Grandi speranze
eBook - ePub

Grandi speranze

Charles Dickens

  1. 544 pages
  2. Italian
  3. ePUB (mobile friendly)
  4. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Grandi speranze

Charles Dickens

Book details
Book preview
Table of contents
Citations

About This Book

Più che un romanzo sull'educazione sentimentale e morale di un giovane sconsiderato o sulle grandi speranze, appunto, della società vittoriana, quest'opera è un grande affresco visionario che attinge alla realtà notturna.

È l'opposto della fiaba, che prende la realtà e la trasforma in leggenda. Qui Dickens, al contrario, prende le fiabe e le adatta alla realtà sua contemporanea. Il risultato non è un romanzo di impianto morale o sociale, umoristico o satirico, bensì favoloso. Le avventure di Pip, il protagonista, si svolgono nei luoghi deputati alla fiaba: la palude, la nave dei pirati, la prigione, l'antro della strega, la tana dell'orco, il castello fatato.

Si tratta di una ragnatela di immagini oniriche grottescamente e grandiosamente adattate alla realtà.

Frequently asked questions

How do I cancel my subscription?
Simply head over to the account section in settings and click on “Cancel Subscription” - it’s as simple as that. After you cancel, your membership will stay active for the remainder of the time you’ve paid for. Learn more here.
Can/how do I download books?
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
What is the difference between the pricing plans?
Both plans give you full access to the library and all of Perlego’s features. The only differences are the price and subscription period: With the annual plan you’ll save around 30% compared to 12 months on the monthly plan.
What is Perlego?
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Do you support text-to-speech?
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Is Grandi speranze an online PDF/ePUB?
Yes, you can access Grandi speranze by Charles Dickens in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Literature & Literature General. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

Publisher
BUR
Year
2012
ISBN
9788858627679

GRANDI VENDETTE

A voler parlare di questo grande romanzo di Dickens, qui in Italia, il problema della traduzione si pone a partire dal titolo. Quello originale è Great Expectations, che in italiano è generalmente tradotto con Grandi speranze. Non si può far di meglio, anche se «expectation» non è proprio «speranza», ma «qualcosa che si aspetta», l’attesa di un futuro promettente. «Aspettativa» o «aspettative» non è possibile per la coloritura burocratica che la parola ha assunto («Sono in aspettativa»); mentre «aspettazione» o «aspettanza», benché registrate dai vocabolari, non hanno abbastanza circolazione per essere fruibili in un titolo. Quindi bisogna ripiegare su Grandi speranze, pur cercando di mantenere nella memoria l’eco di quella «expectation».

La questione non è oziosa: il titolo è fondamentale. Non solo è il titolo più appropriato fra tutti quelli usati da Charles Dickens per i suoi romanzi 1, ma si tratta in un certo senso del titolo dickensiano per eccellenza, come suggeriva Chesterton: «Tutti i libri di Dickens portano il titolo Great Expectations; e sono pieni di una expectation fatta di niente («airy») eppure ardente»2. Alla fine della prima parte del romanzo, l’avvocato Jaggers annuncia la sorprendente notizia circa il protagonista, Pip, il giovine apprendista maniscalco: «La comunicazione che ho il dovere di fare è ch’egli ha grandi speranze» («great expectations»); e, poche righe dopo, Pip diventa «un giovane di grandi speranze» («a young fellow of great expectations»). Ben presto Pip si abitua a considerare queste sue «speranze» (inizio del capitolo 34); incomincia a metterle a confronto con quelle degli altri (quando sospetta che in Herbert «covassero speranze migliori delle [sue]»), anche se alla fine riesce solo a far sì «che le (sue) speranze avessero fatto del bene a qualcuno», nel finanziare il suo amico Herbert quando vuole mettersi in società con un mercante. Si tratta, dunque, di una parola chiave, che nel contesto è marcata dalla invadente ironia dell’autore: come nell’Old Curiosity Shop (La bottega dell’antiquario), «il romanzo presenta una inversione del titolo — infatti dimostra le virtù delle piccole speranze», delle «small expectations»3. Le «grandi speranze» di Pip, e le «grandi speranze» degli altri protagonisti (Miss Havisham e Magwitch), risultano tutte infondate.

