FOCUS
IL PROLOGO
Con lâespressione âGuerre persianeâ ci si riferisce in prima istanza alle due campagne militari dellâesercito imperiale achemenide in Grecia degli anni 490 e 480-479 a.C., allâepoca, rispettivamente, dei sovrani Dario I e Serse I. In realtĂ , la Guerra persiana (MĂšdikos pĂłlemos) per eccellenza Ăš soprattutto la seconda di queste spedizioni: per lâentitĂ delle forze in campo, la conquista persiana della Grecia continentale parve a molti dei contemporanei un esito senzâaltro possibile e, a dire il vero, non sgradito ad alcuni degli stessi Greci. A partire da questa vicenda bellica, vissuta e sentita come uno scontro epocale, la precedente spedizione persiana in Grecia del 490 a.C., conclusa un poâ inaspettatamente dalla vittoria ateniese a Maratona, fu considerata come un prologo che acquistava piena rilevanza alla luce degli eventi di dieci anni dopo.
LA FORTUNA DEL MITO DI MARATONA
Proprio il fatto che i Greci abbiano ripensato e narrato le Guerre persiane investendole di significati piĂč generali, e siano stati capaci di elaborare, a partire da esse, valori e paradigmi che hanno poi avuto una straordinaria fortuna nella storia europea e mondiale, assicura a questi eventi una portata che Ăš andata oltre la storia greca, e che ha potuto sollecitare riflessioni come quella di John Stuart Mill, il quale scrisse:
âLA BATTAGLIA DI MARATONA, ANCHE COME EVENTO DELLA STORIA INGLESE, Ă PIĂ IMPORTANTE DELLA BATTAGLIA DI HASTINGS.â
Non so quanti oggi si sentirebbero di sottoscrivere questa celebre affermazione o di prospettare che cosa sarebbe successo se le Guerre persiane avessero avuto un esito diverso da quello che effettivamente ebbero (peraltro, come vedremo, la storia che oggi amiamo chiamare controÂfattuale Ăš giĂ stata praticata dagli autori antichi anche in relazione alle Guerre persiane). In ogni caso, suscitano ammirazione la luciditĂ e la profonditĂ con cui la cultura ellenica, almeno nelle sue espressioni piĂč alte, ha saputo rielaborare e raccontare il conflitto con lâImpero persiano, con cui pure i Greci avevano rapporti e intrecci complessi.
Il modo in cui i Greci hanno chiamato le Guerre persiane â MĂšdikos pĂłlemos, o al plurale MedikĂĄ â significa letteralmente âguerra o guerre dei Mediâ, estende cioĂš ai Persiani il nome di un popolo iranico le cui vicende erano strettamente intrecciate a quelle dei Persiani: Ăš unâespressione che probabilmente aveva carattere enfatico e forti risonanze emotive. Ă possibile che ciĂČ rappresenti unâereditĂ dellâepoca dei primi scontri nel VI secolo a.C. tra i Greci dellâAsia Minore e i Persiani, che, nella rappresentazione greca della storia orientale, furono considerati come successori dei Medi nel dominio dellâAsia (unâidea per lo piĂč contestata dagli studiosi moderni).
PiĂč chiaro Ăš il fatto che con il nome di âGuerre persianeâ sâintendeva sottolineare il fatto che fossero stati i Persiani a portare la guerra nella Grecia continentale. Lo ricorda, per esempio, Pausania il Periegeta, autore del II secolo d.C. nonchĂ© attento lettore delle Storie di Erodoto, quando sottolinea come la Guerra persiana e la Guerra del Peloponneso â i due grandi conflitti che incorniciano quello che noi chiamiamo il V secolo a.C. â presero il loro nome dagli invasori.
