Parte seconda
Educare alla creatività
1. L’educazione percettiva
1.1. Introduzione
Riprendendo il filo rosso dell’argomentazione svolta nella Parte prima, relativa alla dimensione costitutiva della mente creativa e dell’azione educativa volta a promuovere, sostenere e valorizzare la ricchezza sensoriale, cognitiva, emotiva, immaginativa e fantastica, in questa seconda parte il focus teorico-operativo si concentra in particolare sulla potenzialità sinestetica, paradossalmente impoverita e dispersa nel nostro tempo storico di disordinata esposizione a un groviglio di eccessi percettivi.
Evidenziando, ulteriormente, i rapporti tra processi percettivi e creatività si propongono puntuali laboratori didattici incentrati sugli itinerari sensoriali, sulla manipolazione materica e formale, cromatica e segnica, sul racconto fiabesco, sulla lettura e interpretazione di opere pittoriche, sull’animazione e le attività teatrali, sulle invenzioni fantastiche, sui giochi linguistici, sulla costruzione di filastrocche e poesie visive, sugli immaginari della fantascienza, sulla narrazione fantastica, sulla fruizione museale, sulle osservazioni naturalistiche, sulle geometrie visionarie, sulle costruzioni matematiche, sui giochi numerici e sui frattali ecc.
Si tratta di indicazioni indispensabili per sviluppare percorsi di volta in volta utilizzabili con bambini e bambine della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, con studentesse e studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, così come con adulti e anziani nelle iniziative di educazione permanente.
1.2. Processi percettivi e creatività
Il sistema delle percezioni sensoriali si basa su articolati processi cognitivi necessari alla mente per comprendere il reale e le sue caratteristiche fenomeniche. Le forme percettive, come già affermava Arnheim, sono «il midollo stesso del pensiero», un segnale proveniente dalla realtà e allo stesso tempo un’interpretazione cerebrale di quel segnale. Interpretazione che la mente impiega per definire una propria – unica e inimitabile – visione del mondo. Non soltanto «una registrazione meccanica di elementi, ma l’afferrare strutture significanti».
Per conquistare la conoscenza della complessità del mondo, la mente procede nella costruzione di concetti percettivi configurati da operazioni laboriose, che vanno dall’esplorazione di dati alla selezione, dall’analisi alla sintesi, dal completamento alla correzione, dal confronto alla combinazione, dalla distinzione all’inserimento in un contesto. Tali fasi operative progressivamente mutano i concetti percettivi in concetti intellettivi che arricchiscono costantemente la funzionalità della mente.
Senza mai trascurare l’esperienza acquisita dalla memoria nel proprio passato, la mente si lascia guidare dalle percezioni che le pervengono dai sensi attraverso gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, le dita, la pelle. Se, ad esempio, prendiamo in considerazione l’occhio, osserveremo che
Esso funziona non come uno strumento isolato e dotato di potere autonomo, ma come membro obbediente di un organismo complesso e capriccioso. Non solo come, ma ciò che vede è regolato da bisogni e presunzioni. Esso seleziona, respinge, organizza, discrimina, associa, classifica, analizza, costruisce. Non tanto rispecchia, quanto raccoglie ed elabora.
Su quanto raccolto dalla realtà ed elaborato, la mente crea, e il modo in cui costruisce la propria visione del mondo è determinato e varia a seconda dell’esperienza e della pratica, delle abitudini e delle conoscenze di ogni individuo.
La mente creativa agisce, in particolar modo, tramite le immagini mentali, l’attività immaginativa e l’immaginazione: l’immagine mentale è una rappresentazione che conserva tutte le informazioni della realtà raffigurata; l’attività immaginativa corrisponde al processo che genera le immagini e le manipola trasformandole in innumerevoli modi; l’immaginazione è l’uso dell’attività immaginativa finalizzato alla realizzazione di una fantasia, un’invenzione, un’opera artistica. Le forme dell’immaginazione, fattore indispensabile alla creazione, equivalgono ai repertori dell’ipotetico e del potenziale:
di ciò che non è né è stato né forse sarà mai ma che avrebbe potuto essere [...]. La mente del poeta e in qualche momento decisivo la mente dello scienziato funzionano secondo un procedimento di associazioni di immagini che è il sistema più veloce di collegare e scegliere tra le infinite forme del possibile e dell’impossibile.
Le immagini mentali, dunque, sono una forma di rappresentazione che può sorgere in qualsiasi fase dei processi cognitivi, con i quali interagiscono continuamente: dalla fase del riconoscimento di uno stimolo percettivo all’attivazione della memoria, dal ragionamento analogico che procede per associazioni al pensiero metaforico che si affida ai simboli e alle allegorie, sino all’immaginazione che pensa e vede mondi nuovi. Astratte o geometriche, realistiche o schematiche, vivide o sintetiche, esse possono assumere varie sembianze e farsi mappa, grafico, progetto, formula, diagramma.
Ma come si allena la mente a creare immagini mentali, ad affrontare la problematicità della realtà attraverso percorsi ideativi e realizzativi nuovi e originali?
L’insofferenza verso clichés tradizionali, la ricerca d’interpretazioni insolite, il possedere intensità percettiva, lo sperimentare l’inventività, l’offrire molte risposte ad un’unica domanda, sono tutte condizioni necessarie per nutrire un pensiero aperto, fluido, flessibile, caratterizzato dalla divergenza. Quest’ultima non va confusa con la spontaneità, ma va concepita «come la capacità di riorganizzare elementi precostituiti, a iniziare da quelli più elementari, secondo rapporti nuovi». È così che il familiare si manifesta sotto insolite vesti e le relazioni tra strutture e significati convenzionali vengono riconfigurate.
