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Red Mirror
Il nostro futuro si scrive in Cina
Simone Pieranni
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- Italian
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Il nostro futuro si scrive in Cina
Simone Pieranni
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Questo libro prefigura il nostro futuro prossimo. Quello quotidiano delle nostre case, delle città in cui abitiamo, fino ai nuovi e pervasivi usi che faremo degli smartphone. Ma questo futuro sta già accadendo in Cina: intelligenza artificiale, veicoli a guida autonoma, tecnologie green, smart city, riconoscimento facciale⊠LÏ, chi progetta il nostro mondo di domani Ú già all'opera.
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Sujet
EconomicsSous-sujet
Economic Policy1.
La nuova Silicon Valley Ăš cinese
Nella Cina odierna Ăš impossibile immaginare
che un individuo possa sopravvivere
in una cittĂ cinese senza smartphone
Chen Qiufan
Pechino, marzo 2019. Mentre faccio colazione a casa, su WeChat controllo le notizie del giorno. Poi esco e, mentre cammino per gli hutong (le antiche viuzze della capitale che sopravvivono ai tanti cambiamenti in corso nella cittĂ ), con WeChat prenoto il taxi per andare a un appuntamento in un bar del distretto dellâelettronica della capitale cinese. Allâinterno del bar, grazie allâId di WeChat metto lo smartphone in carica in appositi cubicoli allâingresso del locale e incontro la persona con cui ho appuntamento. Poi recupero lo smartphone e pago la mia consumazione con WeChat. Ho fame, cosĂŹ appena uscito cerco sullâapplicazione un ristorante mongolo â una mia passione â nelle vicinanze. WeChat me ne indica uno a poche centinaia di metri dalla mia posizione, allâinterno di un centro commerciale. Quando arrivo, mi metto in coda. Mentre attendo il mio turno per entrare, con WeChat controllo il menu e ordino. Mentre mangio, mando ad alcuni amici il Qrcode del ristorante: si tratta di buoni sconto appena ottenuti grazie al mio pranzo. In risposta ne ricevo anche io: buoni per ristoranti, locali e per i tanti mercati on line presenti nellâapp. Mi incuriosisce un negozio di robot: scarico il «mini-programma» dello store virtuale e comincio a guardare il catalogo mentre pranzo. Finito di mangiare, pago con WeChat. Nel frattempo scambio messaggi, ricevo documenti, prendo altri appuntamenti: tutto con la stessa app.
Esco dal centro commerciale e controllo sulla mappa di WeChat la zona dove devo andare per un altro appuntamento. Calcolo il percorso: prendo un autobus e poi la metropolitana e in entrambi i casi pago con WeChat. Nel frattempo acquisto on line i biglietti per un film da vedere lâindomani e spedisco dei soldi che dovevo a una persona, sempre via WeChat. Terminato il mio appuntamento esco e mi fermo davanti a un piccolo negozio di pochi metri quadrati gestito da una coppia cinese del Sud, compro dei ravioli che pago con WeChat, grazie al Qrcode appeso accanto alla porta che conduce alla piccola cucina. Poi con WeChat prenoto un biglietto del treno per Shanghai e la stanza di un hotel. Infine vado a un evento in uno dei grattacieli sulla Jianguomen, la lunga via che porta su piazza Tianâanmen. Lâinvito mi Ăš arrivato via WeChat da unâamica, quando ancora ero in Italia: nella nostra chat ritrovo localizzazione, biglietto elettronico e ricevuta di pagamento (che archivio in unâapposita applicazione, sempre dentro WeChat, che aiuta a gestire la propria contabilitĂ ). Giunto sul luogo scannerizzo il Qrcode e ricevo tutta la documentazione relativa allâevento (una conferenza sui rapporti tra Cina e Usa). Insieme alla documentazione, mi ritrovo in un gruppo con tutti i presenti (i contatti li inserisco in unâapposita app dentro WeChat che consente di gestire al meglio tutte queste informazioni).
