Parte prima.
Sulla natura del potere
(di fare o non fare le leggi)
1.1. Democrazia e lobby
Laddove si inizia il taccuino del lobbista suggerendo al lettore di adottare nuovi punti di vista
Il nostro biglietto da visita non è mai cambiato: Cattaneo Zanetto & Co. Political Intelligence, Lobbying, Public Affairs. Arrivammo a Roma nel 2004 con le nostre speranze, i nostri sogni e con un bigliettino da visita che diceva âlobbyingâ. Che coraggio. Arrivavamo da Milano e dalla Brianza, con i nostri cognomi lombardo-piemontesi e dicevamo al mondo romano: vorremmo fare i lobbisti. Furono in molti a regalarci consigli preziosi; ci dissero di togliere la parola âlobbyingâ che sapeva di parolaccia, di occuparci di pubbliche relazioni, di lasciare stare la politica perchĂŠ terreno presidiato da altri. Capiremo piĂš avanti che a Roma si fanno, appunto, pubbliche relazioni: i salotti, le cene, le colazioni, le amicizie dâaffari. Ci si mette in contatto, si fanno relazioni.
Non li ascoltammo; un poâ testardi, un poâ incoscienti. Oggi, a distanza di molti anni, li ringraziamo tutti lo stesso perchĂŠ, senza di loro, avremmo pensato che sarebbe stato tutto facile o che non si sarebbe potuta fare una lobby di stampo professionale. Invece, ancora adesso, rimaniamo i due lombardi sbarcati nella capitale con quello strano biglietto da visita. Ci dicevamo: se funziona nel resto del mondo, se la lobby professionale esiste in tutti i Paesi, in tutti i Paesi democratici beninteso, ci deve essere spazio per noi anche qui a Roma. E, infatti, lo spazio câera e, con molta fortuna, ce ne siamo presi una parte.
Ma questo libro non vuole essere la nostra storia; non è la storia di una societĂ di consulenza di lobby, del suo crescere e radicarsi, degli aneddoti fioriti e delle curiositĂ raccolte strada facendo. Neppure vuole essere la galleria dei politici e imprenditori con cui si è collaborato, delle battaglie vinte e perse, delle leggi su cui si è lavorato e che hanno inciso sullâeconomia del nostro Paese e su alcune abitudini della nostra vita. Potremmo raccontarla? SĂŹ, certo, e qualcosa, forse non irrilevante, salterĂ fuori. Ma giusto quel che basta. Il troppo annoierebbe i piĂš, e farebbe di noi quello che non abbiamo mai voluto far credere di essere: che i lobbisti siano i king makers del processo democratico.
No, i lobbisti non lo sono. Non credete a quelli che ve lo dicono. SÏ, i lobbisti detengono un loro potere di influenza e persuasione ma alla fine è sempre la politica a decidere, è sempre nel dialogo tra interesse privato e interesse pubblico che la democrazia trova il suo compimento. I lobbisti sono solo un ingranaggio della democrazia.
Nelle prossime pagine, allora, parleremo della democrazia e di come funziona in uno dei suoi momenti piĂš alti: fare le leggi. Come prende le decisioni, quali strumenti di inclusione e salvaguardia utilizza, quali i pregi e i difetti di un sistema, che forse non sarĂ perfetto, ma rimane pur sempre il migliore possibile. E affronteremo il nodo cruciale di una delle professioni della democrazia: la lobby, la rappresentanza degli interessi. Parleremo di una professione che ha la fortuna di porsi come punto di osservazione dellâincontro, e spesso anche dello scontro, tra politica, economia e societĂ civile. Un osservatorio privilegiato dal quale raccontare il potere e il funzionamento della democrazia. E di come potere, politica e interessi interagiscano tra loro per fare le leggi che governeranno la vita di cittadini e imprese. Parleremo, dunque, di lobby legislativa, cioè quellâinsieme di attivitĂ che un interesse privato mette in campo a proprio vantaggio per promuovere, modificare o bloccare una legge o un provvedimento normativo. E diremo di come il lobbista legislativo sia diverso dal mediatore dâaffari, sebbene spesso si tenda a confonderli. Il primo, però, è parte essenziale del processo democratico, il secondo semplicemente un procacciatore di affari. Per il primo lo Stato è legislatore, per il secondo compratore o finanziatore. Descriveremo chi sono i lobbisti, che lavoro fanno, chi sono i loro clienti, cosa chiedono e cosa sperano di ottenere. Vogliamo raccontare il nostro mondo. Come è davvero, nei suoi effettivi chiaroscuri, con i suoi difetti e con i suoi pregi. Ma questo è anche un libro che prova a sezionare il potere, i suoi funzionamenti, e a spiegare come la democrazia funzioni solo nella dialettica e nel dialogo tra interessi, quelli delle istituzioni e quelli diretti o particolari, siano essi economici o sociali.