Vediamo di che cosa parla questo romanzo: quale sia il suo soggetto patente, prima di affondare nelle zone latenti della sua trama. Pip, un orfanello, tirato su «by hand», cioè non col latte materno, da una sorella molto più vecchia di lui e da suo marito Joe Gargery, l’angelico maniscalco mentecatto, decide di diventare un gentiluomo («Biddy... voglio diventare un signore»), soprattutto per dimostrarsi degno di Estella, una ragazzina viziata che vive nella ricca ma desolata casa di Miss Havisham. Costei è una vecchia pazza la quale dal giorno delle nozze alle quali il fidanzato ha dimenticato di partecipare non si è mai tolto l’abito nuziale e vive come una reclusa nelle stanze ancora addobbate per la cerimonia, anche se ormai in preda all’abbandono, in un appartamento dove regnano muffe, ragnatele, insetti, topi, la polvere del tempo e i segni visibili della corruzione fisica e mentale. Le speranze di Pip si realizzano, come nei sogni («l’equivalente dei molti castelli in aria dei romanzi precedenti: Martin Chuzzlewit, Little Dorrit, ecc.»4): un ignoto benefattore gli concede una rendita annua perché vuole fare di lui un signore. Pip è convinto che il benefattore occulto sia in realtà una benefattrice, Miss Havisham. Va a Londra, e lì impara le buone e le cattive maniere della società: diventa colto, relativamente elegante, con velleità di raffinatezza, ma anche scialacquatore e ingrato, in particolare verso il cognato maniscalco che lo aveva protetto sin dalla sua prima infanzia.

Pip spende allegramente il denaro che gli viene così generosamente offerto perché è convinto che provenga da una fonte aristocratica: nelle sue «grandi speranze» il giovane si illude che Miss Havisham lo abbia destinato a sposare la sua pupilla, Estella, la ragazza dei sogni di Pip; ma una grave disillusione lo aspetta al varco. Magwitch, un galeotto condannato all’esilio in Australia, criminale ex forzato ed ora redento dal lavoro agli antipodi, ritorna clandestinamente in Inghilterra e afferma di possedere Pip: da bambino, Pip era stato generoso con lui dandogli da mangiare quando Magwitch era evaso da una galea; ora Magwith, che è diventato ricco commerciando onestamente in Australia, vuole ricompensarlo facendo di lui un gentleman, un signore che è di sua proprietà: «Se non sono un gentiluomo e non ho ricevuto istruzione, ho però questo. Terra e bestiame ne avete tutti; chi di voi possiede un gentiluomo inglese fatto e finito?» Ora Magwitch è tornato in patria a rischio della vita (i criminali condannati all’esilio in Australia venivano impiccati se ritornavano di nascosto in Inghilterra 5) per vedere il signorino da lui creato. Anche se il denaro di Magwitch è stato guadagnato onestamente, comunque olet, puzza; e Pip è sconvolto dalla differenza, per lui atroce, fra la «pulizia» del denaro ereditato e la «sporcizia» del denaro che è passato per mani plebee. Un fatale nemico di Magwitch, Compeyson, deus ex machina malevolo della trama, lo denuncia alla polizia. Durante un ultimo scontro il forzato uccide il suo persecutore ma viene a sua volta gravemente ferito durante la lotta. Arrestato e condannato a morte, Magwitch muore prima dell’esecuzione, e tutti i suoi beni passano allo stato. Pip si ritrova solo e pieno di debiti. Per sua fortuna, nel periodo del suo splendore aveva fornito a un amico, Herbert, il capitale necessario per iniziare una attività commerciale. Pip diventa impiegato di Herbert e parte per l’Oriente a rifarsi una vita. Nelle ultime pagine del romanzo Pip ritorna in Inghilterra e vede che le sole «speranze» che si sono realizzate e che non lo hanno deluso riguardano una vita laboriosa: non la mondanità, o l’amore, o la ricchezza, o il vortice della vita cittadina.

Questo riassunto mi sembra abbastanza fedele, ma a rileggerlo non si riconosce nemmeno Great Expectations. Che cosa manca? Manca tutto: mancano tutte quelle cose che fanno di Grandi speranze un grande romanzo. I fatti della trama sono come un sacco vuoto, nonostante le illusioni critiche delle letture sociali o psicologiche di questa saga vittoriana. Bisogna provare ad interpretarli per dare loro un senso

