La sonata a Kreutzer
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La sonata a Kreutzer

Lev Nikolaevic Tolstoj

  1. 202 páginas
  2. Italian
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La sonata a Kreutzer

Lev Nikolaevic Tolstoj

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Aggressivo, cinico, selvaggio, eppure stranamente inquietante: tale appare Pozdnyšev agli occasionali compagni di viaggio che in una notte di primavera, nella penombra di un treno in corsa nella campagna russa, ascoltano sbigottiti la sua torbida storia di uxoricida. Quella di Pozdnyšev è ben più di una confessione: è un'analisi impietosa del matrimonio, della condizione della donna, della gelosia e dell'amore. Le sue tesi rivelano verità crudeli, dissolvendo i miti tradizionali della famiglia e della felicità coniugale. Qual è la realtà del matrimonio borghese? Esiste in esso la possibilità dell'amore? Che rapporto c'è fra cultura e natura? Interrogativi che percorrono tutta l'opera di Tolstoj, ma che solo nella Sonata a Kreutzer vengono espressi in forma tanto esasperata da sfociare nel nichilismo.

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Información

Editorial
BUR
Año
2011
ISBN
9788858623350
LA SONATA A KREUTZER
Titolo originale:
Krajcerova Sonata
Traduzione di Mario Visetti
Ma io vi dico che chiunque riguarda una donna per appetirla, già ha commesso adulterio con lei nel suo cuore.
(Matteo, V, 28)
I suoi discepoli gli dissero: Se così sta l’affare dell’uomo con la moglie, non è spediente maritarsi.
Ma egli disse loro: Non tutti son capaci di questa cosa che voi dite, ma sol coloro a cui è dato.
Poiché vi sono degli eunuchi, i quali sono nati così dal seno della madre, e vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi a cagione del regno dei cieli. Chi è in grado di farlo lo faccia.
(Matteo, XIX, 10-11-12)

