Elisabetta II
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Elisabetta II

La regina

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La regina

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Rispettata, e spesso adulata, Elisabetta II regna attraverso il tempo. È la sovrana più conosciuta al mondo, tuttavia molto di lei rimane ancora segreto e poco noto. Dal 1952 non ha smesso di stupire i contemporanei, adeguandosi al proprio tempo, pur rimanendo sempre la stessa, per preservare la monarchia di cui è erede e garante. La sua figura incarna un universo che sarebbe inimmaginabile senza di lei, senza i suoi immancabili cappelli, il suo sorriso rigoroso e il suo modo discreto di battere il piede destro quando, durante una parata, la banda sfila davanti ai suoi occhi. All'età di novantasei anni, sebbene nessuno avesse mai previsto la sua ascesa al trono, Elisabetta II è ancora alla guida del regno più longevo della monarchia britannica. Avvalendosi delle migliori fonti in materia, Jean des Cars ci proietta nella vita di Elisabetta II, dalla sua infanzia all'ascesa al trono, passando per tutti gli episodi piccoli e grandi che hanno segnato la sua vita: la Seconda guerra mondiale, la perdita del padre, i gossip sul marito, la vita dissoluta della sorella, i problemi coniugali dei figli, la relazione con lo zio "maledetto", senza dimenticare la passione per i suoi corgi e i suoi cavalli.

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Informazioni

Anno
2022
ISBN
9788861029415

XIV

GOD SAVE THE QUEEN

Poco dopo l’annuncio del decesso della regina madre, che era la nonna preferita dei britannici, sua figlia, dimenticando la rigidità del protocollo, si era rivolta alla popolazione in un breve messaggio televisivo, registrato a Windsor, alla vigilia dei funerali. La regina aveva detto di «essere molto commossa dall’ondata di affetto» come reazione alla triste notizia, ricordando che la defunta «aveva un amore per la vita contagioso che le era rimasto fino alla fine». L’editorialista del The Observer considera che «la regina madre rappresenta un mondo, un ordine costituzionale e una cultura in via d’estinzione. La famiglia reale che ha costruito ha bisogno di un nuovo periodo di creatività e vuole continuare ad assumere un ruolo chiave nella vita nazionale». La vedova di Giorgio VI, con la sua forza e il suo simbolo, era una risorsa eccezionale e la sintesi indimenticabile dei valori dei Windsor.
Elisabetta II, per una volta con un accenno personale, confessa: «Ho attinto molto conforto da questi segni di gentilezza e di rispetto.» Malgrado il suo dolore, l’emozione popolare offre alla regina un risveglio di speranza. E se più di 200.000 persone hanno fatto la coda per ore, nel freddo e nell’umidità, per sfilare davanti al feretro della madre a Westminster Hall prima della cerimonia religiosa, era soltanto una prova di affetto per questa donna allegra e coraggiosa? Non era forse anche il segno di un’opinione pubblica ancora favorevole alla monarchia? I divorzi, i conflitti coniugali, le turpitudini private diventate scandali pubblici, avevano gravemente offuscato il prestigio dei reali. Un sondaggio prevedeva, dopo la scomparsa di Queen Mum, che un terzo dei britannici pensassero che il regno non sarebbe sopravvissuto a Elisabetta II. Con lei, l’opinione pubblica sotterrava dieci secoli di storia. Ma dopo i funerali della regina madre che erano stati grandiosi, il pessimismo si era sciolto di fronte all’immenso fervore popolare: meno del 12 percento della popolazione considera probabile la fine della monarchia. Che sollievo! Questo slancio inatteso di popolarità avvantaggia Elisabetta II, perché lei è l’ultimo testimone di una storia cominciata in un altro secolo e che le prove hanno reso più umana, in un’illusione di vicinanza grazie alla televisione, un potente strumento mediatico per una volta positivo. Sua Maestà ha aperto il suo cuore. Il popolo non può dubitare del dolore della sovrana e questo dolore è condiviso.

