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Il romanzo di Renata di Francia
Nel dramma religioso del '500
Alessandro Roveri
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Il romanzo di Renata di Francia
Nel dramma religioso del '500
Alessandro Roveri
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«Romanzo, questo? Nella misura in cui la parola “romanzo” allude a vicende umane avventurose, come quelle che Benedetto Croce incluse nelle sue “vite di avventure di fede e di passione”, senz’altro sì. Esistono, nelle letterature moderne, centinaia di romanzi tout court, di valore assai diseguale. È esistita la teoria manzoniana del romanzo storico. Questo lavoro non appartiene a quelle due categorie. Non è invenzione letteraria. È “romanzo” nel senso crociano di “vita”, come sono romanzi le crociane vite di Filippo di Fiandra o di Isabella di Morra. È “romanzo” in quanto lavoro di storia. E si potrebbe dire, parafrasando Amleto, che ci sono più cose fra cielo e terra di quante possano immaginarne i romanzieri». (A.R.)
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Storia mondialeLâASSISTENZA DI RENATA A TUTTI I PERSEGUITATI DALLA CHIESA DI ROMA. LâANABATTISMO A FERRARA
A giudicare dagli aiuti che Renata di Francia offerse successivamente a tutti coloro che, con le idee religiose piĂč diverse, abbandonavano la Chiesa di Roma, si direbbe che la lettera di Calvino del novembre 1541 avesse prodotto concreti risultati di impegno della duchessa di Ferrara. Dellâesistenza di una lettera di Camillo Renato a Renata di Francia si ha prova certa. Si tratta di un dispaccio datato da Chiavenna 20 dicembre 1542: una richiesta di aiuto in denaro [1] . Camillo Renato era fuggito dal carcere bolognese dellâInquisizione romana, nel frattempo istituita dalla bolla Licet ab initio di Paolo III, e si era rifugiato a Chiavenna. Ormai «si parlava di Renata favorevolmente persino tra i riformati fuggiti in Svizzera» [2] . Quella lettera Ăš indicatrice di un rapporto diretto tra il condannato del dicembre 1540 e la duchessa di Ferrara.
Dei suddetti aiuti prestati da Renata di Francia ci hanno lasciato ampia testimonianza le delazioni strappate dallâInquisizione al âpentitoâ Pietro Manelfi.
Ne risulta che intorno al 1545-47 lo stesso Manelfi, allora luterano, passando per Consandolo, chiede ed ottiene da Renata otto scudi destinati allâamico e correligionario, il francescano ravennate Giovanni Buzio da Montalcino, su richiesta di questâultimo (che sarĂ giustiziato a Roma il 4 settembre 1553) [3]; che ancora tra 1545 e 1547 lo speziale luterano Gioan Battista Minadois di Bagnacavallo invia lettere a Renata, probabilmente per la stessa ragione; che il luterano ex agostiniano maestro di scuola di Fusignano nello stesso periodo fugge dal carcere del vescovo di Firenze e si rifugia a Consandolo presso la duchessa Renata, per poi tornare a Fusignano; che un medico di Argenta e la moglie fanno capo alla vicina Consandolo; che in quella corte di Renata vivono tra 1545-47 e 1550: sei anabattisti (tra essi quattro artigiani piĂč lo spretato Antonio Pagani, cappellano della duchessa); il calvinista (elemosiniere di Renata) Ambrogio (nato Gerolamo) Cavalli (sul quale torneremo piĂč sotto) con il suo garzone luterano (sfratato); Francesco Greco (di cui diremo piĂč innanzi); il cuoco della duchessa e le figlie (luterani); il medico luterano di Renata piĂč molti altri sfratati, tra cui un servo cremonese della duchessa [4]. A Ferrara nel 1550 vivono almeno nove anabattisti (tra cui due ex frati con moglie e figli), uno dei quali, il fabbricante di bambole Baldassarre, riceve elemosine da Renata di Francia, e sarĂ condannato a morte a Bologna nel 1567 [5]. In contatto con parte di costoro e con gruppi di âereticiâ formatisi a Venezia, Roma, Lucca e Modena (tra i membri dellâeterodosso circolo modenese: lâAccademia di Giovanni Grillenzoni) era stato lâartigiano e mercante bolognese, pentito nel 1547, Giovan Battista Scotti, il quale, secondo la testimonianza del compagno di fede Domenico Rocca, da lui tradito, distribuiva a destra e a manca libri provenienti dalla Germania e dalla Svizzera, chiamava il papa lâ«Anticristo» e sosteneva che il battesimo doveva essere impartito agli adulti [6].
