Il mestiere del potere
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Il mestiere del potere

Dal taccuino di un lobbista

Alberto Cattaneo

  1. 200 páginas
  2. Italian
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  4. Disponible en iOS y Android
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Il mestiere del potere

Dal taccuino di un lobbista

Alberto Cattaneo

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«I lobbisti, lo si è detto, non sono il potere. Ma al potere sono vicini. Se c'è una camera dove il potere abita, il lobbista sicuramente abiterà la stanza antistante quella camera: l'anticamera del potere. Ma non siamo i maghi dell'emendamento notturno, né vogliamo essere i vassalli di un potere debole incapace di decidere.»

Un lobbista di successo ci racconta cosa avviene in quella stanza, come funzionano i meccanismi del potere e perché oggi sono così deboli e fragili.

Di potere e di lobby di questi tempi si parla e si scrive molto. Molti – in Italia e nel mondo – sono convinti che potere politico e lobby operino in modo poco trasparente, quasi mai controllabile, spesso ai confini della legalità. Per avere risposte, la cosa migliore è dare la parola a qualcuno che, dall'interno di questo mondo tanto chiacchierato quanto poco conosciuto, racconti il ruolo dei lobbisti e le motivazioni dei loro clienti – aziende tradizionali, imprese della new economy, distretti produttivi, grandi aggregazioni professionali, conosciute associazioni no profit. Così Alberto Cattaneo, socio fondatore di una delle più note società di lobbying in Italia, racconta dall'interno gli aspetti fondamentali, le modalità, i momenti quotidiani e gli snodi cruciali di questa attività. Emergono finalmente i contorni esatti, i chiaroscuri, i nodi ancora da sciogliere di una professione impegnativa e cruciale: i dossier affrontati, le battaglie vinte e perse, il misurarsi quotidiano con una classe dirigente scorta da un osservatorio privilegiato. Un libro che racconta come e dove molte decisioni cruciali maturano e vengono prese. In altre parole: un libro necessario per guardare all'interno del rapporto tra potere e democrazia.

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Información

Año
2018
ISBN
9788858132746
Categoría
Economics
Categoría
Economic Policy

Parte prima.
Sulla natura del potere
(di fare o non fare le leggi)

