Guerre persiane
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Guerre persiane

Pietro Vannicelli, AA.VV., Pietro Vannicelli

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Guerre persiane

Pietro Vannicelli, AA.VV., Pietro Vannicelli

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Le Guerre persiane furono il primo grande conflitto, di popoli, di civiltà e di continenti, della storia. Furono anche occasione delle prime divisioni ideologiche tra un Occidente portatore di libertà e democrazia e un Oriente tirannico e arcaico. In esse si scontrò la possente macchina bellica achemenide con la precaria e mutevole alleanza di città-stato ancora prive del concetto identitario di patria. Passate alla storia per battaglie dall'esito inaspettato, come Maratona e Salamina, o in cui la sconfitta fu vittoria morale, come alle Termopili, il loro durevole frutto, più che la sconfitta persiana, fu la maturazione dell'idea di Ellenicità. «La comunanza di sangue e di lingua, i santuari e i sacrifici comuni, gli usi e costumi simili»: fu questa unità culturale che trovò finalmente forma proprio in contrapposizione alla moltitudine immensa e caotica del mondo «barbaro».

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Información

Editorial
Pelago
Año
2021
ISBN
9791280714053
FOCUS

IL PROLOGO

Con l’espressione “Guerre persiane” ci si riferisce in prima istanza alle due campagne militari dell’esercito imperiale achemenide in Grecia degli anni 490 e 480-479 a.C., all’epoca, rispettivamente, dei sovrani Dario I e Serse I. In realtà, la Guerra persiana (Mèdikos pólemos) per eccellenza è soprattutto la seconda di queste spedizioni: per l’entità delle forze in campo, la conquista persiana della Grecia continentale parve a molti dei contemporanei un esito senz’altro possibile e, a dire il vero, non sgradito ad alcuni degli stessi Greci. A partire da questa vicenda bellica, vissuta e sentita come uno scontro epocale, la precedente spedizione persiana in Grecia del 490 a.C., conclusa un po’ inaspettatamente dalla vittoria ateniese a Maratona, fu considerata come un prologo che acquistava piena rilevanza alla luce degli eventi di dieci anni dopo.

LA FORTUNA DEL MITO DI MARATONA

Proprio il fatto che i Greci abbiano ripensato e narrato le Guerre persiane investendole di significati più generali, e siano stati capaci di elaborare, a partire da esse, valori e paradigmi che hanno poi avuto una straordinaria fortuna nella storia europea e mondiale, assicura a questi eventi una portata che è andata oltre la storia greca, e che ha potuto sollecitare riflessioni come quella di John Stuart Mill, il quale scrisse:
“LA BATTAGLIA DI MARATONA, ANCHE COME EVENTO DELLA STORIA INGLESE, È PIÙ IMPORTANTE DELLA BATTAGLIA DI HASTINGS.1
Non so quanti oggi si sentirebbero di sottoscrivere questa celebre affermazione o di prospettare che cosa sarebbe successo se le Guerre persiane avessero avuto un esito diverso da quello che effettivamente ebbero (peraltro, come vedremo, la storia che oggi amiamo chiamare contro­fattuale è già stata praticata dagli autori antichi anche in relazione alle Guerre persiane). In ogni caso, suscitano ammirazione la lucidità e la profondità con cui la cultura ellenica, almeno nelle sue espressioni più alte, ha saputo rielaborare e raccontare il conflitto con l’Impero persiano, con cui pure i Greci avevano rapporti e intrecci complessi.
Il modo in cui i Greci hanno chiamato le Guerre persiane – Mèdikos pólemos, o al plurale Mediká – significa letteralmente “guerra o guerre dei Medi”, estende cioè ai Persiani il nome di un popolo iranico le cui vicende erano strettamente intrecciate a quelle dei Persiani: è un’espressione che probabilmente aveva carattere enfatico e forti risonanze emotive. È possibile che ciò rappresenti un’eredità dell’epoca dei primi scontri nel VI secolo a.C. tra i Greci dell’Asia Minore e i Persiani, che, nella rappresentazione greca della storia orientale, furono considerati come successori dei Medi nel dominio dell’Asia (un’idea per lo più contestata dagli studiosi moderni).
Più chiaro è il fatto che con il nome di “Guerre persiane” s’intendeva sottolineare il fatto che fossero stati i Persiani a portare la guerra nella Grecia continentale. Lo ricorda, per esempio, Pausania il Periegeta, autore del II secolo d.C. nonché attento lettore delle Storie di Erodoto, quando sottolinea come la Guerra persiana e la Guerra del Peloponneso – i due grandi conflitti che incorniciano quello che noi chiamiamo il V secolo a.C. – presero il loro nome dagli invasori.

