Vita di Enrico Berlinguer
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Vita di Enrico Berlinguer

  1. 552 pagine
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Vita di Enrico Berlinguer

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Questo libro è soprattutto un'analisi dell'attività di Berlinguer come massimo dirigente del più grande partito comunista occidentale, e di come il Pci abbia svolto un ruolo centrale nelle vicende politiche del nostro paese. Proprio per questo si può anche dire che in fondo questa di Fiori è una storia del Pci di quegli anni, e se si vuole una storia anche dell'Italia di quegli anni.Walter Veltroni

Si continuerà a discutere a lungo della politica di Berlinguer, con passione e disparità di opinioni; ma un fatto è certo: di uomini del suo stampo il paese avrebbe oggi più che mai bisogno.Eugenio Scalfari

Enrico Berlinguer è stato un protagonista assoluto della vita politica italiana in un quindicennio denso di avvenimenti, dal 1969 al 1984. Un'età aperta dall'autunno caldo, proseguita con l'esplosione del terrorismo rosso e nero, i grandi successi elettorali del Pci, la solidarietà nazionale e il rapimento di Aldo Moro, chiusa alla fine con la rottura dell'unità sindacale e con lo scontro con il Psi di Craxi. In questa biografia, Giuseppe Fiori ci racconta quegli anni difficili dell'Italia repubblicana, la complessa separazione dall'Urss del Partito comunista, l'affacciarsi della questione morale. Ma anche l'intera vicenda di un uomo che ha lasciato il segno per il valore riconosciuto della sua qualità umana: uomo schivo, severo, coerente, geloso della sua privacy, attaccato alla sua Sardegna, a Sassari, a Stintino. A cento anni dalla sua nascita, il ritratto appassionato di un protagonista indimenticabile e indimenticato della vita politica italiana.

