Donne e uomini di fronte al potere
di Michelle Perrot*
Presentando qui i «volti del potere», si è parlato unicamente di uomini, di Grandi Uomini: Pericle, l’imperatore Augusto, Solimano il Magnifico, Napoleone, Mussolini, Hitler, Stalin, De Gasperi, papa Giovanni Paolo II. Dunque i volti del potere sono unicamente maschili? Il potere, o almeno il potere politico, è soltanto maschile, è affare esclusivo del «sesso con la barba»? Esiste un «genere» del potere? E se sì, perché? Quali sono i fondamenti di questo monopolio? Come si è evoluto nel corso della storia? E a che punto siamo oggi?
1. Figure femminili del potere
Eppure di figure femminili del potere ve ne sono: oggi, ma anche nel passato. Tuttavia, almeno prima della seconda metà del XX secolo, sono una minoranza, per non dire poche eccezioni. Inoltre, ieri come oggi, le esperienze di queste donne dimostrano le difficoltà che hanno avuto per accedere al potere ed esercitarlo. Tali esperienze illustrano la marginalità e la fragilità delle donne al potere, la loro difficoltà nel conciliare il ruolo pubblico con quello privato. Vediamo qualche esempio.
Fra i più recenti Possiamo ricordare Golda Meir, Indira Gandhi o Benazir Bhutto. Ma soffermiamoci per un attimo su Margaret Thatcher, la «lady di ferro». Giunta al potere in un contesto difficile sia per la Gran Bretagna sia per il partito conservatore (di cui faceva parte), sacrifica tutto al suo partito e accetta l’impopolarità per quello che ritiene essere il bene pubblico. I conservatori le affidano il duro compito di risanare l’economia. Poi, quando non hanno più bisogno di lei la licenziano su due piedi, come fosse una domestica. Margaret Thatcher conciliava in sé un aspetto femminile tradizionale – molto curata, sempre pettinata a puntino, sempre impeccabile nei suoi tailleur color pastello, assieme all’immancabile borsetta – e un’energia indomabile: acciaio sotto l’abito di ottimo taglio.
Le donne al potere, insomma, devono dar prova della loro fermezza, persino della loro durezza, della loro austerità. Devono dimostrare un sovrappiù di virtus, cioè essere più decise, più virili degli uomini per ottenere riconoscimento, per farsi accettare dai loro colleghi maschi e dall’opinione pubblica, abituata agli stereotipi che strutturano i rapporti tra pubblico e privato.
Nel passato Abbiamo numerosi esempi di donne sovrane. Mi soffermerò su tre di loro: Cleopatra, Caterina de’ Medici, Elisabetta I d’Inghilterra.
Cleopatra (69-30 a.C.), regina d’Egitto, figlia di Tolomeo Aulete, seduttrice di Cesare e di Marco Antonio, è senz’altro una delle figure più odiate e vilipese dell’antichità e in particolare della storia di Roma. La sua leggenda ricopre in gran parte la sua storia, tanto che oggi è difficile sapere chi e che cosa essa fu veramente.
Cleopatra incarna il maleficio della seduzione femminile che domina e avvilisce gli uomini per mezzo del sesso. Bella, sensuale, rappresenta il potere dell’alcova e del letto. Fattucchiera, usa filtri e veleni. Crudele, senza scrupoli, non si ferma neanche davanti all’omicidio. Dura, disumana, dissimula una volontà di ferro e un’ambizione divorante. Figlia di faraone, ambiva ad espandere il suo impero, a dominare il Medio Oriente e il Mediterraneo, a mettere sotto scacco Roma e magari a impadronirsene. Cesare fu il suo amante. Ma soprattutto, e per quasi quattordici anni, lo fu Marco Antonio, che Cleopatra distrasse dai suoi doveri. Sarebbe lei all’origine della disgregazione della Repubblica romana, della guerra civile fra Marco Antonio e Ottaviano. Sarebbe responsabile del suicidio di Marco Antonio. Dopo aver tentato invano di sedurre anche Ottaviano, si dà la morte piuttosto che sfilare a Roma nel suo corteo trionfale.
Cleopatra è una delle grandi figure storiche e mitiche di donne di potere e dei pericoli che rappresentano. Viene assunta a simbolo dell’Oriente femminile, in quanto opposto alla virilità di Roma. Incarna i rischi dell’Oriente che minaccia Roma e, da lì, tutto l’Occidente1.
Caterina de’ Medici (1519-1589) era di origini italiane, essendo figlia di Lorenzo II de’ Medici e di Madeleine de La Tour d’Auvergne. Andata sposa a Enrico II, Caterina era stata ufficialmente incoronata regina di Francia, ma in virtù della legge salica, che proibiva alle donne di esercitare il potere (una disposizione su cui torneremo), dopo la morte del marito dovette limitarsi al ruolo ufficiale di reggente durante la minore età dei figli. Dal 1560 al 1574, dunque, fu «governante di Francia», sotto i regni dei suoi tre figli, Francesco II, Carlo IX ed Enrico III. Da Enrico II ebbe, oltre ai tre figli ricordati (minorenni al momento della morte del padre), due figlie, Elisabetta, poi regina di Spagna, e Margherita, la famosa Margot regina di Francia.
Agli occhi di molti cronisti e storici, questa regina tetra, autoritaria, scaltra, crudele, superstiziosa sarebbe responsabile di tutti i mali che affliggevano a quel tempo il regno di Francia: i suoi figli maschi sono depravati e omosessuali; la corte è pervertita, dominata dai maghi che si è portata dall’Italia; la guerra civile fra cattolici e protestanti devasta il paese. Caterina de’ Medici sarebbe stata responsabile anche della strage di San Bartolomeo, quella notte tremenda di autentico genocidio in cui fu sterminata l’élite protestante di Parigi, da lei stessa attir...