Prima lezione sulla letteratura
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Prima lezione sulla letteratura

  1. 216 pagine
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Prima lezione sulla letteratura

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«Non importa quanto la vita vi sia rimossa, imitata, distorta, presa in giro, esagerata. Se l'opera letteraria non dice qualcosa ai viventi è muta»: Piero Boitani introduce il lettore alla grande letteratura in un viaggio di conoscenza ricco di suggestioni, come un cammino attraverso il vivere.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788858144930

II.
Stupire:
essere e creare

Il Purgatorio è dunque vita, e morte, redente. Non glorificate, ancora, ma in via. E infatti esso si presenta sin dall’inizio come un viaggio per mare, per «migliori acque» dopo il «mar sì crudele» dell’Inferno. «Per correr migliori acque alza le vele», canta Dante con esultanza, «omai la navicella del mio ingegno, / che lascia dietro a sé mar sì crudele». Egli invoca tutte le «sante Muse», e in particolare quella – qui intesa semplicemente come la massima – della poesia epica, Calliope, e parla ora di resurrezione della «morta poesì»: «ma qui la morta poesì resurga», invoca. Non più canto di morte eterna, ma della purificazione e della transizione al Cielo, della vita che, come la nostra, attende. Cambia, allora, il paesaggio, e un’aura serena, una luce nuova domina il secondo regno nel quale il pellegrino è emerso con Virgilio. Splende soffusa, la luce, come quella di uno zaffiro. Venere, il pianeta dell’amore, fa sorridere l’intera parte orientale del cielo, velando il lume dei Pesci. Dante volge lo sguardo, ora, all’«altro polo», e alle stelle che Ulisse aveva intravisto nel suo viaggio verso la montagna bruna. Le rimira con gioia, perché il cielo, dice, pare godere delle loro «fiammelle». Sono quattro, e non sono mai state contemplate da alcuno se non da Adamo ed Eva, all’inizio del mondo, nel paradiso terrestre.
È un’alba di nuova vita, di meraviglia incantata. Siamo sull’isola del purgatorio, la «nova terra» avvistata da Ulisse nel canto XXVI dell’Inferno: il mare è qui, tutto intorno. Il mare, le stelle, il Principio. Indissolubili, questi elementi, come se l’uno, nello stupore, chiamasse l’altro. In quel viaggio ben diverso che si compie nella Linea d’ombra di Conrad – su un veliero quasi stregato dal ricordo del precedente capitano morto pazzo, su un mare disperatamente immobile, con marinai scheletriti dalle febbri – si para a un certo punto davanti agli occhi del Capitano sulla soglia fra giovinezza ed età avanzata lo spettacolo dell’adesso e del prima, della Creazione:
As I emerge on deck the ordered arrangement of the stars meets my eyes, unclouded, infinitely wearisome. There they are: stars, sun, sea, light, darkness, space, great waters; the formidable Work of the Seven Days, into which mankind seems to have blundered unbidden. Or else decoyed. Even as I have been decoyed into this awful, this death-haunted command.
Quando torno sul ponte, i miei occhi ritrovano l’ordine perfetto delle stelle, non velate da nubi, infinitamente monotone. Sempre le stesse cose: le stelle, il sole, il mare, la luce, le tenebre, lo spazio, l’immensità delle acque, tutta l’opera grandiosa della Creazione, nella quale l’umanità sembra precipitata contro il proprio volere. O forse attirata. Come lo sono stato io nella spaventosa, nella mortale avventura di questo comando1.
Se l’«ordine perfetto» delle stelle fa parte dell’orizzonte dantesco, la sua monotonia ne è del tutto al di fuori. Non c’è noia, nella contemplazione di Dante, ma invece profonda commozione, un ritorno alle origini, a quel Principio, appunto, che non «abbindola» (questo il senso di «decoy»), ma stupisce.
La meraviglia è la ragione prima della ricerca di Dante nella Commedia. È, in fondo, ciò che salva il poeta: ciò che redime la letteratura dalle tenebre della morte. Ripercorriamone in breve le tappe. In apertura del Convivio, Dante cita la prima frase della Metafisica di Aristotele: «Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere». La ragione, continua il poeta, risiede nel fatto che ogni cosa per natura tende alla propria perfezione, e poiché la «scienza» è «ultima perfezione» dell’anima umana e in essa risiede la «nostra ultima felicitade», tutti siamo soggetti al desiderio di sapere. Tuttavia, la fonte primigenia di tale desiderio si trova in un sentimento affatto particolare, quello dello stupore. Dante dedica ad esso alcune righe impressionanti del Convivio stesso, nelle quali lo stupore è definito non semplice senso di meraviglia, ma addirittura «stordimento d’animo»:
Ché lo stupore è uno stordimento d’animo, per grandi e maravigliose cose vedere o udire o per alcuno modo sentire: che, in quanto paiono grandi, fanno reverente a sé quelli che le sente; in quanto paiono mirabili, fanno voglioso di sapere di quelle2.
È lo stupore, dunque, che mette in moto il processo della conoscenza: vedere, udire, «sentire» le cose grandi rende gli esseri umani pieni di reverenza nei loro confronti; quando, poi, esse appaiono anche meravigliose, allora muovono gli uomini a conoscerle. Il pensiero di Dante si ispira qui ad Aristotele, il quale, poche pagine dopo l’apertura della Metafisica citata all’inizio del Convivio, spiega i motivi che hanno spinto l’uomo a «filosofare», cioè ad amare la sapienza e indagare i fenomeni naturali con intento filosofico-scientifico: a cercare, come egli dice, i principi primi e le cause, secondo l’equivalenza sapienza (sophia) uguale scienza (episteme) di quei principi e di quelle cause. È un brano fondamentale:
Gli uomini hanno cominciato a filosofare (philosophein), ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e delle stelle, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo3.
Il sapere è dunque prodotto di quella meraviglia originaria dell’umanità fanciulla, e continua ad esserlo per chi giunge alla coscienza («ora come in origine», dice Aristotele). È così che nascono la ricerca sui fenomeni celesti – della luna, del sole e delle stelle – e quella cosmologica vera e propria: quella, appunto, che riguarda il Principio dell’universo. Chi prova un senso di dubbio e di...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione. Muse
  2. I. Morire
  3. II. Stupire: essere e creare
  4. III. Compatire
  5. IV. Rinascere