1.1. Democrazia e lobby

Laddove si inizia il taccuino del lobbista suggerendo al lettore di adottare nuovi punti di vista
Il nostro biglietto da visita non è mai cambiato: Cattaneo Zanetto & Co. Political Intelligence, Lobbying, Public Affairs. Arrivammo a Roma nel 2004 con le nostre speranze, i nostri sogni e con un bigliettino da visita che diceva ‘lobbying’. Che coraggio. Arrivavamo da Milano e dalla Brianza, con i nostri cognomi lombardo-piemontesi e dicevamo al mondo romano: vorremmo fare i lobbisti. Furono in molti a regalarci consigli preziosi; ci dissero di togliere la parola ‘lobbying’ che sapeva di parolaccia, di occuparci di pubbliche relazioni, di lasciare stare la politica perché terreno presidiato da altri. Capiremo più avanti che a Roma si fanno, appunto, pubbliche relazioni: i salotti, le cene, le colazioni, le amicizie d’affari. Ci si mette in contatto, si fanno relazioni.
Non li ascoltammo; un po’ testardi, un po’ incoscienti. Oggi, a distanza di molti anni, li ringraziamo tutti lo stesso perché, senza di loro, avremmo pensato che sarebbe stato tutto facile o che non si sarebbe potuta fare una lobby di stampo professionale. Invece, ancora adesso, rimaniamo i due lombardi sbarcati nella capitale con quello strano biglietto da visita. Ci dicevamo: se funziona nel resto del mondo, se la lobby professionale esiste in tutti i Paesi, in tutti i Paesi democratici beninteso, ci deve essere spazio per noi anche qui a Roma. E, infatti, lo spazio c’era e, con molta fortuna, ce ne siamo presi una parte.
Ma questo libro non vuole essere la nostra storia; non è la storia di una società di consulenza di lobby, del suo crescere e radicarsi, degli aneddoti fioriti e delle curiosità raccolte strada facendo. Neppure vuole essere la galleria dei politici e imprenditori con cui si è collaborato, delle battaglie vinte e perse, delle leggi su cui si è lavorato e che hanno inciso sull’economia del nostro Paese e su alcune abitudini della nostra vita. Potremmo raccontarla? Sì, certo, e qualcosa, forse non irrilevante, salterà fuori. Ma giusto quel che basta. Il troppo annoierebbe i più, e farebbe di noi quello che non abbiamo mai voluto far credere di essere: che i lobbisti siano i king makers del processo democratico.
No, i lobbisti non lo sono. Non credete a quelli che ve lo dicono. Sì, i lobbisti detengono un loro potere di influenza e persuasione ma alla fine è sempre la politica a decidere, è sempre nel dialogo tra interesse privato e interesse pubblico che la democrazia trova il suo compimento. I lobbisti sono solo un ingranaggio della democrazia.
Nelle prossime pagine, allora, parleremo della democrazia e di come funziona in uno dei suoi momenti più alti: fare le leggi. Come prende le decisioni, quali strumenti di inclusione e salvaguardia utilizza, quali i pregi e i difetti di un sistema, che forse non sarà perfetto, ma rimane pur sempre il migliore possibile. E affronteremo il nodo cruciale di una delle professioni della democrazia: la lobby, la rappresentanza degli interessi. Parleremo di una professione che ha la fortuna di porsi come punto di osservazione dell’incontro, e spesso anche dello scontro, tra politica, economia e società civile. Un osservatorio privilegiato dal quale raccontare il potere e il funzionamento della democrazia. E di come potere, politica e interessi interagiscano tra loro per fare le leggi che governeranno la vita di cittadini e imprese. Parleremo, dunque, di lobby legislativa, cioè quell’insieme di attività che un interesse privato mette in campo a proprio vantaggio per promuovere, modificare o bloccare una legge o un provvedimento normativo. E diremo di come il lobbista legislativo sia diverso dal mediatore d’affari, sebbene spesso si tenda a confonderli. Il primo, però, è parte essenziale del processo democratico, il secondo semplicemente un procacciatore di affari. Per il primo lo Stato è legislatore, per il secondo compratore o finanziatore. Descriveremo chi sono i lobbisti, che lavoro fanno, chi sono i loro clienti, cosa chiedono e cosa sperano di ottenere. Vogliamo raccontare il nostro mondo. Come è davvero, nei suoi effettivi chiaroscuri, con i suoi difetti e con i suoi pregi. Ma questo è anche un libro che prova a sezionare il potere, i suoi funzionamenti, e a spiegare come la democrazia funzioni solo nella dialettica e nel dialogo tra interessi, quelli delle istituzioni e quelli diretti o particolari, siano essi economici o sociali.
Non sarà un percorso facile. Appena voi, lettori, avete intravisto questo libro, e deciso di leggerlo, sicuramente si saranno attivati in voi, quasi in automatico, riflessi condizionati, alimentati da giudizi stratificati nel tempo e da letture passate che vi indurranno a pensare alla lobby come fosse una parola o un’attività da tenere alla larga, quasi fosse la porta di ingresso che conduce al regno dell’inganno, del sopruso, della prevaricazione dei poteri forti. Qui vorrei dimostrare che non è proprio così. Di conseguenza affronteremo insieme e cercheremo di mettere a nudo alcuni luoghi comuni che la storia ha creato per nascondere come il potere e la politica non siano altro che il frutto di interazioni umane, con tutti i pregi e i difetti che le connotano. Spesso sono solo alibi diventati nel tempo dei riferimenti culturali radicati in noi, dei cliché, dei codici dentro i quali siamo chiamati a pensare. E così finiamo per credere che lo spettacolo della democrazia, e dei poteri che ne sono protagonisti, siano quelli che ci hanno sempre raccontato e che ci siamo raccontati. Ma, per dirla insieme a David Foster Wallace, “se siete automaticamente certi di cosa sia la realtà – se volete operare in modalità predefinita – allora anche voi, come me, probabilmente trascurerete tutte le eventualità che non siano inutili o fastidiose. Ma se avrete davvero imparato a prestare attenzione, allora saprete che le alternative non mancano”1.
E, allora, vi chiedo un piccolo sforzo di attenzione e un atto di consapevolezza nell’affrontare gli appunti di questo taccuino di lobbista. “C’entra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è così reale e essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare a noi stessi: questa è l’acqua, questa è l’acqua...”2.