Il giubileo del 2012: pioggia di omaggi alla regina in trionfo

Il 4 aprile, una sfilata sul Mall dà il segnale dell’inizio dei festeggiamenti che celebrano 50 anni di regno. La giovane generazione Windsor e i parenti sono all’appuntamento con i principi William e Harry e Peter Phillips, il figlio della principessa Anna (la quale non aveva mai voluto un titolo per il marito e i figli). La regina è sorridente, anche davanti alla rumorosa, ma rispettosa parata di motociclette degli Hells Angels. Rimpiange forse le meravigliose melodie dei Beatles? Senza dubbio ci pensa poiché, su iniziativa sua e di Carlo, il weekend dal 1° al 3 giugno, il parco di Buckingham Palace ospiterà un gigantesco concerto rock che riunisce 14.000 sudditi di sua maestà, estratti a sorte e venuti da ogni regione del Regno Unito. Uno splendido programma, una scommessa sicura: la cantante di origine gallese Shirley Bassey, che Elisabetta aveva nobilitato proclamandola dame, canta con una voce ammaliante che sembra uscire dalla colonna sonora di un film di James Bond (ne ha interpretati tre, tra cui il leggendario Goldfinger); Tom Jones e la sua potenza vocale intatta; Paul McCartney, a cui il titolo di sir permette di scherzare un attimo con la regina divertita (non ha mai posato la borsetta a terra né l’ha spostata sull'altro braccio, che sono messaggi in codice per indicare che il colloquio è terminato ed è il momento di andarsene); l’indimenticabile timbro vocale di Annie Lennox e di Cliff Richard. Per la prima volta nella storia di Buckingham Palace, il prato dietro il palazzo si trasforma in un sorprendente appuntamento di musica pop. Il principe Carlo ha accolto sua madre secondo il protocollo chiamandola «Ma’am». Finirà il suo intervento con un affettuoso e familiare mummy, che sorprenderà e scioccherà qualche tradizionalista. Si è ulteriormente stupiti quando Elizabteh II accetta con entusiasmo di salire per un attimo sul podio. E i fuochi d’artificio, di circa tre quarti d’ora, accesi dalla regina e dal duca di Edimburgo, rimarranno impressi nel ricordo.
Il 4 giugno, la coppia reale va alla cattedrale di St. Paul per una messa di ringraziamento. È sulla carrozza della consacrazione e dell’incoronazione, sempre così sontuosa, ma forse meno comoda che nel 1952, che la regina e Filippo sono acclamati. L'apparizione della famiglia sul balcone, alla luce di un sole glorioso, ha la valenza di un’apoteosi: la BBC calcola che la folla davanti a Buckingham Palace raggiunga un milione di persone. La stampa è ammirata. I titoli del giorno dopo parlano di una «seconda consacrazione». Il 17 giugno, in un’altra fase della consacrazione, la regina invita le coppie dei monarchi europei alla cerimonia annuale dei cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera, un’istituzione nata 654 anni prima, una sfilata di cilindri, toghe, collari e pennacchi nella cappella di St. George. Un favoloso salto nella storia, uno spettacolo unico, una volta l’anno, prima di una cena offerta agli ospiti reali. Facendo il bilancio del suo regno, la regina si permette di dire: «Penso che possiamo guardare con una certa fierezza alle imprese di questi ultimi cinquant’anni.» A questa data, la regina presenta un bilancio personale impressionante nell’esercizio della sua funzione. Si possono citare alcune cifre: molte centinaia di viaggi ufficiali, 3 milioni di lettere inviate, 380.630 distinzioni e decorazioni conferite, senza dimenticare un lavoro molto scrupoloso e evidentemente segreto con i suoi Primi Ministri; il laburista Tony Blair, undicesimo capo di governo dal 1952, è al suo secondo mandato. È nato l’anno dell’incoronazione di Elisabetta II... Dopo tante crisi devastanti per l’immagine della monarchia, la regina ha legato nuovamente con l’opinione pubblica. Finalmente!