I

La primavera era all’inizio. Viaggiavamo già da due lunghe giornate. Nella vettura si avvicendavano persone dirette a mete diverse, ma tre provenivano, come me, fin dalla stazione di partenza del convoglio: una signora d’una certa età e non troppo avvenente, fumatrice, dai lineamenti stanchi, che portava in capo un berretto e indossava un pastrano di taglio quasi maschile; un suo conoscente, uomo ciarliero sulla quarantina, con tutte le sue valige nuove e ben curate; e quindi, un po’ in disparte, un signore non molto alto né anziano, dai movimenti impetuosi, capelli ricci precocemente incanutiti, e gli occhi straordinariamente lucidi e sempre in rapido moto da un oggetto all’altro. Era avvolto in un pastrano vecchio ma di buon taglio, col bavero di montone, e pure di pelo di montone era l’alto berretto che portava in capo; sotto il pastrano, quando si sbottonava, s’intravedevano una corta giacca e un camiciotto russo ricamato. Una particolarità di questo signore consisteva in ciò, che di tanto in tanto faceva udire strani suoni, qualcosa di simile a un raschio o a una risatella strozzata.
Per tutto il tempo del viaggio egli aveva accuratamente evitato ogni contatto o conoscenza con gli altri viaggiatori; ai tentativi di conversazione dei vicini rispondeva con frasi secche e brevi, e passava le ore a leggere o a fumare guardando dal finestrino, o anche traendo le provviste da una vecchia sacca da viaggio, a bere tè e a mangiare.
Eppure, avevo l’impressione che quell’isolamento gli pesasse, e qualche volta avrei voluto attaccar discorso con lui; ma sempre che i nostri sguardi s’incontravano, il che accadeva di frequente, dato che eravamo seduti di sbieco l’uno rispetto all’altro, egli volgeva il capo dall’altra parte, e si rimetteva a leggere o a guardare dal finestrino.
Sull’imbrunire del secondo giorno, alla fermata in una grande stazione, questo nervoso signore scese per far provvista di acqua calda e cominciò a prepararsi il tè. Il signore dalle valige nuove e curate, un avvocato, come seppi in seguito, e la sua vicina, la signora fumatrice dal pastrano semimaschile, andarono a berlo alla stazione.
Durante l’assenza dei due, entrarono nella vettura alcuni nuovi viaggiatori, e tra costoro un vecchio alto, glabro, grinzoso, un commerciante, secondo ogni evidenza, avvolto in una pelliccia di lontra e con in testa un copricapo di panno dalla gran visiera. Sedette di fronte al posto dell’avvocato e della sua compagna, e subito si mise a conversare con un giovanotto dall’aspetto di commesso viaggiatore, anch’egli salito in quella stazione.
Io ero seduto di sghembo di fronte a loro e, poiché il treno era fermo, nei momenti in cui nessuno passava potevo afferrare qualche brano dei loro discorsi. Dapprima, il mercante informò l’altro ch’egli si recava in una sua tenuta, situata ad appena una stazione di distanza; poi, come sempre, i due si misero a discutere di prezzi, di commerci e dell’attuale movimento commerciale di Mosca, quindi il soggetto della conversazione passò al mercato di Nižnij-Novgorod. Il commesso viaggiatore si accinse a illustrare le baldorie cui a quella fiera si era abbandonato in compagnia d’un ricco commerciante di comune conoscenza, ma il vecchio non lo lasciò finire e costrinse l’altro ad ascoltare invece la descrizione delle gozzoviglie cui aveva partecipato lui a Kunavino. Si sentiva evidentemente orgoglioso della parte attiva che vi aveva preso, e con manifesto compiacimento raccontò come una volta, sempre a Kunavino, ubriachi fradici, lui e quel loro conoscente avevano combinato una burla tale che non era possibile parlarne se non a bassa voce; dopo di che il commesso viaggiatore riempì della sua risata tutta la vettura, imitato dal vecchio che metteva in mostra un paio di denti giallastri.
Poiché non mi aspettavo di udire nulla d’interessante, scesi per passeggiare sulla banchina fino alla partenza del treno. Accanto allo sportello incontrai l’avvocato e la signora, i quali camminavano chiacchierando animatamente.
«Non ha troppo tempo,» mi disse con cordialità l’avvocato. «Sta per suonare la seconda campana.»1