Non sarĂ un percorso facile. Appena voi, lettori, avete intravisto questo libro, e deciso di leggerlo, sicuramente si saranno attivati in voi, quasi in automatico, riflessi condizionati, alimentati da giudizi stratificati nel tempo e da letture passate che vi indurranno a pensare alla lobby come fosse una parola o unâattivitĂ da tenere alla larga, quasi fosse la porta di ingresso che conduce al regno dellâinganno, del sopruso, della prevaricazione dei poteri forti. Qui vorrei dimostrare che non è proprio cosĂŹ. Di conseguenza affronteremo insieme e cercheremo di mettere a nudo alcuni luoghi comuni che la storia ha creato per nascondere come il potere e la politica non siano altro che il frutto di interazioni umane, con tutti i pregi e i difetti che le connotano. Spesso sono solo alibi diventati nel tempo dei riferimenti culturali radicati in noi, dei clichĂŠ, dei codici dentro i quali siamo chiamati a pensare. E cosĂŹ finiamo per credere che lo spettacolo della democrazia, e dei poteri che ne sono protagonisti, siano quelli che ci hanno sempre raccontato e che ci siamo raccontati. Ma, per dirla insieme a David Foster Wallace, âse siete automaticamente certi di cosa sia la realtĂ â se volete operare in modalitĂ predefinita â allora anche voi, come me, probabilmente trascurerete tutte le eventualitĂ che non siano inutili o fastidiose. Ma se avrete davvero imparato a prestare attenzione, allora saprete che le alternative non mancanoâ.
E, allora, vi chiedo un piccolo sforzo di attenzione e un atto di consapevolezza nellâaffrontare gli appunti di questo taccuino di lobbista. âCâentra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è cosĂŹ reale e essenziale, cosĂŹ nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare a noi stessi: questa è lâacqua, questa è lâacqua...â.
1.2. Che cosâè lâacqua?
Laddove si racconta che capire il âcontestoâ è il primo passo del nostro viaggio. E che il nostro contesto è il potere
I discorsi per le cerimonie di laurea nei college americani hanno una lunga tradizione e alcuni sono ricordati nonostante il passare degli anni perchĂŠ hanno profondamente ispirato imprenditori, professionisti, manager o semplici cittadini di tutto il mondo. Il piĂš famoso è quello del fondatore della Apple, Steve Jobs, tenuto nel cuore della Silicon Valley, alla Stanford University. I concetti di âunire i puntiniâ e âsiate affamati, siate folliâ sono diventati, infatti, un riferimento per unâintera generazione di businessman, citati in centinaia di discorsi dei piĂš importanti Ceo mondiali e utilizzati in molti corsi di formazione manageriale.
LâOhio non è la California e il Kenyon College unâuniversitĂ meno famosa di Stanford. Ă il 21 maggio 2005. Purtroppo non siamo riusciti a trovare alcun video di quella giornata. Non sappiamo se professori e studenti siano in toga, come a Stanford. Non sappiamo quanti siano gli studenti presenti, quali le loro facce o se i loro gesti siano gli stessi dei colleghi californiani, sorridenti e felici per il loro successo. Il discorso non lo tiene un âpadroneâ della nuova economia ma uno scrittore eccentrico, di nome David Foster Wallace. Pare che per lâoccasione non indossi la solita bandana bianca, ma i capelli lunghi e lâabbigliamento grunge sono i soliti di sempre. Lo stile di un genio. DFW inizia il suo discorso secondo un modello retorico classico: con una piccola storiella in forma di apologo istruttivo: âci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: â Salve, ragazzi. Come è lâacqua? â I due pesci giovani nuotano un altro poâ, poi uno guarda lâaltro e fa: â Che cavolo è lâacqua?â.
I discorsi di Steve Jobs e David Foster Wallace hanno un punto in comune: non si può avere successo nella vita senza un continuo sforzo di interpretazione del contesto in cui si lavora o in cui si vive. Si può nuotare nellâacqua senza sapere cosa sia ma non si potrĂ che farlo in gruppo, vicini lâuno allâaltro, tutti nella stessa direzione. Se invece si vuole andare nella direzione opposta, essere degli innovatori, dei leader, o semplicemente avere successo, è fondamentale interrogarsi sul contesto, unire quei puntini che altri non vedono perchĂŠ nemmeno provano a vederli, chiedersi cosa sia lâacqua e imparare a nuotarvi anche controcorrente. âIl succo della storiella dei pesci â prosegue David Foster Wallace â è semplicemente che le realtĂ piĂš ovvie e importanti sono spesso le piĂš difficili da capire e da discutereâ.
Il mio mestiere, il lobbista, è meraviglioso. Riguarda nella sua essenza la capacitĂ di leggere il contesto sociale, politico, istituzionale per provare a trasformarlo a beneficio di un interesse specifico. Qual è il contesto della nostra professione? La lobby legislativa è prevalentemente una professione della democrazia. Il lobbista comprende le modalitĂ con cui le leggi vengono pensate, scritte, votate e allâinterno di questo processo svolge unâopera di informazione e persuasione. Ă uno degli attori del processo democratico. Ă un partner del potere politico. Il lobbista lavora con il potere, ed è lâanello di congiunzione tra il potere economico e quello politico. Per un lobbista comprendere il contesto significa capire innanzitutto la natura del potere di una democrazia moderna, i suoi riti e il suo funzionamento. Da qui dobbiamo partire.
