L'allenatore
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«"L'allenatore" di Salvatore Bruno non ha precedenti: impossibile trovargli un albero genealogico. Letterariamente, lo si direbbe un orfano, non proviene che da se stesso». Così Cesare Garboli presentava uno dei romanzi più sorprendenti e anticonformisti degli anni Sessanta. Il protagonista, alter-ego dell'autore, è attanagliato da un fuoco d'amore che non riesce a estinguere se non a costo della propria integrità fisica e mentale. Il bersaglio di questa offensiva del cuore è femminile, ma non è una donna: è la Juventus, la squadra che assorbe e risolve interamente il mondo del Narratore. Il boom economico, le "magnifiche sorti e progressive" della società civile e di quella letteraria vengono smascherate da Bruno in un potente corpo a corpo linguistico, che attraversa i registri del lirico (come nella descrizione del gol dello juventino Praest), del comico e del grottesco. Un antiromanzo sul calcio e sull'amore. La nota introduttiva di Massimo Raffaeli e una "Breve storia di Salvatore Bruno" di Daniele Greco aiutano il lettore a riscoprire questo capolavoro.

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Informazioni

Editore
Bordeaux
Anno
2022
ISBN
9791259631244
Quinto capitolo
Perché sei andato a Numana? gli spettatori è tanto che pagano il biglietto coll’accettare il tuo gioco vogliono devono saperlo gli spetta di diritto né puoi pretendere ora che si sforzino di sottovalutare sempre per stare al tuo gioco cerchino anzi di dimenticare quel viaggio che invece è stato un passaggio obbligato decisivo che hai dovuto affrontare per raggiungere il tuo scopo, appunto questo tuo scopo qual era? sul fatto che tu sei stato a Numana non esistono dubbi c’è Amleto che lo conferma anzi lo sbandiera clamorosamente come meglio non si vorrebbe né si hanno incertezze sull’altra circostanza che poi è fondamentale lei era sola e ti aspettava e tu sapevi che Amleto non poteva muoversi da Roma lo sapevano tutti lo sapeva anche lei dunque eravate soli per di più consapevoli e con nessun altro pretesto per esserlo per incontrarvi lontano da Roma a fine marzo in un posto di mare neppure quello convenzionale della stagione adatta dei bagni, non occorreva confessarlo dirvelo esplicitamente era così chiaro da tempo che lei aspettava solo la tua decisione, chiaro per tutti dunque anche per te quel vostro incontro era il coronamento l’inevitabile corollario almeno per lei doveva essere l’incontro del delitto a lungo atteso al solito solo da lei ma che importa? anche tu lo avevi preparato in ogni particolare accuratamente ma poi una volta a Numana perché ti sei impedito di consumarlo anzi perché sei andato a trovarla solo per questo? che sia stato tu a negarti è più che certo lo conferma il comportamento successivo di lei il suo precipitarsi a Roma il giorno stesso del gran rifiuto e quel frenetico buttarsi fra le braccia di Amleto, era prevista anche quest’ultima soluzione? tutto è possibile benché fosse anche certo anzi vero che negli ultimi tempi lei viveva solo per te pareva che Amleto lo avesse cancellato al massimo lo sopportasse magari con pena adeguata a una donna fa comodo rimproverarsi qualcosa e trasudare pietà per riscattarsi più comodamente è così che fa quando ha deciso di tradire ma quella che forse non era prevista o per te lo era? è stata l’incredibile reazione di Amleto quel suo aprirle le braccia e accoglierla commosso esaltato con frenetica gioia anche lui, un ignaro poteva pensare l’ha vista ora per la prima volta l’ha scoperta all’arrivo del treno ecco un uomo che ha trovato la sua donna quella che cercava da tempo, e invece si sapeva lo sapevano tutti che da almeno due anni l’aveva messa in soffitta come un libro già letto che non si legge più anche come lei la adoperava solo come