L'Europa delle banche
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L'Europa delle banche

  1. 208 pagine
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L'Europa delle banche

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Perché si parla tanto di banche? Quale ruolo svolgono nell'economia contemporanea? Cos'è e cosa fa una banca centrale? Quali rapporti ci sono tra le banche e la banca centrale? Quale ruolo hanno giocato nella recente crisi? Perché l'Europa se ne occupa così spesso? Un libro chiaro, esauriente e prezioso per orientarsi in un ambito sempre più nevralgico per la nostra economia e per la nostra società.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788858138984
Argomento
Economia

1.
Le banche

Le banche svolgono più o meno le stesse attività in tutto il mondo, anche se con delle differenze tra i vari paesi, e giocano un ruolo molto rilevante, talvolta imprescindibile, nell’economia. Sono soggetti molto particolari. Gestiscono il risparmio di un paese, favoriscono gli investimenti, sono strettamente connesse tra loro e con il resto del sistema, consentono le connessioni finanziarie dei loro clienti (le famiglie e le imprese), sono intrinsecamente fragili e soggette a molti rischi, sono sottoposte a regole come in nessun altro settore, sono vigilate da autorità specifiche, sono spesso criticate.

1. Cosa fanno

La banca è un intermediario finanziario che “congiuntamente” raccoglie risparmio da alcuni clienti e lo presta ad altri clienti. Il risparmio raccolto e prestato dalle banche è denaro (gli economisti preferiscono dire moneta o liquidità). Quando la banca raccoglie moneta, i suoi clienti sono definiti risparmiatori o depositanti. Quando la banca presta moneta, i suoi clienti sono definiti debitori.
I principali clienti delle banche sono le famiglie e le imprese. Le famiglie rappresentano soprattutto i clienti risparmiatori, ma sono spesso anche debitori: ad esempio, contraggono un mutuo per acquistare una casa o un’automobile. Le imprese a volte sono depositanti, molto spesso sono debitori, che si indebitano per effettuare investimenti o per svolgere la propria attività corrente.
Esercizio congiunto della raccolta del risparmio e della concessione del credito Le banche svolgono un ruolo fondamentale proprio perché permettono l’incontro tra risparmiatori e debitori, tra risparmio e investimenti. Il risparmio e gli investimenti sono entrambi cruciali perché un’economia possa prosperare e perché il benessere si diffonda. Le banche accumulano il risparmio di alcuni, che hanno liquidità, e lo allocano ad altri, che hanno necessità o voglia e idee per investirlo. L’incrocio tra risparmio e investimenti è favorito dalle banche più che da ogni altro intermediario perché la specificità delle banche sta nel fatto che la raccolta e il prestito del risparmio sono un’attività congiunta.
Di per sé l’attività di raccolta del risparmio tra il pubblico non è una prerogativa delle banche: può essere condotta anche da altri intermediari, direttamente dalle imprese, o dallo Stato. Anche l’attività di prestito può essere svolta da altri soggetti, ovvero da intermediari finanziari diversi dalle banche, oppure direttamente dai risparmiatori nel mercato dei capitali senza passare né per le banche né per gli altri intermediari (avviene quando i risparmiatori acquistano direttamente azioni e obbligazioni emesse dalle imprese o dallo Stato). È invece peculiare nelle banche il fatto che le attività di raccolta e prestito del risparmio siano svolte dal medesimo soggetto. La legge italiana definisce l’attività bancaria proprio come l’esercizio congiunto della raccolta del risparmio dal pubblico e della concessione del credito, e sottolinea che l’esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche.
Passività e attività bancarie È utile dare subito qualche chiarimento terminologico. Mutuando il linguaggio dalla contabilità, si parla di “passività” delle banche per intendere il risparmio che queste raccolgono dai risparmiatori, il quale dal punto di vista delle banche costituisce un debito (una passività, appunto) da restituire ai propri clienti-risparmiatori. Le principali passività delle banche sono i depositi, che tutti noi risparmiatori deteniamo presso le banche e di cui ci serviamo versandoci lo stipendio, effettuando bonifici, usando la carta di debito (che chiamiamo comunemente bancomat). Si parla anche di “raccolta” delle banche, per intendere il risparmio che viene versato dai risparmiatori presso le banche (le quali appunto lo raccolgono). Le banche non raccolgono solo tramite i depositi, ma anche tramite altri strumenti, ad esempio le obbligazioni.