LA QUESTIONE DELLE FONTI
Tuttavia, lâautore che meglio di ogni altro narrĂČ queste vicende, a un paio di generazioni di distanza dagli eventi, e che in un certo senso puĂČ considerarsi lâinventore delle Guerre persiane cosĂŹ come oggi le intendiamo â Erodoto di Alicarnasso (oggi Bodrum, in Turchia) â cercĂČ di offrire una versione piĂč complessa degli eventi chiamando in causa, oltre alle dinamiche interne dellâespansionismo persiano, anche le responsabilitĂ greche nella genesi del conflitto. Erodoto fa precedere la narrazione delle vicende del 490 e del 480-479 a.C. â la piĂč autorevole e completa a noi giunta, base imprescindibile di ogni successiva ricostruzione storica dei fatti â da una ricerca delle loro cause remote, che risale indietro nel tempo fino ai rapporti tra Greci e Barbari nellâAsia Minore allâepoca dellâultimo sovrano del regno di Lidia, Creso (regno a cui pone fine la conquista persiana nel 546 a.C.), e alle conseguenze che ebbe la contemporanea fondazione e rapida ascesa dellâImpero persiano grazie a Ciro il Grande.
Questa originale impostazione dellâopera erodotea ci ricorda come il succedersi dei rapporti tra i Greci e lâImpero persiano sia stato costantemente caratterizzato, durante lâintera parabola della storia di questâultimo (dalla seconda metĂ del VI secolo a.C. alla spedizione di Alessandro Magno negli anni Trenta del IV secolo a.C.), da una fitta interazione politica, culturale, sociale, economica e militare operante a livelli diversi, nellâambito della quale gli scontri politico-militari hanno costituito lâaspetto registrato con maggiore evidenza dalla tradizione letteraria greca, ma non sempre e necessariamente quello piĂč significativo.
Il fatto stesso, ben documentato da Erodoto, che, in molte occasioni, i Greci siano stati presenti, e contrapposti, in entrambi i fronti delle Guerre persiane testimonia questo complesso intreccio di rapporti.
Non abbiamo un racconto dei MedikĂĄ nelle poche fonti persiane disponibili. Il tentativo di trovarne una qualche traccia nelle diverse liste di popoli soggetti allâimpero regolarmente presenti nelle iscrizioni reali persiane â che, come Ăš noto, con lâeccezione di quella di Dario a Behistun [monte nella regione di Kermanshah, in Iran â ndr] non contengono narrazioni di campagne militari â si scontra con le difficoltĂ di precisa identificazione di alcuni dei popoli menzionati e con il carattere soprattutto celebrativo ed esemplare di questi elenchi.
Qualche indicazione utile viene fornita dalla documentazione dellâArchivio di Persepoli, relativa per lo piĂč a un periodo immediatamente precedente o successivo alle Guerre persiane: le decine di migliaia di tavolette del cosiddetto Archivio delle fortificazioni sono infatti datate agli anni 509-493, cioĂš agli anni centrali del regno di Dario, mentre quelle, assai meno numerose, del cosiddetto Archivio del tesoro coprono il periodo tra il 492 e il 457, ovvero tra gli ultimi anni del regno di Dario e i primi del regno di Artaserse I, successore di Serse.
Questo materiale, in parte ancora da pubblicare, offre elementi di conoscenza fondamentali sullâamministrazione, sullâeconomia e sulla societĂ achemenide e persino sulla presenza di Greci nel cuore dellâImpero persiano ma, per quanto riguarda i fatti delle Guerre persiane, consente soltanto di intercettare qualcuno dei protagonisti persiani menzionati dagli autori greci.
Questi ultimi hanno proposto al loro pubblico anche un punto di vista persiano sugli eventi, a cominciare dai Persiani di Eschilo, una tragedia rappresentata ad Atene nel 472 a.C. e scritta da un testimone diretto dei fatti. Nel caso di Erodoto, un greco dâAsia, il tentativo di suggerire anche una prospettiva persiana sugli eventi offre elementi del piĂč grande interesse, ma che richiedono una utilizzazione prudente e certamente non compensano la mancanza di fonti da parte persiana.