strumento mezzo per espiare le sue colpe fin troppo convenzionali tuttosommato, perché poi doversi rimproverare di non essere all’altezza di se stesso ma di quale se stesso? e impegnarsi a dichiarare guerre a inventare battaglie, che grosse battaglie devono essersi svolte tra i due che scontro di colossi che eroismi che prove di coraggio in quel reciproco cercarsi evitandosi ad ogni colpo e nel tentare così smaccatamente di far vincere l’altro per aiutarlo a morire, in fondo quell’insistere di Amleto ormai così scoperto dava anche fastidio quel suo tentativo di ripagarla rivalutarla rimbalzandola a te ma aveva un senso preciso un solo triste indubitabile scopo almeno pareva che ce l’avesse fino all’incontro di Numana che resterà memorabile passerà alla storia come quello che ha portato alla più inattesa delle conclusioni la più imprevista fra tutte le conclusioni possibili secondo ogni regola del classico schema lui lei l’altro in fase di scambio, se il successivo comportamento di Elisabetta è comprensibile lo è meno quello di Amleto, perché l’ha accolta in quel modo al suo ritorno perché l’ha reinventata e ora la ama come mai era riuscito ad amarla? ecco un punto oscuro della vicenda uno dei tanti da chiarire come quell’altro della vostra successiva rottura, che lei ora ostenti tanto odio per te e infinito disprezzo è accettabile rimane nello schema potrebbe ancora rientrare nelle regole dato il modo incredibile in cui lo schema si è compiuto, che lei vada dicendo in giro che non esisti non sei nessuno non lo sei mai stato non è stupefacente però lo è la reazione di Amleto, perché ora se uno gli chiede di te storce il naso come se volesse difendersi da qualcosa che lo disgusta perché ti ripaga così? vedi gli spettatori non sono soltanto curiosi non sono pettegoli al caffè che chiedono elemosine d’indiscrezioni su una storia piccante da rivendere poi all’amica alla moglie in cambio d’un’altra ora di sonno la notte, è interesse profondo è impegno morale che spinge il prossimo a partecipare della tua realtà, e se tu fossi in una nuova dimensione frutto risultato della tua nuova esperienza? è questo dubbio assillo che sollecita gli altri li costringe a scoprire in che modo in quale forma si è realizzato si realizza il processo della tua cronaca che diventa storia gli spettatori devono informarsi adeguarsi alla tua nuova realtà vorrebbero, glielo permetti? che nella storia ci fosse un posto anche per loro uno qualunque basterebbe un piccolo sgabello un umile stallo nient’altro, vorresti negarglielo saresti così ingeneroso verso coloro che ti fanno da coro? è tanto che sono coro oltre che spettatori e tu approfitti di tale eclettismo per esaltare solo dentro di te le pagine della tua storia e anche per scriverla, la scrivi senza fatica tuttosommato ti è sufficiente per farlo un semplice atto d’introiezione su quanto ti danno gli altri ogni giorno ma poi non pretendere al solito che spettatori e coro si stremino in conati inumani in tentativi infruttuosi d’interpretarti, se non sarai tu a parlare se non concedi la grazia della rivelazione intorno avrai solo il vuoto non resterà che il nulla nella nonconoscenza e allora come farai ad esserci anche tu? forse era a questo che Elisabetta alludeva quando ha detto che non sei più nessuno, per averla vissuta anche lei è la sola che ora conosce i valori della tua nuova esperienza ne interpreta i significati ne intravede anche i pericoli meglio di noi che pure siamo tuoi amici o almeno lo saremmo se tu ci accettassi come tali ma tu evidentemente non ci accetti e allora c’incontriamo spesso ci frequentiamo da anni è esatto? appunto ci frequentiamo e non basta per sapere conoscerti però avvertiamo sia pure oscuramente che tu hai sempre più bisogno di noi ora non sapremmo dire in che modo per evitare i pericoli intuiti