LA QUESTIONE DELLE FONTI

Tuttavia, l’autore che meglio di ogni altro narrò queste vicende, a un paio di generazioni di distanza dagli eventi, e che in un certo senso può considerarsi l’inventore delle Guerre persiane così come oggi le intendiamo – Erodoto di Alicarnasso (oggi Bodrum, in Turchia) – cercò di offrire una versione più complessa degli eventi chiamando in causa, oltre alle dinamiche interne dell’espansionismo persiano, anche le responsabilità greche nella genesi del conflitto. Erodoto fa precedere la narrazione delle vicende del 490 e del 480-479 a.C. – la più autorevole e completa a noi giunta, base imprescindibile di ogni successiva ricostruzione storica dei fatti – da una ricerca delle loro cause remote, che risale indietro nel tempo fino ai rapporti tra Greci e Barbari nell’Asia Minore all’epoca dell’ultimo sovrano del regno di Lidia, Creso (regno a cui pone fine la conquista persiana nel 546 a.C.), e alle conseguenze che ebbe la contemporanea fondazione e rapida ascesa dell’Impero persiano grazie a Ciro il Grande.
Questa originale impostazione dell’opera erodotea ci ricorda come il succedersi dei rapporti tra i Greci e l’Impero persiano sia stato costantemente caratterizzato, durante l’intera parabola della storia di quest’ultimo (dalla seconda metà del VI secolo a.C. alla spedizione di Alessandro Magno negli anni Trenta del IV secolo a.C.), da una fitta interazione politica, culturale, sociale, economica e militare operante a livelli diversi, nell’ambito della quale gli scontri politico-militari hanno costituito l’aspetto registrato con maggiore evidenza dalla tradizione letteraria greca, ma non sempre e necessariamente quello più significativo.
Il fatto stesso, ben documentato da Erodoto, che, in molte occasioni, i Greci siano stati presenti, e contrapposti, in entrambi i fronti delle Guerre persiane testimonia questo complesso intreccio di rapporti.
Non abbiamo un racconto dei Mediká nelle poche fonti persiane disponibili. Il tentativo di trovarne una qualche traccia nelle diverse liste di popoli soggetti all’impero regolarmente presenti nelle iscrizioni reali persiane – che, come è noto, con l’eccezione di quella di Dario a Behistun [monte nella regione di Kermanshah, in Iran – ndr] non contengono narrazioni di campagne militari – si scontra con le difficoltà di precisa identificazione di alcuni dei popoli menzionati e con il carattere soprattutto celebrativo ed esemplare di questi elenchi.
Qualche indicazione utile viene fornita dalla documentazione dell’Archivio di Persepoli, relativa per lo più a un periodo immediatamente precedente o successivo alle Guerre persiane: le decine di migliaia di tavolette del cosiddetto Archivio delle fortificazioni sono infatti datate agli anni 509-493, cioè agli anni centrali del regno di Dario, mentre quelle, assai meno numerose, del cosiddetto Archivio del tesoro coprono il periodo tra il 492 e il 457, ovvero tra gli ultimi anni del regno di Dario e i primi del regno di Artaserse I, successore di Serse.
Questo materiale, in parte ancora da pubblicare, offre elementi di conoscenza fondamentali sull’amministrazione, sull’economia e sulla società achemenide e persino sulla presenza di Greci nel cuore dell’Impero persiano ma, per quanto riguarda i fatti delle Guerre persiane, consente soltanto di intercettare qualcuno dei protagonisti persiani menzionati dagli autori greci.
Questi ultimi hanno proposto al loro pubblico anche un punto di vista persiano sugli eventi, a cominciare dai Persiani di Eschilo, una tragedia rappresentata ad Atene nel 472 a.C. e scritta da un testimone diretto dei fatti. Nel caso di Erodoto, un greco d’Asia, il tentativo di suggerire anche una prospettiva persiana sugli eventi offre elementi del più grande interesse, ma che richiedono una utilizzazione prudente e certamente non compensano la mancanza di fonti da parte persiana.