Analogamente, si parla di “attività” delle banche per indicare il credito concesso ai clienti, il quale, simmetricamente alle passività, è un debito per i clienti ma un investimento (un’attività, appunto) per le banche. Le attività delle banche non sono costituite soltanto dai prestiti erogati alla clientela, ma anche – ad esempio – dall’acquisto di titoli.
Trasformazione delle scadenze e trasformazione del rischio Oltre a favorire l’incontro tra risparmio e investimenti, il fatto che le banche raccolgano e prestino risparmio congiuntamente consente loro di svolgere altre due funzioni essenziali: la trasformazione delle scadenze e la trasformazione del rischio.
Abbiamo detto che le banche raccolgono risparmio. La forma basilare di raccolta del risparmio da parte delle banche è costituita dai depositi, in particolare dai cosiddetti depositi a vista, che spesso chiamiamo depositi in conto corrente (o semplicemente conti correnti). I depositi a vista sono per definizione una forma di raccolta a breve termine, molto a breve termine: possono essere ritirati in ogni momento, senza preavviso (“a vista”, appunto). Anzi, i depositi in conto corrente possono essere utilizzati anche mentre i risparmi sono depositati, tramite assegni, bonifici, bancomat. Quindi le banche raccolgono una forma di risparmio potenzialmente volatile, che non è a loro disposizione in modo continuativo e che possono essere chiamate a rimborsare o che viene effettivamente utilizzata dai depositanti in ogni momento. Eppure, al contempo, le banche prestano questo risparmio instabile ad altri clienti. E perdipiù lo prestano a lungo termine: il denaro prestato dalle banche non deve essere rimborsato dai clienti in breve tempo o in qualsiasi momento a richiesta della banca, ma di solito in un arco di tempo lungo, a volte di molti anni. Si pensi ai mutui concessi alle famiglie per acquistare una casa.
In sintesi: da un lato, chi versa il denaro presso la banca ha la garanzia di poterlo riavere indietro in ogni momento; dall’altro lato, chi lo riceve dalla banca ha la garanzia di poterne usufruire per molto tempo. Questa asimmetria viene definita “trasformazione delle scadenze”: le banche raccolgono a breve e prestano a lungo termine, trasformando la durata del risparmio.
La trasformazione delle scadenze è una funzione essenziale per l’attività economica. Spesso chi risparmia non vuole rinunciare alla liquidità del proprio risparmio, cioè ad averlo a disposizione quando gli serve; viceversa, chi investe ha bisogno di un lungo orizzonte per poter ottenere il ritorno del proprio investimento e per rimborsare il debito. Anzi, spesso gli economisti sottolineano che più è lunga la durata degli investimenti, più questi sono utili per la collettività, perché non mirano a un ritorno immediato ma guardano con lungimiranza a un orizzonte di tempo ampio. Grazie alla trasformazione delle scadenze, le banche aiutano pertanto a conciliare le esigenze dei risparmiatori e degli investitori, favorendo ancora di più sia l’accumulazione del risparmio sia l’allocazione delle risorse su investimenti duraturi. Un grande beneficio per la collettività. Ma c’è di più.
L’altra funzione, complementare alla precedente, è “la trasformazione del rischio”. Poiché i depositi possono essere ritirati e utilizzati in ogni momento, costituiscono per il depositante una forma di risparmio pressoché sicura. Non molto remunerativa, ma sicura (è una regola aurea che all’aumentare del rendimento, aumentano i rischi). Quindi le banche raccolgono risparmio tramite passività sicure, paragonabili alla moneta. Eppure, al contempo, investono in prestiti rischiosi, a volte molto rischiosi, perché valutare la qualità dei clienti che si presentano per chiedere un debito è un’attività complessa e dall’esito per niente certo. Con la loro attività le banche, così come trasformano la durata del risparmio, ne trasformano anche il rischio, garantendo bassi rischi ai risparmiatori e finanziando investimenti rischiosi per le imprese. Di nuovo un grande vantaggio per la collettività. Ancora una volta, con la loro azione, le banche conciliano le esigenze di risparmiatori e investitori e favoriscono sia l’accumulazione del risparmio sia la crescita degli investimenti.
