«Lâho visto in vetrina e lâho comprato perchĂš mi piaceva la copertina.»
Ă il 1970 e mio fratello torna a casa con un album preso da Maschio, il piĂč grande negozio di dischi di Torino.
«Come si chiamano, i Trespass?»
«No, credo che Trespass sia il titolo dellâalbum. Il gruppo si chiama Genesis.»
Ă lâinizio di una lunga storia dâamore tra un bambino affascinato dalla musica e cinque musicisti britannici allora ventenni: Tony Banks, Peter Gabriel, Michael Rutherford e poi, a partire dallâalbum successivo Nursery Cryme, Steve Hackett e Phil Collins. Un idillio che dura tutta la vita e si accompagna a quello dellâItalia intera, prima nazione al mondo a dare ai Genesis una vera popolaritĂ . Nel 1972 arrivano nel nostro Paese per due volte e riesco ad andare, ovviamente accompagnato dal fratello maggiore, al loro concerto del 22 agosto al Teatro Alcione di Genova. Una serata indimenticabile che si apre con la ancora sconosciuta âWatcher of the Skiesâ, brano che diventerĂ un classico del loro repertorio, ma che ancora nessuno conosce perchĂ© lâalbum da cui Ăš tratto uscirĂ un mese dopo.
«Hai sentito il nuovo album dei Genesis, Foxtrot?» Ăš la frase che rompe il ghiaccio, il primo giorno di liceo, in una cittĂ dove mi sono appena trasferito e non conosco nessuno, ma quella domanda mi fa capire che ho trovato un argomento di conversazione, e la risposta che posso dare: «Certo, e li ho anche visti allâAlcione» Ăš il mastice che unisce due parti e crea una amicizia. I Genesis e i loro dischi, uno allâanno, sempre piĂč ambiziosi e accompagnati da tour di incredibile teatralitĂ , sono una costante della nostra adolescenza. Li rivedo al Palazzo dello Sport di Torino il 3 febbraio 1974, nel tour di Selling England by the Pound, e poi ancora lâanno dopo, il 24 marzo 1975, quando eseguono interamente il doppio album The Lamb Lies Down on Broadway, lâultimo prima dellâabbandono del gruppo da parte di Peter Gabriel. La storia immaginifica raccontata nellâalbum, ricostruita sul palco attraverso una complessa messa in scena, prevede che nel finale il protagonista Rael incontri se stesso. In quel momento dello show, Peter Gabriel salta su un piedistallo di lato al palco e guarda verso lâaltro lato, dove una copia di se stesso lo osserva, in un gioco di luci stroboscopiche. Si tratta naturalmente di un manichino, ma nel mio trip genesisiano rimasi convinto per anni di avere assistito a un vero sdoppiamento.
Insomma, Peter Gabriel per me era diventato una figura divina, tanto Ăš che quando, molti anni dopo, ebbi lâoccasione di incontrarlo, la prima cosa che gli chiesi fu: «Posso abbracciarti?»
Volevo avere la certezza che fosse un uomo in carne e ossa, e fu come abbracciare un fratello. Per i fan della prima ora dei Genesis, lâabbandono di Gabriel significa la fine della storia della band. Tutto quello che viene dopo non conta. La storia del gruppo ci racconta che il batterista, Phil Collins, dal 1976 prende il microfono e diventa cantante, e che dopo altri due ottimi album che comunque proseguono lâonda musicale progressive, A Trick of the Tail e Wind & Wuthering, anche il chitarrista Steve Hackett abbandona la band. And Then There Were Three, sono rimasti in tre, Ăš infatti il titolo dellâalbum del 1978 che dĂ il via a una sterzata musicale verso il pop. I Genesis ora producono canzoni radiofoniche, cosa che non avevano mai fatto prima, il che li porta, specialmente dallâalbum Duke in poi, ad affrontare gli anni Ottanta come band da stadio, a vendere molti piĂč dischi di prima e a conquistare definitivamente il mercato Usa, mentre allo stesso tempo sia Phil Collins sia Peter Gabriel si lanciano in fortunate carriere soliste e diventano superstar globali.
