Premessa
Ho cercato di comunicare ciĂČ che gli altri non vedono, ad esempio un arcobaleno di profilo.
Bruno Munari
Nel film Videocracy - Basta apparire il regista italo-svedese Erik Gandini descrive, con limpida capacitĂ narrativa, il processo che Italia, a partire dagli anni Settanta, ha reso lâapparire televisivo misura dellâidentitĂ personale, del valore sociale, dellâesistenza.
Nella cultura dellâapparenza, lâidentitĂ individuale e quella collettiva si costruiscono infatti intorno alla visibilitĂ televisiva della nostra immagine, al nostro essere riconosciuti dallo sguardo del telespettatore quali personaggi del piccolo schermo, qualunque sia il ruolo interpretato. A loro volta, i nuovi eroi televisivi riconoscono la propria esistenza e definiscono la propria identitĂ a partire da quel medesimo sguardo, che Ăš ben diverso da quello di cui si fa quotidiana esperienza quando si Ăš televisivamente invisibili e dunque mediaticamente inesistenti.
Lâinesistenza e lâinvisibilitĂ dei non-personaggi televisivi investono in modo drammatico anche la loro dimensione corporea, che diventa inconsistente fino alla vera e propria smaterializzazione. Si pensi, ad esempio, alla bassissima percezione che le persone hanno della presenza altrui in situazioni sociali quali luoghi chiusi (autobus, negozi, cinema, centri commerciali etc. ) ovvero aperti (strade, traffico cittadino etc.), a meno che la presenza degli altri non diventi fonte di frustrazione e/o di fastidio: essa stimola allora una risposta emotiva, di solito di natura aggressiva, che, tradotta in parole, potrebbe suonare cosĂŹ: âmi intralci... mi dai fastidio... levati di mezzo!â. Mi viene in mente, a questo proposito, lâefficacissima espressione di una giovane paziente, che si rivolgeva alle persone a lei moleste, dicendo: âSopprimiti!â.
A proposito della natura cordiale o aggressiva del nostro modo di stare in relazione con gli altri, una vignetta di Ellekappa pubblicata il 22 settembre 2009 sul giornale La Repubblica ne Ăš un divertente esempio. A commento delle divergenze di opinione intercorse tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini e della negazione, da parte del primo, di qualsiasi dissidio con lâaltro, la vignetta ne sintetizzava cosĂŹ la storia:
Due uomini parlano tra di loro della disputa Fini-Berlusconi. Il primo, rivolto al secondo, dice: âAl termine del faccia a faccia con Fini, pollice alzato di Berlusconiâ; il secondo risponde al primo: âO forse era il medio?â.
Unâaltra norma di buona educazione, ormai totalmente scomparsa, prescriveva di non fissare le persone, di non guardare nessuno con insistenza; se poi qualcuno davanti a noi fosse incorso in qualche problema imbarazzante come inciampare, scivolare etc., si doveva offrire il proprio aiuto al malcapitato senza sottolineare in alcun modo lâaccaduto e, soprattutto, senza ridere! Anche questa norma rientrava tra quelle che regolavano i rapporti sociali, un codice di rispetto cui ci si aspettava che piĂč o meno tutti si attenessero â e chi non lo faceva si qualificava da solo/a come un/una maleducato/a, una persona socialmente incompetente.
Ma che cosa Ăš la cortesia? Il vocabolario spiega che la cortesia Ăš un âcomplesso di qualitĂ , tra cui rispetto verso gli altri, benevolenza verso gli inferiori, liberalitĂ , piacevolezza di conversazione, disdegno dâogni viltĂ , difesa degli oppressi e della donna, che, nellâeducazione cavalleresca del medioevo, costituivano una caratteristica dellâuomo di corteâ.
Un concetto analogo a quello di cortesia Ăš quello di garbo: essere garbati, ovvero agire con garbo, significa mettere in atto un comportamento caratterizzato da âleggiadria, grazia, bella maniera nei movimenti, nel contegno e soprattutto nel trattare con le persone, quindi anche cortesia, compitezzaâ.
Nellâorizzonte televisivo norme di comportamento di questo genere hanno subĂŹto una netta distorsione, e decisamente in peggio. Per esempio, da alcuni anni tra i registi televisivi Ăš invalso lâincivilissimo uso di indulgere con la telecamera sui particolari fisici e sui comportamenti non-verbali dellâospite di turno. La telecamera si sofferma e fissa il malcapitato, obbligandolo al controllo dei segnali del proprio corpo al limite dellâimmobilitĂ .
Ricordo di avere notato, in un dibattito televisivo nellâottobre 2009 â si trattava della trasmissione 8 e mezzo condotta dalla giornalista Lilli Gruber â come lâallora segretario del Partito democratico Dario Franceschini, ospite in studio, fosse stato piĂč volte ripreso dal regista mentre girava tra le mani il taccuino della trasmissione. Non appena Franceschini si rese conto che il regista fermava a lungo lâinquadratura sull...