Napoli
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Viaggio nella città reale

  1. 232 pagine
  2. Italian
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Napoli

Viaggio nella città reale

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Statistiche nazionali, pagelle sulla vivibilità, indicatori del tasso di criminalità e inquinamento si intrecciano al racconto del revival turistico e ai segnali di una nuova vivacità culturale. La Napoli d'oggi è un Giano bifronte. Per capirla bisogna calarsi nella sua storia recente, fare un viaggio nella città reale. Come 'testimone informato dei fatti', l'autore si confronta con le caotiche, smaglianti, mitiche o drammatiche rappresentazioni di Napoli, consapevole dell'ampliarsi della distanza dal resto del Paese. Una distanza che è stata volutamente sottovalutata dalla politica o, all'opposto, mediaticamente interpretata come punto di non ritorno. Napoli non può essere 'una città normale' perché, lo ricorda Roberto Saviano, «i napoletani vivono sotto i proiettili e abbassano la testa». Eppure – a guardar bene – questa città sotto l'inadeguatezza della propria classe dirigente e la fragilità della compagine sociale, esprime degli anticorpi vitali, degli elementi di dinamicità inattesi e spesso poco visibili a uno sguardo superficiale.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788858128435
Argomento
Economia

VI.
Noi e gli altri

1. Coming to Naples

È successo e non ce l’aspettavamo. Dopo più di trent’anni è girato il vento e sembrano superati i pregiudizi che impedivano alla Napoli turistica di esibire i doni che l’ambiente e il patrimonio artistico-culturale le hanno elargito. In poco più di un anno le statistiche sui flussi di visitatori hanno registrato un’impennata, segnalando indici in ascesa, culminati nel ponte dell’Immacolata, all’indomani dell’eccidio di Parigi. All’apertura della Porta Santa per il Giubileo, la città conquista il primato di presenze su scala nazionale e i dati sulle feste di fine d’anno del 2015 e dei primi mesi del 2016 confermano il trend.
Nel giugno 2016 lo scalo di Capodichino registra un incremento del 10% rispetto all’anno precedente, e si raggiunge il tutto esaurito nel corso della settimana in cui si celebra il trentennale di Dolce & Gabbana. Le code di visitatori dinanzi ai musei, la folla nel centro storico per ammirare la statua del Cristo velato o che si sofferma davanti alle botteghe dei presepi, lasciano incredulo il napoletano che ha dimenticato, o non ha conosciuto, la stagione del turismo degli anni Cinquanta e Sessanta. Siamo entrati in una nuova fase della storia turistica della città e si apre un capitolo inedito del controverso rapporto tra noi e «gli altri». Un rapporto affidato, a lungo, alla ristretta comunicazione tra le élites culturali europee e l’antico (arcaico?) modo di essere della città che resiste «alla modernità», rappresentandosi attraverso le forme esasperate dei contrasti della sua vita quotidiana. Incredibilmente, osserva Titti Marrone, «questa città sa tirare da sé, anche senza programmazione turistica alcuna», e lo fa rivelando ai viaggiatori di oggi la sopravvivenza di un’immutata valenza culturale che aleggia nel centro della città e ne costituisce «l’unicum, lo scandalo e il mistero nascosto o dilagato nelle periferie»260. Una «riscoperta» da collegare anche alle dinamiche che regolano l’andamento dei movimenti turistici.
Nei primi anni del Duemila i flussi d’ingresso si riducono, per poi azzerarsi negli anni bui dell’emergenza rifiuti, mentre il patrimonio alberghiero si impoverisce e la già fragile organizzazione turistica perde posizioni nel circuito internazionale. Napoli diventa off limits, mentre i buyers di pacchetti turistici dirottano le carovane di visitatori fuori dalla cerchia urbana, per brevi soste a Pompei, Sorrento e Capri. Ancora nella primavera del 2014 Beppe Severgnini, dalle colonne del «New York Times», denuncia che chi visita la città parla di una terra desolata, bella ma deserta – come il resto del Sud –, per effetto di ritardi, carenze, difficoltà di ogni genere261. Ma la sua critica, in fondo giustificata, non tiene conto dei mutamenti in atto. Chi vive in città in quella primavera assolata racconta un’altra Napoli, che si apre al turismo. «Spuntano come funghi – risponde l’archeologo Michele Stefanile – i Bed and breakfast, gli ostelli, gli alberghetti economici, e dalla Sanità al Vomero offrono alternative a basso costo agli alberghi business e ai top-class con vista sul Borgo Marinari»262.
Oggi questa tendenza si mantiene costante e ci si interroga sulle origini del cambiamento. Dipende, certo, da elementi imponderabili – il terrorismo in Europa e l’estendersi delle guerre che sconvolgono la riva sud del Mediterraneo –, ma si giova anche dell’immagine di una Napoli che sa attrarre i visitatori nazionali e internazionali, si tratti del cinema di Sorrentino o della musica di Pino Daniele. Last but not least, il ruolo dei trasporti. L’aeroporto di Capodichino continua a espandersi e a riorganizzarsi, anche in tempi bui, proponendosi come attraente vetrina al primo impatto con la città, efficiente nel panorama dei servizi di trasporto locali. Paragonato a quello di Berlino, scrive una giornalista francese, è «lussuoso, pulito, luminoso, perfettamente funzionale»263. E il porto, nonostante la colpevole «disattenzione» della politica locale e nazionale, mostra segni di risveglio per l’improvviso incremento dei flussi crocieristici. Grazie alla lungimiranza di alcuni armatori (Msc Crociere) lo scalo napoletano viene reinserito nel circuito delle rotte mediterranee. Da allora è un susseguirsi di navi passeggeri che scaricano, con scadenza giornaliera e per larga parte dell’anno, migliaia di visitatori in città. Passando davanti al Teatro San Carlo e al Palazzo reale accedono alla stazione della metropolitana di via Toledo, mescolandosi con altre comitive che si addensano, specie nei week-end, nel cuore della città. Si disperdono, a gruppi o in solitaria esplorazione, per le strade strette del centro storico, ispirando, a loro volta, figure dell’anno tra i pastori delle botteghe di San Gregorio Armeno.