1.2. Che cos’è l’acqua?

Laddove si racconta che capire il ‘contesto’ è il primo passo del nostro viaggio. E che il nostro contesto è il potere
I discorsi per le cerimonie di laurea nei college americani hanno una lunga tradizione e alcuni sono ricordati nonostante il passare degli anni perché hanno profondamente ispirato imprenditori, professionisti, manager o semplici cittadini di tutto il mondo. Il più famoso è quello del fondatore della Apple, Steve Jobs, tenuto nel cuore della Silicon Valley, alla Stanford University. I concetti di ‘unire i puntini’ e ‘siate affamati, siate folli’ sono diventati, infatti, un riferimento per un’intera generazione di businessman, citati in centinaia di discorsi dei più importanti Ceo mondiali e utilizzati in molti corsi di formazione manageriale.
L’Ohio non è la California e il Kenyon College un’università meno famosa di Stanford. È il 21 maggio 2005. Purtroppo non siamo riusciti a trovare alcun video di quella giornata. Non sappiamo se professori e studenti siano in toga, come a Stanford. Non sappiamo quanti siano gli studenti presenti, quali le loro facce o se i loro gesti siano gli stessi dei colleghi californiani, sorridenti e felici per il loro successo. Il discorso non lo tiene un ‘padrone’ della nuova economia ma uno scrittore eccentrico, di nome David Foster Wallace. Pare che per l’occasione non indossi la solita bandana bianca, ma i capelli lunghi e l’abbigliamento grunge sono i soliti di sempre. Lo stile di un genio. DFW inizia il suo discorso secondo un modello retorico classico: con una piccola storiella in forma di apologo istruttivo: “ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: – Salve, ragazzi. Come è l’acqua? – I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: – Che cavolo è l’acqua?”3.
I discorsi di Steve Jobs e David Foster Wallace hanno un punto in comune: non si può avere successo nella vita senza un continuo sforzo di interpretazione del contesto in cui si lavora o in cui si vive. Si può nuotare nell’acqua senza sapere cosa sia ma non si potrà che farlo in gruppo, vicini l’uno all’altro, tutti nella stessa direzione. Se invece si vuole andare nella direzione opposta, essere degli innovatori, dei leader, o semplicemente avere successo, è fondamentale interrogarsi sul contesto, unire quei puntini che altri non vedono perché nemmeno provano a vederli, chiedersi cosa sia l’acqua e imparare a nuotarvi anche controcorrente. “Il succo della storiella dei pesci – prosegue David Foster Wallace – è semplicemente che le realtà più ovvie e importanti sono spesso le più difficili da capire e da discutere”4.
Il mio mestiere, il lobbista, è meraviglioso. Riguarda nella sua essenza la capacità di leggere il contesto sociale, politico, istituzionale per provare a trasformarlo a beneficio di un interesse specifico. Qual è il contesto della nostra professione? La lobby legislativa è prevalentemente una professione della democrazia. Il lobbista comprende le modalità con cui le leggi vengono pensate, scritte, votate e all’interno di questo processo svolge un’opera di informazione e persuasione. È uno degli attori del processo democratico. È un partner del potere politico. Il lobbista lavora con il potere, ed è l’anello di congiunzione tra il potere economico e quello politico. Per un lobbista comprendere il contesto significa capire innanzitutto la natura del potere di una democrazia moderna, i suoi riti e il suo funzionamento. Da qui dobbiamo partire.
– Prima che lei parli del potere, devo chiederle una cosa.
– Prego Sig. G.
– Lei detiene personalmente un potere oppure no?
Inizia così il Dialogo sul potere di Carl Schmitt5. Detenere il potere significa essere prevenuti a suo favore, non detenerlo significa essere prevenuti contro. Al lobbista appartiene un potere di influenza. E certo, disponendo di un potere, in qualche modo siamo prevenuti a suo favore. Potremmo cadere nella tentazione di vedere ‘giochi di potere’ in ogni aspetto della vita democratica. Quei giochi di potere che spesso vengono raccontati nei romanzi, nei film e più recentemente nelle serie televisive: basti pensare al successo di West Wing, House of Cards, Designated Survivor, o a Boss e Marsiglia, che narrano le vicende rispettivamente dei sindaci di Chicago e di Marsiglia alle prese con gli intrighi politici e con le lobby degli interessi privati. Ma, appunto, sono fiction. Noi lobbisti occupiamo una posizione privilegiata per osservare e descrivere. Possiamo provare, per dirla con Schmitt, a “vedere correttamente un fenomeno storico che tutti noi viviamo e subiamo”. Il risultato, si spera, verrà da sé.