denunciati implicitamente da Elisabetta ma occorre è indispensabile la tua partecipazione al nostro sforzo comune di ricerca noi lavoriamo in équipe sfruttiamo i metodi più funzionali del tempo ma siamo impotenti se tu non ci aiuti in casi del genere non sono sufficienti neppure cultura e intelligenza risultano inadeguati perfino gli strumenti offerti dalla scienza ancora non sappiamo di nessuno non solo di te sapremmo dire cos’è il pensiero in termini biologici benché il saperlo ora non servirebbe non è questo che cerchiamo, potremmo registrare nei suoi dettagli carpire al tuo cervello il segreto dei suoi processi elementari sondare in che modo ogni cellula elabora le impressioni trasmesse dai tuoi sensi, il lampo di luce che proviene dalla mia mano ora ha colpito i tuoi occhi, non c’è dubbio li ha colpiti se la guardi ed ha provocato in ogni cellula del tuo cervello tante scariche elettriche nella stessa sequenza in risposta alla frequenza della luce che io ho emanato e ora nel tuo cervello la sequenza delle scariche è cambiata perché è cambiata la frequenza della luce che io emano, questo non puoi impedirci di saperlo è così che il tuo cervello perfino il tuo elabora le informazioni ricevute dai sensi potremmo anche provartelo che è così ci basterebbe andare a Los Angeles ce l’hanno lì all’università di California l’apparecchio sonda che registra simultaneamente gli elementari processi cerebrali potremmo rubarlo introdurci di soppiatto forzando la porta di ingresso all’università penetrare di notte nell’istituto che ha in consegna l’apparecchio deve trovarsi nella sede della facoltà di neurobiofisica qualcuno di noi potrebbe anche imparare ad usarlo ma poi a che servirebbe? sapremmo soltanto com’è che arriva il momento in cui cominci a pensare non come pensi e tanto meno quello che pensi, dopo tanto rischiare anche il carcere per furto un viaggio oltreoceano in aereo in nave e studi esperimenti laboriosi saremmo al punto di prima non otterremmo risposta ai nostri perché, perché sei andato a Numana se sapevi che ti saresti negato? perché ora Amleto diventa volgare all’improvviso parlando di te degenera nel turpiloquio che conosceva ma conosceva poco a quanto risulta e perché proprio ora deve mettere in dubbio che tu sei un uomo? non si era mai abbandonato a simili scadimenti di tono per rifarsi d’un torto subìto, che ce l’abbia con te perché hai offeso sua moglie può anche rientrare nel meccanismo di Amleto questo sarebbe un dato di fatto ma anche se lo è non suggerisce deduzioni risolutive né tu ci apri orizzonti non diradi le tenebre della nostra ignoranza. Non le diraderà mai è inutile sperare non vuole non intende collaborare non è da lui che sapremo in che modo l’ha colta come si è concretata la sua vittoria di Numana, perché è stata una vittoria questo non puoi negarlo tu giochi solo per vincere dunque a Numana hai vinto e proprio nell’attimo culminante del no quando ti sei rifiutato e dev’essere stata una grande vittoria per te, basta darti un’occhiata per capirlo sembri un pitone sazio che acciambellato al sole sta digerendo dopo un assalto riuscito si è arrotolato in se stesso per ruminare il trionfo e non ammette intrusioni non vuole spettatori non concede biglietti d’entrata neppure a pagamento per la festa della celebrazione i discorsi gli squilli di tromba la consegna della medaglia al valore la posa della prima pietra dell’arco commemorativo le sfilate le salve dei cannoni tutto si svolge per lui solo sulla via dell’Impero del suo microcosmo, e il macrocosmo? niente per lui non c’è per gli altri c’è sempre stato per noi c’è sempre ci hanno tanto insegnato a considerarlo magari ad amarlo questo macrocosmo a rispettarlo se è il caso ma lui ripudia i vecchi insegnamenti li ignora ci ignora tutti anche dopo anche ora che è uscito forse dalla sua