Questione di virgole
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Questione di virgole

Punteggiare rapido e accorto

  1. 264 pagine
  2. Italian
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Questione di virgole

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Informazioni sul libro

Questione di virgole è un bestiario ricco e variegato, così come ricchi e variegati sono gli esempi virtuosi che l'autore propone con un gusto per le tassonomie a dir poco entusiasta. Leggendo mi sembrava di capire che all'origine dell'universo non c'è mica il Verbo, bensì una Virgola meditata e al posto giusto.

Alessandro Piperno, "la Lettura – Corriere della Sera"

Questione di virgole è una storia d'amore con la lingua italiana, nella figura del punto e della virgola e del parente negletto: il punto e virgola. Col garbo e la leggerezza del viaggiatore incantato, Luccone ci lascia con la voglia di andare a rileggere i Verga e i Tozzi di una giovinezza italiana orgogliosa e mai rinnegata – e tutto grazie a dei segni di interpunzione.

Tiziano Gianotti, "D – la Repubblica"

Metti, le virgole, al posto giusto. Oppure prendi questo libro e inizia a farti incantare. A legger Luccone non si può che dar ragione a Nicolás Gómez Dávila: a volte basta una virgola per distinguere una banalità da un'idea.

Marco Filoni, "il venerdì di Repubblica"

Pronti a rifare la punta alla vostra punteggiatura? Con Questione di virgole avrete a portata di mano le regole insieme alla passione per le parole. Un libro che, con leggerezza e rigore, ci fa entrare nel laboratorio alchemico della punteggiatura.

Domande frequenti

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788858142608

La virgola

Ho lavorato a un poema tutto il giorno.
La mattina ho aggiunto una virgola, nel pomeriggio l’ho tolta.
Oscar Wilde
Credo nel punto, nelle maiuscole,
in qualche virgola occasionale, basta così.
Cormac McCarthy