LA FINE INCERTA DELLA GUERRA

L’Impero achemenide, dal suo canto, continuò a godere di ottima salute anche dopo che le campagne di Grecia imposero una battuta d’arresto al suo espansionismo in Occidente: il conflitto con i Greci turbò il sonno di Dario e soprattutto di Serse molto meno di quanto Erodoto si compiacque di raccontare. Ma il confronto militare tra Greci e Persiani non si concluse con la spedizione di Serse e Mardonio e proseguì anche nei decenni che seguirono. Ebbe, però, caratteristiche diverse perché la guerra si spinse, con esiti alterni, entro i confini dell’Impero persiano e di questa offensiva, nel trentennio immediatamente successivo al 479 a.C., divennero protagonisti principali e discussi soprattutto gli Ateniesi: agli scontri militari, anche se non all’ostilità, pose fine nel 449 a.C. la cosiddetta Pace di Callia, probabilmente più una intesa di fatto che un trattato formale.
La storicità di questa pace, discussa già nell’antichità, è periodicamente revocata in dubbio dai moderni senza argomenti realmente convincenti.
Il 449 a.C. costituisce una cesura reale per l’assenza di significativi episodi bellici dopo questa data che può essere indicata come il momento di una conclusione diplomatica, sia pure provvisoria, del conflitto tra Persiani e Ateniesi per il controllo del Mediterraneo orientale.
Erodoto, che visse gran parte della parabola della storia greca tra la spedizione di Serse e la Guerra del Peloponneso, sottolineò questo elemento di discontinuità quando decise di interrompere il racconto dello scontro tra Greci e Persiani con la conquista della base di Sesto sull’Ellesponto da parte della coalizione a guida ateniese nell’autunno inoltrato del 479 a.C.: l’evento è simbolico di una prima divaricazione tra Ateniesi e Spartani che i decenni successivi renderanno sempre più marcata creando le premesse di quella forte contrapposizione, anche ideologica, che sfociò nella Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.).
1 J. Stuart Mill, Grote’s History of Greece, 1846, in J. Stuart Mill, The Collected Works of John Stuart Mill, XI, a cura di J.M. Robson, Routledge and Kegan Paul, Londra 1978, trad. a cura dell’Autore

GLI EVENTI

Le origini delle Guerre persiane sono generalmente fatte risalire, sulla scorta della riflessione storiografica antica, alla situazione nella quale vennero a trovarsi i Greci dell’Asia Minore quando, nel corso degli anni Quaranta del VI secolo a.C., al dominio di Creso, ultimo sovrano della Lidia indipendente, subentrò quello del Gran Re persiano.
In quest’area, caratterizzata da una larga diffusione della pólis come forma di organizzazione politica prevalente, il dominio degli Achemenidi si appoggiò per lo più alle strutture istituzionali e politiche preesistenti alla conquista, inglobandole nelle più ampie unità amministrative in cui si articolava l’impero. La titolarità del potere spettava naturalmente soltanto al Gran Re, ma la sua gestione concreta era affidata a dinasti locali, che avevano in primo luogo la responsabilità della riscossione del tributo, determinato con precisione dalla solerte amministrazione centrale, e della fornitura di contingenti militari terrestri e navali, che il Gran Re aveva il diritto di esigere ogni qual volta sembrasse necessario.