LA FINE INCERTA DELLA GUERRA
LâImpero achemenide, dal suo canto, continuĂČ a godere di ottima salute anche dopo che le campagne di Grecia imposero una battuta dâarresto al suo espansionismo in Occidente: il conflitto con i Greci turbĂČ il sonno di Dario e soprattutto di Serse molto meno di quanto Erodoto si compiacque di raccontare. Ma il confronto militare tra Greci e Persiani non si concluse con la spedizione di Serse e Mardonio e proseguĂŹ anche nei decenni che seguirono. Ebbe, perĂČ, caratteristiche diverse perchĂ© la guerra si spinse, con esiti alterni, entro i confini dellâImpero persiano e di questa offensiva, nel trentennio immediatamente successivo al 479 a.C., divennero protagonisti principali e discussi soprattutto gli Ateniesi: agli scontri militari, anche se non allâostilitĂ , pose fine nel 449 a.C. la cosiddetta Pace di Callia, probabilmente piĂč una intesa di fatto che un trattato formale.
La storicitĂ di questa pace, discussa giĂ nellâantichitĂ , Ăš periodicamente revocata in dubbio dai moderni senza argomenti realmente convincenti.
Il 449 a.C. costituisce una cesura reale per lâassenza di significativi episodi bellici dopo questa data che puĂČ essere indicata come il momento di una conclusione diplomatica, sia pure provvisoria, del conflitto tra Persiani e Ateniesi per il controllo del Mediterraneo orientale.
Erodoto, che visse gran parte della parabola della storia greca tra la spedizione di Serse e la Guerra del Peloponneso, sottolineĂČ questo elemento di discontinuitĂ quando decise di interrompere il racconto dello scontro tra Greci e Persiani con la conquista della base di Sesto sullâEllesponto da parte della coalizione a guida ateniese nellâautunno inoltrato del 479 a.C.: lâevento Ăš simbolico di una prima divaricazione tra Ateniesi e Spartani che i decenni successivi renderanno sempre piĂč marcata creando le premesse di quella forte contrapposizione, anche ideologica, che sfociĂČ nella Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.).
GLI EVENTI
Le origini delle Guerre persiane sono generalmente fatte risalire, sulla scorta della riflessione storiografica antica, alla situazione nella quale vennero a trovarsi i Greci dellâAsia Minore quando, nel corso degli anni Quaranta del VI secolo a.C., al dominio di Creso, ultimo sovrano della Lidia indipendente, subentrĂČ quello del Gran Re persiano.
In questâarea, caratterizzata da una larga diffusione della pĂłlis come forma di organizzazione politica prevalente, il dominio degli Achemenidi si appoggiĂČ per lo piĂč alle strutture istituzionali e politiche preesistenti alla conquista, inglobandole nelle piĂč ampie unitĂ amministrative in cui si articolava lâimpero. La titolaritĂ del potere spettava naturalmente soltanto al Gran Re, ma la sua gestione concreta era affidata a dinasti locali, che avevano in primo luogo la responsabilitĂ della riscossione del tributo, determinato con precisione dalla solerte amministrazione centrale, e della fornitura di contingenti militari terrestri e navali, che il Gran Re aveva il diritto di esigere ogni qual volta sembrasse necessario.
LA SCINTILLA DI MILETO
In questa prima fase di dominazione persiana le condizioni economiche della regione furono complessivamente assai positive, anche se lâesazione regolare del tributo fu sentita e sopportata come un peso e una manifestazione molto concreta della mancanza di libertĂ . Inoltre, la scelta persiana di affidare il controllo e lâamministrazione dellâarea preferenzialmente, e fino alla prima manifestazione di inadeguatezza o inaffidabilitĂ , a tiranni e âbaroniâ locali, che nella sostanza erano fiduciari dipendenti dal Gran Re, oltre a costituire una privazione di autonomia, creĂČ nelle cittĂ aristocratiche greche dellâAsia Minore una sorta di sclerotizzazione della dialettica politica interna.
