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La spia che venne dal freddo
John le Carré, Attilio Veraldi
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- 86 pages
- Italian
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- Disponible sur iOS et Android
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La spia che venne dal freddo
John le Carré, Attilio Veraldi
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Ă propos de ce livre
La storia dell'ultima, pericolosa missione di Alec Leamas, un agente segreto, stanco e disilluso, che vuole disperatamente concludere la sua carriera di spia. Tutti i suoi migliori agenti sono stati scoperti e uccisi dal nemico e presto potrebbe venire anche il suo turno. Esiste un solo modo per uscire definitivamente dal giro: partecipare alla pericolosissima missione che gli propone Smiley.
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1
Checkpoint
Lâamericano gli porse unâaltra tazza di caffĂš e disse: «PerchĂ© non rientra e va a dormire? Se si fa vivo la chiamiamo».
Leamas non rispose. Dalla finestra della baracca del checkpoint continuĂČ a guardare la strada deserta.
«Non puĂČ aspettare in eterno, signore. Probabilmente verrĂ in unâaltra occasione. Possiamo fare in modo che la Polizei si metta in contatto con lâAgenzia, e in venti minuti lei puĂČ essere qui di nuovo.»
«No,» disse lui alla fine «ormai Ú quasi buio.»
«Ma non puĂČ aspettare qui in eterno, Ăš in ritardo di nove ore sul previsto.»
«Se lei vuole andare vada.» Poi aggiunse: «à stato molto gentile. DirĂČ a Kramer che lei Ăš stato davvero molto gentile».
«E lei fino a quando aspetterà ?»
«Fino a che viene.»
AndĂČ allâaltra finestra, quella dâosservazione, e rimase lĂŹ tra i due poliziotti immobili. I loro binocoli erano puntati sul checkpoint orientale.
«Aspetta il buio. Lo so.»
«Stamattina lei ha detto che invece sarebbe passato con gli operai.»
Leamas si girĂČ verso lâamericano.
«Gli agenti non sono aeroplani. Non hanno orari. à bruciato, in fuga, impaurito. Ora, in questo stesso momento, Mundt gli sta addosso. Ha una sola probabilità . Lasciamogli scegliere il momento.»
Il giovanotto esitĂČ. Voleva andarsene e non ne aveva il coraggio.
Nellâinterno della baracca risuonĂČ un campanello. Di colpo si tesero, nellâattesa. Uno dei poliziotti disse, in tedesco: «Opel Rekord nera. Targa federale».
«Non puĂČ vedere tanto lontano con questa luce, tira a indovinare» bisbigliĂČ lâamericano. Poi aggiunse: «Come ha saputo di Mundt?».
«Zitto» ribatté lui, alla finestra.
Uno dei poliziotti uscĂŹ dalla baracca e sâavvicinĂČ al muretto di sacchi di sabbia a mezzo metro dalla linea di demarcazione bianca che tagliava la strada come la terra di un campo da tennis. Lâaltro attese che il compagno sâaccucciasse dietro il telescopio del muretto, dopodichĂ© mise giĂč il binocolo, staccĂČ lâelmetto nero dal gancio vicino alla porta e lo calzĂČ con cura. In alto, sopra il checkpoint, le lampade ad arco sâaccesero allâimprovviso illuminando come un palcoscenico la strada lĂŹ davanti.
Il poliziotto iniziĂČ la sua cronaca. Lui, Leamas, la conosceva a memoria.
«La macchina si ferma al primo controllo. Un solo passeggero, una donna. La scortano alla baracca dei Vopo per il controllo documenti.» Attesero in silenzio.
«Cosa dice?» chiese lâamericano.
Lui non rispose. Prese un binocolo di riserva e lo puntĂČ sul checkpoint della Germania Orientale.
«Controllo documenti completato. Ammessa al secondo controllo.»
«Mr Leamas, Ăš il suo uomo?» incalzĂČ lâamericano. «Dovrei chiamare lâAgenzia.»
«Aspetti.»
«DovâĂš la macchina ora? Che fanno?»
«Controllo valuta. Dogana» sbottĂČ Leamas.
Teneva dâocchio la macchina. Câerano due Vopo dal lato del conducente, uno parlava, lâaltro stava discosto, in attesa. Un terzo girava intorno alla vettura. Si fermĂČ davanti al portabagagli, poi tornĂČ indietro dal conducente. Volle la chiave. TornĂČ al portabagagli e lâaprĂŹ. GuardĂČ dentro, lo chiuse, restituĂŹ la chiave e sâallontanĂČ di una trentina di metri fin dove, a metĂ strada tra i due posti di controllo, se ne stava impalata una solitaria sentinella tedesco orientale, una sagoma tozza in stivali e calzoni rimboccati. I due stettero lĂ a parlare, intontiti dal bagliore delle lampade ad arco.
