Consigli di lettura
Nelle pagine che seguono sono consigliate alcune letture per chi desidera un approfondimento. Ovunque possibile si è data la precedenza a testi in italiano; ma la relativa scarsità degli studi nazionali su questi argomenti, che contrasta con una vastissima bibliografia internazionale, obbliga a includere anche i più significativi lavori in lingua straniera. Lo specialista, o chiunque sia interessato a una verifica, troverà inoltre, in riferimento a ogni paragrafo, l’indicazione delle fonti utilizzate.
In generale, gran parte del racconto della battaglia di Adrianopoli, e delle campagne che l’hanno preceduta, si basa su un’unica testimonianza cruciale: quella di Ammiano Marcellino (d’ora in avanti AM). Greco di origine, nato ad Antiochia, militare di carriera negli anni 350-360, Ammiano scrive in latino le sue Storie verso la fine del secolo. In italiano è disponibile la nuova edizione a cura di G. Viansino per gli Oscar Mondadori, in 3 volumi, Milano 2001-2002.
L’altro importante resoconto coevo, che però ci è giunto solo frammentario, è quello greco di Eunapio di Sardi, nato nel 349 e che scrive anch’egli alla fine del secolo. Il testo è disponibile nell’edizione con traduzione inglese di R.C. Blockley, The Fragmentary Classicising Historians of the Later Roman Empire, 2 voll., Liverpool 1981-1983.
Per una prima introduzione al periodo trattato si vedano, in italiano, A. Cameron, Il tardo impero romano, Bologna 1995; P. Brown, Genesi della tarda antichità, Torino 2001, e H. Brandt, L’epoca tardoantica, Bologna 2005. Per un maggiore approfondimento scientifico, sono fondamentali le opere collettive Società romana e impero tardoantico, a cura di A. Giardina, 4 voll., Roma-Bari 1986, e Storia di Roma, 4 voll. in 7 tomi, Torino 1988-1993, vol. III, L’età tardoantica, in 2 tomi, a cura di A. Carandini, L. Cracco Ruggini e A. Giardina, Torino 1993.
Sui Goti sono disponibili in italiano il volume divulgativo di H. Schreiber, I goti, Milano 1981, e quello più impegnativo di H. Wolfram, Storia dei Goti, Roma 1985. La bibliografia internazionale è molto vasta, e bisogna citare almeno E.A. Thompson, The Visigoths in the Time of Ulfila, Oxford 1966; P.J. Heather, Goths and Romans, 332-489, Oxford 1991; P.J. Heather, J.F. Matthews, The Goths in the Fourth Century, Liverpool 1991; P.J. Heather, The Goths, Oxford-Cambridge 1996.
Le ricostruzioni moderne del conflitto fra l’impero e i Goti sono molto numerose; in italiano si vedano principalmente i lavori di M. Cesa, 376-382: Romani e barbari sul Danubio, in «Studi Urbinati», 57 (1984), pp. 63-99, e Ead., Impero tardoantico e barbari. La crisi militare da Adrianopoli al 418, Como 1994, nonché il volume Romani e Barbari. Incontro e scontro di culture, a cura di S. Giorcelli Bersani, Torino 2004.
Indicazioni più specifiche sui singoli momenti della campagna e sulla battaglia di Adrianopoli sono fornite nelle pagine che seguono, in riferimento ai singoli capitoli e paragrafi del libro.
Prologo
Sulla deposizione di Romolo Augustolo, A. Momigliano, La caduta senza rumore di un Impero nel 476 d.C., in Concetto, storia, miti e immagini del Medio Evo, a cura di V. Branca, Firenze 1973, pp. 409-428.
“la provincia romana di Tracia”: tecnicamente, la Tracia era in realtà molto di più di una provincia; era una delle dodici diocesi in cui Diocleziano aveva suddiviso l’impero, ed era articolata al suo interno in sei province, una delle quali si chiamava a sua volta Tracia.
I. L’impero romano nel IV secolo
I.1
Sulle frontiere dell’impero romano esiste una vasta bibliografia recente e innovativa; per un primo approccio si veda la panoramica di C.R. Whittaker, Le frontiere imperiali, in Storia di Roma, vol. III, L’età tardoantica, a cura di A. Carandini, L. Cracco Ruggini e A. Giardina, t. I, Crisi e trasformazione, Torino 1993, pp. 369-423.
“attraversato da navi da carico”: i commerci mediterranei nel IV secolo erano già in fase di evidente contrazione, ma alcuni itinerari, e in particolare quello che portava i prodotti africani in Italia, prosperavano: si veda C. Panella, Merci e scambi nel Mediterraneo tardoantico, in Storia di Roma cit., vol. III, t. II, I luoghi e le culture, pp. 613-697. Cfr. anche le stimolanti osservazioni di C. Wickham, Marx, Sherlock Holmes and Late Roman Commerce, in Id., Land and Power. Studies in Italian and European Social History, 400-1200, London 1994, pp. 77-98.