festa, sai cosa sei? sei un esemplare minore d’orgoglioso tremante l’orgoglio ti spinge indietro invece che avanti anzi dentro di te sei solo un ruminante interiore a sfondo autoapologetico o meglio vorresti apparirlo nella tua presunzione che denunci come modestia rinuncia ma è solo una sfumatura che però ti condanna agli occhi di quanti anelano di celebrare con te le tue vittorie e non possono perché glielo impedisci, dopo l’orgia della celebrazione il pitone si appisola al sole dell’ignobile neon e con questo vorrebbe farci credere che solo in lui si sta realizzando o si realizzerà la più infame orribile espressione delle ultime che ci ha prodigato la scienza, cosa t’aspetti ora? di sentire che sei l’unico esempio rigoroso di mentismo che a dragare terre e mari l’universo non si trova non si può trovare un ruminante interiore un mentista più mentista di te? se è questo che t’aspetti da noi aspetti invano e ora non tentare di nascondere la cocente delusione il dispetto provocato dal nostro rifiuto ad adularti, sei deluso devi ammetterlo non si rovescia solo per caso una tazza di tè certi gesti irresistibili automatici hanno un significato obiettivo che possiamo comprendere anche noi tuttosommato più che un orgoglioso tremante sei un subvelleitario un introverso autarchico ma per necessità, ti disgusta l’espressione? eppure mentismo non ti aveva disgustato ma certo non poteva disgustarti e si capisce perché, esprimeva un concetto più nobile nobilitante che però non ti compete tu sei solo un autarchico costretto scaduto nell’autoglorificazione per l’uso eccessivo unisonante univoco di te stesso ti sei degradato consumato per un processo meccanico d’autocombustione sei un idrante che si è disidratato da solo senza l’intervento di nessuno e a un certo punto non avevi altra scelta per dare un senso alla tua vita hai inventato che tristezza! hai creduto alla funzione del personaggio che folgora sublima in solitarie esperienze gli accidenti del mondo e invece sei solamente non sei altro che un cantastorie segreto di te stesso il cantautore privato d’una sola chanson de geste la tua, è tanto che il personaggio è tramontato non te ne sei proprio accorto? lo scrivono tutti ormai perfino sui quotidiani puoi leggere del tuo tramonto perché non apri i giornali alle pagine interne eppure fai il giornalista perché non t’informi? se ti fossi informato tempestivamente ora non saresti un superstite il solo rimasto sulla breccia l’ultimo personaggio-autore di se stesso che squallore che abisso hai toccato, ma quello che dovrebbe più bruciarti è la scoperta, se riesci a scoprirlo che questa tua dimensione ti esclude ora non trovi più posto nel mondo morale sei solo che miseria che vergogna! una mera espressione del mondo estetico, non ti brucia non ti tortura scoprire tutto questo? sia pure moderatamente dovrebbe bruciarti se comprendi il valore del tuo dramma anche andare a Numana per vincere perdendo è stato un dramma anche quello continua ad esserlo lo è ancora quando festeggi la celebrazione dell’inaccessibile vittoria tutte le volte che replichi solo dentro di te l’attimo culminante il momento del no, è allora che tocchi il fondo dell’autodegradazione che però potresti non toccare ora dovresti saperlo che la sola possibilità di salvezza l’estrema ancora che ti rimane siamo noi, vuoi rimbalzare riemergere dal fondo riacquistare quello che forse hai già avuto un tempo è possibile ma quando? non possiamo saperlo vuoi tornare a tuffarti nel mare tranquillo della moralità e anche nuotarci senza mai affogare? vuoi ancora tutto questo? non hai alternative devi ricorrere a noi siamo noi gli addetti al salvataggio i bagnini adibiti a riportarti sull’ultimo bagnasciuga che ti spetta il nostro, vuoi riscattarti? facci partecipare alla tua festa convincitene non puoi celebrarti