Dunque la calvinista Renata di Francia non proteggeva soltanto calvinisti e luterani, ma anche gli anabattisti. A questo punto la ricchezza dei cristianesimi, presenti a Ferrara grazie al presidio delle corti ferrarese e consandolese della duchessa, impone una parentesi sulla «Riforma radicale» introdotta dallâanabattismo, un quinto tipo di cristianesimo italiano accanto allâevangelismo spiritualistico valdesiano, al luteranesimo, alla confessio elvetica di Zwingli e al calvinismo.
Allâorigine dellâanabattismo troviamo la figura di Thomas MĂŒnzer. Monaco agostiniano anchâegli come Lutero e seguace del suo confratello sassone, MĂŒnzer ne portĂČ alle estreme conseguenze le dottrine del libero esame e del sacerdozio universale dei credenti, contrapponendo al clero luterano la sua religione del puro spirito, senza preti e senza ministri, totalmente separata dallo Stato e basata sullâilluminazione interiore dello Spirito intesa come vero battesimo contrapposto a quello dei neonati. Tra i contadini della Turingia e della Sassonia MĂŒnzer divenne molto piĂč popolare di Lutero, perchĂ© la sua religione comprendeva lâaccoglimento delle loro aspirazioni alla giustizia sociale e alla comunione dei beni. Scoppiata in Germania nel 1524 la rivolta dei contadini, Lutero si schierĂČ dalla parte dei principi e la rivolta fu stroncata. MĂŒnzer venne catturato e decapitato.
Luterani e zwingliani, e successivamente i calvinisti si allearono nella persecuzione della setta cristiana da essi chiamata anabattista (ribattezzatrice) e considerata sovversiva, perchĂ© sostenitrice del rifiuto dello Stato, della guerra, dei giuramenti, dellâalcoolismo, della proprietĂ privata: una setta caratterizzata da una fortissima tensione morale e da un totale separatismo. Gli anabattisti praticavano il battesimo degli adulti, perchĂ© consideravano lâaspersione battesimale tradizionale inadatta a rappresentare il morire e il risorgere con il Cristo identificati dallâapostolo Paolo con il Battesimo. Come si Ăš accennato, anche gli zwingliani respinsero lâidea anabattista della totale separazione della Chiesa dallo Stato, e reagirono mandando a morte i suoi sostenitori, che minavano alla base la cittĂ riformata svizzera. Gli zwingliani furono i primi a âfare i contiâ con la provocazione anabattista.
Duramente perseguitato nella zwingliana Zurigo, il movimento anabattista si estese in territorio germanico, guadagnando forti adesioni in cittĂ come Strasburgo e Augusta, ma venne condannato come eretico dalle diete imperiali, onde gli anabattisti furono perseguitati, condannati a morte (per lo piĂč affogati) o banditi sia in territori protestanti sia in territori cattolici.
Anabattista, dicono le fonti, fu la dottrina diffusa dal misterioso Tiziano, un personaggio, del quale si conosce soltanto il nome, dimorante e attivo nel 1550 a Ferrara, in un luogo chiamato Terra delle Fosse (forse lâattuale Torre Fossa, sobborgo della cittĂ , cosĂŹ chiamata quando nel 1462 Borso dâEste vi fece costruire una chiavica per lo scolo alle escrescenze del Reno [7]). Non essendo possibile in questa sede dar conto della complessa discussione storiografica intorno allâanabattismo, ci limiteremo, per quanto riguarda quello del Tiziano e Ferrara, ad adottare il metodo del congregazionalista [8] statunitense George H. Williams, proponendo cioĂš qui il nocciolo dellâanabattismo in nome del quale Tiziano ribattezzĂČ a Ferrara il Manelfi e quattro suoi compagni, profughi veneti fuggiti a Ferrara e ospitati in casa sua, per sottrarsi allâarresto ordinato dalla Serenissima [9].