â Prima che lei parli del potere, devo chiederle una cosa.
â Prego Sig. G.
â Lei detiene personalmente un potere oppure no?
Inizia cosĂŹ il Dialogo sul potere di Carl Schmitt. Detenere il potere significa essere prevenuti a suo favore, non detenerlo significa essere prevenuti contro. Al lobbista appartiene un potere di influenza. E certo, disponendo di un potere, in qualche modo siamo prevenuti a suo favore. Potremmo cadere nella tentazione di vedere âgiochi di potereâ in ogni aspetto della vita democratica. Quei giochi di potere che spesso vengono raccontati nei romanzi, nei film e piĂš recentemente nelle serie televisive: basti pensare al successo di West Wing, House of Cards, Designated Survivor, o a Boss e Marsiglia, che narrano le vicende rispettivamente dei sindaci di Chicago e di Marsiglia alle prese con gli intrighi politici e con le lobby degli interessi privati. Ma, appunto, sono fiction. Noi lobbisti occupiamo una posizione privilegiata per osservare e descrivere. Possiamo provare, per dirla con Schmitt, a âvedere correttamente un fenomeno storico che tutti noi viviamo e subiamoâ. Il risultato, si spera, verrĂ da sĂŠ.
1.3. Potere e politica
Laddove si racconta come il lobbista abbia a che fare con la politica delle scelte, di trasformarle in leggi e renderle effettive
Marcello Mastroianni dava appuntamento al suo âFantasma dâamoreâ, che aveva il volto di Romy Schneider, tra gli aceri rosseggianti del parco di Villa Botta Adorno, a Torre dâIsola, sul Ticino. Era il 1981 e regista di quel film era Dino Risi. La località è a un quarto dâora da Milano, ha tre aeroporti a quaranta minuti, e in unâora o due ecco che sottomano si hanno Torino e Lugano, Bologna e Venezia, Genova e Montecarlo. La localitĂ sta al terzo o al quarto posto in Italia quanto a reddito pro capite e tuttavia conserva una sua rustica semplicitĂ , circondata da boschi e affacciata sul fiume: in aggiunta, tutti i campi che cadono sotto gli occhi sono di proprietĂ di unâantica famiglia che abita nella villa e che non ha mai tradito la vocazione agricola del luogo. Sono conti ed è per questo che, alla fine, il posto è stato affettuosamente ribattezzato, da qualcuno, la Contea.
Qui si è formata una piccola compagnia di amici. Arriviamo da vite ed esperienze professionali diverse, come negli anni è stato differente il rapporto che ognuno di noi ha avuto con il potere. Câè Giorgio â giornalista e scrittore â che da buon sessantottino ha cercato di combatterlo. E câè Giuliano â nella squadra del generale dalla Chiesa da giovanissimo; e dopo gli anni di piombo una carriera nelle security di multinazionali; recentemente è finito un poâ troppo sui giornali â, che stava dallâaltra parte. Quella di Giorgio e di Giuliano sembra una versione scompigliata, fitta di divertenti sliding doors, del vecchio copione di Guardie & Ladri. Anzi, meglio, di Gendarmi & Sovversivi che però, almeno per quel che riguarda loro due, in Contea sono diventati amici. E poi â per completare il terzetto â sono arrivato io: il lobbista, che osserva il potere e lo studia per la sua professione. Quella strana professione che mi trovo a fare e che vi vorrei raccontare. Tre amici: Giorgio, lo scrittore, forse ora âdiversamente sovversivoâ rispetto ad un tempo; Giuliano, lo stratega dellâintelligence; e io, il lobbista.
Sotto i platani secolari dellâunica piazza del paese â attorno municipio, farmacia, posta, chiesa, canonica parrocchiale, villa dei conti, bottega di alimentari, insomma tutto quel che serve per rendere civile e comodo un posto â ci ritroviamo spesso, appena torniamo dalle nostre attivitĂ . Ci sediamo ai lunghi tavoli di legno della Locanda della Contea, lâunico e dunque irrinunciabile ritrovo che offre il paese, e cominciamo le nostre chiacchiere. Spesso, se non sempre, orientate sulla ricerca di risposte alle domande che, ognuno per proprio conto, si è posto infinite volte e che, a quanto pare, non sono facili da soddisfare. Anche perchĂŠ sono interrogativi piuttosto vasti e ambiziosi.
Del tipo: che cosa è il potere politico? Come possiamo descriverlo, misurarlo e quindi comprenderlo? Lâidea di scrivere questo libro sulla lobby e sul funzionamento della politica e del potere, insomma del potere politico, per farla breve, almeno da come lo si può intravedere dallâangolazione della professione che mi sono scelto, scaturisce da queste chiacchierate. Uniti tutti e tre dalla convinzione che il no...