L'educazione emotiva
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L'educazione emotiva

Come educare al meglio i nostri bambini grazie alle neuroscienze

Alberto Pellai

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L'educazione emotiva

Come educare al meglio i nostri bambini grazie alle neuroscienze

Alberto Pellai

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Sarò un bravo genitore? È la domanda che tutti ci poniamo sin dal primo istante di vita dei nostri figli, pieni di speranze, timori, aspettative. Riusciremo a infondere loro serenità ed equilibrio? Sapremo aiutarli a crescere liberi e felici? Le nostre emozioni contrastanti ci fanno sentire quasi sempre inadeguati, eppure, per "allenare" un bambino alla vita, non occorrono competenze speciali, basta la volontà di sintonizzarsi con lui e mettersi in gioco. Non esistono infatti ricette preconfezionate per gestire le emozioni fondamentali - rabbia e paura, tristezza e disgusto, sorpresa e felicità - che alimentano la mente del bambino e talvolta innescano disagi e conflitti. Ma alle sfide di ogni giorno possiamo rispondere accogliendo il suo stato emotivo, facendolo sentire compreso, offrendogli strumenti via via più complessi per interpretare ciò che prova e attribuirgli un senso. In queste pagine, Alberto Pellai - forte della sua esperienza professionale e soprattutto di genitore - ci aiuta a riconoscere le dinamiche psicologiche che regolano il rapporto con i figli e ci propone consigli concreti per esserne sempre i migliori alleati. Perché se è vero che i bambini imparano quello che vivono, educarli significa aiutarli, con amore e creatività, a coltivare il desiderio di diventare ciò che sono, gettando un solido ponte tra presente e futuro.

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Information

Publisher
BUR
Year
2018
ISBN
9788858692509

Seconda parte

PERCHÉ I BAMBINI CI SFIDANO

SFIDE EVOLUTIVE, SFIDE EDUCATIVE

Al mondo ci sono tanti tipi di bambini. Ma due in particolare sono quelli che ci interessano all’inizio della nostra storia. Quelli capricciosi e quelli che non lo sono. Michele ha sei anni ed è un bambino davvero capriccioso. Vuole sempre tutto e quando ce l’ha non gli basta mai. Gli compri il gelato alla fragola? Dopo due leccate è stanco del gusto rosa e vuole IMMEDIATAMENTE un cono al pistacchio. Poi ci deve mettere su le noccioline e i bottoncini colorati di cioccolato. Ma alla fine manca sempre qualcosa. Lo sciroppo d’amarena, lo zucchero a velo, la panna montata. Insomma non c’è una volta che Michele arriva alla fine del suo gelato perché, tra una leccata e l’altra, parte sempre un capriccio e alla fine il cono mangiato a metà finisce per terra o in pattumiera. E questo è il capriccio del gelato, ma Michele sembra aver preso un diploma in capricciologia: così è esperto anche di capricci della minestra, capricci dell’andare a dormire, capricci dei compiti, capricci del non volersi lavare, capricci, capricci, capricci. Michele è CAPRICCIOSO, punto e basta, e vivere con lui è come andare sulle montagne russe. Salite e discese si susseguono al ritmo delle sue proteste e delle sue contestazioni. Quando va in giro con la mamma e il papà, vien quasi da ridere, perché sembrano sistemati come se stessero per scendere in battaglia: Michele è quello che sta davanti, in posizione da combattimento. Gli occhi si muovono costantemente a destra e a sinistra, come se dovessero controllare ogni centimetro del territorio. Il passo è veloce, scattante, da vero guerriero. Gli mancano arco e frecce tra le mani altrimenti verrebbe facile pensare che Michele è un cacciatore primitivo sempre intento a scrutare il territorio alla ricerca di una preda. Dietro di lui, seguono la mamma e il papà. Hanno sempre il fiatone. Non sai se stanno sbuffando per il nervoso oppure perché stare dietro a Michele e al suo passo veloce costa una bella fatica. Papà ha sempre lo sguardo duro, il volto tirato.8

Mai abbastanza

Spesso, come genitori, ci sentiamo impreparati a gestire situazioni difficili causate dai nostri figli. Può succedere che, anche se condividiamo momenti belli e intensi, loro sembrano non averne mai abbastanza. Un classico esempio è quello dell’addormentamento. Li culliamo, quando sono più grandi gli leggiamo la storia della buonanotte, poi magari cantiamo una ninna nanna. «Insomma, adesso si addormenterà e mi lascerà andare di là» pensiamo tra noi, «ne ho fatte abbastanza per questa sera, gli ho fornito una dose infinita di affetto e sicurezza, vicinanza e protezione: dovrebbe essere più che soddisfatto.» E invece, lui, il nostro piccolo principe, ci guarda con i suoi occhioni spalancati, magari si siede sul lettino e ci dice: «Mamma ancoa» oppure «Papa retta ca». E se proviamo ad allontanarci, comincia a piangere e strillare. Sembra quasi che in quel suo trascinare il momento dell’addormentamento, lui stesso, il nostro bambino, cerchi di sfidarci e vincere una gara con noi, più che trovare il modo per addormentarsi in pace e armonia e abbandonarsi alla dolce tranquillità della nanna. Perché fa così? E che cosa possiamo fare noi? Anche in questo caso serve riflettere su che cosa sta succedendo nella sua mente e nella nostra. Come sono sintonizzati i nostri cervelli in questo genere di incontro/sfida relazionale? Come possiamo sfruttare la conoscenza del funzionamento del nostro cervello (e del suo, naturalmente) per passare a un meccanismo di cooperazione e condivisione, uscendo dalla situazione di fatica e sfida?