Harry, il principe festaiolo, compromette la riconquista reale

É una bomba che dapprima fa tremare i muri di Buckingham Palace, ma anche quelli del Parlamento e del 10 di Downing Street, per poi scatenare un terremoto politico-dinastico. Il 14 gennaio 2005, il Sun, fiore all’occhiello della stampa britannica popolare, fa uscire un vero e proprio scoop in prima pagina. È il quotidiano più letto, sia per lo sport che per la politica e gli scandali di ogni genere. Questo quotidiano ha osato paragonare Margaret Thatcher a Churchill, ma ha sostenuto Tony Blair. In poche parole, è meglio avere il sostegno che essere nel mirino del Sun, testata di punta del gruppo Murdoch, creatore mediatico dei «re» e delle «regine» in ogni campo, avversario impietoso e senza sfumature di qualsiasi sbandata. Quella mattina, il secondo figlio di Carlo e Diana è sulle prime pagine con un titolo devastante: «Harry il nazista!». A destra della pagina, in effetti, Harry, con un bicchiere e una sigaretta in mano, indossa una camicia kaki dell’uniforme tedesca dell’Afrika Korps. Era già di per sé di pessimo gusto per una serata di compleanno il cui tema era «Africani e colonialisti». Ma c’è di peggio: al braccio sinistro, Harry indossa una fascia con la croce uncinata, la svastica! Che l’uniforme sia approssimativa è quasi trascurabile, ma che la croce uncinata, nera su fondo rosso, sia precisa e ben visibile è inammissibile e insopportabile. S’immagina lo stupore della nonna reale, della famiglia Windsor i cui membri sono stati uccisi dal nemico, la collera degli ex-combattenti, degli ambienti militari. L’eroismo e il sacrificio di quanti hanno resistito a Hitler sono insozzati da un principe di 21 anni, terzo in linea di successione al trono, dopo Carlo e William. Sorprende che questa serata in maschera abbia inteso celebrare il compleanno di uno sportivo con tanto di medaglia olimpica. Piovono le reazioni di collera, sia da un ex-ministro laburista della Difesa che dal ministro israeliano della Difesa, Silvan Shalom, che giudicano che il principe Harry non sia affidabile. Un eufemismo. Il cattivo gusto di questo travestimento è aggravato da altre rivelazioni: il principe aveva bevuto, fumato, magari non solo tabacco. Presenta le sue scuse. Alcuni prendono le sue difese, ricordando che per tutta la sera Harry si era comportato bene. Lo avevano forse drogato? È comunque un ragazzo traumatizzato dalla morte della madre. Alcune voci sollecitano un’indulgenza difficilmente accettabile, ma il male è fatto. Il peggio è che l’affaire scoppia nel periodo del 60° anniversario della liberazione di Auschwitz e che la regina presiede a Londra una cerimonia alla memoria delle vittime e in presenza dei rari sopravvissuti. Non è la prima volta che Harry è preso d’assalto dai media. Come suo fratello William, ma tre anni dopo di lui, nel 1998, era entrato a Eton. I due figli di Diana si erano dunque ritrovati insieme per due anni. Harry è molto meno ambizioso del fratello negli studi, ma eccelle in tutti gli sport, particolarmente nel wall game, un misto estremamente brutale di calcio, rubgy e lotta greco-romana – una specialità di Eton. William invece si accontenta di essere un campione di nuoto e di pallanuoto, ma è un cavaliere meno provetto di Harry, che eccelle anche nell’equitazione. Harry è il minore e, da sempre, i cadetti Windsor hanno più problemi dei primogeniti, il cui destino è già tracciato. Ma non è la sorte di tutti i cadetti delle famiglie regnanti? Harry comincerà a distinguersi facendo la corte alle ragazze e bevendo regolarmente quantità eccesive di alcool; i paparazzi sono alle sono stelle quando possono scattare fotografie poco lusinghiere all’uscita dei night-club, dopo robuste bevute. Il proprietario del pub più vicino a Highgrove teme gli accesi di ira, gli sfoghi verbali e gli insulti quando Harry è ubriaco. Carlo, in quanto padre generoso, aveva fatto sistemare, nel seminterrato di Highgrove, il Club H per i suoi figli e i loro amici con un bar, dei juke-boxe, dei videogame, una pista da ballo e un’ottima sonorizzazione. Il giorno in cui Carlo non fu affatto contento fu quando scoprì che Harry trasformava il Club H in una «fumeria» di marijuana. La sua reazione fu immediata: portò il figlio a trascorrere una giornata in una clinica di disintossicazione per tossicodipendenti. Harry non lo era, ma suo padre temeva che lo potesse diventare. Era già successo in famiglia: lo zio più giovane di sua madre, il duca di Kent (morto nel 1942) era stato a lungo schiavo della droga e si era poi dovuto disintossicare. Questa visita alla clinica aveva molto turbato Harry. Purtroppo, l’operato dei media fu disastroso, perché prima di «Harry il nazista», il giovane principe era apparso sulle prime pagine di News of the World con questo titolo: «La vergogna di Harry il drogato». L’affaire del travestimento nazista fu malvisto in ogni senso: in quell’anno 2005, dopo aver concluso gli studi a Eton nel 2003, terminava il secondo anno sabbatico prima di entrare a Sandhurst. È d’uso, all’uscita da Eton, che ogni studente prenda un anno sabbatico (a gap year). Suo fratello William l’aveva utilizzato nel 2000: sei settimane di allenamento di sopravvivenza nella giungla del Belize, ex-Honduras britannico, con le Welsh Guard, due mesi in un’isola dell’Oceano Indiano per un programma di osservazione della fauna e della flora acquatica, dieci settimane in Patagonia secondo un accordo di cooperazione anglo-cilena, poi quattro mesi a studiare i rinoceronti in Kenya.
Per Harry è più complicato: troppo giovane per andare a Sandhurst, aveva diritto a due anni sabbatici, il che aveva provocato purtroppo questo titolo sui giornali popolari: «Due anni a non fare niente!». Certo, aveva trascorso alcuni mesi in Africa, nel Lesotho, a occuparsi di bambini ammalati di AIDS, alcuni mesi in Australia ad allenare degli adolescenti nel rugby e nel calcio. In tutte queste attività aveva manifestato un’empatia e un calore umano che ricordavano le migliori qualità della madre. In seguito prima di entrare nella scuola militare più prestigiosa del Regno Unito, si può dire che lo scandalo di «Harry il nazista» era stato inammissibile e inopportuno. In effetti, nella primavera seguente, il principe Carlo avrebbe infine regolarizzato la sua situazione con Camilla.