Al termine della conferenza, vado a cena con alcuni dei partecipanti. A un certo punto tutti i nostri occhi finiscono sul cellulare: WeChat chiede lâupdate delle nostre informazioni. Ed eccoci, una tavolata intera impegnata a farsi selfie per consentire a WeChat di tenere sotto controllo i nostri dati biometrici. Quando terminiamo la cena, con WeChat dividiamo il conto in parti uguali. Tornando a casa ripenso al mio appuntamento della mattinata: nel distretto dellâelettronica, nella zona di startup legate allâIntelligenza artificiale, ho incontrato un giovane manager cinese. A un certo punto della nostra conversazione, allâennesimo esempio di quanto WeChat faccia risparmiare tempo (le file in banca, negli uffici pubblici, al cinema e in migliaia di altri posti) gli ho chiesto a cosa sia dedicato tutto quel tempo guadagnato. «Forse a stare al cellulare», mi ha risposto sorridendo. In effetti, in una giornata intera non ho mai usato il portafoglio, la mail, un browser. Quando rientro in casa il mio computer, appoggiato sul tavolo in cucina, mi sembra ormai semplicemente una macchina da scrivere, ma meno rumorosa. Prima di andare a dormire, lâultima mossa: prenoto la boccia dâacqua (presente in tutte le case cinesi) per lâindomani, via WeChat naturalmente. Nel corso di tutta la mia giornata non sono mai uscito da WeChat. In Cina lo smartphone Ăš WeChat. E WeChat sa tutto di ognuno di noi.
WeChat (Weixin in mandarino) Ăš unâapplicazione, una «super-app» come viene spesso definita, grazie alla quale in Cina, come dimostra la giornata appena descritta, Ăš possibile fare di tutto. Ă divenuta una presenza totalmente pervasiva nella vita quotidiana dei cinesi. Grazie a questa enorme diffusione, la superapp cinese Ăš diventata interessante, per la mole di dati che produce, non solo per il partito comunista cinese (Pcc), ma anche per Facebook, il social network piĂč famoso e utilizzato nel mondo occidentale. Secondo lâ«Economist» non ci sarebbero dubbi: Facebook aspira a diventare il «WeChat occidentale».
Zuckerberg, che parla un ottimo mandarino, e la cui moglie, Priscilla Chan, nasce da genitori di etnia Hoa, una minoranza sino-vietnamita di lingua cantonese, non ha solo un interesse personale e culturale per la Cina. Negli ultimi anni, infatti, si Ăš recato con una certa continuitĂ in Cina con un obiettivo preciso: capire meglio il funzionamento dellâ«applicazione delle applicazioni» ed estrarre da questo modello cinese vincente strategie e idee da applicare su Facebook (e gli altri social network di cui Ăš proprietario, tra i quali Instagram e WhatsApp).
WeChat ha infatti un modello di business che permette di generare denaro in modo molto piĂč vario di quanto non faccia Facebook e di monetizzare (e incamerare) i dati degli utenti in modo molto piĂč proficuo. Mark Zuckerberg Ăš inoltre interessato ad alcuni aspetti di WeChat come la messaggistica diretta, la gestione dei Big Data e, soprattutto, la capacitĂ di tenere gli utenti allâinterno di «un mondo» WeChat. Non a caso, nel marzo 2019 Zuckerberg commentava lâarticolo Che cosa Facebook potrebbe imparare da WeChat a firma di Jessica E. Levin, postato su Facebook nel 2015, scrivendo: «Se solo avessi ascoltato i tuoi consigli quattro anni fa...».
