Pensa scrivi vivi
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Pensa scrivi vivi

Il potere della scrittura terapeutica

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Il potere della scrittura terapeutica

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Informazioni sul libro

Un libro che ci toglie dalla quotidianità e dalle banalità, per immergerci negli sconfinati orizzonti della scrittura terapeutica. Le pagine di Sonia Scarpante non si possono leggere senza sentirsi incantati.Ti chiedo di non aver paura, e di scegliere – per questo viaggio sulle ali della scrittura terapeutica – una penna che sia in linea con il tuo modo di essere; a volte panciuta e robusta, altre volte smilza e morbida al tatto. Sceglila fra tante e sentila come l'alleata che a tratti consumerà le tue forze e a tratti ti renderà audace. Nella scrittura che guarisce scoprirai uno spazio fecondo e nuove curiosità del tuo essere, varcherai nuovi territori interiori, che non hai mai osato raggiungere. Insieme alla penna prepara un quaderno: sarà la tua parentesi di protezione, il tuo spazio di resa e di assoluta sincerità».È con questo invito iniziale che Sonia Scarpante prende per mano il suo lettore. Davvero la scrittura può diventare una terapia per il corpo e per l'anima? Che cos'è la scrittura terapeutica? Quali sono i suoi principali benefici? Può migliorare i nostri rapporti con gli altri?Firmato da una delle più accreditate counselor italiane, grazie alla sua ventennale esperienza, il saggio – ricco di testimonianze e di lettere raccolte sul campo – introduce alla scrittura come viaggio interiore. Un'efficace terapia per consapevolizzare blocchi, paure, ferite e restituirci più sereni alla vita.Prefazione di Eugenio Borgna.