Si delineano nuovi scenari. Si avverano le aspettative di albergatori, ristoratori, locatori di case e commercianti, anche se non mancano preoccupate riflessioni e accese discussioni. Ma la cronaca della gioiosa epifania della Napoli turistica non fa sconti su omissioni e carenze del «sistema» di accoglienza ai visitatori, rivelando un’impreparazione di fondo, un senso di inadeguatezza che non garantisce la continuità dell’«onda umana», sbandierata con orgoglio dal sindaco de Magistris. I pronostici degli operatori turistici segnalano, per il 2017, un’inversione di tendenza: un calo del 35% di approdi crocieristici nel porto di Napoli, messo in mora dalla minaccia terroristica e dalla disorganizzazione interna dello scalo. Intanto le testimonianze dalla viva voce dei visitatori raccontano le luci e le ombre del soggiorno in città. «Bene sicurezza e atmosfera, per un turista di Como, no organizzazione, traffico pedonale nel centro storico e strade sporche». Più critico un altro ospite, che denuncia: «è stato difficilissimo entrare nei musei, non esistono tornelli, ci sono file disorganizzate, abbiamo atteso due ore per entrare alla Cappella San Severo. Castel dell’Ovo, domenica, era chiuso»264. Ed è corale la protesta degli 11.000 turisti in visita a Pompei, il giorno di Pasqua del 2015, lasciati a piedi dalla Circumvesuviana265.
Trasporti, servizi pubblici, decoro urbano, mancanza di sicurezza, improvvisazione, abusivismo: ecco le criticità percepite dal turista di passaggio, cui vanno aggiunti i limiti di fondo del sistema di accoglienza. Uno studio dell’Unione industriali, condotto per accertare l’impatto del turismo sull’economia campana, evidenzia le carenze strutturali che giustificano la distanza dalle altre regioni italiane. Le potenzialità sono molteplici, secondo l’autrice Valentina Della Corte, ma è «necessario incrementare e favorire politiche strategiche di sviluppo che consentano l’incremento dei flussi turistici nella provincia di Napoli»266. Chi opera sul campo scende nei dettagli. Il presidente di Federalberghi, Antonio Izzo, osserva, in margine all’ulteriore crescita delle presenze per il ponte del 25 aprile, che nella zona di Poggioreale-Gianturco «si può parlare di Far West, senza problemi: quando i clienti torneranno a casa, parleranno dei disservizi di Napoli, non del quartiere»267. Giancarlo Carriero, albergatore e presidente della sezione turismo dell’Unione industriali, lamenta, a quattro anni dall’approvazione della legge regionale, la mancata realizzazione dell’organismo per il coordinamento dei sistemi turistici locali e del marketing dell’intera regione268. Annunziata Berrino, storica del turismo, rileva che gli enti pubblici «scambiano per turismo il colore della città, laddove essa è ben altro, ovvero il prodotto attentamente elaborato del lavoro nel turismo», una condizione, aggiunge, che i giovani non percepiscono «come ingresso in un sistema di relazioni complesse, nel quale coltivare aspirazioni di miglioramento, ma come una forma di occupazione priva di qualifica»269. In attesa di un cambiamento si assiste al fai da te degli operatori economici, che cercano di allargare e sfruttare l’ondata di benessere che, col turismo, si riversa sulla città.
Un’occasione colta al volo da chi si trova impegnato sul fronte della competizione elettorale. Luigi de Magistris non ha dubbi: la fortunata stagione turistica è anche frutto del lavoro svolto dalla sua amministrazione. Sorvola su critiche e geremiadi, puntando sui risultati positivi del fenomeno, e non ha torto; sbaglia, però, nell’arrogarsi la paternità di successi e progressi che, come è avvenuto in altri settori dell’economia cittadina, dipendono da un insieme di circostanze, spesso esogene, e dalla capacità di tanti napoletani di saperle sfruttare. «Napoli – ha scritto recentemente Bruno Discepolo – vive l’attuale stagione, priva di strategie e di strumenti interpretativi, confusa ed incapace di ridisegnare il suo futuro, divisa tra strumentalizzazioni e polemiche di piccolo cabotaggio». E, anziché attribuirsi meriti che non gli appartengono, il sindaco e gli assessori farebbero meglio «a domandarsi cosa possono concretamente fare per promuovere l’arrivo di nuovi turisti»270. C’è chi, invece, paventa l’invasione di visitatori anonimi, incapaci, come accade a Venezia e a F...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. I. Storie di oggi e di ieri
  3. II. Napoli oggi: non solo Gomorra
  4. III. Oltre il fordismo
  5. IV. Il volo della Fenice
  6. V. La metropoli riluttante
  7. VI. Noi e gli altri
  8. Epilogo
  9. Ringraziamenti