I servizi segreti di Venezia
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I servizi segreti di Venezia

Organizzazione dei servizi d'informazione nel Rinascimento

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I servizi segreti di Venezia

Organizzazione dei servizi d'informazione nel Rinascimento

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Secondo l'opinione comune, l'intelligence e lo spionaggio sistematizzati sono fenomeni "moderni". "I servizi segreti di Venezia" ribalta questa ortodossia accademica, raccontando la storia della prima organizzazione di intelligence di Stato organizzata al mondo e creata nella Venezia rinascimentale. Sotto la guida del famigerato Consiglio dei Dieci, il servizio veneziano era organizzato come un'istituzione del settore pubblico che operava con notevole complessità, svolgendo delicate funzioni di spionaggio, che includevano diverse operazioni segrete, di crittografia, steganografia, crittoanalisi e persino lo sviluppo di sostanze letali come il veleno. Il libro descrive in dettaglio i sistematici tentativi di Venezia di organizzare e gestire un servizio di intelligence centrale composto da innumerevoli funzionari statali, informatori ufficiali e spie dilettanti, che condussero operazioni furtive in Europa, Anatolia e Nord Africa. L'autrice racconta, in maniera inedita e affascinante, alcune delle misure messe in atto dalle autorità veneziane nel loro costante sforzo per mantenere la sicurezza dello Stato, tra le quali rientrano anche torture, omicidi e guerre chimiche. "I servizi segreti di Venezia" non solo rivela una miriade di segreti e i loro custodi, tra cui il leggendario dipartimento di crittografia professionale di Venezia, ma esplora anche i processi sociali e gestionali che hanno consentito la loro esistenza e fornito le basi per una straordinaria organizzazione di intelligence.

