UNA SELEZIONE DI
BRANI DELL'AUTORE
I NOSTRI CANI - ENCI
Luglio 2008
IL CANE "VEDE" NEL FUTURO
Rupert Sheldrake, docente universitario, membro della Royal Society divide la sua vita lavorativa tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti. È un ricercatore che si occupa, tra le altre cose, di studiare le capacità cognitive e relazionali dei cani. A metà degli anni novanta venne a conoscenza di un fatto singolare. Un piccolo terrier riusciva a "prevedere" il ritorno a casa della padrona Pamela Smart nonostante gli orari fossero differenti. I genitori della ragazza si erano accorti che mezzora prima del suo rientro, il cane saltava sul davanzale della finestra. Preso dalla curiosità, Sheldrake pubblicò un annuncio su uno dei principali quotidiani inglesi per sapere se altri animali avessero messo in atto comportamenti simili. Al momento, sono oltre 3000 i casi segnalati.
Per es. La moglie di un pilota di voli charter aveva notato che il loro boxer poco prima che il marito telefonasse per avvertire che era atterrato, usava mettere la testa dentro la buca delle lettere: divenne superfluo che l'uomo telefonasse dato che alla signora bastava osservare il comportamento del cane. Al marito di una infermiera del nord dell'Inghilterra, per sapere quando la moglie sta per tornare a casa, basta tenere d'occhio la loro barboncina: quando si mette davanti alla porta d'ingresso, tempo quindici minuti e la signora rientra. In questi casi, solitamente si è portati a pensare che i cani giungano a questi comportamenti poiché sono molti abili nel leggere i segnali che provengono dall'ambiente: odori, rumori, comportamenti umani che fanno presagire azioni, come cambiarsi d'abito, prendere o guardare degli oggetti ecc. Tutto ciò è fattibile e può accadere a ciascuno dei nostri cani, ma quando questi segnali ambientali vengono meno, c'è da chiedersi come facciano a mettere in atto certi comportamenti. Sheldrake ebbe l'idea di testare il piccolo terrier di Pamela Smart.
La ragazza venne condotta per decine di volte sul territorio e indotta a tornare a casa con ogni mezzo: bici, tram, auto, treno, bus ecc. e sempre a orari diversi che lei non conosceva mai in anticipo. Nel momento in cui le si chiedeva di ritornare a casa, il cane saltava sul davanzale della finestra.
Nessun elemento ambientale, visivo, sonoro, odoroso e comportamentale poteva influenzare il cane.
Questo esperimento scientifico ha fatto il giro del mondo ed è tuttora motivo di dibattito. La spiegazione data da Sheldrake è il frutto di una eliminazione di tutte le altre possibilità di interpretazione del comportamento, cioè, l'unica teoria rimasta in piedi è quella della telepatia che differisce dalla premonizione poiché quest'ultima è sostenuta dai sensi.
Per es. l'immane terremoto che ha sconvolto la Cina ha messo in allarme alcuni giorni prima gli animali di uno zoo che avevano un comportamento strano e ansioso, e nessuno sapeva darsi una spiegazione. Per la potenza devastante del sisma, è possibile immaginare che la faglia in profondità si stesse muovendo già da giorni e che gli animali ne sentissero lo spostamento e per questo ne fossero impauriti. La telepatia, invece, è una sorta di lettura del pensiero, di telegrafo senza fili, che, a detta di alcuni antropologi, certe tribù primitive ancora oggi posseggono e che è basata sul legame affettivo che unisce le parti interessate.
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I NOSTRI CANI - ENCI
Aprile 2010
La memoria genetica dei cani e i riflessi sul comportamento
COSA CAMBIA CON L'EDUCAZIONE
La "diversità di razza" e le differenti reazioni agli stimoli ambientali
L'importanza dell'addestramento e della valutazione dello stress
Per comprendere meglio il processo di apprendimento dei cani e, conseguentemente, il loro comportamento, ho suddiviso in tre parti la loro memoria:
1) memoria di ceppo
2) memoria di razza recente
3) memoria soggettiva
L'apprendimento ed il comportamento dei cani é condizionato in buona parte da questi tre fattori. L'educazione, l'addestramento e l'ambiente avranno sicuramente influenze significative sulla vita del cane, ma non potranno neutralizzare facilmente la prima e la seconda memoria, mentre contribuiranno allo sviluppo della terza.