Lâenorme interesse del piĂč grande social network occidentale per WeChat dimostra che siamo alla fine di un percorso e allâinizio di un nuovo mondo: dopo anni di imitazione da parte della Cina di tutto quanto era prodotto in Occidente, Ăš lâOccidente â oggi â che guarda alla Cina per trovare nuove idee e nuovi utilizzi per le proprie «invenzioni». La Cina ha ripreso il suo posto al centro del mondo come vuole il suo nome, Zhongguo, «terra di mezzo». Del resto, per i cinesi non si tratterebbe di una novitĂ . Gli europei cominciarono a conoscere la Cina a partire dal secondo secolo a.C., quando la seta iniziĂČ a solcare i mercati centro-asiatici prima e del Mediterraneo poi, fino ad arrivare a fare letteralmente impazzire i romani, innamorati di quel tessuto pregiato proveniente da un luogo cosĂŹ lontano. Una storia che i cinesi ricordano bene: lâapertura di quelle tratte commerciali che sarebbero divenute famose con il nome di Via della Seta portĂČ in seguito a scorrerie di esploratori, geografi e archeologi, impegnati a saccheggiare la ricchezza culturale dellâodierna zona del Xinjiang e del Gansu. Allora a Pechino si divideva il mondo in due: câerano i cinesi e câerano i «barbari», il resto del mondo, europei compresi. Allâepoca, i primi gesuiti che riuscirono ad arrivare nellâImpero celeste rimasero stupiti per il grado di sviluppo del paese. Nel diciottesimo secolo, secondo Kant, la Cina era «lâimpero piĂč colto al mondo».
Ma con il tempo quel luogo governato dai mandarini, frutto di complicati e competitivi esami, finĂŹ per diventare terra di conquista per i «barbari». Approfittando della debolezza dellâImpero cinese, incapace a fine â800 di far fronte al progresso occidentale prodotto dalla rivoluzione industriale, i «barbari» arrivarono fino al cuore del potere cinese, defraudando il territorio di ricchezze e di intere regioni con lâuso dellâoppio, delle armi, di sotterfugi e di sconcezze come i «trattati ineguali». La Cina divenne la malata dâAsia, attraversĂČ la sua fase storica piĂč umiliante. Nel fondo del cuore di ogni cinese qualcosa di tutta questa storia Ăš rimasto. Oggi, i cinesi ripropongono quellâantica Via della Seta come il simbolo del cambiamento epocale che stiamo osservando, dello spostamento da ovest a est del centro del potere economico e tecnologico: ora sono loro a capo della locomotiva. E non intendono perdere di nuovo il loro appuntamento con la storia. Ma cominciamo dal principio: cosâĂš WeChat e come Ăš nata?
1.1. Il mondo Ăš dentro WeChat
Quando WeChat ha cominciato a diffondersi vivevo in Cina da cinque anni. Ricordo distintamente quando, con un certo stupore, gli stranieri residenti assistevano a uno spettacolo mai visto: i cinesi camminavano spediti parlando con lo smartphone, quasi appoggiandovi le labbra, come fosse una propaggine del mento. Mandavano messaggi vocali. Era il 2011. La comparsa di questa abitudine potrebbe segnare simbolicamente lâinizio dellâera WeChat in Cina. Come tante altre cose che parevano assurde e che sono comparse per prime in Cina, i messaggi vocali sono diventati via via abituali anche in Occidente.
Inizia in quellâanno un periodo di grande cambiamento nel mondo della tecnologia cinese. Sappiamo che gli strumenti tecnologici che utilizziamo cambiano consuetudini personali, sociali, lavorative e nel caso del cellulare persino la nostra postura fisica (spalle leggermente curve, sguardo verso il basso). In Cina, il cambiamento avvenuto con lâavvento di WeChat ha modificato totalmente lâapproccio alla rete e, di conseguenza, a poco a poco la vita quotidiana. Per esempio, ben presto sparirono le mail: Gmail non aveva alcun senso, non serviva a niente, se non a perdere tempo in attesa che le pagine si caricassero cosĂŹ lentamente da portare allâesasperazione. Tutto ora passava su WeChat, che dimostrava di essere veloce, immediata, una scheggia.