Ogni giorno una sfida

Fin qui abbiamo esplorato le teorie incentrate sul concetto di intelligenza emotiva e sulle dimensioni relazionali che la influenzano durante l’età evolutiva.
Abbiamo anche definito alcuni aspetti concreti che permettono a un genitore di diventare un buon allenatore emotivo di suo figlio. Poi abbiamo inserito tutte queste informazioni all’interno della struttura anatomo-funzionale del nostro cervello, che è un organo relazionale e che presenta un’organizzazione su un piano verticale (per integrare emozioni con pensieri e cognizioni) e su un piano orizzontale (per integrare gli aspetti procedurali espliciti e verbali, gestiti dall’emisfero sinistro, con quelli contestuali e impliciti a carico di quello destro).
Ora è il momento di farci illuminare da tutti questi aspetti teorici per accompagnare adeguatamente alcune sfide evolutive che i bambini devono affrontare nella prima infanzia (ma in parte si trascinano anche nella seconda interessando l’età scolare) e sostenerle con strategie di gestione relazionali ed educative così che il bambino possa, nell’interazione con mamma e papà, trovare un modello adeguato che gli permetta di regolare i propri stati di attivazione emotiva, di gestire al meglio le situazioni complesse ed evitare di avere problemi comportamentali quando si trova a contatto sia con i propri familiari sia, in contesti extrafamiliari, con altri bambini.
Per sfida educativa dobbiamo intendere tutte le situazioni in cui il bambino ci interpella con quello che fa e quello che dice chiedendoci di elaborare in tempi brevi risposte significative. In generale le sfide educative proposte dal bambino sono tutte correlate al suo bisogno di diventare grande, di conquistare autonomia. Gestire il momento dei pasti, andare a letto a un orario adeguato così da poter riposare bene durante la notte, rispettare regole di convivenza quando è con altri bambini, rinunciare a volere tutto e subito quello che gli piacerebbe: ogni genitore che sta crescendo un bambino sa che ogni giorno si trova faccia a faccia con un cucciolo che cerca protezione da una parte, ma che esplora anche nuovi territori, spesso in modo un po’ maldestro, per conquistare un senso di competenza e controllo, di autonomia e protagonismo. A volte, quello stesso cucciolo si trasforma in un piccolo leone che ruggisce se l’adulto prova a fargli accettare un limite, a sostenere un «no». Insomma, soprattutto dopo i due anni, anche se un bambino vorrebbe tanto poter avere sempre e comunque tutto ciò che desidera, l’adulto ha il dovere di insegnargli – proprio come dice un saggio proverbio – che l’erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re. Fare questo costante lavoro di regolazione emotiva, di accompagnamento del bambino nella zona di esplorazione di nuove competenze, nuove abilità, garantendogli al tempo stesso assistenza e protezione affinché non si faccia male e non si esponga a rischi eccessivi, permettergli di avere molto ma non tutto, è per ogni genitore un mestiere quotidiano che a volte rischia di lasciarci stremati e confusi, se non ricorriamo ai giusti principi educativi e alle prassi migliori mediate dalla teoria dell’educazione emotiva.
Di seguito, affronteremo alcune sfide evolutive a cui sono associati modelli di comportamento tipici dei bambini. Per ogni sfida saranno proposte alcune situazioni problematiche esemplari. Leggere le singole sfide, gli approfondimenti teorici, le storie di altri genitori, i consigli pratici permetterà a ogni lettore, mamma o papà che sia, di mettere nel proprio «kit degli attrezzi» strumenti e risorse cui far ricorso nelle situazioni in cui tutto sembra faticoso o complicato da gestire e risolvere.