L’alunno creativo non teme di rischiare, non ha paura di sbagliare se necessario, è disponibile a cambiare e a ristrutturare costantemente il proprio pensiero. Non è restio ai cambiamenti né rigido nelle scelte. Non trascura la giocosità, che si manifesta con l’ironia e l’umorismo nel divertirsi con gli oggetti comuni, con le parole, con i numeri e le formule, con i simboli e con le figure. La forma più spontanea del pensiero è il gioco. Sono i giochi che permettono di mettere insieme cose e idee apparentemente lontane tra loro e che arricchiscono di legami le reti relazionali, che consentono di mescolare le percezioni, di dar luogo a nuove costruzioni ideative, di sollecitare la curiosità e la ricerca, le facoltà immaginative e inventive.
1.3. Il fenomeno complesso della sinestesia
La percezione sinestesica costituisce la modalità migliore, più completa e feconda, della funzionalità percettiva. La sinestesia è un con-sentire cui collabora la sensibilità tutta, è la fusione in un’unica sfera sensoriale della percezione di sensi distinti e indica situazioni in cui la stimolazione uditiva, olfattiva, gustativa, tattile o visiva è percepita come eventi sensoriali separati eppure conviventi.
Il fenomeno della contaminazione dei sensi consente di associare termini pertinenti a differenti sfere sensoriali. Esso ci dimostra come i sensi possano interagire attivamente tra loro condizionandosi a vicenda e, di conseguenza, influenzando la nostra esperienza personale. È convinzione comune che l’immaginazione si fondi sull’esperienza visiva e che i soggetti privi di tale esperienza non possano essere in possesso di immagini mentali visive. Le ricerche di neurobiologia, tuttavia, ci dicono che le immagini visive non sono create solo dall’organo della vista, ma, appunto, dall’integrazione di varie informazioni derivanti da diversi canali sensoriali (ad esempio, il non vedente crea nel proprio immaginario dei concetti che, con l’esperienza e la personale opinione, abbina alle parole descrittive, alle conversazioni di tutti i giorni, alle emozioni di un determinato momento, alla lettura di libri, alle esperienze tattili o uditive; pertanto, il fatto che non percepisca la realtà visiva alla stessa maniera di un vedente non esclude che sia in grado di comprenderla).
Il fenomeno della sinestesia – è esperienza comune – si verifica in tutte le situazioni in cui la presenza di un odore o di un sapore provocano un’altra reazione sensoriale (la vista della frutta è percepita come sapore, il suono stridente del gesso sulla lavagna è percepito come sensazione tattile della pelle). Altra cosa è la sinestesia pura di cui sono dotati particolari soggetti. Quest’ultimo fenomeno, su cui si soffermano i più recenti studi neuroscientifici, ha visto impegnati ad analizzarne i processi gli stessi artisti.
È il caso dei futuristi, che si sono interrogati sulle relazioni tra vibrazioni cromatiche originate da fonti luminose e vibrazioni cromatiche originate da fonti sonore. D’altra parte, se condividiamo la teoria di Newton, secondo la quale l’atmosfera è sempre satura dei sette colori dello spettro solare, anche il suono giungerà a noi, attraverso mille ostacoli, in qualità di vibrazioni cromatiche, intendendo col termine vibrazioni non il singolo colore, ma una serie di essi. Dell’intima corrispondenza fra suoni e colori probabilmente soffrivano personaggi come Mozart e Kandinskij, e la sinestesia ha certamente contribuito alla loro peculiare creatività artistica. Anzi, per Kandinskij la sinestesia è stata un punto di partenza essenziale per raggiungere l’apice dell’ispirazione creativa: nelle sue composizioni i colori divengono un mezzo sonoro che assieme alle forme vibra nell’opera. L’esperienza sinestesica si genera, per l’artista, dall’ascolto della musica wagneriana, che provoca la visione di vertigini lineari disordinate, delimitanti infiniti cromatici. Nei quadri ad olio e negli acquerelli del maestro russo, tali immagini mentali assumono la forma di spazi pittorici puramente astratti, definiti composizioni melodiche o composizioni sinfoniche.
Se la sinestesia pura è una prerogativa di soggetti particolarmente dotati, come nei casi appena ricordati, è però vero che tutti, immersi nelle esperienze del mondo percettivo, possono apprendere a recepire dall’ambiente le vibrazioni in esso contenute, cioè quelle vibrazioni atmosferiche provocate da un suono o da una parola, da un profumo o da un’onda luminosa. Di conseguenza, è evidente come sia pedagogicamente rilevante un serio impegno a sviluppare tali competenze nel maggior numero di soggetti, a partire dalla prima infanzia. Bambine e bambini sono portatori di un enorme potenziale mentale attivato solo in parte, con una perdita determinante di possibilità creative.
Le ricerche contemporanee condotte in arte e in letteratura, in filosofia e nelle scienze, si pongono l’importante obiettivo di stabilire se sia possibile – e quindi su quali basi lo sia – impostare un’estetica della sinestesia. Ma come sollecitare il con-sentire della percezione?
Sicuramente, l’educazione alla percezione sinestesica può essere favorita ...