Lo stratosferico successo di Collins, perĂČ, Ăš figlio di una crisi personale forte. LâattivitĂ con i Genesis lo tiene per anni lontano dalla famiglia e il suo matrimonio con la prima moglie, la canadese Andrea Bertorelli, va a rotoli. Per cercare di salvarlo, molla tutto: lascia liberi gli altri Genesis e va a vivere a Vancouver. Il tentativo di salvataggio non va a buon fine ma, come spesso nella storia della musica, dai disastri amorosi nascono canzoni bellissime e Phil scrive il suo primo album solista, Face Value, che esce allâinizio del 1981 e contiene la storica âIn the Air Tonightâ.
Lâalbum vola nelle classifiche e vende cinque milioni di copie. Nel frattempo, dopo un concerto dei Genesis a Los Angeles, Phil conosce Jill Tavelman, colta ragazza di Beverly Hills di cui si innamora, ricambiato. Affronta dunque il 1982 con unâenergia rinnovata e sarĂ uno dei protagonisti musicali degli anni successivi. Per lui, in pochi mesi, Ăš cambiato tutto: prima aveva una famiglia, ora non ce lâha piĂč, prima era il cantante di una band, ora Ăš uno dei solisti di maggior successo al mondo, prima aveva una moglie, ora ha una nuova fidanzata. Rimette insieme i Genesis e comincia a registrare lâalbum Abacab mentre Face Value vola al primo posto nella classifica inglese e poi in quella di tutta Europa, un risultato mai raggiunto dalla sua band, il che crea tra i suoi componenti un poâ di imbarazzo. «Volevamo che lâalbum di Phil andasse bene» dice il tastierista Tony Banks nel documentario della Bbc Genesis: Together and Apart del 2014, «ma non cosĂŹ bene».
«Quando âIn the Air Tonightâ finĂŹ in cima alle classifiche pensai: âAspetta un attimo, non era quello che mi aspettavoâ» ribadisce Banks intervistato da «Mojo», «ma in ogni caso la sua autostima come autore a quel punto era aumentata. Se dopo lâepoca di Peter la band era dominata da me e Mike, da Abacab in poi Phil diventĂČ una forza di uguale importanza.» Abacab sarĂ il primo album dei Genesis ad arrivare al primo posto in Inghilterra, quindi tutti contenti.
Phil Collins ha appena compiuto trentâanni, Ăš lâunica popstar al mondo a primeggiare sia da solista sia come componente di un gruppo, e come se non bastasse comincia anche una carriera parallela di produttore discografico. Anni-Frid Lyngstad degli Abba, anche lei fresca di divorzio dal compagno di gruppo Benny Andersson, propone a Phil di produrle lâalbum solista Some-thingâs Going On, che registrano in Svezia in otto settimane. In primavera Robert Plant, voce dei Led Zeppelin, gli chiede di suonare nel suo album Pictures at Eleven. Nel frattempo Ăš ora di pensare al secondo album solista, che risente ancora del dolore e dellâamarezza per la fine del matrimonio in canzoni come âI Donât Care Anymoreâ e âI Cannot Believe Itâs Trueâ. SarĂ una cover a proiettare il disco in cima alle classifiche, una versione di âYou Canât Hurry Loveâ delle Supremes, classico della Motown.
E i Genesis? Tornano in tour in agosto per promuovere lâalbum dal vivo Three Sides Live e passano dallâItalia per tre concerti a Pisa e Roma in settembre, sette anni dopo lâultima volta, quando câera ancora Peter Gabriel. In quellâoccasione riesco per la prima volta nella mia vita a incontrarli per unâintervista e a far scrivere da Mike Rutherford un biglietto di auguri per mio fratello Stefano che compie gli anni il suo stesso giorno, il 2 ottobre.