“la metropoli di un milione di abitanti”: in realtà la popolazione di Roma nel IV secolo è stata variamente calcolata; cfr. R. Krautheimer, Rome. Profile of a City, 312-1308, Princeton 1980, p. 4, che la valuta a 800.000 abitanti.
I.2
L’opera di E. Gibbon è disponibile in traduzione italiana nei Millenni Einaudi (Storia della decadenza e caduta dell’impero romano, Torino 1967, n.e. 1987) e negli Oscar Mondadori (Declino e caduta dell’impero romano, Milano 1998).
Sulla grande trasformazione dell’impero durante e dopo la crisi del III secolo la sintesi più recente e stimolante è J.-M. Carrié, A. Rousselle, L’Empire romain en mutation des Sévères à Constantin, 192-337, Paris 1999.
I.3
“il cristianesimo cattolico”: Teodosio definisce «cristiani cattolici» coloro che seguono la dottrina approvata dal concilio di Nicea, «per cui dobbiamo credere nell’unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in pari maestà e pia Trinità» (Codex Theodosianus, XVI.1.2); ovvero, secondo una formulazione dell’anno seguente, coloro che «confessano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo essere di un’unica maestà e virtù, di una stessa gloria e di un unico splendore», il che equivale alla «vera e Nicena fede» (ivi, XVI.1.3). Il bersaglio erano innanzitutto gli ariani, sostenitori d’un Cristo inferiore al padre, creato e non generato. È opportuno sottolineare che la qualifica di «cattolico» non implica ancora, a questa data, il riconoscimento d’un primato romano, ed è a tutti gli effetti sinonimo di «ortodosso».
II. L’impero e i barbari
II.1
“fingevano di essere i padroni del mondo”: cfr. C. Nicolet, L’inventario del mondo. Geografia e politica alle origini dell’impero romano, Roma-Bari 1989.
Sul conflitto con la Persia non esiste una sintesi recente in italiano; chi voglia approfondire può partire dall’ampia raccolta di documenti commentati in M.H. Dodgeon, S.N.C. Lieu, The Roman Eastern Frontier and the Persian Wars (AD 226-363). A Documentary History, London 1991.
Sui rapporti coi nomadi arabi e africani la bibliografia è vastissima, ma anche qui gli studi fondamentali sono in lingua straniera; fra i tanti citiamo I. Shahîd, Rome and the Arabs, Washington 1984; Id., Byzantium and the Arabs in the Fourth Century, Washington 1984; Y. Modéran, Les Maures et l’Afrique romaine, IVe-VIIe s., Roma 2003.
“qualche cristiano zelante si preoccupa”: Agostino, Epistole 46-47.
II.2
“gli scrittori romani si congratulano”: rassegna di testi in F. Borca, Confrontarsi con l’altro: i romani e la Germania, Milano 2004, pp. 23-26.
II.3
Sull’atteggiamento dei Romani nei confronti dei barbari cfr. Y.-A. Dauge, Le Barbare. Recherches sur la conception romaine de la barbarie et de la civilisation, Bruxelles 1981, e per l’epoca che ci interessa G.B. Ladner, On Roman Attitudes towards Barbarians in Late Antiquity, in «Viator», 7 (1976), pp. 1-26, e A. Chauvot, Opinions romaines face aux barbares au IVe siècle après J.C., Paris 1998.
“il governo ha dovuto evacuare la popolazione dalle zone più esposte”: la più importante di queste operazioni è il ritiro dalla Dacia, la provincia al di là del Danubio conquistata da Traiano e che Aureliano decise di abbandonare un secolo e mezzo più tardi; sul dibattito circa l’effettiva evacuazione della popolazione romana cfr. L. Okamura, Roman Withdrawals from Three Transfluvial Frontiers, in Shifting Frontiers in Late Antiquity, a cura di R.W. Mathisen e H.S. Sivan, Aldershot 1996, pp. 11-19.
“minacciano di armare i loro contadini”: Sinesio, Epistola 125.
“per lavorare gratis sui suoi fondi”: Panegirici Latini, VIII.9; Codex Theodosianus, V.6.3.
“l’obbligo di fornire le reclute per l’esercito”: una chiara descrizione del sistema in S. Mazzarino, Aspetti sociali del IV secolo, Roma 1951, pp. 249sg.
II.4
“i barbari possono essere una risorsa”: Temistio, X; AM, XIX.11, XXXI.4.
“uffici incaricati di sovrintendere all’accoglienza”: sono quelli dei praefecti laetorum, la cui natura non è sempre stata interpretata correttamente dalla storiografia; cfr. comunque E. Demougeot, A propos des...