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Informazioni

Anno
2022
ISBN
9788861029354

CAPITOLO I

VENEZIA E I SERVIZI SEGRETI VENEZIANI NEL PANORAMA EUROPEO

È solo questione di fortuna dove e quando si nasce. Quella che una volta era Babilonia è ora Bagdad1.
A differenza della maggior parte degli Stati europei d’inizio dell’era moderna, Venezia era una metropoli immersa nell’acqua e circondata e protetta da una laguna. Eppure, fin dal XIII secolo, Venezia aveva iniziato ormai a estendere il proprio territorio, sia nell’entroterra, sulla terraferma italiana, e, da un punto di vista più strategico per le sue attività commerciali, oltremare, nell’Adriatico e nei mari mediterranei2. L’espansione di Venezia nel Mediterraneo, in particolare, fece seguito alla quarta crociata (1204), culminata nel sacco di Costantinopoli e la distribuzione dei territori bizantini ai partecipanti alla crociata. Per Venezia, ciò segnò l’inizio di “un processo di effettive acquisizioni territoriali nel Mediterraneo orientale” che condusse allo sviluppo e al consolidamento dell’“Impero veneziano”3. Nel corso di questo processo, Venezia aggiunse ai suoi domini una serie di territori situati su rotte strategiche, ai crocevia delle arterie commerciali tra Oriente e Occidente.
Questo processo di annessioni ebbe inizio con l’acquisizione di Corone (1207–1500) e Modone (1207–1500), “i due occhi della Repubblica” nella Morea greca4. Gradualmente, Venezia s’impadronì di Negroponte (nome utilizzato sia per la città di Calcide e dell’isola di Eubea, di cui è la capitale) (1209–1470), delle isole di Creta (1211–1669), Corfù (1386–1797), Zante (1485–1797) e Cefalonia (1500–1797), delle città di Nauplia (1388–1540) e Malvasia (odierna Monemvasia) (1462–1540) nel Peloponneso, e dell’isola di Cipro (1489–1571) nel Mediterraneo5. Nel mar Adriatico, Venezia si assicurò importanti roccheforti tra cui Durazzo (odierna Durrës) (1392– 1501), Zara (odierna Zadar) (1409–1797) e Spalato (Split) (1420– 1797)6. Da questo punto di vista, Venezia creò un impero marittimo composto da alcune colonie che avevano un’inimitabile importanza economica, come le isole del Levante, e alcune altre che, pur non offrendo vantaggi economici o militari, servivano da vitali “stazioni per la trasmissione di informazioni”, dove si potevano sorvegliare i movimenti di navi e gli sviluppi politici nei territori vicini7.
Come parte di questo intenso processo di annessioni, a metà del XVI secolo, la Repubblica di Venezia era già riuscita ad acquisire vaste parti dell’Italia settentrionale e della penisola balcanica, oltre a parecchie isole del Levante. Questa supremazia territoriale le permise di assumere l’egemonia commerciale sulle più strategiche rotte mercantili del Mediterraneo e d’Europa, dominando il commercio di articoli di lusso come la seta e le spezie provenienti dall’India e dall’Egitto e controllandone la distribuzione al resto d’Europa8. Inevitabilmente, il commercio divenne la linfa vitale di Venezia e la graduale sovranità commerciale cominciò a dipendere dall’efficace amministrazione sia sui commerci su lunghe distanze sia sui suoi possedimenti d’oltremare9. Di conseguenza, “il possesso dello splendido Oriente”, come scrisse una volta il grande poeta romantico William Wordsworth10, diventò un fatto sia commerciale sia politico, e la supremazia mercantile e territoriale iniziò a intrecciarsi a poco a poco con l’espansione dell’Impero veneziano.
Gli imperi, però, come la storia ha ripetutamente mostrato, sono inesorabilmente destinati a sorgere e a cadere, e Venezia non fu immune da un naturale declino. La sua prima grande perdita territoriale le capitò con la caduta di Negroponte durante la prima guerra tra ottomani e Venezia (1463–79). Più in dettaglio, nell’estate del 1470, le forze del sultano Maometto II riuscirono a metter fine al governo di Venezia sulla città di Negroponte, segnando l’inizio di una serie di perdite territoriali a favore dell’eterno nemico di Venezia, l’Impero ottomano. In seguito, durante la seconda guerra tra ottomani e Venezia (1499–1503), i veneziani cedettero parecchi dei loro possedimenti nel mar Egeo e nel Peloponneso, con il culmine raggiunto con la caduta di Modone e Corone nel 150011.
Le iniziali perdite territoriali di Venezia furono compensate dall’acquisizione di importanti avamposti nel mar Ionio, in particolare le isole di Zante e Cefalonia, che erano le porte d’ingresso al Mediterraneo provenendo dall’Adriatico e che, negli anni Quaranta del XVI secolo, svolsero un ruolo centrale nel lucroso commercio dell’uva passa12. Nel 1509 una grande alleanza antiveneziana formata dal papa, dal re di Francia, dal sacro romano imperatore, dal duca di Savoia e da parecchi altri governanti europei scosse dalle fondamenta l’Impero veneziano ed ebbe notevoli ripercussioni sul controllo di Venezia sui commerci con il Levante13. Una delle pagine più buie della storia coloniale di Venezia, tuttavia, fu scritta nel 1571, quando la marina veneziana assediata, nonostante il sostegno militare di altre potenze occidentali e la fatidica vittoria nella battaglia di Lepanto, cedette sotto le spinte militari degli Ottomani e perse Cipro, il gioiello tra i possedimenti veneziani nel Mediterraneo14. Come hanno sostenuto parecchi storici, la caduta di Cipro nelle mani degli ottomani provocò grandi trasformazioni strutturali, sia a Venezia sia nel Mediterraneo, segnando il declino dell’influenza economica e politica della Repubblica nel continente europeo15. In questo capitolo si esamina il panorama politico-economico e socioculturale in cui i servizi segreti di Venezia evolsero e si svilupparono nel XVI secolo. Fornisce inoltre una panoramica generale delle attività spionistiche svolte da alcuni dei protagonisti, politici ed economici, nell’Europa d’inizio dell’era moderna, tra cui le maggiori città–Stato italiane come Milano, Firenze, Genova e Roma, e la Spagna, l’Inghilterra, la Francia e l’Impero ottomano. Il capitolo analizza la graduale comparsa di servizi d’informazione sistematizzati nell’Europa del XVI secolo, una comparsa favorita da eventi politici, economici, sociali e religiosi epocali. Da questa analisi storica, l’apparato spionistico statale di Venezia appare come un’organizzazione dotata di amministrazione centrale, che definisce lo scenario in cui esaminarlo da varie angolazioni nei prossimi capitoli.