I depositi bancari sono moneta La descrizione dell’attività di trasformazione delle scadenze e trasformazione del rischio ci ha già permesso di accennare a un altro elemento decisivo per capire la peculiarità delle banche: la natura unica delle loro passività. È vero che anche altri intermediari, nonché le stesse imprese, raccolgono risparmio, ma, a differenza del risparmio raccolto da altri agenti, quello raccolto dalle banche è l’unico che può continuare ad essere usato dai risparmiatori come moneta. Poco sopra ho detto che le banche raccolgono una forma di risparmio talmente sicura che è paragonabile alla moneta. Ora posso essere più preciso: i depositi delle banche sono moneta.
Le banconote e le monete metalliche rappresentano solo una piccola frazione del denaro che usiamo quotidianamente: nelle economie moderne la gran parte della moneta è rappresentata dai depositi bancari. I depositanti possono infatti utilizzare gli importi depositati in banca sotto forma di conto corrente per effettuare pagamenti mediante strumenti quali assegni, bonifici bancari, carte di debito, bancomat.
Le banche svolgono in questo modo una funzione straordinaria: creano il denaro (la moneta) e il credito. Quando le banche prestano denaro a un cliente (debitore), questo denaro è destinato a un certo punto ad essere depositato su un qualche deposito in una qualche banca. Non necessariamente dallo stesso soggetto che lo riceve, il quale potrebbe anche non avere un conto in banca, e non necessariamente nella stessa banca, ma a un certo punto quel denaro verrà speso, e verrà incassato da qualcuno che lo depositerà in una banca, almeno per un po’, in attesa magari di utilizzarlo per altro. Quella stessa moneta prestata dalla banca diventerà quindi un deposito, e potrà essere utilizzato dalla nuova banca che lo riceve per effettuare un nuovo prestito. Le banche, come sistema, hanno quindi il potere di autoalimentare il processo: ogni prestito può finanziare un nuovo deposito, che potrà a sua volta finanziare un nuovo prestito. Il prestito iniziale “moltiplicherà” i depositi e “moltiplicherà” i prestiti. Ci torneremo nel capitolo 2.
Le banche fanno molto altro Oltre a raccogliere risparmio e concedere prestiti, le banche svolgono molte altre attività. La legge italiana stabilisce che, oltre all’attività bancaria, le banche possono esercitare ogni altra attività finanziaria, nonché attività connesse e strumentali. Per descriverle schematicamente, possiamo di nuovo distinguere tra passività (i depositi e le altre forme di raccolta) e attività delle banche (i prestiti e gli altri investimenti).
Dal lato delle passività – l’ho già accennato – le banche raccolgono risparmio anche con modalità diverse dal deposito. Ad esempio, emettono obbligazioni, azioni e anche strumenti finanziari complessi. Tutto quello che ho detto sinora sulla peculiarità della raccolta bancaria si applica essenzialmente ai depositi. Sono i depositi, in particolare i conti correnti, che sono moneta, che permettono di effettuare i pagamenti, che possono essere ritirati e utilizzati in ogni momento, che sono sicuri. Quando le banche emettono obbligazioni o usano altri strumenti di raccolta, o ancora di più quando emettono azioni, il rimborso non è a richiesta e immediato, ma avviene a scadenze prefissate e lunghe, oppure implica un preavviso o una penale o una perdita. In alcuni casi il rimborso non è affatto certo, né nei rendimenti né nel capitale. Di contro, come ho già accennato, il rendimento su queste forme di raccolta dovrebbe essere molto più elevato che sui depositi. Questo a volte crea confusione perché i risparmiatori pensano (o sono indotti a credere) di poter ricevere su tutti i prodotti acquistati in banca lo stesso trattamento che ricevono sui depositi. Ma non è così. Sono solo i depositi ad essere peculiari, perché sono a vista, perché sono sicuri, perché sono utilizzabili come mezzi di pagamento, perché sono moneta, perché moltiplicano i prestiti, gli altri depositi e la stessa moneta. L’unicità della natura dei depositi fa anche sì che siano assicurati, regolamentati e vigilati, come vedremo più avanti. Tutto ciò non vale per le altre passività delle banche.
