- 128 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
Informazioni sul libro
Il testo più personale e bruciante del popolare filosofo francese.
Quando non aveva ancora compiuto trent'anni, Michel Onfray subì un infarto; a cui si aggiunse poco dopo un ictus. Nel gennaio 2018, a 58 anni, un secondo ictus tardivamente diagnosticato gli suggerisce questo «racconto intimo», in cui fornisce un graffiante resoconto delle proprie vicissitudini sanitarie (ci sono pagine di diario d'ospedale buttate giù sul suo iPhone), raccontando i suoi incontri al limite del grottesco con medici incapaci e vanesi; per passare poi, in un secondo momento, a confrontarsi con la perdita del padre e della compagna, con il lutto e con il dolore. E lo fa da par suo, con un libro bruciante, intriso di rabbia e di elegia, in cui si scaglia contro l'ipocrisia dei cosiddetti amici che lo hanno lasciato solo e poi ricorda con tenerezza struggente la compagna, morta dopo una lunga malattia, per giungere infine a scoprire che non è vero, come si pensa abitualmente, che siamo noi a fare il lutto, cioè a elaborarlo e a dirigerlo, ma che è lui a «fare» noi: noi siamo i nostri dolori e le nostre perdite, e l'assenza non è che un altro modo della presenza. In questo libro non pessimista ma classicamente tragico, Michel Onfray ci dice che nonostante tutto, alla fine, tutto è vita e solo la vita conta.
Domande frequenti
Informazioni
Indice dei contenuti
- L’autore
- Frontespizio
- Pagina del Copyright
- Atto I. Il chiodo di ossidiana
- Atto II. Il cuore ha le sue ragioni
- Atto III. Al banchetto del dottor Diaforetico
- Atto IV. Una lezione di anatomia
- Epilogo. Sursum corda
- Epilogo dell’epilogo. Il bel buio del nulla
- Note
- Indice
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