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Una vita di umiltà e discepolato

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Una vita di umiltà e discepolato

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Un interessante viaggio nella vita di Maria, una ragazza nata a Nazareth, in Palestina. La sua giovinezza scorre tranquilla fino a quando un giorno un angelo le annuncia che sarà lei, promessa sposa di Giuseppe, a concepire il Figlio di Dio. Col Figlio Gesù avrà fin dal concepimento un legame speciale che supera quello biologico. Maria è madre e discepola, segue il Figlio durante l’infanzia e la predicazione pubblica, fino alla Croce. La figura di Maria è presente nel Nuovo Testamento, nei quattro Vangeli, negli Atti degli Apostoli. Si fa riferimento a lei in una Lettera di san Paolo e nel libro dell’Apocalisse. La teologia cristiana identifica Maria con la donna di cui si parla nel testo biblico della Genesi.
Uno sguardo interessante viene dato ai sentimenti e alle emozioni durante la sua vita di donna, moglie e madre. Quattro sono i dogmi mariani: Maria è la Madre di Dio; la Verginità di Maria; l’Immacolata Concezione; l’Assunzione di Maria. Margherita Merone è nata e vive a Roma. Dottoressa in Teologia, ha pubblicato libri di favole (La stella Luce, Le storie della stella Luce e Le divertenti storie della stella Luce), opere di narrativa (Le profezie di Morgana, Diario, Diario-La gioia, Diario-La melodia nel cuore, Una favola da raccontare) e i saggi di cristologia; "Si dà una relazione empatica tra Gesù e il Padre? La cristologia dialoga con la fenomenologia"; Autocoscienza e Fede - Riflessioni teologiche sulla "persona" di Gesù. Per Passerino Editore ha pubblicato "Maria: una vita di umiltà e discepolato".

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2022
ISBN
9791221337051

Maria: una vita di umiltà e discepolato

La preghiera di san Berardo alla Vergine, che Dante riporta nella Divina Commedia, ci presenta Maria, colei che è stata scelta per essere la Madre del Figlio di Dio. I primi canti sono sufficienti per comprendere la figura di Maria nel suo complesso, viene messa in luce la forza interiore di una donna che, pur ponendosi tante domande, si è fidata di un annuncio, è grazie a Lei che la redenzione ha avuto il suo compimento. In Lei si concentrano bellezza, purezza, umiltà, disponibilità, misericordia, dolcezza, bontà che riversa su tutte le creature.

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
por lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui sé a noi meridiana face
Di caritate, e giuso, intra’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

(Paradiso XXXIII,1-21)


La chiesa da sempre venera la Madre di Gesù, dedicandole con affetto una particolare attenzione, con le preghiere, con i canti, nelle devozioni, nelle rappresentazioni artistiche, il suo nome è presente nella Professione di fede. Numerosi artisti hanno manifestato con i loro dipinti la venerazione a Maria. Numerosi luoghi di pellegrinaggio sono gremiti di persone che vanno appositamente per chiedere grazie e ringraziare per i prodigi avvenuti. Nella teologia cattolica le spetta un posto privilegiato per la sua partecipazione alla storia della salvezza, l’assenso dato alla maternità ha prodotto l’Incarnazione e la Redenzione.
Prima di entrare nel contesto neotestamentario [1] riguardo la figura di Maria bisogna dare uno sguardo alla teologia veterotestamentaria della donna. Questa nell’Antico Testamento era necessaria per sviluppare il tema dell’alleanza, delineando sia la figura di Dio che la speranza del popolo. Basti pensare a tutte le figure femminili presenti nella Scrittura, che manifestano l’adempimento di Dio alle sue promesse,

«Basti qui un cenno per riandare alle donne sterili nella cui maternità Dio corona le sue promesse; a tutta la teologia della figlia di Sion nella quale il profetismo vede il segno della promessa comunionale di Dio con il suo popolo; all’immagine nuziale e alla raffigurazione del popolo come sposa; alle figure salvatrici che, come Ester e Giuditta, manifestano la forza spirituale di un popolo che vince i potenti; a Eva che, nel suo essere madre dei viventi, testimonia una singolare prossimità al Vivente, al Dio di ogni vita. Questa teologia permette di leggere Maria, prima che come donna, come espressione e realizzazione personale delle speranze di un popolo. Per questa via la singolarità di Maria eredita e realizza qualcosa che supera ogni individualità, qualcosa che ha a che fare con le speranze di tutto un popolo, di tutta l’umanità» [2] .

