Leo diari di Carlo
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Leo diari di Carlo

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Informazioni sul libro

Bene, cosa voglio dirti questa volta? O meglio cosa voglio dirti e dire ai miei fratelli? Che sono grato e lo sarò sempre a chi ha stuzzicato la mia volontà al Bene. Ho intrapreso la via giusta, che non lascerò mai, assurdamente anche se la tua figura mi crollasse, io continuerei con la forza e la volontà che tu hai acceso. Parole di ammirazione, parole di rinascita e di riscoperta sono quelle che si stagliano tra le pagine di quest'opera. A dipingere la figura di Leo Amici è Carlo, che con grande sincerità e amorevolezza va a ricostruire fedelmente la figura del maestro, intessendo la narrazione di aneddoti, poesie e ricordi, tutti ricchi di passione, gioia ma anche dolore e sofferenza. Esibendo una prosa elegante e raffinata e una precisione narrativa di grande talento, Carlo Tedeschi ci avvolge tutti in un abbraccio silenzioso, trasmettendoci amore, devozione e rispetto, proprio come avrebbe fatto Leo Amici.

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Informazioni

Leo
diari di Carlo
Giugno 1978
Primo incontro con il maestro
Lavoravo insieme a Nadia. Era l’unica persona con la quale, a volte, potevo intraprendere un discorso più profondo del solito, contrariamente all’atmosfera che si crea tra colleghi di lavoro. Soffrivo di non poterlo fare sempre, i discorsi avvenivano con me stesso, ma li coprivo, soffrivo e sapevo, perché mi rendevo conto che dovevo vivere per un fine, sapevo qual era; non avevo i mezzi per realizzarlo, lo sentivo come un dovere, avevo fatto tanti tentativi privi di conoscenza e così svanivano. C’era poi il comodo. Nadia mi disse un giorno di aver conosciuto due ragazze che sapevano ascoltare, erano Anna e Beatrice.
«Devo dirti altre cose» aggiunse «ma ora non posso!»
Venne poi in negozio con Beatrice, furono entrambe travolte dal mio modo di essere e di fare: mi lasciavo assorbire da mille occupazioni, parlavo volutamente di me, rispondevo al telefono, deviavo i discorsi, non diedi loro modo di parlare.
Beatrice riuscì solo a dirmi che a Cattolica stava per arrivare un signore con il quale avrei potuto parlare per risolvere i miei problemi. «Penso che ne hai bisogno», mi disse «lo chiamo maestro e lo considero un padre.»
Considerai subito fuori logica il definire “padre” uno sconosciuto. Chiesi: «Come si chiama?»
«Leo Amici.»
«Come si chiama?!»
«Leo Amici.»
«Ripetilo ancora...»
«Leo Amici.» Mi sono riempito la testa di quel nome, mi aveva colpito moltissimo.
Scartai la sola ipotesi di andare a conoscere quell’uomo. Beatrice e
Nadia, senza mai parlare di lui, cominciarono a frequentare la mia casa e diventammo amici.
Erano trascorsi ormai 15 giorni quando un mercoledì lui arrivò a
Cattolica e mi invitarono a cena a casa di Nadia.
Dentro di me martellava sempre una frase: “Se lo vai a conoscere, la tua vita cambierà”, ma cacciavo sempre questo pensiero.
Dopo cena Beatrice disse: «Noi andiamo dal maestro, voi che fate? Venite?»
«Potremmo andare...» risposi.
Ero sicuro che l’avrei conosciuto la sera stessa... si era innescato dentro di me un meccanismo strano che non conoscevo... non era solo curiosità la mia, ma voglia di vedere se poteva essere un’occasione per cambiare qualcosa... era come un filo, mi sentivo tirato.
Avevo voglia di incontrarlo, di conoscerlo, ma soffocavo tutto e non lo facevo vedere.
Arrivammo a casa di Lino dove lui era solito alloggiare e incontrarsi con tutti. Beatrice e Luigina entrarono, le seguii, lui le abbracciò e disse: «Ma non mi avevate detto che stasera avreste portato i vostri amici?» Loro guardarono lui e poi guardarono me con un’espressione che diceva... “Ma... uno di loro è lui!”
Il maestro però insisteva nella sua domanda anche dopo avermi abbracciato forte, forte, tanto che mi dicevo: “Ma chi sono io?
Perché non sono della ‘razza’degli amici?” e poi, per cacciare le sensazioni negative, dicevo a me stesso: “Ma che ti frega?”
Mi ritrovai accovacciato a terra nella cucina di Lino con più di cento persone che mi fissavano. Mi ero rivestito a nuovo, avevo un abito di velluto a coste color ruggine, un paio di scarpe verdi e bianche, i capelli lunghi e biondi a ricci, un foulard di seta beige a righe marroni annodato al collo. Ero andato pure dal parrucchiere. Ero alle sue spalle. Pensai molto intensamente: “Cosa ci sarà in quella mente?” Cancellai il pensiero assurdo.
Dopo un po’si voltò, mi sorrise e chiamò il mio nome a voce alta. Sarei sprofondato ma, mentre lo sentivo quasi gridare «Carlo!, Carlo!», non potevo negare a me stesso che la sua voce mi entrava dentro e mi faceva bene, anche se volevo nascondere tutto.
Nella mia testa cominciò a scattare il meccanismo dei 1000 perché; nel frattempo attraverso le risposte che dava agli altri, ricevevo risposte alle mie domande.
La cosa mi stupiva, Beatrice era silenziosa, non parlavo neanche con lei, quindi non potevo dire che sull’onda delle mie domande lei poteva essere un tramite; quello che mi stupiva, poi, era che talvolta la domanda rivolta a lui riceveva una risposta che non c’entrava niente, mentre era proprio la risposta a ciò che dentro mi ero chiesto io e quello che ancora stupiva era che chi riceveva tale risposta non se ne accorgeva nemmeno.
“Sono io strano” mi dissi “o quest’uomo risponde ai miei pensieri?!” Maria cominciò a leggere gli scritti del maestro, e io mi ero ritrovato, non so come, seduto accanto a lui, dopo un movimento caotico di persone. Li ascoltai a bocca aperta, ero talmente preso che il mio stesso corpo si protendeva sempre di più verso Maria. Ero quasi arrivato, senza rendermene conto, a cadere su di lei, quando mi disse: «Ti piacciono, eh?» Mi ricomposi subito rendendomi conto della posizione che avevo assunto.
Cademmo poi tutti in un silenzio mostruoso e pesante, sentivo che dovevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa, nello stesso tempo però ero certo che non avrei chiesto nulla.
Tomaso puntò il dito verso di me: «Ehi tu! Quel biondino... lì!, ci credi in Dio?».
Risposi in maniera evasiva e impacciata: «Sì, no... non lo so!»
Il maestro allora parlò di Dio in maniera logica, mi accorsi che tutte le sue risposte corri...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Premessa
  6. Prefazione
  7. LEO diari di Carlo