Carlo e Camilla si sposano trentaquattro anni dopo il loro colpo di fulmine

Nel 1666, l’anno in cui un colossale incendio aveva distrutto i quattro quinti di Londra, il memorialista Samuel Pepys scriveva a proposito della fortezza di Windsor: «È il castello più romantico del mondo». Forse è la ragione per cui, otto anni dopo la morte di Diana, il principe Carlo lo ha scelto come scenario del suo matrimonio con la sua cara Camilla. Aveva sempre apprezzato che fosse a suo agio ovunque, sia che indossasse gli stivali in un sentiero tra i boschi o scarpe eleganti a un ricevimento. Aveva sempre condiviso i suoi gusti e il suo senso dell’umorismo, gli aveva dato fiducia. Era stata più di un’amante: una persona fidata e una complice. Malgrado tutto quello che era successo fino al dramma finale, questa vicinanza non si era mai interrotta. Ci sono molte ragioni sul motivo per cui la regina si è decisa ad autorizzare il matrimonio di Carlo e Camilla. È la donna della vita di suo figlio maggiore e del suo successore. Vuole dunque darle un segno di fiducia e permettere di porre fine a una situazione scomoda e molto criticata. La sovrana pensa anche di essersi guadagnata la stima e il credito politico del popolo per poter affrontare un matrimonio a priori impopolare. Diana è morta otto anni prima, ma la sua immagine è ancora potente, quasi quella di una vittima, e per i britannici Camilla è sempre stata «la cattiva». Per finire, la regina ha 79 anni. Alla vigilia dei suoi 80 anni, desidera che il suo erede, Carlo, non possa essere contestato, e abbia al suo fianco una moglie legittima.
Il 9 aprile 2005, Carlo sposa Camilla, prima nel grazioso municipio di Windsor sotto il castello, nella High Street dove 10.000 persone aspettano l’uscita della coppia di sposi. William è il testimone del padre, Tom Parker Bowles quello della madre. La regina e Filippo non assistono e si sottolinea che nelle unioni di famiglia, il matrimonio civile non è evocato né mostrato, perché la regina, con la sua prerogativa di autorità religiosa suprema, non può assistere a un’unione civile. La cerimonia è tuttavia indispensabile, poiché la Chiesa anglicana, che non permette un secondo matrimonio religioso, deve conformarsi alla legge di stato civile. Questa formalità è obbligatoria perché Carlo possa portare, in modo indiscutibile, il titolo di capo della Chiesa Anglicana quando succederà alla madre. I genitori di Carlo saranno invece presenti nella cappella di St. George per una semplice benedizione nuziale, impartita comunque dall’arcivescovo di Canterbury. Carlo e Camilla, che si erano conosciuti nel 1971, hanno dovuto aspettare un terzo di secolo i loro matrimoni e successivi divorzi, prima di unirsi ufficialmente. Lo stesso Samuel Pepys aveva anche scritto nel 1666 un’opera molto personale Love is a Cheat (L’amore è un inganno), ma aveva preferito distruggere questo lungo poema, ritenendolo indecente... La regina, scintillante nel suo abito giallo paglierino, è sorridente e si diverte a posare con i novelli sposi in mezzo a invitati celebri come Rowan Atkinson, irresistibile burlone con il nome di Mr. Bean, Stephen Fry, fanatico di Oscar Wilde di cui ha interpretato la vita, e Joanna Lumley, una delle leggende della celeberrima serie televisiva è Coronation Street. Tradizioni e eterni miti della società britannica. Coloro che analizzano minuziosamente il funzionamento e l’avvenire della monarchia si preoccupano: quale sarebbe stato lo statuto di Camilla all’incoronazione di Carlo? Il principe di Galles ha come secondo titolo quello di duca di Cornovaglia. Sua moglie riceve dunque il titolo di duchessa di Cornovaglia. Quando Carlo sarà incoronato re, Camilla non sarà regina, sarà principessa consorte, come il marito della regina Vittoria e, un secolo dopo, Filippo di Edimburgo erano stati principi consorti. Ma per rendere meno penoso questo ostacolo, la regina autorizza alla nuora di associare lo stemma dei Windsor al suo. La vita privata di Carlo ormai non può più essere oggetto di critiche.