Ed Ăš proprio il 2 ottobre 1982 che nella storia dei Genesis succede qualcosa che non si ripeterĂ mai piĂč. In una fredda e piovosa giornata dellâautunno inglese, al National Bowl di Milton Keynes, la formazione classica dei Genesis si riunisce per unâunica performance. Lâoccasione si presenta quando Peter Gabriel organizza il primo festival di musiche dal mondo Womad (World of Music, Art and Dance), una splendida iniziativa che perĂČ va malissimo dal punto di vista finanziario. Per aiutarlo a rimettere a posto i conti, i suoi ex compagni corrono in aiuto e con loro quarantasettemila fan che sopporteranno pioggia e freddo per assistere a un evento straordinario. Il Womad diventerĂ uno degli appuntamenti piĂč importanti dellâanno e il veicolo piĂč efficace per la divulgazione della World Music. Gli anni Ottanta di Peter Gabriel non erano cominciati sotto i migliori auspici. Dopo lâabbandono dei Genesis e un periodo dedicato a famiglia e studio, Gabriel pubblica una serie di album in cui racchiude le sue nuove passioni musicali: lâAfrica e la musica elettronica. Il periodo delle favole prog Ăš giĂ lontanissimo e Peter guarda alle musiche del mondo. Con il terzo album, del 1980, deve addirittura cambiare casa discografica perchĂ© la Atlantic lo giudica troppo sperimentale. Il disco contiene comunque canzoni che diventeranno classici del suo repertorio live, come âI Donât Rememberâ, âGames Without Frontiersâ e soprattutto âBikoâ, dedicata allâattivista sudafricano antiapart-heid Steve Biko.
Lâattenzione del mondo musicale alle istanze sociali, con un particolare occhio rivolto allâAfrica, partorisce in quel periodo iniziative come il progetto Sun City di Steven Van Zandt (chitarrista della E Street Band di Bruce Springsteen) contro lâapartheid in Sudafrica, che chiede a Gabriel di partecipare e lo ringrazia pubblicamente «per la profonda ispirazione della sua canzone âBikoâ, che Ăš stato lâinizio del mio viaggio in Africa». Nel settembre di quellâanno, Gabriel passa anche dallâItalia per tre concerti a Firenze, Genova e Torino, oltre a una fugace apparizione televisiva allo show La Gondola DâOro. Ad aprire i concerti câĂš unâesordiente band scozzese, si chiamano Simple Minds. Quando quasi quarantâanni dopo il loro cantante, Jim Kerr, viene a trovarmi a Radio Capital, gli chiedo se si ricorda qualcosa di quel tour e lui mi risponde: «Lâodore dei lacrimogeni». Gabriel dunque torna a suonare in Italia cinque anni dopo quel leggendario 25 marzo 1975, unica data italiana del tour in cui i Genesis suonarono tutto lâalbum The Lamb Lies Down on Broadway, al Palasport di Torino.
Non solo sembra passato un secolo dal punto di vista musicale, ma nella mia vita quella sera del 29 settembre 1980, al Palasport di Genova, cambia qualcosa. Per la prima volta, lâorganizzatore del concerto genovese mi dice: «Ti metto in lista». Dopo quattro anni di militanza nelle radio private genovesi, mi viene riconosciuto un ruolo di giornalista, disc jockey, insomma di qualcuno che per quel concerto ha fatto qualcosa: ne ha parlato alla radio e ne riparlerĂ lâindomani, ne scriverĂ da qualche parte, uno per cui dunque andare a quel concerto non Ăš uno svago, ma un lavoro.
Con i Genesis, dieci anni prima, era cominciata la mia vita da fan e avevo eletto quella band come la mia preferita al mondo. Con il concerto di Peter Gabriel, invece, cominciava la mia vita di professionista, di lavoratore della musica. Gabriel aveva abbandonato la band perchĂ© non aveva piĂč intenzione di doversi confrontare con altri musicisti che avrebbero ostacolato i suoi grandi piani di esplorazione di nuove forme musicali e sperimentazioni visuali. Il suo interesse per la musica del mondo, al di fuori dellâemisfero occidentale, e per le nuove tecnologie da studio di registrazione lo accomunano in quel periodo a due personaggi come Brian Eno e Robert Fripp, che come lui uscivano da esperienze in altrettanti gruppi di art rock inglese degli anni Settanta (rispettivamente Roxy Music e King Crimson). Gabriel Ăš, dei tre, il piĂč affascinato dalle diverse forme della musica africana, ed Ăš anche il primo musicista inglese a comprare un rudimentale campionatore di suoni, il sintetizzatore Fair-light CMI che usa nel suo quarto album, in uscita nellâautunno del 1982. Il brano di apertura di quel disco (che come i precedenti non ha un titolo, ma per il mercato americano si intitola Security) Ăš âThe Rhythm of the Heatâ, esempio perfetto dellâunione dei due interessi principali che Gabriel mette in connessione: sperimentazione tecnologica al servizio della riscoperta delle tradizioni ritmiche e sonore dellâAfrica.