Con gesto meccanico fecero segno alla macchina di passare, poi, quando fu giunta alla loro altezza, al centro della strada, la fermarono di nuovo. Vi girarono intorno, si scostarono e ripresero a parlare; alla fine, quasi controvoglia, la lasciarono proseguire oltre la linea fino al Settore Occidentale.
«à un uomo quello che lei aspetta, Mr Leamas?» chiese lâamericano.
«SÏ, un uomo.»
Tiratosi su il bavero della giacca, Leamas uscĂŹ fuori, nel gelido vento dâottobre. Si ricordĂČ allora delle facce. Una cosa, quel gruppo di facce perplesse, che nellâinterno della baracca dimenticavi. La gente cambia ma le espressioni rimangono le stesse. Come la folla impotente radunata da un incidente stradale: nessuno sa comâĂš successo e se bisogna o no spostare il corpo. Fumo, o polvere, volteggiava nel raggio delle lampade ad arco, un drappo che sâagitava di continuo tra un margine di luce e lâaltro.
SâavvicinĂČ alla macchina e chiese alla donna: «DovâĂš?».
«Sono venuti a prenderlo ed Ú scappato. Ha preso la bicicletta. Non potevano sapere di me.»
«DovâĂš andato?»
«Avevamo una stanza dalle parti della Porta di Brandeburgo, sopra un bar. Vi teneva della roba, soldi e documenti. Devâessere andato lĂ , penso. Dopo attraverserĂ .»
«Stanotte?»
«CosÏ ha detto. Gli altri sono stati presi tutti: Paul, Viereck, LÀndser, Salomon. Non gli rimane molto tempo.»
Per un poâ la guardĂČ in silenzio.
«Anche LÀndser?»
«Ieri notte.»
Accanto câera un poliziotto. Disse:
«Dovete spostarvi da qui. à proibito ostruire il punto di attraversamento.»
Leamas si girĂČ a metĂ . «Vaâ allâinferno» sbottĂČ.
Il tedesco sâirrigidĂŹ, ma la donna intervenne: «Salga. Ce ne andiamo allâangolo».
SalĂŹ e si spostarono lentamente in fondo alla strada, fino allâangolo di una laterale.
«Non sapevo che avesse una macchina.»
«à di mio marito» rispose la donna, distratta. «Karl non le ha mai detto che ero sposata, vero?» Lui non rispose. «Mio marito e io lavoriamo in una ditta di apparecchiature ottiche. Ci lasciano passare perché facciamo affari. Karl le ha detto solo il mio nome da nubile. Non voleva che fossi coinvolta con... lei.»
Lui tirĂČ fuori una chiave dalla tasca.
«AvrĂ bisogno di un posto dove andare.» Lo disse senza alcuna inflessione nella voce. «CâĂš un appartamento sulla Albrecht DĂŒrer Strasse, vicino al museo. Numero 28 A. TroverĂ tutto quello che le occorre. Quando lui arriva le telefono.»
«Resto qui con lei.»
«Io non resto qui. Vada allâappartamento. La chiamerĂČ. Ormai non ha senso aspettare qui.»
«Ma Ú da qui che lui passerà .»
La guardĂČ sorpreso.
«Glielo ha detto lui?»
«SĂŹ. Conosce uno dei Vopo di qui, il figlio del suo padrone di casa. PuĂČ essere un aiuto. PerciĂČ ha scelto questo checkpoint.»
«E glielâha detto?»
«Si fida di me. Mi ha detto tutto.»
«Cristo.»
Le diede la chiave e se ne tornĂČ nella baracca, si tolse dal freddo. Quando entrĂČ i due poliziotti stavano dicendo qualcosa a bassa voce, il piĂč grosso dei due gli voltĂČ ostentatamente le spalle.
«Mi dispiace» disse lui. «Mi dispiace di averla aggredita lĂ fuori.» AprĂŹ una valigetta malconcia e vi frugĂČ dentro finchĂ© trovĂČ quel che cercava, una fiaschetta di whisky. Il poliziotto piĂč anziano accettĂČ con un cenno del capo, riempĂŹ a metĂ due tazze e vâaggiunse del caffĂš nero.
«DovâĂš andato lâamericano?»
«Chi?»
«Il giovanotto della CIA. Quello che era qui con me.»
«à ora della nanna» disse il poliziotto piĂč anziano, e tutti risero.
Lui mise giĂč la tazza e disse:
«Che istruzioni avete? Potete sparare per proteggere chi passa da qui? Uno che scappa?»
«Se i Vopo sparano nel nostro settore possiamo solo rispondere al fuoco.»
«Il che significa che non potete sparare finché quello non ha passato il confine?»
Il poliziotto piĂč anziano rispose: «Non possiamo offrire nessun fuoco di copertura, Mr...».
