Proemio apertamente programmatico, già dal palese «vagheggiamento flaubertiano del titolo» (Scrivano, 1978a), la prima poesia del Quaderno si erge a introduzione delle tematiche che progrediranno lungo il volume: la prospettiva nichilista rispetto all’esistenza, alla salvezza divina, al progresso umano… Molte delle immagini più importanti, quelle che saranno disseminate con maggior frequenza nelle poesie del Quaderno, appaiono già tutte dentro il suo primo e forse più denso componimento. La chiave propedeutica dell’Educazione si evince dalla triplice ricorrenza dell’auto-epiteto «ragazzo col ciuffo» (vv. 10, 23, 27), con cui Montale si riferisce al suo ego poetico più antico (proprio nel senso di un autoritratto dell’artista da giovane ai tempi degli Ossi), ma il dettaglio sarcastico sulla sua capigliatura rivela quell’atteggiamento critico che apre da subito a una finale resa dei conti rispetto alle disillusioni del passato. Così, L’educazione intellettuale s’inserisce pienamente nella seconda fase della produzione montaliana, per il suo fondamento intertestuale e per l’autoironia che ne sorregge la poetica, riprendendo parecchi assunti tipici in Montale da Satura in poi.
L’elemento marino è ancora il fondale della poesia, ma è accolto ora in una distanza tutta parodica rispetto a quello degli Ossi, più precisamente alla «giovanile colluttazione diretta con il “padre mare” di Mediterraneo» (Gramigna). Montale abiura alla sua prima maniera indirettamente – con una procedura che diverrà tipica in tutto il Quaderno – riprendendo, cioè, in chiave satirica alcune immagini più tipiche di quella complessa simbologia marina, oggettivata ormai come un repertorio poetico classico cui attingere pienamente; senza però venir meno a una ricostruzione del campo referenziale originario di quel fondale, cioè la biografica Liguria. Ovviamente, anche gli innesti dai testi altrui dialogano in questo processo di riscrittura: l’incipit è dedicato a un classico novecentesco, Paul Valéry, da cui il “poeta da vecchio” è ora ugualmente distante, così come lo è dalla poetica degli Ossi.
Nella prima strofa del testo si ricorda quel passato rapporto con il mare come un momento di grande vitalità, un «sovrappiù di giovinezza», unito a capacità di controllo ottenute tramite la poesia: allora, il giovane era in grado di dialogare con il mondo attraverso l’elemento marino, riconducendo a esso tutte le forme e resistendo alla forza primigenia della vita, al «vento / più violento», quasi taumaturgicamente placato tramite il suo canto in una morbida «carezza». Poi, in successione, la seconda strofa insiste sui dubbi esistenziali del soggetto lirico al tempo della sua nascita, come inizi e indizi di una riflessione che rimarrà irrisolta (resterà una sequela di domande, sembra in quei primi tre versi della strofa), eppure è già filosofica nei suoi principi (con riferimenti complessi in sordina, i quali intrecciano la traiettoria sveviana, dibattiti sul darwinismo ed esistenzialismo continentale). Proprio in questa seconda strofa, Montale mostra il funzionamento del metodo di scrittura ossimorico e della strategia di ragionamento a tendenza autocontradditoria che è la forma retorica più profonda del Quaderno: combinando assieme due significati che andrebbero tenuti distinti (e in questo caso, nelle domande, che Montale aveva tenuto distinte), quali possibilità e necessità, il poeta non vuole compiere tanto un capovolgimento o una nuova forma di “mezzo parlare” (vedi Introduzione per le attinenze con Satura e i Diari), quanto una neutralizzazione in senso nichilista di una cosa come del suo contrario, secondo un preciso programma di violazione del principio logico più basilare del pensiero dell’Occidente, il principio di non contraddizione.