In tale professione di fede tizianiana e manelfiana spiccano: lâassenza di carisma nei sacramenti, considerati come semplici simboli; la condanna della Chiesa di Roma, diabolica e anticristiana, onde va ribattezzato da adulto chi vi Ăš stato battezzato; incompatibilitĂ tra la fede anabattista e lâaccettazione di qualsiasi carica pubblica (ossia, insomma, come sâĂš detto, la totale separazione tra la chiesa e lo Stato): «Non essere lecito secondo lâEvangelio battezzare gli fanciulli se prima non credono. Gli magistrati non poter essere cristiani. Gli sacramenti non conferire grazia alcuna. Non tenere nella chiesa altro che scrittura sacra. Non tenere oppenione alcuna deâ dottori. Tenere la Chiesa romana essere diabolica et antecristiana. Quelli che sono stati battezzati non essere cristiani, ma essere bisogna rebattizzarli» [10].
Questi, aveva giĂ scritto Cantimori nel 1936, i punti sui quali tutti gli anabattisti italiani «si trovavano dâaccordo». Secondo lâinsigne storico romagnolo, il rifiuto di riconoscere come cristiana «lâorganizzazione giuridica statale (la magistratura)» Ăš riconducibile alla composizione prevalentemente popolare (forte presenza delle classi inferiori) del movimento anabattistico italiano [11].
In una quindicina questi anabattisti si incontrarono nellâottobre del 1550 a Venezia. Allâincontro partecipĂČ anche, in rappresentanza della comunitĂ anabattista italiana di Basilea, il grande umanista piemontese Celio Secondo Curione, del quale incontreremo piĂč innanzi lâamicizia con Pellegrino Morato e la dimestichezza con Ferrara. Quel concilio approdĂČ allâantitrinitarismo; sostenne cioĂš, ha scritto infatti Cantimori [12], «che la maggioranza dei suoi partecipanti riteneva Cristo soltanto uomo, se pur ripieno di tutte le virtĂč di Dio; gli angeli erano stati semplici annunciatori della parola divina, uomini ispirati; non esisteva altro demonio che la âprudentia humanaâ. Si riprendeva la dottrina che lâinferno Ăš semplicemente il sepolcro [âŠ]; le anime degli empi perivano per essi col corpo come per un qualunque animale, quelle degli eletti dormivano dopo la morte fino alla resurrezione finale. La elezione avveniva secondo loro per lâeterna misericordia e caritĂ di Dio senza nessuna opera visibile, quindi senza i meriti di Cristo, il cui benefizio stava solo nellâinsegnamento e nella testimonianza miracolosa della giustizia di Dio, non nel sacrificio. Vennero anche riprese e riaffermate le dottrine sulla magistratura, sul battesimo ecc., ormai tradizionali dellâanabattismo».
Rispetto alla professione di fede del reclutamento ferrarese del Manelfi da parte di Tiziano si era aggiunto a Venezia lâantitrinitarismo, approvato dalla maggioranza.
Di qui la necessitĂ di un convegno, che si tenne a Ferrara dopo la discussione veneziana. Con ogni probabilitĂ fu Tiziano, contrario alla dichiarazione della semplice natura umana di Cristo, a chiedere la ripetizione del concilio a Ferrara, cittĂ nella quale egli aveva la sua base, aveva ribattezzato il Manelfi e il gruppo dei veneti e sperava di ribaltare la decisione veneziana. Anche in questo secondo concilio, perĂČ, venne negata a maggioranza la divinitĂ di Cristo. Uno dei piĂč autorevoli partecipanti allâincontro di Ferrara, il ministro anabattista Marcantonio del Bon di Asolo dichiarerĂ allâInquisizione, entrata in azione grazie alle delazioni del Manelfi, che a Ferrara, «anchor che tutti restarono quieti della umanitĂ di Christo et dellâEvangelio, pur anchora alcuni erano che non assentivano che Christo fosse puro uomo. [âŠ] Io so che gli era Titiano che contrastava grandemente, ma delli altri non so, perchĂ© lui allegava che distruggendo una parte se veniva a distruggere il tutto» [13].