LA SCINTILLA DI MILETO

In questa prima fase di dominazione persiana le condizioni economiche della regione furono complessivamente assai positive, anche se l’esazione regolare del tributo fu sentita e sopportata come un peso e una manifestazione molto concreta della mancanza di libertà. Inoltre, la scelta persiana di affidare il controllo e l’amministrazione dell’area preferenzialmente, e fino alla prima manifestazione di inadeguatezza o inaffidabilità, a tiranni e “baroni” locali, che nella sostanza erano fiduciari dipendenti dal Gran Re, oltre a costituire una privazione di autonomia, creò nelle città aristocratiche greche dell’Asia Minore una sorta di sclerotizzazione della dialettica politica interna.
Non mancarono naturalmente rapporti stretti e scambi tra élite persiane, greche e locali, come già, e anzi in misura maggiore, si era verificato all’epoca del dominio lidio: allora, come sempre, gruppi, famiglie o anche singoli individui ambiziosi trovarono nella collaborazione con i nuovi signori l’opportunità di stabilire o riaffermare una posizione di prestigio e di potere.
Ma ragioni ideali e ideologiche riconducibili alla mancanza di autonomia e libertà favorirono la diffusione di un malcontento di cui, per un insieme di circostanze non prive di casualità, all’inizio del V secolo a.C. approfittò spregiudicatamente il tiranno di Mileto, Aristagora. Quest’ultimo, infatti, in difficoltà con il satrapo persiano Artaferne per aver sollecitato una spedizione contro la ricca isola di Nasso risoltasi, però, in un fallimento, decise di ribellarsi al potere centrale.
In primo luogo si rivolse alla Grecia continentale alla ricerca di sostegno: a Sparta, che declinò l’invito, e ad Atene, dove Aristagora trovò migliore ascolto in virtù di affinità ideologiche (il modello politico antitirannico e popolare recentemente instaurato ad Atene – la democrazia frutto delle riforme di Clistene del 508/507 a.C. – cominciava a offrire le prime prove di una certa capacità di richiamo) e di legami culturali (la comune origine ionica di Ateniesi e Ioni d’Asia, i quali secondo la tradizione sarebbero partiti da Atene per fondare le loro città in territorio microasiatico). Atene contribuì con venti navi, la ionica Eretria, in Eubea, con cinque.
Erodoto dà giudizi sprezzanti, e forse ingenerosi, su Aristagora e sulla disponibilità ateniese, e definisce l’invio delle navi ateniesi in appoggio alla rivolta come «principio di mali per Greci e Barbari» in quanto all’origine della catena di eventi che porteranno, nei due successivi decenni, alle campagne militari persiane nella madrepatria greca.
Ma l’iniziativa di Aristagora offre nel 499 a.C. un’occasione per il manifestarsi di una serpeggiante insofferenza contro i Persiani che doveva covare da tempo.
Alle fasi iniziali della sollevazione arride il successo. Quando Aristagora depone la tirannide, cioè il ruolo di fiduciario del re persiano, la rivolta si propaga nelle città di Ioni ed Eoli dove, appunto, le tirannidi vengono abbattute. Nel 498 a.C. Sardi viene attaccata dagli insorti: la guarnigione persiana riesce a difendere l’acropoli, ma un incendio nella città bassa arriva tra l’altro a distruggere il santuario di Cibebe/Cibele. In seguito i Persiani invocheranno questo fatto per bruciare i templi dei Greci.
Nonostante la rapida reazione persiana, e il ritiro dei contingenti ateniesi ed eretriesi, che forse intendono lasciare agli Ioni il compito di consolidare i successi ottenuti, gli insorti non demordono e la rivolta si estende in altre regioni dell’Asia Minore e, parzialmente, a Cipro. È a quest’ultima regione, rilevante per l’allestimento della flotta imperiale achemenide, che subito si rivolge la macchina militare persiana: la sollevazione è domata nel 497/496, privando così i rivoltosi di un appoggio essenziale.
Nello stesso periodo esce di scena anche Aristagora il quale si trasferisce in Tracia, dove cerca di costituire un dominio personale nell’area dello Strimone, ma trova la morte nello scontro con una tribù locale.
La rivolta prosegue fino al 494 a.C., in un clima di sempre maggiore disunione che facilita ai Persiani il compito di soffocarne l’uno dopo l’altro i diversi focolai.
Lo scontro decisivo si verifica in una battaglia navale presso l’isola di Lade, di fronte a Mileto, dove nell’estate del 494 a.C. una flotta di Ioni e alcuni Eoli viene sconfitta dai Persiani, che quindi assediano, espugnano e devastano la città da cui tutto era partito, ...

Índice

  1. Collana
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. La guerra dei mondi
  6. PANORAMA
  7. FOCUS di Pietro Vannicelli
  8. APPROFONDIMENTI
  9. Piano dell'opera
Estilos de citas para Guerre persiane

APA 6 Citation

Vannicelli, P. (2021). Le Guerre persiane ([edition unavailable]). Pelago. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3120007/le-guerre-persiane-pdf (Original work published 2021)

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Vannicelli, Pietro. (2021) 2021. Le Guerre Persiane. [Edition unavailable]. Pelago. https://www.perlego.com/book/3120007/le-guerre-persiane-pdf.

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Vannicelli, P. (2021) Le Guerre persiane. [edition unavailable]. Pelago. Available at: https://www.perlego.com/book/3120007/le-guerre-persiane-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Vannicelli, Pietro. Le Guerre Persiane. [edition unavailable]. Pelago, 2021. Web. 15 Oct. 2022.