«Thomas» disse Leamas. «Thomas.» Si strinsero la mano e, nel farlo, i due poliziotti pronunciarono il proprio nome.
«Non possiamo offrire nessun fuoco di copertura. Proprio cosÏ. Se lo facessimo, dicono, scoppierebbe la guerra.»
«Sciocchezze» disse il poliziotto piĂč giovane, imbaldanzito dal whisky. «Se qui non ci fossero gli Alleati il Muro sarebbe scomparso da un pezzo.»
«E anche Berlino» mormorĂČ il piĂč anziano.
«Un mio uomo deve passare questa notte» disse lui allâimprovviso.
«Da qui? Da questo checkpoint?»
«à molto importante che ce la faccia. Gli uomini di Mundt lo cercano.»
«Ci sono ancora dei punti dove si puĂČ scavalcare» disse il poliziotto piĂč giovane.
«Non Ú il tipo. Tenterà di passare bluffando. Ha dei documenti, se sono ancora buoni. E una bicicletta.»
Nella baracca câera una sola lampada, da tavolo col paralume verde, ma, come una luna artificiale, il bagliore delle lampade ad arco lâinvadeva tutta. Col buio era calato anche il silenzio. Parlavano come se temessero di essere sentiti. Lui, Leamas, sâavvicinĂČ alla finestra e rimase lĂŹ in attesa. Di fronte a lui câerano la strada e, sui due lati, il Muro, un brutto affare di blocchi di cemento e filo spinato, illuminato da una squallida luce gialla; una scena da campo di concentramento, insomma. A est e ovest del Muro si stendeva la parte non ricostruita di Berlino, un tracciato in doppia dimensione, una terra di nessuno.
Quella maledetta donna, pensĂČ, e quellâidiota di Karl che gli aveva mentito al riguardo. Mentito tacendo, come sempre tutti loro, gli agenti sparsi nel mondo intero. Gli insegni a ingannare, a cancellare le proprie tracce, e loro ingannano anche te. Lâaveva fatta vedere una sola volta, dopo quel pranzo in SchĂŒrzstrasse lâanno prima. Karl aveva appena fatto il suo gran colpo e Control aveva voluto incontrarlo. Si faceva sempre avanti, Control, in caso di successo. E cosĂŹ avevano pranzato insieme: lui, Control e Karl. A Karl piacevano quelle cose. Si era presentato con unâaria da ragazzino al catechismo, tutto a modo e sorridente, ossequioso, col cappello in mano. Control gli aveva stretto la mano per cinque minuti dicendo: «Voglio che sappia che siamo soddisfatti, Karl, davvero molto soddisfatti». Lui, Leamas, era stato a guardare pensando: âQuesto ci costerĂ un paio di centinaia in piĂč allâannoâ. A pranzo finito, Control aveva stretto di nuovo calorosamente la mano con grandi cenni del capo, come a dire che lui ora andava a rischiare la propria vita altrove, e era montato nella sua macchina con autista. Alla fine Karl era scoppiato a ridere e anche lui aveva riso, e avevano finito lo champagne, sempre ridendo di Control. Poi, dietro insistenza di Karl, erano andati allââAlter Fassâ, dove li stava aspettando Elvira, una bionda quarantenne, dura come lâacciaio.
«Questo Ú ...
Table des matiĂšres
- Copertina
- Frontespizio
- Cinquantâanni dopo. di John le CarrĂ©
- LA SPIA CHE VENNE DAL FREDDO
- 1. Checkpoint
- 2. Il Circus
- 3. Declino
- 4. Liz
- 5. Credito
- 6. Contatto
- 7. Kiever
- 8. Le Mirage
- 9. Il secondo giorno
- 10. Il terzo giorno
- 11. Gli amici di Alec
- 12. Est
- 13. Spilli o fermagli
- 14. Lettera a un cliente
- 15. Invito al ballo
- 16. Arresto
- 17. Mundt
- 18. Fiedler
- 19. Riunione di sezione
- 20. Tribunale
- 21. Il teste
- 22. Il presidente
- 23. Confessione
- 24. Il commissario
- 25. Il muro
- 26. Rientro dal freddo
- Dossier George Smiley. a cura di Paolo Bertinetti
- Copyright
Normes de citation pour La spia che venne dal freddo
APA 6 Citation
Carré, J., & Veraldi, A. (2015). La spia che venne dal freddo ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3296944 (Original work published 2015)
Chicago Citation
Carré, John, and Attilio Veraldi. (2015) 2015. La Spia Che Venne Dal Freddo. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3296944.
Harvard Citation
Carré, J. and Veraldi, A. (2015) La spia che venne dal freddo. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3296944 (Accessed: 25 June 2024).
MLA 7 Citation
Carré, John, and Attilio Veraldi. La Spia Che Venne Dal Freddo. [edition unavailable]. Mondadori, 2015. Web. 25 June 2024.