che «confessano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo essere di un’unica maestà e virtù, di una stessa gloria e di un unico splendore», il che equivale alla «vera e Nicena fede» (ivi, XVI.1.3). Il bersaglio erano innanzitutto gli ariani, sostenitori d’un Cristo inferiore al padre, creato e non generato. È opportuno sottolineare che la qualifica di «cattolico» non implica ancora, a questa data, il riconoscimento d’un primato romano, ed è a tutti gli effetti sinonimo di «ortodosso».

II. L’impero e i barbari

II.1

“fingevano di essere i padroni del mondo”: cfr. C. Nicolet, L’inventario del mondo. Geografia e politica alle origini dell’impero romano, Roma-Bari 1989.
Sul conflitto con la Persia non esiste una sintesi recente in italiano; chi voglia approfondire può partire dall’ampia raccolta di documenti commentati in M.H. Dodgeon, S.N.C. Lieu, The Roman Eastern Frontier and the Persian Wars (AD 226-363). A Documentary History, London 1991.
Sui rapporti coi nomadi arabi e africani la bibliografia è vastissima, ma anche qui gli studi fondamentali sono in lingua straniera; fra i tanti citiamo I. Shahîd, Rome and the Arabs, Washington 1984; Id., Byzantium and the Arabs in the Fourth Century, Washington 1984; Y. Modéran, Les Maures et l’Afrique romaine, IVe-VIIe s., Roma 2003.
“qualche cristiano zelante si preoccupa”: Agostino, Epistole 46-47.

II.2

“gli scrittori romani si congratulano”: rassegna di testi in F. Borca, Confrontarsi con l’altro: i romani e la Germania, Milano 2004, pp. 23-26.

II.3

Sull’atteggiamento dei Romani nei confronti dei barbari cfr. Y.-A. Dauge, Le Barbare. Recherches sur la conception romaine de la barbarie et de la civilisation, Bruxelles 1981, e per l’epoca che ci interessa G.B. Ladner, On Roman Attitudes towards Barbarians in Late Antiquity, in «Viator», 7 (1976), pp. 1-26, e A. Chauvot, Opinions romaines face aux barbares au IVe siècle après J.C., Paris 1998.
“il governo ha dovuto evacuare la popolazione dalle zone più esposte”: la più importante di queste operazioni è il ritiro dalla Dacia, la provincia al di là del Danubio conquistata da Traiano e che Aureliano decise di abbandonare un secolo e mezzo più tardi; sul dibattito circa l’effettiva evacuazione della popolazione romana cfr. L. Okamura, Roman Withdrawals from Three Transfluvial Frontiers, in Shifting Frontiers in Late Antiquity, a cura di R.W. Mathisen e H.S. Sivan, Aldershot 1996, pp. 11-19.
“minacciano di armare i loro contadini”: Sinesio, Epistola 125.
“per lavorare gratis sui suoi fondi”: Panegirici Latini, VIII.9; Codex Theodosianus, V.6.3.
“l’obbligo di fornire le reclute per l’esercito”: una chiara descrizione del sistema in S. Mazzarino, Aspetti sociali del IV secolo, Roma 1951, pp. 249sg.

II.4

“i barbari possono essere una risorsa”: Temistio, X; AM, XIX.11, XXXI.4.
“uffici incaricati di sovrintendere all’accoglienza”: sono quelli dei praefecti laetorum, la cui natura non è sempre stata interpretata correttamente dalla storiografia; cfr. comunque E. Demougeot, A propos des...

Indice dei contenuti

  1. Prologo
  2. I. L’impero romano nel IV secolo
  3. II. L’impero e i barbari
  4. III. I Goti e Roma
  5. IV. L’emergenza del 376
  6. V. Lo scoppio della guerra
  7. VI. La battaglia dei Salici
  8. VII. La guerra si prolunga
  9. VIII. Valente si muove
  10. IX. Adrianopoli, 9 agosto 378
  11. X. Dopo il disastro
  12. XI. Teodosio
  13. XII. La reazione antibarbarica
  14. Consigli di lettura