1) Memoria di ceppo
E' quella che condiziona maggiormente le rappresentazioni mentali dei cani e il loro comportamento. Essendo stati selezionati per compiere una funzione, vennero privilegiati quegli istinti che meglio si adattavano a risolvere il compito richiesto loro dall'uomo. Per esempio, dovendo selezionare un cane da guardia, si tennero in considerazione quei soggetti che istintivamente segnalavano la presenza di estranei e difendevano il territorio. Questo concetto è valso per tutte le altre funzioni come la difesa, la caccia, la pastorizia e il traino. Gli istinti consentono al cane di rispondere a stimoli provenienti dall'ambiente in maniera istantanea e automatica: ovviamente, purché siano liberi di poterlo fare. Utilizzando gli istinti più evidenti che il cane manifestava, l'uomo riuscì ad addestrarlo in maniera efficace.
2) Memoria di razza recente
Nell'era moderna, l'opera degli allevatori ha condizionato la selezione dei cani non solo nell'aspetto morfologico (standard di razza) ma anche nello sviluppo della condizione psicologica e della percezione ambientale. Ogni allevatore professionista seleziona all'interno del proprio allevamento una specifica linea di sangue, crea cioè un piano di allevamento per l'utilizzo di precise genealogie, scelte con attenzione, al fine di produrre soggetti che abbiano le caratteristiche morfologiche desiderate. Tutto questo processo di selezione non ha però considerato con attenzione gli aspetti psicologici e cognitivi che i piani di allevamento portavano con sé. Forse perché l'ereditarietà dei caratteri psicologici non era ancora ben definita o forse perché è veramente difficile per un allevatore rinunciare a uno stallone o a una fattrice molto belli morfologicamente "solo" perché hanno qualche problema comportamentale. Questa seconda memoria esiste al punto tale che ha creato notevoli errori nell'interpretazione del comportamento dei cani. Per esempio, molti cacciatori sono convinti che certi cuccioli delle razze da caccia nascano con la paura dello sparo; credono sia un comportamento ereditato e riferito solo allo sparo. La complessità della situazione che potrebbe comprendere fattori ereditari del sistema nervoso, emozionale e cognitivo, non viene presa in considerazione. Ma la rilevanza di un comportamento simile riferito alla paura dello sparo tra soggetti parenti tra loro, dimostra l'ereditarietà degli aspetti psicologici e cognitivi.
3) Memoria soggettiva
Questa terza memoria rappresenta la soggettività di ogni cane come individuo unico e irripetibile.
Nella sua mente sono presenti tracce significative delle altre due memorie (di ceppo e di razza recente), ma in quale percentuale è difficile da stabilire.
La memoria soggettiva non deve essere scambiata con l'indole del cane (o la personalità del cane), poiché l'indole è la somma delle tre memorie (di ceppo, di razza recente e soggettiva).
La memoria soggettiva è composta anche da fattori acquisiti quali: l'educazione, l'addestramento, le condizioni di vita in cui il cane vive, la deprivazione sensoriale o affettiva, la salute; cioè tutte le esperienze che l'uomo gli consentirà o meno di fare.
I RIFLESSI SUL COMPORTAMENTO
Le tre memorie regolano le rappresentazioni mentali dei cani, cioè sono in grado di modificare i rapporti tra gli istinti innati e le esperienze acquisite durante la crescita. Gli istinti sono energia innata, cioè una "risposta organizzata" del sistema nervoso verso uno stimolo che proviene dall'ambiente. E' stato accertato da tempo che queste "risposte organizzate" possono subire modificazioni dovute all'apprendimento. Per esempio, è possibile insegnare a un cane da difesa a non attaccare le persone estranee che entrano nel suo territorio, in presenza del padrone.
A questo punto però si aprono questioni:
* la prima è relativa "all'influenza degli istinti di razza", cioè alla somma della prima e della seconda memoria genetica in rapporto al comportamento;
* la seconda è relativa all'influenza della terza memoria e relative modificazioni dovute all'apprendimento.