Non ero infatti ancor giunto all’altezza dell’ultima vettura, quando suonò la campana. Allorché risalii, l’animata conversazione tra l’avvocato e la signora continuava, mentre il vecchio mercante sedeva in silenzio di fronte a loro, guardandosi arcigno davanti e movendo le labbra serrate, con aria di disapprovazione.
«… E poi lei dichiarò francamente al marito,» diceva sorridendo l’avvocato, nel momento in cui gli passavo davanti, «che non poteva e non desiderava vivere con lui; cosicché…»
Parlò a lungo sull’argomento, ma non potei capire il seguito: entrarono dopo di me altri viaggiatori, venne il conduttore, passò correndo un fattorino, e per un po’ di tempo ci fu tanto rumore da impedirmi di ascoltare la conversazione. Allorché si ristabilì il silenzio e potei udire di nuovo la voce dell’avvocato, il discorso era già passato dal caso particolare a considerazioni d’ordine generale.
Diceva l’avvocato come la questione del divorzio interessasse ormai l’opinione pubblica di tutta Europa, e come da noi, in Russia, i casi di divorzio si facessero sempre più frequenti. Accorgendosi d’essere il solo a parlare nel silenzio generale, interruppe il discorso e si rivolse al vecchio: «Una volta questo non accadeva, nevvero?» disse, sorridendo affabilmente.
Il vecchio stava per rispondergli, ma, poiché proprio in quel momento il convoglio si mosse, cominciò, scoprendosi il capo, a farsi segni di croce e a mormorare una preghiera. Distogliendo lo sguardo, l’avvocato attese educatamente. Finita la preghiera e rifattosi il triplice segno di croce, il vecchio si ricacciò profondamente in testa il berretto, si riaccomodò al suo posto e parlò:
«Capitava, capitava anche prima, signore, soltanto più di rado,» rispose. «Oggigiorno non è possibile che non succeda spesso. Sono i risultati dell’istruzione.»
Il fragore del treno, che accelerava sempre più la corsa, martellando ritmicamente sulle rotaie, mi rendeva difficile l’ascoltare; ma l’argomento m’interessava, e mi accostai un poco. Anche il mio vicino, il signore nervoso dagli occhi lucenti, mostrava interesse, e senza alzarsi dal proprio posto tendeva l’orecchio.
«Ma che c’è di male nell’istruzione?» intervenne la signora con un sorriso appena accennato. «Sarebbe forse meglio sposarsi come in passato, quando il fidanzato e la fidanzata non si vedevano nemmeno, prima delle nozze?» continuò, rispondendo, come fanno molte donne, non alle parole dell’interlocutore, ma a quelle che presumibilmente egli avrebbe dette. «Non sapevano se si sarebbero amati, se sarebbero stati capaci di amare, e andavano incontro al caso, così da crearsi un’infelicità per tutta la vita. E questo sarebbe meglio, secondo voi?» disse rivolgendosi a me e all’avvocato, invece che al vecchio con cui aveva iniziato la discussione.
«Troppa istruzione oggi, ormai,» insisté il mercante guardando sdegnosamente la signora e lasciando senza risposta la domanda di lei.
«Mi piacerebbe che spiegasse quale connessione trova tra l’istruzione e i disaccordi coniugali,» intervenne l’avvocato con un lieve sorriso.
Il mercante stava per dir qualcosa, ma la signora lo prevenne.
«No, quei tempi sono ormai tramontati,» disse.
L’avvocato la fermò:
«Un momento, la prego, lasci che il signore esprima il suo pensiero.»
«È dall’istruzione che hanno origine le corbellerie!» affermò risolutamente il vecchio.
«Far sposare due che non si vogliono bene, e poi meravigliarsi se non vanno d’accordo!» si affrettò a dire la signora volgendo lo sguardo all’avvocato e a me, e anche al commesso viaggiatore, il quale, alzatosi dal proprio posto e appoggiatosi alla spalliera del sedile, seguiva sorridendo la conversazione. «Questo si può pretendere soltanto dalle bestie, che si accoppiano come vuole il padrone; ma gli esseri umani hanno le loro inclinazioni, i loro affetti,» aggiunse con l’evidente desiderio di ferire il mercante.
«Non è giusto quello che dice, signora,» obiettò il vecchio. «Le bestie sono bestie, mentre gli uomini hanno le loro leggi.»
«Ma insomma, come si può vivere con un uomo, quando non lo si ama?» ribatté la signora insistendo sul suo concetto, che, con ogni probabilità, riteneva molto peregrino.