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Informazioni

Anno
2022
ISBN
9788858149515

X.
Missione a Mosca (1)

1. In Urss, l’immagine di Chruščëv è in caduta. Gli rimproverano, ma sottovoce, uno stile di governo personale e autoritario, con violazione, nella pratica, del principio della direzione collegiale, imprevedibilità, mutamenti bruschi (la macchinosa riorganizzazione del partito), decisioni non meditate né tecnicamente date, obiettivi irrealistici, imprudenti (perciò l’insuccesso agricolo), nepotismo (le delicate missioni estere affidate, a scavalco degli organismi politico-amministrativi, al genero Alexiei Adjubei, direttore della «Isvestia»), avventurismo e capitolazione (la crisi dei Caraibi). Nulla però gli è contestato in un dibattito aperto. S’intriga. In settembre, all’indomani della morte di Togliatti, Chruščëv è isolato. Di ciò che a Mosca si tesse nell’ombra, non sa nulla. Figurarsi i partiti «fratelli».
L’ultima spallata Michail Suslov gliela dà riunendo senza informazione pubblica il praesidium – all’insaputa del processato, ancora in vacanza sul Mar Nero – di domenica, l’11 ottobre 1964. È presa la decisione d’arrivare ai mutamenti di vertice rapidamente...
... L’indomani lunedì 12 ottobre «l’Unità» intitola a piena pagina: Il gallo Vakhonin campione olimpionico nel sollevamento pesi. All’URSS la prima medaglia d’oro...
... Riunito in permanenza, il praesidium s’accorda segretamente lunedì 12 ottobre sui modi dell’esonero e sulla successione.
Chruščëv dovrà apparire dimissionario per ragioni di salute. Le sue cariche sono scisse. Alla direzione del Pcus si decide che vada Leonid Brežnev, alla direzione del governo Aleksej Kossighin...
... «l’Unità», martedì 13 ottobre, a tutta pagina: In orbita da ieri mattina con la nave spaziale sovietica «Voskod». Pilota medico scienziato lavorano insieme nel cosmo...
... Quel martedì, Chruščëv è convocato a Mosca. Resiste. Sospettoso, sente che lo stanno tirando in trappola. Ma deve arrendersi. Viene a prenderlo un aereo militare. In serata è al praesidium, sa d’essere stato destituito, gli dicono d’andarsene pacificamente adducendo l’età attempata e il peggiorato stato di salute, rifiuta, gli avversari si fanno minacciosi, a notte inoltrata crolla e firma le dimissioni...
... «l’Unità», mercoledì 14 ottobre, a piena pagina: Conclusa con una sensazionale novità l’impresa spaziale a tre. Atterrati a bordo di una cosmonave...
... Al plenum del Comitato centrale riunitosi mercoledì in seduta straordinaria Suslov legge un rapporto-requisitoria-sentenza: le ragioni della destituzione, le proposte di svolta, Brežnev primo segretario del Pcus, Kossighin presidente del Consiglio dei ministri. Il Comitato centrale approva...
È riunito quel mercoledì anche il Comitato centrale del Pci. Berlinguer vi svolge un rapporto «sui problemi del movimento comunista internazionale». Dice fra l’altro: «Particolare apprezzamento credo che dobbiamo esprimere per la pubblicazione integrale del Promemoria di Yalta nella Pravda e negli organi di partito degli altri paesi socialisti. In questo è giusto vedere [...] un atto di amicizia verso il nostro partito e una nuova prova della sostanziale solidarietà e fraternità che ci unisce ai compagni sovietici»1...
La destituzione di Chruščëv è annunziata dalla «Tass» a mezzanotte di mercoledì 14 ottobre. Due righe secche. Della partita giocata nel chiuso del Cremlino, non è detto alle popolazioni dell’Urss, ai partiti comunisti «fratelli» e all’opinione pubblica mondiale altro che questo: «Nikita Chruščëv è stato esonerato dai suoi incarichi di primo segretario del Pcus e di presidente del Consiglio dei ministri. Primo segretario del Pcus è stato eletto Leonid Brežnev, presidente del Consiglio dei Ministri Aleksej Kossighin». Non una parola di più.
Colto di sorpresa, il gruppo dirigente del Pci ha una reazione risentita, ed è spia d’un disagio il pur misurato editoriale che Alicata scrive per «l’Unità» di domenica 18 ottobre: «Sarebbe importante se rapidamente i termini esatti e completi del dibattito che ha portato alle dimissioni del compagno Chruščëv fossero, dagli organismi dirigenti del Pcus, portati a conoscenza dell’opinione pubblica»2.
Più agro quella stessa domenica, in un comizio a Milano in piazza del Duomo, il segretario Longo: «Che cosa significano i mutamenti avvenuti al vertice del Partito e del governo sovietici? Prima di rispondere a questo quesito, dobbiamo dire che il modo come sono avvenuti questi mutamenti ci lascia preoccupati e critici. Questo modo indica che permangono ancora nella realtà sovietica quelle lentezze e resistenze a ritornare al rispetto delle norme leniniste, a ritornare a una larga libertà di espressione e di dibattito, denunciate nel memoriale del compagno Togliatti»3.