La superapp sostituĂŹ velocemente anche vecchie consuetudini con nuovi modi di relazionarsi. Ad esempio, un grande classico della Cina erano le business card: anche nel caso di attivitĂ piuttosto fantasiose e improbabili, era bene accreditarne lâesistenza con un biglietto da visita. E in Cina se ne possono stampare migliaia con pochi yuan di spesa. Anche gli stranieri imparavano in fretta: si riceveva il biglietto con due mani e lo si consegnava allo stesso modo. WeChat segnĂČ la fine di un mondo: anche le business card sparirono. Divenne consuetudine, in sostituzione alle business card, scannerizzare Qrcode. E si cominciĂČ a scannerizzare Qrcode ovunque e per ottenere qualsiasi cosa: per avere vantaggi, sconti o per partecipare a eventi. Si inaugurarono nuove danze sociali: avvicinare i cellulari e scannerizzarsi vicendevolmente i Qrcode, il modo per «connettersi». Nuove abitudini e nuovi dilemmi: Ăš piĂč importante la persona che scansiona, o quella che si fa scansionare?
Ma dopo tutto questo, arrivĂČ il completamento del cambiamento in corso. E arrivĂČ come fosse naturale, come se lâintero paese non aspettasse altro. A un certo punto fu possibile collegare il proprio account a un conto bancario cinese (ottenuto dagli occidentali grazie a non pochi equilibrismi burocratici nella fase iniziale di WeChat, mentre oggi Ăš tutto piĂč rapido, anche se esistono molte piĂč limitazioni per gli stranieri) e finalmente poter comprare qualsiasi cosa con lo smartphone. Da quel giorno anche il portafoglio divenne inutile. Non serviva a niente. Anche le carte di credito, per chi le possedeva, divennero inutili. WeChat lanciĂČ la sfida ai cinesi su due concetti â il tempo e la velocitĂ â trasformando una societĂ clamorosamente dipendente da carta, timbri, passaggi burocratici in una societĂ improvvisamente cashless e senza piĂč la necessitĂ di stampare e timbrare qualsiasi cosa.
Ma, esattamente, cosâĂš WeChat? Spiegarlo a un occidentale Ăš complicato. Alcuni provano a descriverla cosĂŹ: WeChat, dicono, Ăš lâ«app delle app», contiene cioĂš al proprio interno quanto noi siamo abituati a utilizzare in maniera separata. Se vogliamo descriverla attraverso un paragone con il nostro mondo tecnologico, possiamo dire che Ăš come un gigantesco contenitore che mette insieme Facebook, Instagram, Twitter, Uber, Deliveroo e tutte le app che utilizziamo. Si tratta di una spiegazione che ha una sua logica, ma non Ăš completa. In primo luogo perchĂ©, ogni volta che si usa WeChat, si scoprono nuove funzioni appena sviluppate, nuovi utilizzi che si possono poi trasformare in nuove abitudini. Ă ormai consuetudine, per esempio, prenotare visite mediche o pagare le tasse o le fatturazioni tramite WeChat; oppure incontrare, camminando per le strade delle metropoli cinesi, homeless che per ricevere lâelemosina mostrano ai passanti un cartello con un Qrcode. Anche lâelemosina, in Cina, oggi si fa via WeChat.
Inoltre, se Ăš vero che WeChat puĂČ anche essere descritta come una somma di app che noi giĂ conosciamo e utilizziamo, contiene altresĂŹ una caratteristica davvero particolare rispetto alle nostre applicazioni: puĂČ essere utilizzata per pagare qualsiasi cosa. Ogni account di WeChat Ăš infatti collegato al conto bancario dellâutente e, attraverso la lettura dei vari Qrcode, Ăš possibile comprare di tutto: da una corsa in taxi alla frutta in un negozio per strada, dai libri in uno store on line allo snack postato â via WeChat â da un amico nella chat privata. Con WeChat si possono persino effettuare tutte le carte per il matrimonio. E anche divorziare: basta un tasto nellâapplicazione per far partire le pratiche. WeChat sa tutto di chi la utilizza, conosce gli spostamenti tanto on line quanto off line, grazie alla possibilitĂ di pagare in qualsiasi esercizio commerciale ed essere cosĂŹ «tracciati» anche quando si pensa di non essere nel cyberspazio.