«Una volta tutte queste analisi non si facevano,» disse il vecchio in tono cattedratico. «Soltanto adesso si usa. Adesso basta un nulla, e subito la moglie dice: “Me ne vado”. Persino tra i contadini è arrivata questa moda. Dice: “Ecco qua, pigliati le tue camicie e le tue mutande, e io me ne vado con Van’Ka che ha i riccioli più belli dei tuoi”. E vada poi a spiegarle com’è. Invece la donna, per prima cosa, deve avere soggezione del marito.»
Il commesso viaggiatore guardava ora l’avvocato, ora la signora, ora me, trattenendo a stento un sorriso, pronto ad approvare o a beffare le argomentazioni del mercante, a seconda del modo con cui sarebbero state accolte da noi.
«E che cosa sarebbe questa soggezione?» chiese la signora.
«Proprio così: la donna deve temere il marito. Ecco che cosa sarebbe questa soggezione.»
«Ma questo, batjuška,2 è roba passata!» esclamò la signora, anch’essa con una certa animosità.
«No, signora, non è ammissibile che sia passata. Eva, la prima donna, è stata creata da una costola dell’uomo, e questo sarà vero fino alla consumazione dei secoli,» affermò il vecchio scotendo la testa con un’aria così grave e trionfale che il commesso viaggiatore, accordandogli senz’altro la palma della vittoria, scoppiò in una fragorosa risata.
«È così che ragionate voialtri uomini,» insisté la signora, decisa a non arrendersi, e cercando i nostri sguardi. «Pretendete per voi tutte le libertà, e le donne dovrebbero star serrate nel terem.3 Soltanto voi, si capisce, potete permettervi ogni cosa.»
«Non è questione di permettersi, ma del fatto che l’uomo in casa non porta nulla, mentre la donna… è un vaso piuttosto fragile!» riprese il mercante con voce ispirata. Quell’intonazione pareva imporsi agli ascoltatori: persino la signora se ne sentì impacciata, ma non volle ancora cedere.
«Sì; ma spero vorrà convenire con me che anche la donna è una creatura umana, e che ha i suoi sentimenti non meno dell’uomo. E che cosa allora deve fare, la donna, se non ama il marito?»
«Non ama!» ripeté il mercante con voce burbera, movendo labbra e sopraccigli. «Niente, lo amerà!»
Quell’argomento inatteso entusiasmò in particolar modo il commesso viaggiatore, il quale fece udire un mormorio d’approvazione.
«No, invece, non lo amerà,» insisté la signora. «Se non lo ama, non ci sarà verso di costringerla.»
«E se la moglie finisce per ingannare il marito, che cosa succede allora?» chiese l’avvocato.
«Non deve succedere,» rispose il vecchio. «Bisogna stare con gli occhi aperti.»
«E se succede? Perché in fondo son cose che avvengono…»
«A qualcuno potrà anche succedere, ma a noi no,» rispose il vecchio.
Tutti tacquero. Il commesso viaggiatore si agitò, si avvicinò un po’ di più e, non volendo evidentemente lasciarsi mettere in disparte, cominciò sorridendo:
«Già, signori, vedete per esempio che scandalo è successo a un nostro compagno. Anche qui non è facile giudicare. Gli era capitata una moglie scapestrata, che si mise a farne di tutti i colori; eppure era un giovane serio, lui, e con una certa istruzione… Quella si mise prima con un contabile. Lui cercò di persuaderla con le buone parole, ma niente, faceva ogni genere di sudicerie; incominciò anche a rubargli il danaro. Lui la picchiò. E che risultato? Quella fece di peggio: persino con un ebreo, un non battezzato, con licenza parlando, andò a mettersi. E che fare allora? Non c’era che lasciarla andare per i fatti suoi. E così adesso lui vive come uno scapolo, e lei conduce una vita vagabonda…»
«Perché è uno stupido,» disse il vecchio. «Se fin da principio le avesse messo il freno, se l’avesse subito domata, quella sarebbe vissuta secondo le regole. Non doveva lasciarla far di testa sua fin da principio. Del cavallo non ti fidare quand’è in campagna, e della donna quand’è in casa.»
In quel momento venne il conduttore a ritirare i biglietti per la prossima stazione. Il vecchio porse il suo.
«Sì, signori, bisogna accorciar le redini alla moglie fin da principio, altrimenti tutto è perduto.»
«Già, però poco fa lei descriveva come si davano alla pazza gioia gli uomini sposati, al mercato di Kunavino, no?» intervenni, incapace di resistere.
«Quelle sono circostanze eccezionali,» rispose il vecchio, e s’immerse nel silenzio.
Allorché il convoglio fu fermo, il mercante si alzò, trasse da sotto il sedile la sacca da viaggio, si avviluppò e, dopo aver alzato un poco il berretto, uscì sulla banchina della stazione.