Per la regina l’armonia familiare non è mai completa

Harry continua a essere l’enfant terrible della famiglia reale; nel maggio 2007, partecipa a una rissa in un club. Il principe ha bevuto. Se la prende con un paparazzo, tenta di prendere la sua macchina fotografica. È la guardia del corpo che fa uscire il principe ubriaco. Dopo essere uscito brillantemente da Sandhurst con il grado di secondo luogotenente nel reggimento d’élite dei Blue and Royals (ha avuto un addestramento molto severo di cinque mesi e mezzo), quando il figlio più fragile di Carlo e Diana avrebbe dovuto unirsi alle unità impegnate in Iraq, lo Stato maggiore teme che Harry diventi un bersaglio per al-Quaida. Il principe Harry è molto deluso: anche se desidera far carriera nell’esercito, dichiara che preferirebbe rinunciarvi se deve essere messo in disparte in missioni senza rischio e senza interesse. Tuttavia, in questo periodo, c’è un altro obiettivo: per il decimo anniversario della morte di Diana, lui e suo fratello maggiore William decidono di organizzare un concerto, il 1° luglio 2007, data del compleanno della madre, che avrebbe compiuto 46 anni. Lo stadio di Wembley, tempio del calcio che è appena stato rinnovato, accoglie uno spettacolo eccezionale (durerà sei ore) alla memorie della «principessa dei cuori». I figli hanno voluto che i suoi artisti preferiti potessero essere in scena. Ritratti giganti in bianco e nero della principessa di Galles sorridente sono sistemati in fondo al palco e alcune delle sue star preferite Elton John, Tom Jones, Rod Steward, ma anche Bryan Ferry, i Duran Duran e attori vari le rendono omaggio di fronte a 60.000 persone. È un grande successo. La serata, diffusa in 145 paesi, è vista da circa 500 milioni di telespettatori. William, 25 anni, e Harry, 22, accompagnato dalla sua ragazza del momento, la bionda sudafricana Chelsy Davy, vogliono difendere il ricordo della principessa defunta, considerata «una grande icona di generosità macchiata dalla stampa». William è solo. Ha rotto da qualche mese con la sua girlfriend Kate Middleton, la quale è presente allo stadio, tre file più in alto, ma non sarà scattata nessuna fotografia degli ex-innamorati.
Nel mese di gennaio dell’anno 2008, Carlo entra nel suo sessantesimo anno e nella storia come «il più resistente di tutti gli eredi al trono della monarchia britannica, che batte il record di 59 anni e 74 giorni detenuti in precedenza dal suo trisavolo, il re Edoardo VII»89. La resistenza della regina Vittoria aveva obbligato il figlio a essere paziente. Carlo si è stabilito a Clarence House dopo la morte della nonna, la regina madre Elisabetta, che la abitava dal decesso di Giorgio VI. Anche lui è paziente, pur essendo molto attivo.
Da parte sua, la duchessa di York - che ha conservato questo titolo anche se è divorziata da Andrea, ma perso quello di Altezza Reale – fa spesso parlare di sé e per ottimi motivi. Fergie/Sarah aveva avuto prima una parvenza di successo negli Stati Uniti (dove i royals suscitano spesso una curiosità non sempre benevola) e ha guadagnato molti soldi come ambasciatrice del Weight Watchers. Propensa a ingrassare, questa nuora di Elisabetta II, sempre vistosa, era credibile mentre vantava i meriti di questa dieta. Ma il contratto era stato rotto e come al solito la duchessa ha lasciato dei debiti che invece