da solo all’infinito replicare unicamente dentro di te oltretutto dovresti aver capìto ormai che il coro gli spettatori sono anche i comprimari del tuo dramma non puoi rappresentare senza di loro lasciarli fuori siamo anche bendisposti devoti appassionati civili ti diciamo bravo applaudiamo ma ti diciamo anche basta se occorre dissentiamo, dove li troveresti degli altri comprimari più obiettivi tuttofare di noi? coro spettatori perfino bagnini morali, dispone d’un esercito particolare della salvezza e non si vuol salvare è un pazzo, ci pensi? ti basterebbe parlare per salvarti ma neppure se proprio la parola ti ripugna o se sei tu che ripugni a lei se pensi questo cioè se non vuoi non puoi usarla puoi benissimo evitare di porti il problema in questi termini noi siamo gente che non si formalizza comprendiamo conosciamo fin troppo la tua infelicità d’espressione, scegli pure a tuo arbitrio secondo l’ispirazione del momento soprattutto secondo le tue possibilità uno strumento qualunque di comunicazione il mezzo che ti procura le minori difficoltà e usalo liberamente purché sia anche adeguato alle nostre obiettive convenzionali capacità d’intendere, non ti chiediamo neppure di scrivere per carità nessuno di noi pretende tanto siamo qui che aspettiamo che tu ci voglia fornire un gesto un segno una cifra qualunque che sia l’equivalente d’una risposta d’una comunicazione accessibile chiarificatrice sui seguenti quesiti che ora ti sottoponiamo per l’ultima volta, perché sei andato a Numana? e perché dopo esserti speso fino al punto cruciale proprio a quel punto ti sei ritirato e ancora, solo questo e poi basta in che consiste la tua vittoria che per chiunque altro sarebbe una sconfitta? Niente non comunica rifiuta la salvezza ha proprio deciso di distruggersi d’affogare sta nuotando nel suo mare privato nel Caspio della sua depressione morale e affoga non ascolta non sente le esortazioni i richiami che dalla riva gli rivolgiamo dobbiamo far tutto da soli se vogliamo salvarlo trovare una barca vararla salirci sopra e affrontare gli infidi marosi delle illazioni delle supposizioni fratelli che fatica ci aspetta! se almeno ci portassero una vela i remi il timone perfino un fuoribordo basterebbe, eilà di trinchetto dico a lei Enrico ci porti da bere quello che vuole purché abbia un effetto stimolante energetico qualcosa che possa influenzare in senso positivo il ricambio cerebrale carissimo Enrico almeno lei ci aiuti dobbiamo produrre il massimo sforzo intellettivo e non abbiamo elementi neppure per cominciare soltanto dei piccoli appigli vaghissimi indizi lei pensa che potranno bastare? ci tocca navigare di notte al buio affrontare un mare inesplorato e non abbiamo la bussola non conosciamo la rotta ci troviamo nei guai caro amico per colpa di questo suo illustre affezionato cliente che ora non beve perché ha già bevuto lui ha bevuto ben altro e da solo altrove lontano da Roma dove ha anche vinto a quanto pare e dopo la vittoria si è potuto concedere di riposare sugli allori è andato in Svizzera che come lei sa è il paese dei pieni riposi. Il viaggio in Svizzera! non ci avevamo pensato finora, dopo Numana la Svizzera perché doveva precipitarsi proprio lì? stava fuggendo? ma da che cosa fuggiva o se non stava fuggendo che faceva allora cercava sperava di trovare ma di trovare chi? gli articoli sugli emigrati dal Sud erano solo un pretesto è ovvio fin troppo anche, un mezzo per appagare la sua più bassa necessità esistenziale che lui bisogna ammetterlo considera tale ma questa volta perché l’ha appagata coll’arrivare nella lontana lontanissima Svizzera che è fuori dal sistema solare per uno come lui che è abituato a non guardare neppure dalla finestra a non spendere un passo a non alzare una mano ad ignorare completamente tutto quel materiale di regola consultato da