Da Mosca, nessun segnale. Invano il Pci aspetta per più d’una settimana notizie sui «termini esatti e completi del dibattito che ha portato alle dimissioni del compagno Chruščëv». Vuol dire, quel­l’esonero, anche il ripudio delle tesi essenziali del XX Congresso, la non inevitabilità della guerra, la competizione pacifica tra i due sistemi, l’autonomia di ogni singolo partito comunista, il superamento storico del concetto di Stato-guida e di partito-guida, le diverse vie di avanzata al socialismo? Silenzio. Longo decide allora di mandare in Urss una delegazione. Dirà Gian Carlo Pajetta: «Quando Chruščëv fu rimosso – si disse per ragioni di salute, ma ci si dimenticò persino di augurargli di ristabilirsi presto – dall’Italia partì una delegazione per dire ai sovietici che noi non avevamo capito, che non ci accontentavamo di quelle spiegazioni e che esprimevamo il nostro stupore perché ci si era dimenticati di fare un augurio e di esprimere un ringraziamento a un uomo che fino a quel momento aveva improntato della sua personalità un momento essenziale della politica e della storia dell’Unione Sovietica»4.
A guidare la delegazione è chiamato Enrico Berlinguer, ed è la prima volta. Gli altri sono Paolo Bufalini ed Emilio Sereni. Partono da Fiumicino alle 10.25 di martedì 27 ottobre. Enrico torna a Mosca dopo la missione con Ingrao a maggio e a distanza di quattro anni dalla volta che vi aveva abitato con Giuliano Pajetta per tre mesi, occupato a escogitare e discutere parole e formulazioni non reticenti per il documento preparatorio della Conferenza degli 81 partiti comunisti (ma cinesi e sovietici s’erano accordati allora sulla testa di chiunque altro, e ne era uscito un documento ambiguo, mai piaciuto agli italiani). Atterrano all’aeroporto di Sceremietevo a sera inoltrata, accolti da Andrej Kirilenko e Boris Ponomarëv. Potranno andare, per loro richiesta, all’«Oktiabraskaia», un albergo a facciata concava poco distante dalla vecchia Arbat Stari, la via degli antiquari. Venerdì 30 ottobre 1964, dopo un’attesa di due giorni, l’inizio dei colloqui al Cc del Pcus, sulle rive della Moscova.
Ci sono, per il Pcus, il severo Michail Suslov, della segreteria e del praesidium, l’abile Nikolaj Podgornyj, presidente del praesidium, e il tagliente Boris Ponomarëv, «il cane da guardia messo dal Cremlino a sorvegliare il grande gregge dei partiti comunisti non al potere»5. Aiuta Enrico, in queste situazioni, anche l’esperienza fatta da presidente della Federazione mondiale giovanile. È venuto per ascoltare; ma i sovietici preferiscono che siano gli italiani a parlare per primi facendo domande, e tocca a lui introdurre con l’illustrazione delle posizioni del Pci sulle questioni attuali, incluso il modo dell’allontanamento di Chruščëv, che nel partito italiano – spiega – ha sollevato «riserve, perplessità e interrogativi»6. Bufalini lo ricorderà «calmo, martellante, implacabile»7. Ai tre dirige...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione alla presente edizione di Walter Veltroni
  2. Prefazione di Eugenio Scalfari
  3. I. Da San Sebastiano a Salerno
  4. II. I Berlinguer
  5. III. La prima formazione
  6. IV. Funzionario
  7. V. Alla guida dei giovani
  8. VI. L’esperienza internazionale
  9. VII. La crisi, la lotta interna
  10. VIII. In parcheggio
  11. IX. L’ascesa
  12. X. Missione a Mosca (1)
  13. XI. La retrocessione
  14. XII. Missione in Vietnam
  15. XIII. Il Sessantotto
  16. XIV. Missione a Mosca (2)
  17. XV. Vicesegretario
  18. XVI. Missione a Mosca (3)
  19. XVII. Tre compagni. Gli amici
  20. XVIII. «il Manifesto»
  21. XIX. Bombe nere
  22. XX. Il rettore, il motociclista, Fanfani, Moro
  23. XXI. Segretario
  24. XXII. Il «compromesso storico»
  25. XXIII. 1974, la disfatta di Fanfani
  26. XXIV. 1975, l’anno del trionfo
  27. XXV. Missione a Mosca (4)
  28. XXVI. 1976, i due vincitori
  29. XXVII. Né al governo né all’opposizione
  30. XXVIII. Il Settantasette
  31. XXIX. Missione a Mosca (5)
  32. XXX. L’accerchiamento del Pci
  33. XXXI. L’affare Moro
  34. XXXII. Nel segno di Proudhon
  35. XXXIII. 1979, l’anno della sconfitta
  36. XXXIV. Afghanistan, l’inganno di Brežnev
  37. XXXV. Quel «buon giocatore di poker»
  38. XXXVI. L’affare Donat Cattin
  39. XXXVII. La questione morale (1)
  40. XXXVIII. L’affare D’Urso
  41. XXXIX. La questione morale (2)
  42. XL. Lo «strappo»
  43. XLI. Le donne, i giovani, l’ambiente, una diversa qualità della vita
  44. XLII. Ancora dieci mesi, poi la morte