È bene che sia chiaro: riscaldamento con le virgole

Prima di tutto toglietevi dalla testa che le virgole servono solo per segnalare una pausa o «per far respirare chi legge»: questo tormentone ha già prodotto abbastanza danni. Fate una prova: prendete un testo ben scritto, leggetelo ad alta voce e vi accorgerete subito che le pause per la respirazione o per riprendere fiato non corrispondono sempre ai segni di punteggiatura, e nemmeno la durata delle nostre pause o il ritmo che abbiamo impresso alla lettura è proporzionale al peso dei segni. Quindi riponiamo una volta per tutte in soffitta l’idea che la virgola rappresenti una pausa breve, il punto una pausa lunga, il punto a capo una pausa ancora più lunga e il punto e virgola una pausa intermedia, o vai tu a capirlo.
Semplicemente, smettiamo di mettere virgole quando ci manca il fiato o quando crediamo che possa mancare a un povero cristo che soffre d’asma. Se si ragiona così si combinano guai.
Ecco un paio di esempi autorevoli di errore dovuti a questa falsa credenza:
Il profluvio di parole con cui la bionda mi aveva strappata al sofà, non m’impedì di sentirmi anche qui un’intrusa, eppure sapevo da un pezzo che in questi casi c’è sempre chi sta peggio.
[C. Pavese, Tra donne sole, Einaudi, Torino 1998, p. 32]
Chiarissimo Direttore,
un giudizio di Claudio Gorlier (in «Paragone», n. 164, pp. 115-116) sulla traduzione di Passage to India di E.M. Forster pubblicata da Einaudi, mi spinge a scrivere questa lettera in veste di collaboratore di casa editrice, non solo per rendere giustizia a una delle nostre traduttrici migliori, Adriana Motti, ma per qualche riflessione generale sui compiti della critica partendo dal particolare punto di vista della professione editoriale.
[I. Calvino, lettera del 10-15 ottobre 1963, in Lettere 1940-1985, Mondadori, Milano 2000, p. 756]
Sono refusi? Sviste non corrette dagli autori, dai correttori di bozze, anche dopo anni e anni di ristampe?
Guardiamo il primo esempio. Credo che Pavese, maestro di punteggiatura, abbia messo quella virgola perché, almeno in prima battuta, aveva avuto la sensazione che la frase fosse troppo lunga ed elaborata e abbia perso la cognizione di aver costruito un soggetto espanso. Eh sì, «il profluvio di parole con cui la bionda mi aveva strappata al sofà» è il soggetto. È un soggetto un po’ movimentato mi direte voi, ma è il soggetto e – questo dovreste già saperlo – non possiamo dividere il soggetto dal verbo con un’accettata.
La stessa cosa fa Calvino, sebbene il suo soggetto espanso sia un’espressione ancora più accidentata (con una parentesi piena di numeri, due complementi di specificazione, un participio passato, un complemento di agente...).
Prendo atto che c’è uno smilzo gruppetto di sapienti che la pensa diversamente, ma io vi dico con forza che queste virgole non devono starci; sono abusive, e non bisogna metterle, punto e basta. Voglio che sia la logica il faro delle vostre scelte. Non dovete aver paura di lunghe porzioni di testo senza segni.
Vi mostro ancora qualche esempio; ormai siete in grado di trovare l’errore da soli:
Le pareva che l’oscurità che le riempiva gli occhi, le fosse entrata, chissà come, nell’anima [...].
[A. Moravia, Gli indifferenti, Bompiani, Milano 2015, p. 129]
Ma io credo che quella fiducia che rendeva tanto dolce la vita, sarebbe continuata magari fino ad oggi, se mio padre non fosse morto.
[I. Svevo, La coscienza di Zeno, Garzanti, Milano 1989, p. 29]
C’è da sperare che la minoranza colorata che ha affollato pacificamente ieri decine di piazze italiane protestando contro il razzismo e invocando i diritti che le sono negati, venga presa in seria considerazione dalle pubbliche autorità.
[G. Lerner, Gli immigrati: «Uomini come noi», «la Repubblica», 2 marzo 2010]
Trovate le virgole abusive? Fissiamolo subito: la virgola non deve mai dividere il soggetto dal verbo, comunque sia fatto il soggetto.
Per essere sicuro che sia cristallino vediamo un altro po’ di errori insidiosi tratti dagli elaborati dei miei allievi e dal web:
L’importanza dell’idea che il lettore si fa del libro e della sua posizione nel panorama culturale, fa sì che spesso si possa commentare un libro mai letto solo conoscendone il contesto in cui si sviluppa ed il modo in cui lo va a modificare.
La capacità di descrivere i personaggi e le loro azioni in maniera quasi caricaturale e l’ironia di fondo che accompagna la storia, sono convincenti.
Vale lo stesso discorso di prima. Le frasi lunghe sono infingarde e ingannatrici. È come se ci venisse una specie di horror vacui e zac! ci piazziamo una virgola per sentirci più tranquilli («almeno così chi legge respira un po’»).
Guardiamo la frase seguente. Qui accade qualcosa di diverso:
Alcuni, specialmente d’avventura o fantasy – da L’isola del tesoro a Il signore degli anelli a Narnia – vengono già immaginati con mappe a supporto. Altri hanno ricevuto l’omaggio di una mappa in seguito, dal loro editore.
Capito? Siamo di fronte a un inciso dentro un inciso (incisi annidati, ne parleremo più avanti), solo che l’inciso più esterno non è stato chiuso. Per quale motivo? Boh.
Arriviamoci per gradi: se estraiamo l’inciso la frase si riduce a:
Alcuni vengono già immaginati con mappe a supporto.
Se inseriamo un inciso dobbiamo delimitarlo a sinistra e a destra con virgole o trattini o parentesi, e se ...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Cos’è la punteggiatura
  3. La virgola
  4. Il punto e virgola
  5. Quello che scrivete è la vostra musica
  6. Bibliografia