chi svolge con scrupolo la funzione d’informare argomentando piacevolmente, e se la vittoria di Numana fosse invece una sconfitta? ma una sconfitta reale piena completa tale anche per lui nel senso tradizionale antico di quando per sconfitta s’intendeva unicamente perdere, il viaggio in Svizzera! questo particolare finora così trascurato si sta rivelando un elemento risolutivo forse abbiamo trovato il filone giusto la strada che porta alla verità o alla conoscenza che poi è lo stesso, deluso sconfitto a Numana corre in Svizzera per dimenticare sarebbe un tentativo banale di refoulement di rimozione cosciente ecco una spiegazione possibile che va accettata però con le dovute riserve, in Svizzera chi cerca chi trova? i conterranei emigrati i presiccesi o presicciani che siano accampati baraccati qua e là con o senza lavoro che puzzano forse gli sono anche antipatici non deve sopportarli di solito ma ora c’è Numana da scordare da rimuovere e lui rimuove rifugiandosi nel transfert e trasferendosi sente è a questo punto che crede di sentire il richiamo elegiaco della sua terra lontana sfrutta strumenti i presicciani depressi in fase di riscatto sociale economico coi quali sempre più s’identifica per meglio completare il laborioso processo di rimozione e mentre strumenta scopre un mito moderno quello della sua gente che ritrovatasi altrove lontana dalle radici sta costruendo faticosamente il suo nuovo destino e di questa scoperta ci dà notizia certo non dev’essere stato facile per te, non solo hai reperito i simboli i valori della moderna mitologia ma poi come se non bastasse hai dovuto anche spenderti impegnarti per trasmettere tutti i significati e hai fatto questo potendo solo disporre per comunicare del mezzo più vile inadeguato scrivendo un articolo di giornale ma la trovata che hai avuto quell’incontro notturno alla stazione di Bienne tra i due sradicati la descrizione dello sradicato in attesa dallo sguardo monoculare che guarda con un solo occhio di fianco da animale che teme d’essere cacciato quell’idea di esemplificare il mito nella domanda del monoculante che ti vede mentre scendi dal treno ti riconosce subito e ti chiede a Presicce che fanno la banda suona bene anche quest’anno? bisogna ammetterlo è stata folgorante com’è successo come t’è venuta quell’idea? spiega tutto giustifica anche la tua vera natura la natura istintiva cultura che alla lunga prevale sulla grossolana ignoranza che di solito ti distingue ti caratterizza, non per nulla hai avuto la fortuna di nascere in un paese dove anche il mare nasconde tesori di ellenica civiltà si gettano reti pensando di prendere pesci e invece si pescano anfore di tremila anni fa che miracolo! in un paese così si può anche fare a meno di lavorare per vivere ci sono tante anfore antiche ancora da recuperare in fondo anche tu sei un’anfora che dev’essere ripescata o forse ti hanno già ripescato ma il tempo ti ha come incrostato di sedimenti esteriori ti ha disellenizzato ma se poi arriva il momento in cui ti puoi liberare d’ogni sovrastruttura ecco che riappare riemerge la tua antica vera natura di magno greculo di protolatino che intuisce il valore il profondo drammatico significato di quell’unica sola domanda che il monoculante in attesa alla stazione di Bienne ti rivolge mentre scendi dal treno la banda suona bene anche quest’anno? che intuizione hai avuto che illuminazione! ti riporta nel mistero del tempo rinnova quasi il miracolo delle anfore inabissate e dopo millenni ripescate al posto dei pesci ha il suono il sapore delle antiche arcaiche magìe è una delle più grosse idiozie che abbia mai letto permettimi di dirlo, che io riesca a divertirti ora non mi offende anzi mi fa piacere, se interpreto correttamente quel sussulto subito represso se non ho sbagliato nell’interpretarlo se è stato davvero