Il panorama politico-economico della Venezia rinascimentale

Per un impero marittimo costruito sulle transazioni commerciali, il commercio costituiva un fattore essenziale per la sicurezza interna ed esterna della Venezia rinascimentale. Per questo motivo, la protezione del Mediterraneo orientale e dell’Adriatico era di fondamentale importanza per le autorità veneziane. Questa era una delle ragioni per cui, lungo tutto il XVI secolo, la Repubblica di Venezia concentrò le sue attività mercantili marittime in quella parte del continente europeo. Di conseguenza, le coste dell’Europa occidentale svolsero un ruolo di secondo piano rispetto alla costa orientale del Levante16. Per allora, mentre i portoghesi avevano stabilito una rotta marittima diretta per l’Asia, trasformando, quindi, il panorama del commercio eurasiatico17, inglesi, francesi e ottomani si ritrovarono a competere per un’espansione territoriale e, più in generale, un dominio commerciale. Nello stesso tempo, le guerre di religione per il predominio cattolico o protestante amplificarono questo ambiente internazionale altamente competitivo18. Benché Venezia riuscisse a mantenere per un po’ il controllo, l’ansia per i potenziali rischi di perdere il titolo di intermediario tra Levante, Asia ed Europa spinse il governo veneziano a procedere a una profonda ristrutturazione di due realtà tra loro collegate: la sua politica estera e, per estensione, la sua economia.
Il periodo tra gli anni Settanta del XV secolo e gli anni Settanta del XVI è stato caratterizzato come un “secolo di ferro”, per l’eccessiva dipendenza di Venezia dall’azione militare per la difesa delle sue colonie nello Stato da Mar19. La graduale riduzione dei domini marittimi della Repubblica favorì nella sua politica estera un atteggiamento più difensivo, come fu addirittura notato dagli osservatori contemporanei della politica veneziana20. Questa linea difensiva comportò la necessità di una continua protezione e, molto spesso, azione militare, che ebbe ripercussioni politiche, rispettivamente, sulla condotta diplomatica e sulle finanze pubbliche della Repubblica21. Di particolare importanza fu una serie di iniziative per rafforzare il pattugliamento navale nel Mediterraneo orientale e per rifortificare i possedimenti veneziani nel Levante, soprattutto dopo che Venezia aveva subito ulteriori perdite territoriali durante la terza guerra con gli ottomani (1537–1540)22. Le roccheforti veneziane di Corfù, Creta e Cipro, in particolare, fungevano da basi per le galee veneziane sotto la direzione del Capitano Generale da Mar, il comandante in capo della flotta veneziana23. Decisa anche a sorvegliare “il Golfo”, come il mare Adriatico era noto tra i veneziani, Venezia svolgeva improvvisati controlli su navi armate straniere che lo attraversavano. Nel 1562, per esempio, un comandante veneziano sequestrò una galeotta armata proveniente da Ragusa (l’odierna Dubrovnik), importante rivale commerciale di Venezia, avvertendo le autorità ragusane che, se avessero insistito nei loro ostinati tentativi di armare altre navi, sarebbe stato obbligato a distruggerle24. Analogamente, durante la guerra di Cipro, i veneziani arrestarono l’equipaggio di una nave che trasportava armi spedite per conto di mercanti greci a Corone, che all’epoca era sotto controllo ottomano. Il motivo dell’arresto era quello di interrogare l’equipaggio e il capitano sul loro carico e la missione25. Il ruolo di sorveglianza dei veneziani nell’Adriatico era anche accettato dagli ottomani, i quali lo vedevano come parte del più ampio sistema di diritti e doveri reciproci che era alla base del tipico rapporto politico-economico tra i due imperi26.