Siamo cosĂŹ passati agli ultimi mesi del 1550. Per tentare di capire la posizione di Tiziano occorre tornare a Camillo Renato e sviscerare le idee di Giorgio Rioli.
Conviene anzitutto ricordare che Camillo Renato fuggĂŹ dal carcere di Bologna (o, secondo taluno, di Ferrara) per riparare nel 1542 prima in Valtellina e poi nei piĂč sicuri Grigioni, dove lo raggiunse lâaiuto in denaro di Madama Renata, e dove per il suo radicalismo religioso fu oggetto, insieme allâamico Pietro Bresciani, medico di Casalmaggiore, delle invettive dellââortodossoâ luterano Agostino Mainardi (1482-1563), il frate agostiniano costretto a fuggire dalla Lombardia nellâestate del 1541 e divenuto pastore della comunitĂ protestante di Chiavenna [14].
Limitiamoci per il momento a soffermarci su quello...
Inhaltsverzeichnis
- Copertina
- IL ROMANZO DI RENATA DI FRANCIA
- Indice
- Intro
- PREMESSA
- CALVINO A FERRARA DALLA DUCHESSA DâESTE
- LA DUCHESSA RENATA E LA SUA CORTE
- VITTORIA COLONNA E BERNARDINO OCHINO A FERRARA
- CAMILLO RENATO PROCESSATO A FERRARA
- LETTERA DI CALVINO A RENATA (1541)
- LâASSISTENZA DI RENATA A TUTTI I PERSEGUITATI DALLA CHIESA DI ROMA. LâANABATTISMO A FERRARA
- IL CONVENTO FERRARESE DI SAN BENEDETTO RIFUGIO DELLââERETICOâ BENEFICIO DI CRISTO E DEL SICULO
- OLIMPIA MORATA
- GIORGIO SICULO A FERRARA
- PROCESSO, CONDANNA E STRANGOLAMENTO DI GIORGIO SICULO
- A FERRARA LâINQUISIZIONE PROCESSA E CONDANNA RENATA DI FRANCIA
- MADAMA RENATA NON DEMORDE
- REPRESSIONE A FERRARA DELLA SETTA GEORGIANA
- IL RITORNO IN FRANCIA DELLA DUCHESSA RENATA
- Ringraziamenti
Zitierstile fĂŒr Il romanzo di Renata di Francia
APA 6 Citation
Roveri, A. (2020). Il romanzo di Renata di Francia ([edition unavailable]). Tiemme Edizioni Digitali. Retrieved from https://www.perlego.com/book/2092216/il-romanzo-di-renata-di-francia-nel-dramma-religioso-del-500-pdf (Original work published 2020)
Chicago Citation
Roveri, Alessandro. (2020) 2020. Il Romanzo Di Renata Di Francia. [Edition unavailable]. Tiemme Edizioni Digitali. https://www.perlego.com/book/2092216/il-romanzo-di-renata-di-francia-nel-dramma-religioso-del-500-pdf.
Harvard Citation
Roveri, A. (2020) Il romanzo di Renata di Francia. [edition unavailable]. Tiemme Edizioni Digitali. Available at: https://www.perlego.com/book/2092216/il-romanzo-di-renata-di-francia-nel-dramma-religioso-del-500-pdf (Accessed: 15 October 2022).
MLA 7 Citation
Roveri, Alessandro. Il Romanzo Di Renata Di Francia. [edition unavailable]. Tiemme Edizioni Digitali, 2020. Web. 15 Oct. 2022.