Si potrebbe pensare che si tratti di un Bildungsroman, dell’educazione sentimentale e morale di un giovane sconsiderato che arriva lentamente alla coscienza dei sentimenti e delle fedeltà essenziali dopo le illusioni della vita mondana. Pip inizia nel chiuso cerchio delle sue ambizioni infantili che il ragazzotto inurbato si trascina dietro con un senso di colpa per tutta la sua giovinezza, ma le esperienze della vita lo portano a una accettazione matura della condizione umana con tutte le sue contraddizioni. Secondo F. R. Leavis, il caposcuola della critica britannica che esalta la «grande tradizione»6 del romanzo inglese da Jane Austen a D. H. Lawrence come una analisi insuperata della eticità dei rapporti umani, Grandi speranze testimonia la crescita di una sensibilità morale: si tratterebbe (cito per intero per sottolineare la corruzione estetica del giudizio), di «un grande romanzo che discute realtà profonde e basilari della esperienza umana»7 (sic). Pip, «l’eroe più complesso creato da Dickens»8 (?) nel suo romanzo «più psicologico»9 (?), viene corrotto dalla fortuna favorevole, e deve passare nella parte finale del libro attraverso l’esperienza purgatoriale (si brucia gravemente le mani e le braccia nel tentativo di spegnere il fuoco che divora le vesti di Miss Havisham nel capitolo 4910; viene quasi ucciso da Orlick che lo attira in una fornace abbandonata nel capitolo 52; viene assalito da una febbre che lo porta all’orlo della tomba nel capitolo 57) per arrivare alla redenzione attraverso un atto di amore e di generosità genuino (il suo finanziamento delle imprese commerciali di Herbert). Ci sono delle «expectations» vere e oneste, e altre «expectations» basate su falsi ideali: Pip che vuole diventare un signore e «condurre un genere di vita molto diverso da quello che conduc(e) ora», Magwitch che vuole vendicarsi delle umiliazioni subite creando un figlioccio gentiluomo che a sua volta umilierà gli esclusi e i reietti, Miss Havisham che vuole vendicarsi dell’abbandono istillando i dettami della crudeltà femminile alla sua pupilla, sono tutti affascinati da false aspettative che si dimostrano futili e ingannevoli.

Oppure, leggendo il romanzo da una prospettiva politica, si potrà dire che le «expectations» di Pip sono quelle stesse della società vittoriana. «Nella grande battaglia fra il self-made man e il gentiluomo, il self-made man ha vinto in Inghilterra solo a patto di diventare un gentiluomo lui stesso»11: tanta era la forza e la sicumera della gentiluominità in quegli anni. «Soddisfatta di sé, la società britannica nel periodo centrale dell’era vittoriana si gonfiava nelle aspettative grandiose di ricchezza e di gloria future allo stesso modo di quel povero illuso, Pip. La società non ne era affatto cosciente, ma i mezzi di ostentazione della propria ricchezza provenivano da fonti sospette. (I ricchi si sarebbero vergognati di dovere la propria fortuna al lavoro delle masse oppresse e sfruttate, quanto Pip di dovere l’assunzione a una vita oziosa e agiata al patronato di un criminale condannato ai lavori forzati»12. Sia dalla prospettiva di una psicologia della condizione etica dell’individuo, sia da quella di una visione sociale delle azioni umane, il romanzo viene umiliato e immeschinito, anche perché incapace di sostenere il peso di un impegno morale o politico basato sui fatti della trama, e non sulla proiezione mitica di quei fatti. Grandi speranze, letto ed esaltato dalla critica moralistica di marca borghese o di marca marxista, rischia di diventare un libro noioso.

Forse per questo i grandi ammiratori di Dickens, quelli che digeriscono Dickens così come è a costo di farsi venire una indigestione 13, a cominciare da Chesterton, hanno cercato di sospingere Grandi speranze verso i turbinosi mulinelli del romanzo satirico e lontano dagli stagni profondi del romanzo della coscienza esistenziale (ogni volta che si legge in un lavoro critico su Dickens il titolo Delitto e castigo in connessione con Grandi speranze — a cominciare dal saggio di F. R. Leavis 14 — occorre chiudere il libro, o meglio buttarlo dalla finestra). Grandi speranze, secondo Chesterton, è un capitolo supplementare nel Libro degli Snobs. Pip è soprattutto uno snob che è sine nobilitate, date le sue origini proletarie e la fonte criminale della sua ricchezza, ma pretende di essere nobile (di maniere, di atteggiamenti, di vita, di sentimenti) e aspira a sposare la ragazza più snob del mondo, Estella, figlia di due criminali ma allevata da Miss Havisham al culto della civetteria e della perfidia mondana. È straordinario, commenta un critico15, come Dickens sia riuscito a mantenere intatta la simpatia del lettore per il protagonista attraverso tutto il suo volgare e patetico progresso di snob. Pip non impara affatto dal suo maestro, Matthew Pocket, l’arte di distinguere un gentiluomo dai suoi sentimenti 16, ma assimila la moralità, tipicamente snob, del «man about town», del socialite superficiale imbarazzato dalle sue origini plebee, e viene ferocemente deriso dall’autore, il quale suggerisce al lettore modi diversi di leggere il racconto sopra le spalle del narratore — che è Pip stesso — demistificando la grossolanità e saccenteria di colui che narra, sia esso il ragazzo Pip o l’uomo adulto che racconta il suo passato di ragazzo. Il problema della fonte della voce narrativa diventa cruciale. Il narratore di Grandi speranze è un raccontatore infido e miope. Non è affatto vero che Pip «riesce a giudicare se stesso e la sua vita severamente, sradicando ogni segno di auto-commiserazione e di compiacimento del proprio operato non appena vengono identificati», come vorrebbero certi critici 17. Il narratore Pip è vittima della propria protervia e ignoranza di snob. È un pericolo fissare l’autorità morale di un testo letterario in un narratore alla prima persona perché non c’è più spazio per un autore che voglia far sentire la sua voce; ma Dickens riesce a infiltrarsi tra Pip e la sua sordità etica e sociale attraverso i personaggi secondari.