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Informazioni

Anno
2022
ISBN
9791254710906
Prefazione
di Eugenio Borgna
Questo libro è un bellissimo colloquio con la interiorità di Sonia Scarpante, e con quella delle persone con cui lei si è incontrata, e si incontra, nel corso della sua vita. Un colloquio con le emozioni, che nella sua vita sono germogliate, e sono rivissute, con la grazia di una scrittura di una grande bellezza, e profondità. Le parole sono creature viventi, così le definiva un grande scrittore austriaco del secolo scorso, Hugo von Hofmannsthal, e quelle di Sonia Scarpante ne sono una splendida testimonianza, che affascina e commuove.
La storia della sua vita si svolge lungo il cammino, che dall’adolescenza la porta alla giovinezza, e da questa alla età adulta, con una sincerità e uno splendore indicibili. Le sue esperienze di vita scolastica sono struggenti, e si leggono con il cuore in gola. La delicatezza accompagna la descrizione dei suoi anni di liceo e di università, e di quelli che ne sono seguiti, e che rivivono nelle pagine di questo libro con vibrazioni e inquietudini del cuore nelle quali sono stato immerso.
La storia della esistenza di Sonia si intreccia mirabilmente a quella delle persone, che il destino le ha fatto incontrare: i suoi familiari, e i giovani e gli anziani, che con Sonia sono stati, e sono, in dialogo infinito. Alle sue riflessioni sul senso della vita, che sono nello sfondo di tutte le pagine del libro, di una bellezza e di una intelligenza del cuore luminosi, si accompagnano i testi e le confessioni delle persone che Sonia ha ascoltato, e che sono state aiutate nella cura delle ferite della loro anima. Le sue riflessioni, che ho letto commosso, e ammaliato, sono scialuppe, sulle quali ciascuno di noi è invitato a salire: salvandosi. I dialoghi, che lei ha con giovani, e non più giovani, non si possono riassumere nei loro sconfinati orizzonti di senso, ma hanno nondimeno radici comuni: quelle della grande importanza e della funzione risanatrice che ha la scrittura, sì, la scrittura terapeutica, alla quale Sonia ha dedicato la sua vita nella ricerca di una mèta e di una prospettiva di conoscenza di sé, e di una cura, che sembravano impossibili. Le pagine, e i libri, di Sonia hanno descritte le fondazioni terapeutiche della scrittura, e non si possono leggere senza sentirsi incantati.
La pagina scritta induce a guardare in noi stessi, nella nostra interiorità, scendendo negli abissi, dai quali vorremmo allontanare il nostro sguardo. Le parole di sant’Agostino ci ricordano che solo nella vita interiore dell’uomo abita la verità, e il libro di Sonia ne è una entusiasmante testimonianza. Solo leggendole, e rileggendole, è possibile cogliere fino in fondo le meraviglie di queste pagine, che ci immergono nella riscoperta di valori che oggi sono perduti, o almeno smarriti.
Nel contesto di queste mie parole, che sento così fragili, se confrontate con quelle di Sonia, ispirate dalla percezione del dolore e delle gioie, della tristezza e della tenerezza, ci sono oasi autobiografiche struggenti, come quelle che Sonia dedica con nostalgia e con tenerezza a persone, che non sono più in vita, e fra queste a padre Bartolomeo Sorge, mirabile testimone di una fede e di una speranza, che aiutavano a vivere anche nelle dolorose e oscure stagioni della vita, come sono state quelle che laceravano allora la Sicilia. Anche nel breve spazio di una prefazione non potrei non ricordare la sensibilità e la tenerezza, la grazia e la nostalgia, delle parole di Sonia che rievocano la vita di padre Sorge.
Un libro, vorrei dire questo ancora, che ci toglie dalla quotidianità e dalle banalità, e ci immerge negli sconfinati orizzonti della scrittura terapeutica, ricolmi di luce interiore, che ci aiutano a guardare al di là delle apparenze, e a cogliere le profondità e la originalità della vita. Leggiamo, e rileggiamo, questo libro, e manteniamone nel nostro cuore le indelebili tracce, che ci aiuteranno a non perdere la speranza contro ogni speranza, e accogliamo l’invito coraggioso e ardente di Sonia a rivivere il fascino della scrittura, come una sonda, che dischiuda attese perdute.
Non posso non dire ancora che un libro come questo, così è stato per me, si inizia, e non si può non continuarlo fino alla sua conclusione. I temi, di bruciante interesse umano, si intrecciano gli uni agli altri, e ci aiutano a intravedere la luce nelle notti oscure dell’anima, le parole di san Giovanni della Croce, quelle che noi stiamo vivendo. Sì, la scrittura è un medium che fa sprigionare dal cuore risorse smarrite, o perdute, ignorate, o dimenticate. Così noi viviamo, e così vorrei prendere commiato da un libro creativo e luminoso, come questo.
Cara amica, caro amico,
sono qui per proporti un viaggio, che ci porterà lontano, in terre poco conosciute, o forse semplicemente dimenticate. Se accetterai di cogliere la mia sfida, viaggeremo fianco a fianco condividendo un’esperienza. Ti invito a rivisitare la tua storia per scriverne una nuova.
Ti chiederai: «Perché mai ripercorrere la propria esistenza? Quali benefici potrei averne?».
La storia personale di ciascuno di noi è uno zaino pieno di cose belle e brutte mescolate insieme, il cui peso spesso rallenta il nostro cammino. È importante aprire talvolta lo zaino, per eliminare o mettere da parte le cose brutte che ci sono capitate, quelle di cui ci siamo vergognati, gli errori che abbiamo commesso, il male fatto e ricevuto. È tuttavia meraviglioso scoprire che in quel bagaglio ci sono anche cose buone: le nostre radici, la nostra essenza, la purezza dei primi passi, le nostre battaglie e le nostre vittorie, il fuoco sacro seppellito sotto la cenere della depressione, della rabbia, del rancore, della rassegnazione. È salutare riaccendere quel fuoco e bruciare ciò che non serve più, buttare le zavorre che bloccano la nostra crescita. Una volta più leggeri, saranno il desiderio e l’inquietudine a guidare i nostri passi, e una ritrovata fiducia in noi stessi ci farà avanzare. Non ritorneremo al passato per rimanerci, o sperando che abbia ancora qualcosa da darci. Come dice Konstantinos Kavafis nella sua breve lirica Itaca:
Non aspettarti che Itaca ti dia altre ricchezze.
Itaca ti ha già dato un bel viaggio;
senza Itaca, tu non saresti mai partito.
Essa ti ha già dato tutto, e null’altro può darti.
Abbiamo invece una mèta da raggiungere che attiene alla nostra interiorità più profonda.
Forse alcune volte ti sarà capitato di pensare: «Mi sento al capolinea, lontano dalla meta e senza più risorse per andare avanti».
Prendi carta e penna, e comincia a scrivere. Traccia la strada che ti condurrà alla mèta. Non sei solo. Proverò ad affiancarti con la mia esperienza, con il mio vissuto, anche doloroso, e viaggeremo insieme nella vita, seguendo la corrente del fiume che placidamente porta al mare.
Da dove salpare? Da cosa partire per iniziare a scrivere? Dal tuo nome, dal mio, che già rappresentano un segno tangibile di sostanza.
Come ti chiami? Da dove ha origine il tuo nome? Comincia da qui…
Hai mai provato a scrivere una lettera? Hai mai tentato di rivolgerti a quel “me stesso” in cui è possibile trovare alchimie feconde di conoscenza e spazi mirabili di virtù? Il nostro viaggio parte proprio da quell’”a me stesso”, perché in fondo tutti noi abbiamo bisogno, a volte, di riprendere in mano la nostra vita e di rivederla con un certo distacco, per provare a fare ordine e rimettere insieme i pezzi. È un “a me stesso” antico, ma mai trascurato da chi ha costruito la nostra storia: come Marco Aurelio, ad esempio, o il filosofo Schopenhauer che tanto hanno approfondito quell’”a me stesso” anche in virtù delle relazioni che hanno costruito con i loro simili.
È un “a me stesso” su cui è possibile lavorare, fecondo di doni importanti su cui fare affidamento per dare una svolta alla tua vita.
Dovrai solo calarti in te stesso, assecondando gli slanci dell’anima. Con fiducia e coraggio. E se a volte ti costerà fatica, non arrenderti, perché la fatica è il sale della terra, il cristallo magico che riaccende l’interiorità. La fatica sa sempre generare processi di crescita rendendo le relazioni appaganti.
Ti chiedo di non avere paura, di scegliere – per questo viaggio sulle ali della scrittura terapeutica – una penna che sia in linea con il tuo modo di essere; a volte panciuta e robusta, altre volte smilza e morbida al tatto. Sceglila fra tante e sentila come l’alleata che a tratti consumerà le tue forze e a tratti ti renderà audace. Conducila con brio senza chiederti dove ti guiderà e verso quali nuovi mondi ti farà approdare.
Nella scrittura che guarisce scoprirai uno spazio fecondo e nuove curiosità del tuo essere, scoprirai nuovi territori interiori, che non hai mai osato raggiungere, territori persino ancestrali.
Insieme alla penna prepara un quaderno: sarà la parentesi di protezione, il tuo spazio di resa e di assoluta sincerità; che quel piccolo o grande oggetto possa ripararti ed esserti di conforto. Non negarti a quelle pagine, sii te stesso, e sfoglia arditamente quello spazio bianco che cerca il tuo nome e la tua convinta adesione.
Di fronte al tuo quaderno, sii consapevole che da questo primo passo nascerà qualcosa di nuovo, forse una rinascita, forse una guarigione.
Da un preludio che sarà alimentato da infiniti interrogativi, pian piano ci inoltreremo lungo un cammino non facile, a tratti ripido come i sentieri di montagna, ma certamente rigeneratore.
1. A me stesso: ieri, oggi, nel mio futuro
Come ti vedi oggi, mio caro amico, mia cara amica? Come sei arrivato fin qui, costruendo la tua identità di uomo o di donna, fra cadute e risalite? Cosa ricordi di quando, in tenera età, tentavi di decifrare le prime emozioni e relazioni? Ossèrvati bambino: com’eri? Aperto alla vita e al suo moto vertiginoso, o già segnato da qualche episodio che ti ha spinto verso angoli bui? Dove sta rannicchiato il bimbo di allora? Cerca di incontrarlo oggi.
Prova a guardarti e a parlarti attraverso lo scorrere della scrittura. Non rinunciare a conoscerti nel profondo, anche se le tue prime righe non saranno facili, e si affaccerà la paura di scivolare su terreni insidiosi. La scrittura può dipanarsi con scioltezza, se tu lo vuoi, se lo desideri ardentemente. Sì, perché l’elemento fecondo, potente, in questo viaggio sulle ali della scrittura, è il desiderio, che ti fa intravedere la mèta, la rigenerazione di un senso della vita.
Ma per essere davvero creativo – cioè creatore di senso –, il desiderio va costantemente alimentato e rianimato. Allora la tua mano che impugna la penna esplorerà instancabilmente nuovi lidi, portando alla luce mondi inimmaginabili. Te lo racconto come amica e suggeritrice: io ho attraversato quegli stessi lidi, e la mia penna ha danzato sorretta e nutrita dalla forza del desiderio.
Scrivere aiuta a dare senso, a costruire nuove parti di noi, isole felici di operosità: la scrittura, infatti, se coltivata con pazienza, ci rende più intraprendenti, più avvezzi a rischiare per impreziosire la nostra interiorità.
Non avere paura di osare con la scrittura, anche se quell’”a me stesso” ti porterà lontano, se vedrai il foglio coprirsi di chiazze traslucide perché i tuoi occhi si riempiranno del sale della vita… Sì, le lacrime! Quante volte ci hanno detto che piangere è una debolezza? Caro amico, quella è solo superficialità, non buon senso: senza le nostre lacrime la vita non si rigenera, e...

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  1. Prefazione