La superapp ha finito per creare una sorta di ecosistema allâinterno del quale non serve altro, perchĂ© Ăš capace di occuparsi di ogni aspetto della nostra vita quotidiana. In alcune cittĂ , il profilo WeChat si usa giĂ come documento di identitĂ . Tutto Ăš dentro WeChat e questo significa che in Cina, se non hai «lâapp delle app», sei completamente fuori dal mondo. Non scaricare WeChat Ăš una vera e propria scelta di vita. Chi prova a resistere ha unâesistenza infernale. Zhu, unâavvocata di Shanghai, ha raccontato al magazine «Sixth Tone» di aver deciso di vivere senza lâapplicazione. A motivare questa sua scelta câĂš la certezza che i suoi dati saranno raccolti e usati, e non utilizzare lâapplicazione Ăš per lei un modo «per salvare la propria dignità ». Ogni volta che riceve un nuovo cliente, Zhu deve avvertirlo della sua scelta, perchĂ© si dĂ per scontato che tutti abbiano WeChat. Quando Zhu viaggia allâestero con i suoi colleghi, gli altri possono facilmente connettersi su WeChat usando il WiFi disponibile, «ma se vogliono parlare con lei devono sborsare soldi per chiamare o mandare messaggi». Perfino i suoi genitori hanno provato a farla tornare sui propri passi e farle scaricare lâapplicazione.
Questo accade perchĂ© quando parliamo di WeChat non parliamo di una semplice app: dentro WeChat si naviga, come fosse WeChat stessa la rete: esistono infatti i «mini- programmi» (come ad esempio quello del ristorante mongolo dove ho pranzato o quello del negozio di robot), ovvero mini-siti inseriti dentro lâapp, allâinterno dei quali si svolge ormai la vita di tutto quanto il sistema internet cinese. E i servizi continuano ad aumentare, cosĂŹ come le app. Ecco un esempio semplice di mini-programma: il corrispettivo Instagram cinese non Ăš unâapp tra le tante, ma si trova dentro WeChat. Sembra una cosa da poco. Ma non lo Ăš, in unâeconomia che si basa ormai sullo sfruttamento dei Big Data. WeChat si Ăš evoluta in una sorta di sistema operativo allâinterno del quale girano tutti i programmi. Ă una porta dâaccesso per tutto quanto si puĂČ fare con uno smartphone in rete e off line, capace di canalizzare unâenorme mole di dati e soldi in diversi modi: con la pubblicitĂ , anche, ma il grosso delle entrate dipende dai gadget e dai giochi presenti nellâapplicazione, da servizi premium per gli utenti e soprattutto dalla percentuale che prende su ogni pagamento. Non solo: la mole di dati che lâazienda possiede fornisce ai suoi clienti business (i produttori dei «mini-programmi») una customizzazione sempre piĂč mirata dei propri utenti.
WeChat Ăš diventata la memoria storica dei gusti, delle passioni, delle idee, delle inclinazioni, del potenziale di spesa di un miliardo di persone. E di tutti questi dati sa cosa farne.
1.2. Cosa racconta allâOccidente la nascita della piĂč grande potenza tecnologica mondiale
Lâimpatto della «rivoluzione tecnologica» cinese non Ăš misurabile solo con il tentativ...
Table des matiĂšres
- 1. La nuova Silicon Valley Ăš cinese
- 2. Le cittĂ del futuro
- 3. La sinizzazione dellâindustria digitale mondiale
- 4. Sistema dei crediti sociali e vite a punti
- 5. CreativitĂ e ricerca: le chiavi per il successo
- Riferimenti bibliografici
Normes de citation pour Red Mirror
APA 6 Citation
Pieranni, S. (2020). Red Mirror ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3461212/red-mirror-il-nostro-futuro-si-scrive-in-cina-pdf (Original work published 2020)
Chicago Citation
Pieranni, Simone. (2020) 2020. Red Mirror. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3461212/red-mirror-il-nostro-futuro-si-scrive-in-cina-pdf.
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Pieranni, S. (2020) Red Mirror. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3461212/red-mirror-il-nostro-futuro-si-scrive-in-cina-pdf (Accessed: 15 October 2022).
MLA 7 Citation
Pieranni, Simone. Red Mirror. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2020. Web. 15 Oct. 2022.