Nove aprile 1945
ore 06,00
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Avrebbe dovuto riempirsi di tritolo e farsi esplodere. Mi rendo conto che un pensiero così nella testa di un pastore luterano possa sembrare strano, in realtà strano sarebbe pensare il contrario.
Per quanto sia riuscito a sapere all’interno della prigione, il colonnello von Stauffenberg deve aver lasciato la valigetta carica di esplosivo sotto il tavolo dove era seduto anche Hitler. Con una scusa, poi, è uscito. Le cose, però, non sono andate per il verso giusto perché qualcuno deve aver spostato la valigetta dall’altra parte del tavolo e così Hitler si è salvato.
«Voglio avvisare la Germania che sto bene e non sono ferito. Vi parlo alla radio per dirvi che alcuni generali ambiziosi hanno attentato alla mia vita. Un crimine senza pari nella nostra Germania».
La verità del male. Hitler che si sente vittima di un crimine senza pari nella nostra nazione. Von Stauffenberg non doveva uscire lasciando la valigetta incustodita. Il suo sacrificio era farsi esplodere accanto a Hitler. Era un dovere che si poteva compiere solo immergendosi totalmente nel rischio dell’azione attraverso la responsabilità. Solo così si può sconfiggere il male. D’altronde in questi anni l’idea della morte dovrebbe essere diventata sempre più familiare tra le nostre strade.
Certo, capisco von Stauffenberg, chi vorrebbe morire volentieri? La vita la amiamo tutti e tutti abbiamo paura della morte anche se in alcuni casi la consideriamo atto eroico.
Tuttavia, von Stauffenberg ha commesso un errore che porterà altri morti e altro dolore.
Era un’azione che non ammetteva fallimenti. Bisognava fermare Hitler e il male che sta facendo a tanti.
In questo silenzio sento sempre più forte il legame che mi unisce alla mia amata Maria e ai miei genitori. È come se in questa solitudine io riuscissi a sviluppare, nel profondo dell’animo, dei sensi che prima non conoscevo.
Per questo non mi sento solo e abbandonato. Maria, i miei genitori, gli amici, siete tutti con me in questa cella. Un perimetro di sette passi per tre. Buio. Freddo. Eppure, sento le vostre preghiere, i vostri pensieri, le parole della Bibbia, i discorsi che facevamo, i canti, le musiche, i libri. Siete tutti intorno a me. Vita. Un grande regno invisibile che ora, qui, è realtà. Potenze benigne che mi abbracciano e allontanano da me l’infelicità.
Che cos’è l’infelicità? E la felicità?
Non dipendono dalle circostanze, ma solo da ciò che accade dentro ognuno di noi. La mia gioia è qui, nell’avere con me le mie memorie.
Quando è il silenzio profondo
a scendere intorno a noi
facci udire, Signore,
quel suono pieno del mondo,
che invisibile, ci abbraccia.
L’alto canto di lode dei tuoi figli.
Sono stato testimone di azioni malvage, ho imparato l’arte del doppio gioco e dell’ambiguità, l’esperienza mi ha reso diffidente nei confronti di uomini cui non ho saputo donare parole vere, la guerra mi distrugge e io mi chiedo: posso ancora essere utile? Quanta forza di...