II

Appena scomparso il vecchio, si accese una conversazione a più voci. «È di vecchio stampo, il paparino,» disse il commesso.
«Quello è un Domostroj4 vivente!» disse la signora. «Che razza di idee da selvaggi sulle donne e sul matrimonio!»
«Eh già, siamo piuttosto lontani dalla concezione matrimoniale europea,» osservò l’avvocato.
«Ciò che soprattutto gli uomini di quel tipo non sanno capire,» riprese la signora, «è che il matrimonio senza amore non è matrimonio; che il matrimonio è vero soltanto quando è consacrato dall’amore.»
Il commesso viaggiatore ascoltava sorridendo, cercando di afferrare quanto più poteva della discussione, per fame eventualmente bella mostra in futuro.
Nel mezzo del discorso della signora, si udì alle mie spalle un suono come d’un singhiozzo o d’una risata repressa; e volgendoci vedemmo il mio vicino di posto, il solitario signore canuto dagli occhi lucenti, il quale, durante la conversazione che l’aveva evidentemente interessato, si era avvicinato inavvertito a noi. Stava appoggiato con le braccia alla spalliera del sedile, e dimostrava una chiara eccitazione: aveva il viso arrossato, i muscoli delle guance fremevano.
«Che cos’è quest’amore… quest’amore… che consacra il matrimonio?» chiese esitando un poco.
La signora notò lo stato d’eccitazione dell’interlocutore, e cercò quindi di rispondere col tono più tranquillo e affabile che poté:
«È l’amore vero… Ed è proprio questo amore tra uomo e donna che rende possibile il matrimonio.»
«Già, ma che cosa dobbiamo intendere per amore vero?» insisté timidamente il signore dagli occhi lucidi, con un goffo sorriso.
«Lo sanno tutti che cos’è quest’amore,» fece la signora, che per chiari segni si mostrava desiderosa di metter fine alla conversazione con lui.
«Ma io non lo so,» fece l’altro. «E vorrei che lei mi precisasse con esattezza ciò che intende.»
«Come? Ma è molto semplice!» esclamò la signora, e rifletté un poco. «L’amore… l’amore è la preferenza assoluta di una, o di uno, nei confronti di tutti gli altri.»
«Preferenza per quanto tempo: un mese, due mesi, mezz’ora?» ribatté il signore canuto, e sorrise.
«No, scusi, lei evidentemente parla di un’altra cosa.»
«Ma no, signora, parlo proprio di questo.»
«La signora vuol dire,» intervenne l’avvocato, indicando la donna, «che il matrimonio deve aver origine anzitutto in un affetto, in un amore se vuole, e che soltanto in tal caso esso rappresenta, per così dire, qualcosa di sacro; e inoltre che un matrimonio alla base del quale non sia un naturale attaccamento, un amore se vuole, non ha in sé nulla di moralmente impegnativo. Ho interpretato bene il suo pensiero?» domandò rivolgendosi alla signora.
Con un cenno del capo ella approvò l’interpretazione del proprio pensiero.
«Dopo di che…» riprese l’avvocato; ma il signore nervoso, che ora pareva lanciar fiamme dagli occhi, non gli diede modo di continuare e lo interruppe, dominandosi con evidente sforzo:
«No, rimaniamo alla preferenza di una, o di uno, rispetto a tutto il restante del genere umano, e io chiedo soltanto questo: quanto può durare, la preferenza?»
«Quanto? A lungo, certo; magari anche tutta la vita,» disse la signora con un’alzata di spalle.
«È una cosa, però, che succede soltanto nei romanzi, nella vita vissuta non capita mai. Nella vita pratica succede forse che tale preferenza duri un anno, ed è già un fatto raro, più spesso mesi, quando non settimane, o giorni, o anche ore,» disse il signore nervoso; ed era chiaro che si rendeva conto di sbalordire con quelle sue opinioni, e se ne mostrava soddisfatto.
«Oh, ma che dice! Ma no, via!» esclamammo tutti e tre a una voce. Persino il commesso viaggiatore emise qualche suono di disapprovazione.
«Sì, signori, lo so bene,» scattò il signore canuto alzando la voce più di noi. «Voi parlate di ciò che credete che avvenga, io parlo di ciò che è. Ogni uomo prova per qualsiasi bella donna quello che voi qualificate amore.»
«Oh, ma è spaventoso quel che dice! Non crede che ci sia, tra gli uomini, un sentimento che viene denominato amore e che può durare non mesi e anni, ma tutt’un’esistenza?»
«No, non c’è. Anche volendo ammettere che un uomo accordi per tutta la vita la preferenza a una determinata donna, con ogni verosimiglianza sarebbe la donna, a un certo punto, a preferirgli un altro; e così è ed è sempre stato al mondo,» disse il signore, e, tratto il portasigarette, cominciò a fumare.
«Ma può anche avvenire che continuino ad amarsi,» osservò l’avvocato.
«No, non può essere, come non può essere che in una carrettata di piselli due piselli precedentemente contrassegnati càpitino proprio vicini. Del resto qui è questione di sazietà. Amare uno o una per tutta la vita equivale a pretendere che una candela rimanga accesa per l’eternità,» rispose il signore canuto, aspirando avidamente il fumo della sigaretta.
«Ma lei parla semplicemente dell’amore fisico. Non vuole ammettere l’esistenza di un amore fondato su una concordia d’ideali, su un’affinità spirituale?» disse la donna.
«Affinità spirituale! Concordia d’ideali!» ripeté il signore emettendo quel suo tal suono caratteristico. «E in tal caso perché, scusatemi la volgarità dell’espressione, perché andare a letto insieme? Non capisco proprio perché mai, in conseguenza di una concordia d’ideali, la gente debba andare a letto insieme,» osservò con una risatella nervosa.
«Scusi,» intervenne l’avvocato, «ma i fatti contraddicono le sue affermazioni. Noi vediamo che le unioni coniugali esistono, che l’umanità o per lo meno la maggioranza di essa vive in stato matrimoniale, e che mo...

Índice

  1. Cover
  2. BUR
  3. Frontespizio
  4. La Sonata a Kreutzer
  5. Poscritto alla Sonata a Kreutzer
Estilos de citas para La sonata a Kreutzer

APA 6 Citation

Tolstoj, L. N. (2011). La sonata a Kreutzer ([edition unavailable]). RIZZOLI LIBRI. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3299033/la-sonata-a-kreutzer-pdf (Original work published 2011)

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Tolstoj, Lev Nikolaevic. (2011) 2011. La Sonata a Kreutzer. [Edition unavailable]. RIZZOLI LIBRI. https://www.perlego.com/book/3299033/la-sonata-a-kreutzer-pdf.

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Tolstoj, L. N. (2011) La sonata a Kreutzer. [edition unavailable]. RIZZOLI LIBRI. Available at: https://www.perlego.com/book/3299033/la-sonata-a-kreutzer-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Tolstoj, Lev Nikolaevic. La Sonata a Kreutzer. [edition unavailable]. RIZZOLI LIBRI, 2011. Web. 15 Oct. 2022.