Per questo Chesterton esalta soprattutto l’episodio del garzone di bottega di Trabbs: il ragazzo prende in giro il damerino Pip che passeggia con i suoi vestiti eleganti per le strade del suo villaggio nativo che lo aveva visto nel costume più modesto di un apprendista maniscalco. La scena (capitolo 30) è raccontata dalla voce indignata di Pip che soffre l’umiliazione dell’eccellente parodia del garzone di bottega, ma la simpatia del romanziere è per il monello, e noi lettori dobbiamo imparare a scavalcare l’ingombro della voce risentita e petulante del narratore per abbracciare la forza satirica del suo persecutore. Chesterton, sempre pronto a ridurre la letteratura mondiale al suo livello (forse per questo è un grande critico, cioè un critico sempre leggibile), si eleva ad accenti profetici quando parla del ragazzo di bottega di Trabb, di cui ignoriamo persino il nome: «il solò modo in cui gli inglesi possono sollevarsi in un movimento rivoluzionario è sotto il simbolo e la guida del ragazzo di Trabb. Quello che sono le picche e i manganelli per la plebaglia irlandese, i fucili e le barricate per quella francese, ecco, questo è la celia per gli inglesi del popolo. È la loro arma, di cui conoscono perfettamente l’uso. È il solo modo di far sì che un uomo ricco si senta a disagio, e lo usano fino in fondo, e a ragione. Se gli inglesi non tagliano molto spesso la testa ai tiranni, almeno qualche volta fanno del loro meglio per fargliela perdere. Gli scugnizzi delle grandi metropoli hanno portato l’arte della critica personale a un grado di così alta raffinatezza che le persone vestite bene, quando passano davanti a una fila di questi ragazzini, hanno l’impressione di stare sfilando davanti ai ranghi serrati di critici o giudici onniscienti con un potere di vita e di morte»18. Stephen Spender in una delle sue poesie giovanili coglie esattamente questa occasionale superiorità morale del plebeo sul non plebeo: «I feared the salt coarsing of those boys / Who copied my lisp behind on the road» («Temevo la grossolana salacità di quei ragazzi / Che mi seguivano per la strada imitando il mio accento bleso»19.

Se il ragazzo di Trabb è il vero eroe di Grandi speranze secondo Chesterton, altri critici, perseguendo una linea parallela, hanno insistito sull’elemento satirico del romanzo. «Le parti sono maggiori del tutto» osserva Orwell a proposito dei romanzi di Dickens 20. Grandi speranze è un romanzo ricco di situazioni improbabili e implausibili, disorganizzato e confusionario (altro che la «forma singolarmente classica nella sua peripeteia», come sosteneva stolidamente F. R. Leavis 21), ma sarebbe costantemente riscattato dalla forza satirica delle sue scenette: il funerale di Mrs. Joe («Fuori i fazzoletti, tutti! (...) Fuori i fazzoletti! siamo pronti!»); la famiglia di Richmond che ospita Estella («La madre aveva un aspetto giovanile, la figlia un aspetto adulto; il colorito della madre era roseo, quello della figlia giallo; la madre praticava la frivolità, la figlia la teologia»); la recita di Hamlet fatta dal guitto Wopsle; il matrimonio di Wemmick («To’! una chiesa!»; «To’! Ecco due paia di guanti! Infiliamoli!»; «To’! Ecco Miss Skiffins! Sposiamoci!»), e tanti altri episodi testimoniano il gusto satirico dell’autore che supererebbe e travolgerebbe la sua velleità di scrittore realista e mor...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Grandi speranze