Lâalbum contiene il primo vero successo commerciale di Gabriel in America: âShock the Monkeyâ. La canzone rimane nella memoria del grande pubblico televisivo italiano per lâesibizione di Gabriel al Festival di Sanremo del 1983, dove Ăš tra gli ospiti internazionali, e la esegue per due sere di seguito. La performance Ăš preceduta da un surreale filmato che vede lâalieno Peter catapultato da un altro mondo nella rutilante realtĂ del festival, accompagnato da Carlo Massarini che prova a spiegargli dove si trova, e lui risponde con frasi come: «Nel posto da dove vengo ci sono i circhi e tutti gli animali sono felici». La performance della canzone include un volo sul pubblico di Gabriel appeso a una corda. La prima sera gli va quasi bene, escludendo il calcio involontario a una cassa spia. La sera dopo vuole strafare: si lancia sulle sedie delle prime file e, tornando indietro, finisce con la schiena sulla parete del palco. Ahia. Niente di grave, ma da allora la partecipazione di Peter Gabriel verrĂ per sempre ricordata dagli storici del Festival di Sanremo come âla schienataâ.
A parte questo scossone, la carriera di Peter Gabriel sta ufficialmente prendendo il volo, anche se in confronto allâiperattivismo dellâex compagno di gruppo i suoi ritmi di produzione sono decisamente piĂč rallentati. Lâanno successivo pubblica un album live (Peter Gabriel Plays Live) e cura la colonna sonora del film Birdy di Alan Parker, dove per la prima volta si trova a lavorare con il produttore Daniel Lanois, figura fondamentale negli anni successivi. Allâorizzonte, tuttavia, non vede un nuovo album, e per di piĂč sta vivendo una forte crisi matrimoniale con la moglie Jill, sposata nel 1971 quando erano giovanissimi e la carriera dei Genesis era appena cominciata. Questo fa uscire Gabriel dal radar del mercato musicale per qualche tempo, tanto che non arriverĂ per lui neanche la convocazione al Live Aid.
Nel 1983 prosegue per Phil Collins lâattivitĂ frenetica di uomo piĂč richiesto del mondo. Per la canzone âI Donât Care Any-moreâ riceve le sua prima nomination ai Brit Awards e ai Grammy. Suona la batteria in un altro album di Robert Plant (come rifiutare?) e questa volta lo accompagna anche come batterista in tour. In primavera si ritrova con gli altri Genesis in studio e partoriscono il dodicesimo album della loro carriera, intitolato semplicemente Genesis, che contiene âMamaâ, il loro maggior successo in assoluto in Inghilterra, e âThatâs Allâ, primo singolo della band nella Top 10 americana.
Lâalbum esce in ottobre, numero 1 in Inghilterra e quattro milioni di copie vendute negli Stati Uniti, record assoluto della band. Lâastro di Phil Collins brilla di luce accecante con e senza la sua band, e anche Hollywood bussa alla sua porta. Durante il suo primo tour da solista aveva ricevuto la visita in camerino del regista Taylor Hackford, che aveva diretto Ufficiale e gentiluomo, uno dei film simbolo di quella stagione. Hackford racconta a Phil che sta facendo un altro film e gli chiede una canzone un poâ triste e romantica. Collins non ha certo tempo di scrivere brani su commissione, Ăš pur sempre lâuomo piĂč indaffarato del music business, ma si ricorda di âHow Can You Sit There?â, canzone che ha scartato dallâalbum Face Value e che giace in un cassetto. Hackford se ne innamora, la vuole per i titoli di coda ma gli chiede di infilare da qualche parte del testo il titolo del film: Against All Odds. Che problema câĂš? Ecco fatto. Il film, che esce in Italia con il titolo Due vite in gioco, non lascia particolarmente il segno, ma la canzone sĂŹ. Scritta nel pieno della crisi matrimoniale Ăš una struggente break up song che diventa lâemblema della power ballad anni Ottanta. «Come posso lasciarti andare via, farti allontanare senza lasciare una traccia quando sono qui a condividere ogni respiro con te. Tu sei lâunica che mi abbia mai conosciuto davvero.» Tutti piangono e la canzone guadagna una candidatura allâOscar. Perde contro âI Just Called to Say I Love Youâ di Stevie Wonder, ma si aggiudica il Grammy Award come miglior performance vocale del 1985 ed Ăš il primo singolo di Collins a raggiungere il primo posto in classifica negli Usa.