1.3. Potere e politica

Laddove si racconta come il lobbista abbia a che fare con la politica delle scelte, di trasformarle in leggi e renderle effettive
Marcello Mastroianni dava appuntamento al suo ‘Fantasma d’amore’, che aveva il volto di Romy Schneider, tra gli aceri rosseggianti del parco di Villa Botta Adorno, a Torre d’Isola, sul Ticino. Era il 1981 e regista di quel film era Dino Risi. La località è a un quarto d’ora da Milano, ha tre aeroporti a quaranta minuti, e in un’ora o due ecco che sottomano si hanno Torino e Lugano, Bologna e Venezia, Genova e Montecarlo. La località sta al terzo o al quarto posto in Italia quanto a reddito pro capite e tuttavia conserva una sua rustica semplicità, circondata da boschi e affacciata sul fiume: in aggiunta, tutti i campi che cadono sotto gli occhi sono di proprietà di un’antica famiglia che abita nella villa e che non ha mai tradito la vocazione agricola del luogo. Sono conti ed è per questo che, alla fine, il posto è stato affettuosamente ribattezzato, da qualcuno, la Contea.
Qui si è formata una piccola compagnia di amici. Arriviamo da vite ed esperienze professionali diverse, come negli anni è stato differente il rapporto che ognuno di noi ha avuto con il potere. C’è Giorgio – giornalista e scrittore – che da buon sessantottino ha cercato di combatterlo. E c’è Giuliano – nella squadra del generale dalla Chiesa da giovanissimo; e dopo gli anni di piombo una carriera nelle security di multinazionali; recentemente è finito un po’ troppo sui giornali –, che stava dall’altra parte. Quella di Giorgio e di Giuliano sembra una versione scompigliata, fitta di divertenti sliding doors, del vecchio copione di Guardie & Ladri. Anzi, meglio, di Gendarmi & Sovversivi che però, almeno per quel che riguarda loro due, in Contea sono diventati amici. E poi – per completare il terzetto – sono arrivato io: il lobbista, che osserva il potere e lo studia per la sua professione. Quella strana professione che mi trovo a fare e che vi vorrei raccontare. Tre amici: Giorgio, lo scrittore, forse ora ‘diversamente sovversivo’ rispetto ad un tempo; Giuliano, lo stratega dell’intelligence; e io, il lobbista.
Sotto i platani secolari dell’unica piazza del paese – attorno municipio, farmacia, posta, chiesa, canonica parrocchiale, villa dei conti, bottega di alimentari, insomma tutto quel che serve per rendere civile e comodo un posto – ci ritroviamo spesso, appena torniamo dalle nostre attività. Ci sediamo ai lunghi tavoli di legno della Locanda della Contea, l’unico e dunque irrinunciabile ritrovo che offre il paese, e cominciamo le nostre chiacchiere. Spesso, se non sempre, orientate sulla ricerca di risposte alle domande che, ognuno per proprio conto, si è posto infinite volte e che, a quanto pare, non sono facili da soddisfare. Anche perché sono interrogativi piuttosto vasti e ambiziosi.
Del tipo: che cosa è il potere politico? Come possiamo descriverlo, misurarlo e quindi comprenderlo? L’idea di scrivere questo libro sulla lobby e sul funzionamento della politica e del potere, insomma del potere politico, per farla breve, almeno da come lo si può intravedere dall’angolazione della professione che mi sono scelto, scaturisce da queste chiacchierate. Uniti tutti e tre dalla convinzione che il no...

Índice

  1. Parte prima. Sulla natura del potere (di fare o non fare le leggi)
  2. Parte seconda. Sulla natura dei lobbisti(siamo tutti lobbisti)
  3. Parte terza. Sulla natura della camera e dell’anticamera del potere (competizione, metodi e dinamiche)
  4. Una piccola bibliografia o, meglio, uno sguardo nella “farmacia spirituale” di un lobbista
  5. Riferimenti bibliografici
  6. Ringraziamenti
Estilos de citas para Il mestiere del potere

APA 6 Citation

Cattaneo, A. (2018). Il mestiere del potere ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3461225/il-mestiere-del-potere-dal-taccuino-di-un-lobbista-pdf (Original work published 2018)

Chicago Citation

Cattaneo, Alberto. (2018) 2018. Il Mestiere Del Potere. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3461225/il-mestiere-del-potere-dal-taccuino-di-un-lobbista-pdf.

Harvard Citation

Cattaneo, A. (2018) Il mestiere del potere. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3461225/il-mestiere-del-potere-dal-taccuino-di-un-lobbista-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Cattaneo, Alberto. Il Mestiere Del Potere. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2018. Web. 15 Oct. 2022.