Prima questione
Le due memorie genetiche (di ceppo e di razza recente) influenzano molto il comportamento dei cani. Per esempio, possiamo crescere un cucciolo di Setter come pet dog, senza alcun tipo di addestramento alla caccia. Da adulto, possiamo portarlo in un campo dove ci sono delle quaglie e nel giro di pochi minuti potremo assistere a una "ferma", magari disordinata, ma pur sempre una "ferma". Oppure, potremmo tentare di convincere un Samoiedo a trasformarsi in un cane da guardia e difesa.
Ma questa razza, cresciuta nella tundra desolata, non ha mai sviluppato il concetto di "persona estranea", sviluppando invece nei confronti degli umani una fiducia estrema.
Pertanto, l'addestramento innaturale alla difesa produrrà effetti disorientanti e stressanti nella sua psiche. I meccanismi innati, cioè gli istinti, si risvegliano comunque in presenza di uno "stimolo genetico" (così definito poiché attiva reazioni innate) - ereditato attraverso la selezione - che innesca il meccanismo di reazione.
Per il Setter, la quaglia è uno "stimolo genetico" che scatena un comportamento innato: la ferma; così come per il Samoiedo la presenza di persone (conosciute e sconosciute) scatena il bisogno di essere coccolati, partecipi del gioco e dell'interazione positiva.
Seconda questione
Ora la faccenda si fa molto complessa poiché si tratta di osservare se l'apprendimento possa modificare in maniera evidente l'indole di un cane. Ovvero, se la terza memoria possa, attraverso le modificazioni dovute all'apprendimento, dimenticare, eludere gli istinti innati che una razza possiede.
Facciamo un tentativo provando ad analizzare alcuni comportamenti che riguardano le aggressioni mortali dei cani verso persone conosciute o sconosciute, adulte o bambini, realmente accaduti. Bambini uccisi dal "mastino" di casa. Donne uccise dal "pit bull" di casa, in tutti i casi è stato impossibile bloccare l'aggressione e sottrarre la preda. Le variabili comuni a questi tragici fatti sono: la taglia dei cani; la stazza; la potenza del morso; la capacità di scuotimento attraverso le mascelle, i muscoli del collo e le zampe posteriori. Cani in grado di serrare le mascelle per lungo tempo, trattenere e scuotere la preda. Da notare che questi, sono tutti fattori ereditati geneticamente.
Le aggressioni violente dei cani di casa ci permettono almeno due ipotesi:
1) i cani hanno reagito ad uno "stimolo genetico allarmante" presente nell'ambiente;
2) i cani hanno reagito ad uno "stimolo genetico allarmante" presente solo nella loro mente.
Nel 1° caso bisogna chiedersi se lo "stimolo genetico allarmante" fosse abitualmente presente ma divenuto improvvisamente insopportabile per il cane, al momento dell'aggressione. Oppure, se lo "stimolo genetico allarmante " fosse nuovo, imprevedibile o impercettibile (movimenti, odori, rumori) per gli umani ma non per il cane.
L'attacco del cane è fulmineo, violento e inarrestabile. La percezione di uno "stimolo genetico allarmante" ha innescato una reazione innata: l'aggressione che per il cane significa "difesa".
La taglia, la stazza, le mascelle con la capacità di presa e scuotimento hanno fatto il resto. A volte si dice che molti di questi cani erano ubbidienti e non avevano mai dato segni d'inquietudine.
C'è però da considerare che l'attacco fulmineo non da né spazio né tempo per inibire il cane attraverso un comando. E quando si cerca in ogni modo di staccarlo dalla preda colpendolo violentemente, investendolo d'acqua e sollevandogli le zampe posteriori, non sempre si riesce nell'impresa.
Le aggressioni mortali per opera di cani sconosciuti alle vittime, non ci consentono di valutare attentamente nel merito le situazioni poiché le dinamiche sono spesso sconosciute o confuse nei racconti dei testimoni occasionali.
In merito alla trasmissibilità genetica dei tratti psicologici e cognitivi, è palese a tutti gli addetti ai lavori che, al giorno d'oggi, la presenza di tratti di timidezza più o meno accentuata nei cani, ha raggiunto numeri impressionanti.
L'opera di socializzazione all'ambiente urbano nei cuccioli è divenuta indispensabi...