Ci sarebbero tutti i presupposti per prendersi una bella vacanza, che in questo caso perĂČ si chiama âluna di mieleâ. Phil sposa Jill a Guildford il 4 agosto 1984 (Eric Clapton e lo storico manager Tony Smith sono i suoi testimoni) e si concede finalmente un breve periodo di riposo a bordo di uno yacht sullâEgeo. Ma subito dopo, questo milionario di soli trentatrĂ© anni riparte e nella seconda metĂ del 1984 produce a Londra Chinese Wall, album solista del cantante degli Earth Wind & Fire, Philip Bailey, poi vola a Monserrat per produrre âBehind the Sunâ di Eric Clapton nei famosi studi di registrazione superlusso Air Studios, aperti dal produttore dei Beatles, George Martin, e sulla strada scrive gran parte del suo terzo album solista. âEasy Loverâ, tratta dal disco di Philip Bailey e cantata in duetto, Ăš unâaltra superhit su entrambe le coste dellâAtlantico e fa entrare Collins nel meraviglioso mondo della musica da ballare, la cui porta gli viene aperta, non a caso, da una delle piĂč inconfondibili voci della disco music. Galvanizzato dal ritmo di âEasy Loverâ, mentre scrive il nuovo album tra un impegno e lâaltro, questa volta usando la drum machine, accompagna il ritmo di un pezzo nuovo cantando sillabe senza senso che dicono «Su-su-sussudio». Cosa vuol dire? Niente, ma âSussudioâ diventa la canzone trainante dellâalbum No Jacket Required.
Mentre sta freneticamente lavorando a chiudere il disco, suona il telefono. Non manca molto a Natale. Dallâaltra parte del filo câĂš Bob Geldof. Gli dice che ha bisogno di un batterista famoso e il primo che gli Ăš venuto in mente Ăš lui. In effetti, Ăš il batterista piĂč famoso del mondo, come dargli torto. SĂŹ, ma per cosa? Il 25 novembre ai Sarm Studios di Notting Hill, a Londra, Phil suona la batteria in âDo They Know Itâs Christmasâ, circondato dalle piĂč grandi popstar inglesi del momento che cantano una strofa ciascuno della canzone benefica piĂč leggendaria della storia.
Esattamente un mese dopo esce No Jacket Required. Numero 1 in classifica per sette settimane negli Usa, dodici milioni di copie, tour mondiale di cinque mesi e nasce subito unâaltra storia da un brano rimasto fuori dal disco, come era successo con Against All Odds. Collins Ăš talmente lanciato che riesce ad avere successo anche con le canzoni scartate. In questo caso si tratta di âSeperate Livesâ, scritta da Stephen Bishop, dolce ballata acustica che Doug Morris, presidente della Atlantic Records, gli propone di registrare in duetto con Marylin Martin per un altro film, sempre del regista Taylor Hackford, Il sole a mezzanotte. Lâennesimo numero 1 in classifica fa di Phil Collins il recordman assoluto del 1985, mentre lâalbum vince tre Grammy e due Brit Awards. Mike e Tony, tuttavia, gli mancano moltissimo, cosĂŹ nellâottobre del 1985 i Genesis si ritrovano nel loro studio, The Farm, e riprendono in mano gli strumenti. Si ricomincia da zero. Essere diventati una band di enorme successo nel circuito live negli Usa permette loro di affrontare le session con rinnovata sicurezza...