Dal lato delle attività, oltre a erogare prestiti, le banche investono in conto proprio (cioè non a nome dei propri clienti, ma a nome della stessa banca) in molti strumenti finanziari: comprano titoli di Stato, azioni e obbligazioni di imprese, fondi comuni, derivati finanziari.
Inoltre offrono molti servizi, svolgendo attività di consulenza, acquistando per conto dei propri clienti prodotti finanziari emessi da altri soggetti, ad esempio titoli di Stato, fondi comuni, prodotti assicurativi, obbligazioni, azioni e strumenti finanziari complessi. Molti risparmiatori si rivolgono alle banche per effettuare queste operazioni. Risulta infatti comodo e veloce spostare una parte dei propri risparmi dal deposito bancario ad altri prodotti potenzialmente più remunerativi pur rimanendo presso la stessa banca. Naturalmente le banche preferiscono che i clienti rimangano presso di loro anche quando spostano il risparmio dai depositi, perché possono fidelizzarli, attrarre un nuovo e maggiore ammontare di risparmio, e guadagnare sulle commissioni e i servizi collegati. Quindi a volte sono le banche stesse a informare e pubblicizzare prodotti non propri. Ma, come quando usano forme di raccolta diverse dai depositi, quando vendono prodotti finanziari di altri le banche non sono diverse dagli altri intermediari o dalle imprese. I rendimenti per i risparmiatori diventano potenzialmente più alti, ma anche incerti e instabili. Soprattutto, si va incontro a possibili perdite.
Le banche sono imprese Le banche sono imprese e in quanto tali sono chiamate a realizzare profitti. Oggi questa affermazione è abbastanza scontata. Eppure le banche non sono sempre state considerate delle imprese. La legge italiana le ha definite tali solo a partire dalla metà degli anni Ottanta (dopo un aspro dibattito giuridico), recependo le direttive comunitarie. Sui vecchi libri di testo, fino almeno alla fine degli anni Settanta, non erano definite imprese, bensì istituzioni, e si parlava delle banche come servizi pubblici. Si intendeva che esse dovessero svolgere un servizio a favore della collettività e non dei proprietari, un’idea rimasta come retaggio in molti dibattiti sulle banche. Nella concezione prevalente in tutto il mondo, tuttavia, ci si è convinti ormai da tempo che le due nozioni non siano in contraddizione, ovvero che le banche siano imprese e che non di meno svolgano funzioni utili alla collettività.
In primo luogo, come tutte le attività di impresa, l’attività bancaria comporta molti rischi, e in economia i rischi devono essere remunerati, altrimenti non sarebbero affrontati. I principali rischi per le banche sono quelli di credito, di liquidità, di mercato e operativo.
Il rischio di credito o rischio di controparte è il tipico rischio dell’attività bancaria; è la possibilità che il debitore a cui si è prestato denaro non lo restituisca. Le banche cercano di limitare questo rischio tramite la selezione dei clienti, il monitoraggio della loro attività o l’imposizione di garanzie. Eppure, in molti casi i crediti erogati dalle banche non vengono restituiti, soprattutto in periodi di crisi, quando i debitori (in particolare le imprese) non riescono a realizzare abbastanza profitti dalla loro attività economica e diventano insolv...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. 1. Le banche
  3. 2. La banca centrale
  4. 3. L’incontro tra banche e banca centrale
  5. 4. Una storia di due crisi (forse tre)
  6. 5. Una nuova banca centrale, una nuova Unione Europea
  7. Conclusioni