Effettivamente, non si hanno tantissime notizie su Maria. Un primo riferimento viene fatto risalire al libro della Genesi, che i teologi hanno definito protovangelo, quando Dio maledice il serpente: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” ( Gen 3,15). In questo passo intravedono l’annuncio dell’Incarnazione e della Redenzione. La filosofa Edith Stein, dopo la conversione, riflettendo sulla condanna che Dio fa al serpente arriva a dire che: «Come la tentazione si presentò per prima ad una donna, così l’annuncio salvifico di Dio fu rivolto anzitutto a una donna, e in entrambi i casi il Sì pronunciato dalla bocca di una donna decide il destino di tutto il genere umano» [3] .
Per trovare riferimenti espliciti a Maria bisogna leggere il Nuovo Testamento [4] , ma per conoscere qualcosa della sua infanzia, del suo aspetto fisico, del suo modo di vivere e di relazionarsi, ciò che riguarda il periodo della sua vita prima dell’annuncio dell’angelo, dobbiamo far riferimento ai racconti dei vangeli apocrifi. In particolare, al Protovangelo di Giacomo, nel quale si hanno notizie del suo concepimento, sulla sua nascita, sul nome dei suoi genitori, Anna e Gioacchino, sull’ingresso nel tempio per adempiere ad un voto fatto dai genitori, sul matrimonio con Giuseppe. Maria viene descritta come una donna sacra, destinata al piano di salvezza divino e per questo preservata da tutto ciò che ha natura profana. Si legge di un periodo di tempo in cui la piccola Maria, a soli tre anni, viene condotta al tempio per trascorrere poi dodici anni in preghiera.

«Quando la bambina ebbe tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le bambine degli Ebrei di razza pura, e che ciascuna di esse prenda una fiaccola, una fiaccola che non si spenga. La bambina non dovrà tornare indietro e il suo cuore non resterà fuori del Tempio del Signore”. Esse obbedirono a quell’ordine e andarono insieme al Tempio del Signore. E il sacerdote accolse la bambina e la prese in braccio. E la benedisse dicendo: ”Il Signore, ha glorificato il tuo nome per tutte le generazioni. In te, negli ultimi giorni, rivelerà la redenzione che concede ai figli di Israele”. E fece sedere la bambina sul terzo gradino dell’altare, e il Signore Iddio fece scendere la sua grazia su di lei. E ritta in piedi, ella si mise a danzare. E fu cara a tutta la casa di Israele. I suoi genitori se ne andarono ed erano pieni di ammirazione, e lodavano il Signore: la bambina non si era voltata indietro. E Maria restò nel Tempio, allevata come una colomba e riceveva il cibo dalla mano di un angelo. Ma quando ella compì dodici anni, i sacerdoti tennero consiglio e dissero: “Ecco che Maria è giunta all’età di dodici anni nel Tempio del Signore: che faremo ora di lei, perché non abbai a contaminare il Tempio del Signore? E dissero al sommo sacerdote: “Tu sei preposto all’altare del Signore, entra e prega per lei e ciò che il Signore ti indicherà lo faremo” (7,2-3; 8,1-2)» [5] .

Non sono pochi gli studiosi che avanzano alcune perplessità sul valore storico di questi racconti, tuttavia ci mostrano la consacrazione di se stessa che Maria compì fin dai primi anni e la preparazione alla missione che Dio le aveva riservato e che implicava una particolare vicinanza con Lui, nel silenzio e nella preghiera. Maria si preparava ad essere la madre di colui che dall’infinito aveva stabilito al momento opportuno di varcare le porte del finito, per ristabilire tutte le cose. Maria è stata affidata ad uno sposo, Giuseppe, un uomo buono, onesto e lavoratore, in grado di vegliare su di lei e di custodire la sua verginità, in ordine al disegno stabilito da Dio.
In terra d’Israele dunque è nata una bambina alla quale fu dato il nome di Maria. Nessuno poteva sospettare che la piccola Maria, il cui significato del nome non si può spiegare con certezza, ma nel linguaggio popolare sta per “signora” o “principessa”, fosse destinata a diventare la madre del Redentore. Dal vangelo è noto che viveva con i genitori a Nazareth, una città che si trova in una vallata tra le colline della Galilea. Il primo avvenimento conosciuto nella vita della fanciulla di Nazareth si trova nel Vangelo di Luca: il racconto dell’Annunciazione.

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre nella casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei. ( Lc 1,26-38).

Dallo scritto dell’evangelista Luca ricaviamo alcuni aspetti della vita di Maria. La prima cosa evidente è che l’angelo si rivolge alla fanciulla in modo da farci pensare che avesse da sempre un rapporto profondo con Dio, “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. È sempre l’angelo Gabriele a spiegarle che il figlio sarà il Messia, ciò lo comprendiamo dalle varie espressioni, “gli darai nome Gesù”, “sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo”, “avrà il trono di Davide e regnerà in eterno”, “il suo regno non avrà fine”, che certamente la giovane, nonostante figlia del suo tempo e del suo popolo, non poteva comprendere pienamente, pur riflettendo sull’intera portata dell’annuncio. L’evangelista è chiaro nel rivelare che Maria era fidanzata con un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide, e che era vergine.
È dall’Annunciazione che possiamo tentare di intuire qualcosa sulla vita di Maria - mettendo da parte i racconti dei vangeli apocrifi, in quanto esclusi dal canone della Bibbia cristiana - andando a ritroso negli anni, prima di quel momento cruciale. La ragazza di Nazareth, da quanto è affermato dall’angelo, era agli occhi di Dio piena di grazia, era soggetto da sempre di un amore da parte sua, fin dal principio della sua esistenza. Naturalmente, Maria cresceva come ogni altra bambin...

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