A questo punto, la terza strofa introduce la problematica del rapporto dell’uomo con la divinità e i suoi derivati laici dentro il mito del progresso, mentre nella quarta l’indecisione del «ragazzo col ciuffo» rispetto alla sua educazione intellettuale sembra incontrare i giusti maestri: la lezione degli anziani sapienti, dei filosofi come Nietzsche – qui citato direttamente – o l’identificazione ricercata tra quest’ambigua figura giovanile e quella iconologica del ragazzo-veggente, tipica dei vari Campana, Rimbaud, ecc. Non è però nemmeno questa una conquista finita, come tutte quelle dell’ultimo Montale: queste verità spirituali e intellettuali non sono immuni da illusioni e da chimere; vengono visitate dai fantasmi del passato che si accumula man mano che il giovane si distacca dal suo mare natale e raggiunge il Montale di oggi. Difatti, il testo si conclude con un’immagine non più «idillica» del mare; il processo di svelamento giunge a una nuova disillusione di cui il percorso biografico, riassunto in modo simbolico, si è fatto carico attraverso un dialogo tra le attese del giovane poeta e l’espressione oggettiva del mondo che fu identificata da Montale nell’elemento marino, tra terra e ideale. Adesso, nel Quaderno, «crudeli assalti al molo» attaccheranno il mare di Valéry, la stessa possibilità simbolica del reale e le apparizioni del senso nella poesia. La proda degli Ossi, come quella che descriveva simbolicamente il Cimitero marino (Sète, nel Sud mediterraneo di Francia), è ora terreno di un altro assalto; sarà invasa da un’orda di turisti. Il tempo della comunicazione di massa irrompe con forza dentro la poesia di Montale.
La prima poesia del Quaderno resta di datazione incerta, ma è da collocare sulla base delle indicazioni tra l’estate del 1973 e l’inizio del 1974, anche se la datazione scelta definitivamente da Montale recita solo «1973».
METRICA Quattro strofe di nove, otto, nove e quindici versi, per un totale di quarantuno. L’ultima strofa, però, è suddivisa in due parti dalla spezzatura che intercorre fra il v. 35 e il v. 36 (insieme, un regolare alessandrino: «di un luminoso buio. / E passò molto tempo»), il cui secondo membro è spinto al mezzo della riga, cominciando dove finisce l’altro. Tale rottura può suggerire, sul piano grafico, un’ulteriore scansione strofica in due parti, di nove e di sei versi. Tra le misure domina l’endecasillabo, proposto in tutte le possibili varianti prosodiche e mensurali, tra le dieci e le tredici sillabe. A ciò si aggiunga preliminarmente che, quando si parla di endecasillabo, in Montale, lo si deve intendere nella gamma più ampia delle sue conformazioni “regolari”, vale a dire a minore e a maiore, nonché piano, tronco o sdrucciolo. Pressoché assenti le rime, ma l’equivalente valore strutturale, qui, viene assunto prima e di più dall’anafora che dall’assonanza.
Va poi aggiunto, in questa sede introduttiva, che tutti gli organismi testuali di cui è intessuto il Quaderno di quattro anni sono da considerarsi composti in versi liberi (e/o liberati), in virtù dei quasi sempre coincidenti principi di anisostrofismo (pressoché integrale e comunque potenziato piuttosto che limitato dalla grande maggioranza di testi monostrofici); di anisosillabismo (di là dalla dominante, molto spesso usata in chiave contrastiva, dell’endecasillabo); di mancato isocronismo – nel metro chiuso riconosciuto per convenzione – delle sillabe; e di mancanza assoluta di qualsivoglia schema ripetuto e riconoscibile di rime e/o di assonanze.
1 Il grande tetto où picoraient des focs
2 è un’immagine idillica del mare.
3 Oggi la linea dell’orizzonte è scura
4 e la proda ribolle come una pentola.
5 Quando di qui passarono le grandi locomotive,
6 Bellerofonte, Orione i loro nomi,
7 tutte le forme erano liquescenti
8 per sovrappiù di giovinezza e il vento
9 più violento era ancora una carezza.
10 Un ragazzo col ciuffo si chiedeva
11 se l’uomo fosse un caso o un’intenzione,
12 se un lapsus o un trionfo… ma di chi?
13 Se il caso si presenta in un possibile
14 non è intenzione se non in un cervello.
15 E quale testa universale può
16 fare a meno di noi? C’era un dilemma
17 da decidere (non per gli innocenti).
18 Dicevano i Garanti che il vecchio logos
19 fosse tutt’uno coi muscoli dei fuochisti,
20 con le grandi zaffate del carbone,
21 con l’urlo dei motori, col tic tac
22 quasi dattilografico dell’Oltranza.
23 E il ragazzo col ciuffo non sapeva
24 se buttarsi nel mare a grandi bracciate
25 come se fosse vero che non ci si bagna
26 due volte nella stessa acqua.
27 Il ragazzo col ciuffo non era poi
28 un infante se accanto a lui sorgevano
29 le Chimere, le larve di un premondo,
30 le voci dei veggenti e degli insani,
31 i volti dei sapienti, qu...