Capitolo Secondo
I CONTENUTI TEORICI NELLE QUATTRO FASI DEL PROCESSO DI COUNSELING
Il processo di counseling, articolato nelle quattro fasi, domanda, accordo, programmazione e attività, viene sviluppato nei suoi contenuti specifici, mettendo in rilievo gli argomenti teorici in una sequenza che faciliti la loro applicazione nell’intervento; in seguito i quattro momenti saranno chiamati accoglienza, contratto, pianificazione, intervento.
Nella grande diffusione del counseling, pur secondo diversi approcci, si è incorsi spesso in un equivoco, quello di identificarlo con un incontro di conversazione, riducendolo così ad un semplice colloquio con l’utilizzo di strumenti di ascolto attivo; tutto questo può diventare molto riduttivo e risultare scarsamente efficace.
Il vero passaggio professionale consiste nella progettazione di un percorso adeguato alla domanda e agli obiettivi della persona espressi nella richiesta e, successivamente, chiariti e contrattualizzati, nello sguardo dei contenuti teorici precedentemente indicati che prendono forma nell’intervento relazionale.
Tabella 1. IL PROCESSO DI COUNSELING
Il processo di counseling avviene attraverso una serie di colloqui, condotti con una modalità empatica, organizzati in un setting di luogo e di tempo, con l’utilizzo di tecniche specifiche sia per la gestione della relazione sia per la decodifica della problematicità.
L’attivazione della persona porta a un cammino di conoscenza delle proprie dinamiche, in un confronto costruttivo e protettivo.
Nella gestione del colloquio è essenziale mettere in atto la comprensione empatica.
EMPATIA
L’empatia, che significa vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona, è la capacità di comprendere il mondo interiore dell’altro, in una condizione e in un atteggiamento di non giudizio.
La conoscenza intellettuale riguarda la comprensione dei fatti, di ciò che è accaduto e della sequenza degli eventi (contenuto del racconto = che cosa sta dicendo l’altro).
La comprensione empatica, invece, è focalizzata su come l’altro si sta raccontando, con attenzione alle sfumature emotive della narrazione che rivelano lo stato d’animo di chi sta parlando, nella comprensione profonda di ciò che la persona sta vivendo. Non è la registrazione della sequenza degli eventi. L’empatia è una delle capacità fondamentali del counselor. «La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare». La comunicazione empatica richiede l’accettazione positiva incondizionata e l’assenza del giudizio, la congruenza, la consapevolezza di sé per non confondersi o fondersi nell’altro.
Il focus è su ciò che l’altro sente, non su quello che fa: l’empatia si comunica con gli strumenti dell’ascolto attivo, tipici dell’approccio rogersiano, che facilita l’apertura dell’altro senza blocchi.
Questa è composta da un duplice processo: essere consapevoli delle sensazioni, dei bisogni e dei sentimenti che l’altra persona sente e vive ed essere in grado di comunicarli in modo adeguato.
Mettersi nei panni dell’altro – come dicono gli indiani, nei suoi mocassini – implica, da parte del counselor, l’attivazione di una comprensione non solo cognitiva, ma cinestetica ed emozionale del mondo esperienziale del cliente, rimanendo contemporaneamente consapevole dei propri e dei suoi confini.
Ogni singolo colloquio presuppone l’accoglienza, l’attenzione e l’ascolto della persona ed è articolato in una struttura propria costituita da un inizio, un accordo, un lavoro e una conclusione.
LA STRUTTURA DEL COLLOQUIO
Prerequisiti: accoglienza, attenzione, ascolto
Sequenza
— fase iniziale,
— fase intermedia (intervento),
— fase finale (chiusura);
Focus su:
— counselor,
— problema,
— cliente.
L’ACCOGLIENZA
L’accoglienza, l’attenzione e l’ascolto che vengono spesso chiamate “le 3 A” sono gli ingredienti indispensabili, fin dal primo momento, dell’incontro con il cliente. L’accoglienza, nella sua accezione esteriore, è un luogo rassicurante, gradevole, riservato, e uno spazio interiore per poter accogliere l’altro, lasciando fuori tutti gli elementi personali disturbanti.
Nella comunicazione efficace è necessario prestare attenzione all’altro, osservandolo e percependolo nel suo manifestarsi, evitando distrazioni, esterne (rumori, telefono…) ed interne (sentimenti, pensieri fuorvianti…), riportandosi su di lui ogni volta che si capisce di perdere il contatto profondo con ciò che questi sta vivendo e manifestando. L’ascolto non richiede solo il silenzio, anche questo esteriore e interiore, ma necessita di un apprendimento.
L’accoglienza richiede soprattutto di non prendere l’iniziativa, di fare il vuoto, per dare spazio all’altro e creare un clima di fiducia e di libertà che offra sicurezza, insieme alla preparazione di un luogo adatto e riservato per l’incontro.
Si tratta di accompagnare la persona, senza nessun tipo di forzatura, nel rispetto dell’alterità. Le domande non devono essere inquisitorie, ma facilitanti, perché il colloquio non si trasformi in un interrogatorio. Sono richieste la capacità di sospendere il giudizio, le opinioni personali, i propri valori e quella di non affrettare soluzioni premature, lasciando spazio all’altro con i suoi tempi e il suo ritmo.
Si descrivono di seguito i tre principali approcci di riferimento per il counseling: rogersiano, berniano, integrativo.
Tabella 2. LIVELLI DELL’ASCOLTO
1. L’approccio rogersiano
Lo strumento per comunicare la comprensione empatica è costituito dall’ascolto attivo, elaborato nell’approccio di Rogers.
Questo prevede un comportamento proattivo nei confronti di ciò che l’altro sta comunicando; ciò non significa solo stare in silenzio, ma voler capire l’altro e facilitarlo nell’esplorazione di se stesso. Le tecniche dell’ascolto attivo sono la capacità di porre interesse in ciò che la persona vive e di restituirle i contenuti, usando riformulazioni, e i sentimenti, riflettendoli, in modo che questa si senta capita profondamente e realmente e possa esplorare il disagio che vive, nella ricerca di un’altra possibile opzione.
Sono utili le domande aperte, esplorative, le parafrasi, cioè riformulazioni puntuali di ciò che si è compreso, l’esplicitazione di incongruenze, il riflesso del sentimento espresso o intuito dal vissuto; inoltre sono maggiormente valide le frasi affermative al posto delle interrogazioni.
Il colloquio può svilupparsi con focus e metodologie differenti, come evidenziato nella tabella seguente:
Tabella 3. TECNICHE DEL COLLOQUIO ROGERSIANO
FASI | FOCUS |
counselor → FACILITARE cliente → ESPLORARE | COUNSELOR interrogazione domande mirate | PROBLEMA rassicurazione domande di esplorazione | PERSONA silenzio riformulazione |
counselor → VALUTARE cliente → COMP... |