Chi scrive libri parla di se stesso
se dorme e sogna anch’esso lo riguarda
ed è l’anima sua che soffre o gode.
Il corpo segue come un animale
sente i bisogni senza sentimenti
e li soddisfa, predatore e preda.
I romanzi raccontano la vita soprattutto l’amore e le sue stelle
ma non dicono mai la verità.
Mentire su se stessi
è legge di natura
a me non piace
e quel romanzo non lo scriverò.
La vita è quasi sempre tormentata
e talvolta è divina poesia.
Il campo dei poeti coglie
la gioia ed il tormento,
l’inferno e il paradiso
e quei poeti
citerò senza nome. Sarà un’antologia.
«Io voglio morire
voglio vedere la riva d’Acheronte
fiorita di loto fresca di rugiada».
«Oh città dei gitani!
Chi ti vede e non ti ricorda?
Che ti cerchino sulla mia fronte
gioco di luna e arena».
«La vita è poesia
musica e dolce luna
ma è anche l’inferno
che brucia le anime morte».
«Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte.
Giovinezza dilegua
e io nel mio letto resto sola.
A me non ape, non miele
e soffro e desidero».
«Ero giovane allora
e la chitarra era legata al cuore
allegria e malinconia
spagnola e messicana
noche de Ronda
Maria Dolores
cantava il bolero».
«¡Ay qué trabajo me cuesta
quererte como te quiero!
Por tu amor me duele el aire,
el corazón
y el sombrero».
«Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera».
«Col mare
mi sono fatto
una bara
di freschezza».
«Mia madre stava accanto a me seduta
presso il tavolo ingombro dalle carte
da giuoco alzate a due per volta come
attendamenti nani pei soldati
dei nipoti sbandati già dal sonno.
Si schiodava dall’alto impetuoso
un nembo d’aria diaccia, diluviava
sul nido di Corniglia rugginoso».
«Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno».
«Tarderà molto a nascere, se nasce,
un andaluso cosí puro, cosí ricco d’avventura.
Canto la sua eleganza con parole che gemono
e ricordo una brezza triste negli ulivi».
«Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera».
«Come ci dissetammo! Quante volte
ci dissetammo! E tanto era soave
il dissetarsi che desiderammo
l’ardente sete».
«Ma la Melancolía venne e s’assise
in mezzo a noi tra gli oleandri, muta
guatando noi con le pupille fise.
Ed Erigone ch’ebbe conosciuta
la taciturna amica del pensiero
chinò la fronte come chi saluta.
E poi disse la Notte e il suo mistero».
«Il vento che stasera suona attento
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l’orizzonte di rame
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassú! D’alti Eldoradi
malchiuse porte!)
il vento che nasce e muore
nell’ora che lenta s’annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore».
«Erigone, Aretusa, Berenice,
quale di voi accomp...