un umano accenno di riso significa che ti sto divertendo ma se ributtassi l’anfora in mare continuerei a divertirti lo stesso? sarai anche un’anfora sarai un’anfora antica ma che nessuno ha mai recuperato questo è certo non ti hanno più ripescato perché tu non l’hai permesso al solito sei riemerso da solo ed ora sei una copia approssimativa sbiadita di quello che vorresti essere stato e che invece è rimasto sul fondo del mare sei solo un boccale una brocca di poco prezzo di scarso valore un tipico prodotto della tua terra sei un eroe scialbo e ottuso del Sud più dimesso minore che nessuno conosce di cui mai nessuno ha parlato o parla che per secoli è stato alla periferia di tutte le civiltà che non è neppure una patria non lo è più per nessuno doveva capitarti anche questo venire al mondo in un paese dove si nasce solo per caso di passaggio come la capanna di Betlemme da cui si riparte subito dopo per vivere e morire si va altrove, ora non ti resta che di trovare la tua Gerusalemme ma forse l’hai già trovata a Numana, dov’era andato per vincere e invece ha perduto. Dove ha vinto, perché rimettere in discussione un elemento che è quasi un dato di fatto? avevamo già stabilito che dal comportamento di Elisabetta risultava o almeno si deduce che lui a Numana ha vinto e allora perché tornare sull’argomento oltretutto sconfinando dal tema? qui si va fuori rotta occorre qualcosa che ci segnali gli ostacoli ci indichi i pericoli delle divagazioni un radar per favore ci porti quel sifone di seltz, grazie Enrico ora possiamo navigare di nuovo ricapitoliamo, stabilito che quella di Numana è stata una vittoria va anche precisato che il viaggio in Svizzera è appena una componente marginale dell’esperienza o vicenda che c’interessa qualcosa come un tentativo ma non di rimozione e tanto meno di transfert, in Svizzera ci è andato per ricadere nel suo peccato di autostrumentazione ha tentato cioè di attuare da solo quello che noi gli abbiamo proposto e che soltanto con la nostra partecipazione potrebbe realizzare, andando in Svizzera dopo aver vinto a Numana ha insomma preteso di autosalvarsi, sei stato insuperabile hai toccato il massimo traguardo di coerenza con quello che hai di più abietto nella contraddizione di voler uscire da te col rimanere sempre più chiuso in te stesso, i monoculanti in attesa alle stazioni li ha sì strumentati ma senza trasferirsi in loro gli è bastato vederli li ha solo guardati col suo sguardo iperoculare e con questo ha sperato di ritrovare il tempo della predegradazione si è illuso si aspettava che i monoculanti di Bienne col loro guardare da un solo occhio di lato gli permettessero di recuperare gli anni perduti dell’innocenza i ricordi della terra natìa e lontana, naturalmente si è verificato un mancato recupero perché oltretutto era un emigrato anche lui anzi un emigrante già emigrato dal mondo morale che ora cercava di emigrare da sé per reimmigrare nella moralità, il viaggio in Svizzera ha provocato un’esplosione di tentativi di migrazioni e nell’incontro degli emigrafi geografici con l’emigrato morale anzi amorale fra tutti quegli scoppi lui ha continuato ad autocelebrarsi a sprofondare nella contemplazione di sé, che poi rientrando appena di sfuggita abbia informato i lettori sul tema principale della sua inchiesta che del meridionale trasferitosi in Svizzera della sua nuova esistenza della sua dura giornata di uomo del lavoro che suda s’affatica lontano dalla patria in un paese non suo che forse gli vuol male o almeno non lo ama lo sopporta senza nessun calore che di centinaia migliaia di emigrati ...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione di Massimo Raffaeli
  2. Primo capitolo
  3. Secondo capitolo
  4. Terzo capitolo
  5. Quarto capitolo
  6. Quinto capitolo
  7. Breve storia di Salvatore Bruno di Daniele Greco