Non mancarono naturalmente rapporti stretti e scambi tra Ă©lite persiane, greche e locali, come giĂ , e anzi in misura maggiore, si era verificato allâepoca del dominio lidio: allora, come sempre, gruppi, famiglie o anche singoli individui ambiziosi trovarono nella collaborazione con i nuovi signori lâopportunitĂ di stabilire o riaffermare una posizione di prestigio e di potere.
Ma ragioni ideali e ideologiche riconducibili alla mancanza di autonomia e libertĂ favorirono la diffusione di un malcontento di cui, per un insieme di circostanze non prive di casualitĂ , allâinizio del V secolo a.C. approfittĂČ spregiudicatamente il tiranno di Mileto, Aristagora. Questâultimo, infatti, in difficoltĂ con il satrapo persiano Artaferne per aver sollecitato una spedizione contro la ricca isola di Nasso risoltasi, perĂČ, in un fallimento, decise di ribellarsi al potere centrale.
In primo luogo si rivolse alla Grecia continentale alla ricerca di sostegno: a Sparta, che declinĂČ lâinvito, e ad Atene, dove Aristagora trovĂČ migliore ascolto in virtĂč di affinitĂ ideologiche (il modello politico antitirannico e popolare recentemente instaurato ad Atene â la democrazia frutto delle riforme di Clistene del 508/507 a.C. â cominciava a offrire le prime prove di una certa capacitĂ di richiamo) e di legami culturali (la comune origine ionica di Ateniesi e Ioni dâAsia, i quali secondo la tradizione sarebbero partiti da Atene per fondare le loro cittĂ in territorio microasiatico). Atene contribuĂŹ con venti navi, la ionica Eretria, in Eubea, con cinque.
Erodoto dĂ giudizi sprezzanti, e forse ingenerosi, su Aristagora e sulla disponibilitĂ ateniese, e definisce lâinvio delle navi ateniesi in appoggio alla rivolta come «principio di mali per Greci e Barbari» in quanto allâorigine della catena di eventi che porteranno, nei due successivi decenni, alle campagne militari persiane nella madrepatria greca.
Ma lâiniziativa di Aristagora offre nel 499 a.C. unâoccasione per il manifestarsi di una serpeggiante insofferenza contro i Persiani che doveva covare da tempo.
Alle fasi iniziali della sollevazione arride il successo. Quando Aristagora depone la tirannide, cioĂš il ruolo di fiduciario del re persiano, la rivolta si propaga nelle cittĂ di Ioni ed Eoli dove, appunto, le tirannidi vengono abbattute. Nel 498 a.C. Sardi viene attaccata dagli insorti: la guarnigione persiana riesce a difendere lâacropoli, ma un incendio nella cittĂ bassa arriva tra lâaltro a distruggere il santuario di Cibebe/Cibele. In seguito i Persiani invocheranno questo fatto per bruciare i templi dei Greci.
Nonostante la rapida reazione persiana, e il ritiro dei contingenti ateniesi ed eretriesi, che forse intendono lasciare agli Ioni il compito di consolidare i successi ottenuti, gli insorti non demordono e la rivolta si estende in altre regioni dellâAsia Minore e, parzialmente, a Cipro. Ă a questâultima regione, rilevante per lâallestimento della flotta imperiale achemenide, che subito si rivolge la macchina militare persiana: la sollevazione Ăš domata nel 497/496, privando cosĂŹ i rivoltosi di un appoggio essenziale.
Nello stesso periodo esce di scena anche Aristagora il quale si trasferisce in Tracia, dove cerca di costituire un dominio personale nellâarea dello Strimone, ma trova la morte nello scontro con una tribĂč locale.
La rivolta prosegue fino al 494 a.C., in un clima di sempre maggiore disunione che facilita ai Persiani il compito di soffocarne lâuno dopo lâaltro i diversi focolai.
Lo scontro decisivo si verifica in una battaglia navale presso lâisola di Lade, di fronte a Mileto, dove nellâestate del 494 a.C. una flotta di Ioni e alcuni Eoli viene sconfitta dai Persiani, che quindi assediano, espugnano e devastano la cittĂ da cui tutto era partito, ...