La Narrativa psicologicamente orientata

Ogni capitolo di questa seconda parte verrà aperto da un frammento narrativo. Si tratta di brevi estratti da storie più lunghe, filastrocche, narrazioni in rima, tratti da miei volumi rivolti ai bambini e ai loro genitori. Sono materiali basati su una tecnica di scrittura e narrazione molto particolare, che ho chiamato Narrativa psicologicamente orientata (NPO). Margot Sunderland ha scritto che «il linguaggio di tutti i giorni per i bambini non corrisponde al linguaggio naturale con cui esprimere le emozioni. Il loro linguaggio naturale delle emozioni è fatto di immagini e di metafore, come quello delle storie e dei sogni».9 Le storie di NPO aiutano i lettori a parlare di emozioni, a trasformare in parola ciò che si sente e che in molti casi non si riesce a raccontare. Attraverso l’artificio di una filastrocca o di una storia costruita seguendo i dettami della NPO, i lettori (sia bambini sia adulti) si confrontano con una narrazione in cui succedono cose, si svolgono azioni e si sperimentano stati d’animo che permettono a chi ascolta di confrontarsi in modo spontaneo e diretto con emozioni che gli sono proprie. Questi materiali sono particolarmente utili per i bambini in età prescolare e scolare e contribuiscono alla loro educazione emotiva. Infatti, attraverso una storia di NPO, un bambino può rendersi conto per la prima volta di emozioni che egli stesso ha sperimentato e prenderne consapevolezza, può riconoscersi e riconoscerle in modo semplice e genuino.
Le storie e i materiali di NPO sanno raccontare eventi «emotivamente» pregnanti in modo semplice e ordinato, quasi semplificato. Offrono a ogni bambino la sua storia personale usando come «pre-testo» le vicende esemplari di un altro bambino molto simile a lui, che ha vissuto pezzi di vita probabilmente sovrapponibili. Oppure fornisce al bambino stesso, attraverso la formula della filastrocca, parole semplici per nominare stati d’animo e situazioni complesse. Per un bambino dire: «Ho paura; Sono arrabbiato; Mi sento triste; Non riesco a capire che importanza hanno le regole che mi dai; Mi sento solo» non è facile. I materiali di NPO vengono in suo aiuto e gli permettono di riconoscere in un testo specifico parole che lui ha dentro di sé, ma che non è riuscito a comunicare fino a quel momento.
«Una storia adatta a un bambino che vive emozioni intense che lo travolgono è l’equivalente dell’enzima attivabile in una reazione metabolica, enzima che per entrare in azione ha bisogno della presenza del proprio metabolita. Il metabolita è l’emozione, la narrazione della storia è la reazione chimica, la storia adatta è l’enzima. Se questi tre elementi si ritrovano all’interno di un processo specifico e armonico, l’emozione può essere metabolizzata e diventare parte integrante della storia emotiva del bambino senza produrre “cataboliti” tossici, senza lasciare dietro di sé sequele comportamentali che disturbano la vita conscia e inconscia del minore. La gran parte degli adulti che vive a fianco dei bambini funziona da enzima emotivo per tutto ciò che i bambini stessi da soli non riescono a metabolizzare. Infatti quando la relazione tra un adulto e un minore “funziona”, ciò che avviene è un sapiente gioco di sintonizzazione emotiva che consente continuamente al bambino di regolare il tono delle proprie esperienze emotive attraverso il sapiente lavoro di rispecchiamento, riconoscimento e validazione che ne fa l’adulto».10
Tutto ciò si verifica quasi sempre in modo informale all’interno della relazione adulto/bambino: questo libro serve proprio a darvi indicazioni precise per garantire a voi e a vostro figlio le migliori condizioni di sintonizzazione emotiva, fornendovi le conoscenze teoriche e pratiche utili in tale senso. I materiali di NPO escono dall’informalità della relazione e si strutturano come veri e propri materiali educativi da utilizzare ad hoc quando vi trovate di fronte a problemi specifici. Considerate i brevi testi che incontrerete come «porte di accesso» alla comprensione della sfida educativa in questione, ma anche alla gestione della sua soluzione. Dopo aver compreso, infatti, le caratteristiche specifiche delle singole sfide educative, grazie ai materiali e alle storie raccontate in ogni capitolo, avrete chiaro nella mente che cosa vostro figlio ha bisogno di trovare rispetto a quel tema nella relazione con voi. Potrete leggere con lui il materiale di NPO, è formulato in modo tale che il bambino lo possa apprezzare anche se è ancora piccolo. Leggeteglielo e rileggeteglielo, e vedrete che ne rimarrà conquistato.
8 A. Pellai, Ricciocapriccio e Bettaperfetta, Edizioni Erickson, Trento 2008.
9 M. Sunderland, Raccontare storie aiuta i bambini. Facilitare la crescita psicologica con le favole e l’invenzione, Edizioni Erickson, Trento 2004.
10 A. Pellai, Utilizzo di storie di narrativa psicologicamente orientata come strumenti di intervento di prevenzione primaria e promozione della salute con il gruppo classe, «Difficoltà di apprendimento», 2008, 13 (4): 515-525.

NON VOGLIO ANDARE A NANNA

NINNA NANNA DELLA MAMMA

Qui c’è buio dappertutto e tu cerchi la tua mamma
Che ti coccoli e ti canti una dolce ninna nanna.
Un bacino sulla guancia e sul cuore una carezza
Una polvere di stelle e tanta tanta tenerezza.
Ninna nanna della mamma
Che addormenta il suo bambino.
Dormi bimbo, fai la nanna
È subi...

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