L’uso della parola “politico-economico” qui non è casuale, visto che i veneziani non riuscivano a vedere una chiara distinzione tra politica e commercio, in quanto gli affari politici potevano influenzare gli affari e i mezzi di sostentamento di ognuno, e le attività commerciali potevano avere ripercussioni politiche e, per estensione, implicazioni diplomatiche. Questa è una delle ragioni per cui, come si vedrà sempre meglio in tutto questo libro, i veneziani diventarono abili avversari degli ottomani, puntando a soddisfarli e a rabbonirli fornendo loro informazioni sugli affari europei e offrendo loro una lunga serie di ricchi doni, soprattutto durante il XVI secolo così tempestoso dal punto di vista politico27. Garantire che il sultano non imponesse restrizioni commerciali di ostacolo a Venezia fu uno dei maggiori obiettivi politico-economici del governo veneziano. È per questo motivo che Diego Hurtado de Mendoza, ambasciatore spagnolo a Venezia tra il 1539 e il 1546, si lamentò che i veneziani preferissero salvaguardare i loro interessi economici nel Levante che non sfidare gli ottomani in quella regione28. Come riferì esplicitamente in una missiva a Carlo V, “di tutte le potenze mondiali, i veneziani temevano solo Carlo e i turchi, rispettavano solo Carlo, e maledicevano chiunque altro”29. Infatti, mentre l’Impero ottomano costituiva una continua minaccia per i possedimenti levantini dello Stato veneziano, era allo stesso tempo uno dei principali partner commerciali di Venezia, assorbendo grandi quantità della seta e della lana veneziane, e, più in generale, garantendo l’occupazione di decine di migliaia di artigiani che facevano parte delle industrie veneziane, soprattutto nella seconda metà del XVI secolo30.
Il rapporto d’interdipendenza che Venezia aveva sviluppato con l’Impero ottomano comportava che i veneziani fossero tra i primi a ricevere notizie che raggiungevano il Mediterraneo da est, con disappunto degli spagnoli, che non vedevano di buon occhio il rapporto speciale esistente tra gli imperi veneziano e ottomano31. Attraversando i possedimenti della Dominante nei mari Egeo e Ionio, che servivano “da osservatori e ripetitori per la trasmissione di notizie marittime”, e anche tramite le roccheforti veneziane nei Balcani e nell’Adriatico, le informazioni arrivavano a Venezia prima che raggiungessero altre parti del continente europeo32. Di conseguenza,Venezia diventò il terreno centrale di incontri tra emissari stranieri affamati di notizie33. Il turbine sociale e diplomatico derivante dalla frenesia di venire a conoscenza dei quotidiani aggiornamenti che raggiungevano la laguna trasformò Venezia in un vorticoso centro di informazioni dove le notizie diventarono una merce acquistabile come la seta e le spezie34.

Venezia come centro d’informazioni nell’Europa d’inizio dell’era moderna

Il XV secolo assistette alla rivoluzione della stampa e dell’editoria35. Rapidamente, l’Europa rinascimentale fu pervasa da un’ossessione per le notizie provenienti da ogni angolo del globo e alimentò un’avida curiosità per eventi epocali, come l’imminente avanzata ottomana verso i territori europei, le spedizioni navali verso il Nuovo Mondo, gli sviluppi della Riforma e della Controriforma e i prezzi delle spezie e tutti gli altri progressi legati alla rapida evoluzione delle economie d’inizio dell’era moderna36. La posizione geograficamente strategica di Venezia a metà strada tra il Levante ottomano e la Spagna asburgica la situava al crocevia di reti di informazioni e, di conseguenza, all’avanguar...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. Ringraziamenti
  3. Introduzione
  4. 1. Venezia e i servizi segreti veneziani nel panorama europeo
  5. 2. Segretezza di Stato
  6. 3. L’organizzazione dei servizi nella Venezia rinascimentale
  7. 4. Il reparto di crittologia di Venezia
  8. 5. Gli agenti segreti di Venezia
  9. 6. Misure straordinarie
  10. Epilogo
  11. Bibliografia
  12. Note