erano notevolmente «ingrassati». Poi, nel 2008, aveva coprodotto con Martin Scorsese, un film sulla giovinezza della regina Vittoria, ben fatto, storicamente solido e realizzato con sfarzo. Sfortunatamente, una volta di più, si era coperta di debiti. Il peggio avviene nel giugno 2010, quando è presa in trappola da un giornalista che credeva fosse un uomo d’affari. Costui diceva di volere incontrare il suo ex-marito, il duca di York, ambasciatore delle imprese britanniche nel mondo intero. Fergie propone di fare l’intermediario di questo appuntamento in cambio di... 500.000 dollari. La richiesta della duchessa, un po’ brilla, è ripresa da una telecamera nascosta. Come si può immaginare, la trasmissione di questa «trattativa» ha un effetto catastrofico. La regina è desolata da una simile incoscienza e da una simile volgarità. Bisogna dire che la situazione dei coniugi divorziati è paradossale. Dopo aver venduto la loro vistosa proprietà di Sunning Hill all’inatteso genero del presidente del Kazakhstan per 25 milioni di dollari, il duca di York si è stabilito nel parco di Windsor, al Royal Lodge, l’ex-residenza di sua nonna. Ha accolto le figlie Beatrice e Eugenia, il che è normale, ma anche la sua ex-moglie, il che è generoso, perché è sempre coperta di debiti.
Nel marzo 2011, Andrea comparirà a sua volta e suo malgrado sulle prime pagine dei giornali britannici. Lo si vede in compagnia di un miliardario americano coinvolto in un sordido giro di prostituzione di minorenni. Non è implicato, ma si può immaginare la costernazione e la collera, controllata, ma profonda della regina. La sovrana è informata dai servizi segreti che il principe ha relazioni «di dubbia natura» con sedicenti «investitori» e altri oligarchi di ex-repubbliche dell’Asia centrale. Il principe Andrea agisce nell’ambito della sua missione oppure ha dei motivi più personali? Ufficialmente, Andrea è un ambasciatore principesco incaricato di promuovere l’industria e il commercio del Regno Unito. Il suo comportamento ambiguo nelle trattative spinge una parte del governo a dimetterlo dalle sue funzioni. Ma David Cameron, il nuovo Primo ministro dall’11 maggio 2010, e il più giovane (43 anni) mai nominato dalla regina – è d’altronde suo cugino di quinto grado – dà il suo sostegno al duca di York. Elisabetta II ammonisce il figlio preferito perché nessuna ombra offuschi il fidanzamento del nipote William con la graziosa Kate Middleton, la cui unione è prevista in aprile 20...

Indice dei contenuti

  1. Nota introduttiva di Enrico Vinti
  2. Introduzione
  3. I. Il re è morto, viva la regina!
  4. II. Da principessa a erede al trono
  5. III. Lilibeth impone il suo matrimonio (1945-1947)
  6. IV. Una vera vita di coppia
  7. V. Una regina consacrata e mediatica (1953)
  8. VI. La regina di fronte all’«affaire Margaret» (1953-1955)
  9. VII. Crisi e allusioni a mezza voce (1956-1960)
  10. VIII. La regina tra il Commonwealth e la guerra fredda (1960-1965)
  11. IX. Rivoluzione dei costumi ed educazione del principe (1965-1969)
  12. X. Comunicazione reale: trabocchetti e successi
  13. XI. Dall’assassinio di una leggenda alla nascita di un idolo (1979-1981)
  14. XII. Dalla guerra delle Falkland all’annus horribilis
  15. XIII. La regina tra tragedia, impopolarità e riconquista
  16. XIV. God Save the Queen
  17. Genealogia