1.
Primavera silenziosa (1962)
o la scoperta del pericolo
Il 1962 Ăš lâanno della crisi di Cuba, del culmine della Guerra fredda, della corsa agli armamenti e dellâintensificarsi degli esperimenti nucleari, della gara tra Stati Uniti e Unione Sovietica per la conquista dello spazio (del 1961 Ăš il primo volo umano nello spazio del sovietico Jurij Gagarin). Ă anche lâanno che segna il tramonto del colonialismo: mentre si espande la guerra in Vietnam nonostante le promesse di una sua rapida conclusione, sorgono nuove nazioni africane tra cui lâAlgeria, il Ruanda, lâUganda, che portano a venti gli Stati africani indipendenti. In Italia si apre la stagione delle riforme: del 1962 sono le riforme della scuola, della legge urbanistica, e la nazionalizzazione dellâenergia elettrica.
In questo stesso anno appare un libro destinato a diventare lâatto di nascita e il simbolo dellâambientalismo moderno: Silent Spring.
Câera una volta una cittĂ nel cuore degli Stati Uniti dove la vita sembrava scorrere in armonia con lâambiente. La cittĂ si trovava nel mezzo di una rete di prospere fattorie, con campi di grano e colline di frutteti dove, in primavera, bianche nuvole di boccioli ondeggiavano nel vento sopra i campi coltivati. In autunno, querce, aceri e betulle fiammeggiavano di colori, con la foresta di pini sullo sfondo. Le volpi lanciavano i loro ululati sulle colline e i cervi saltavano attraverso i campi, seminascosti dalla nebbia autunnale. Lungo le strade, siepi di bosso e di alloro, ontani, felci e fiori selvatici rallegravano lâocchio di chi le percorreva. Perfino in inverno le strade di campagna erano particolarmente attraenti, perchĂ© innumerevoli uccelli si nutrivano delle bacche e dei semi rimasti nelle gemme rinsecchite trattenute dagli arbusti sporgenti dalla neve. La campagna era famosa per lâabbondanza e la varietĂ degli uccelli che la popolavano e, quando gli uccelli migratori arrivavano in primavera e in autunno, la gente veniva anche da lontano per osservarli. Altri venivano a pescare nei corsi dâacqua, che fluivano chiari e freschi dalle colline e formavano delle pozze dove le trote deponevano le uova. CosĂŹ era stato sin dai tempi in cui, molto tempo fa, i primi coloni avevano costruito le loro case, scavato i pozzi ed eretto i fienili.
Dâimprovviso una piaga maligna colpĂŹ questo territorio e tutto cominciĂČ a cambiare. Qualche maledizione si era fermata sugli abitanti: malattie misteriose decimavano il pollame, i bovini e le pecore si ammalavano e morivano... Câera una strana immobilitĂ nellâaria. Gli uccelli per esempio â dove erano andati a finire? Molta gente parlava di questo fenomeno con sgomento... i rari uccellini che si potevano vedere erano moribondi; assaliti da tremiti, non potevano piĂč spiccare il volo. Era una primavera senza canti... un completo silenzio dominava sui campi, nei boschi e sugli stagni.
Una cittĂ come questa non esiste davvero, ma ha molti esempi in migliaia di luoghi negli Stati Uniti e nel mondo. Nessuno Ăš stato colpito da tutte le calamitĂ che ho descritto. Ma ciascuno di questi eventi si Ăš verificato da qualche parte.
Che cosa ha reso silenziose le voci della primavera in innumerevoli paesi degli Stati Uniti? Questo libro Ăš un tentativo di scoprirlo.
Ă la pagina iniziale dellâopera: i toni sono quelli di una favola per bambini che racconta di un mondo pieno di gioia, scomparso a causa di un maligno incantesimo.
Nel dopoguerra lâambiente non esiste nĂ© a livello internazionale nĂ© a livello statale, non Ăš altro che un contenitore di materie prime da utilizzare e trasformare: il GATT, stipulato nel 1947 tra i paesi ricchi per disciplinare il commercio internazionale, e sostituito molti anni dopo dallâOrganizzazione mondiale del commercio, pone come obiettivo il «completo sfruttamento delle risorse mondiali». Poi, allâinizio degli anni Sessanta, il tema dellâambiente ricompare nei paesi ricchi, sospinto dalle proteste contro lâuso dellâenergia nucleare. Anche in Italia, pur con ritardo. Non bisogna sorprendersi: osserva Simona Colarizi in un suo recente studio (Un paese in movimento. LâItalia negli anni Sessanta e Settanta) che il miracolo economico della fine degli anni Cinquanta, se innescava una straordinaria crescita economica e lâavvio di una moderna democrazia, non cancellava allâimprovviso arretratezze secolari di ogni tipo che segnavano una profonda distanza dal resto dâEuropa.
Dominava ovunque quella che Ăš stata definita lâideologia dello sviluppo o «ideologia della crescita, come si dovrebbe dire senza tanti infingimenti», osservava Alexander Langer in un suo intervento ai «Colloqui di Dobbiaco 94».
In quegli anni il blocco dei paesi a economia di mercato, guidato dagli Stati Uniti, e il blocco dei paesi socialisti, guidato dallâUnione Sovietica, progettano â ciascuno per conto proprio e in contrapposizione allâaltro â la nuova politica economica mondiale. Lo sviluppo economico e industriale assume un ruolo dominante per entrambi, anche se con modalitĂ diverse. Per i primi, sviluppo significa esclusivamente crescita illimitata dellâeconomia governata dalle leggi del mercato; per lâUnione Sovietica, invece, Ăš lo strumento per consolidare il controllo sullâarea sottoposta alla propria egemonia nellâambito di unâeconomia pianificata a livello centrale.
Sono progetti molto diversi, ma con un elemento in comune: non câĂš posto per una politica dellâambiente. In entrambi il degrado ambientale era considerato come lâinevitabile prezzo da pagare per garantire la crescita economica. Gli anni Sessanta sono infatti pomposamente qualificati dalle Nazioni Unite come «la decade dello sviluppo»: saranno invece caratterizzati dal disgregarsi del mito dello sviluppo. Questi progetti hanno ritardato per decenni la comparsa di temi riguardanti la tutela dellâambiente, la salute della collettivitĂ , la valutazione dei rischi prodotti dal progresso tecnologico.
Tuttavia, va sgombrato il campo da un equivoco: lâassenza dellâambiente nel dopoguerra non Ăš dipesa dal fatto che esso non fosse ancora un argomento di rilievo a livello internazionale. Questa spiegazione fa comodo sia a quelli su cui grava la responsabilitĂ della cancellazione dellâambiente per privilegiare lâobiettivo di una illimitata crescita economica (sono forze politiche che appartengono a ogni schieramento politico), sia a quelli che vogliono attribuirsi il merito di aver âinventato lâambienteâ qualche decennio dopo. La tutela dellâambiente nei suoi vari aspetti era infatti presente giĂ da molto tempo nei paesi piĂč sviluppati, con importanti riflessi sia a livello nazionale che internazionale. Fin dalla metĂ del XIX secolo in Gran Bretagna câerano esperti ambientali che operavano nellâimmenso territorio coloniale inglese e che divengono, nella letteratura celebrativa dellâimpero che ha come maggiore rappresentante Rudyard Kipling, eroi della natura e della civiltĂ : essi ammoniscono il mondo sullâimportanza di preservare il patrimonio forestale per evitare la desertificazione e le alterazioni del clima.
Nello stesso periodo sorgono le prime importanti organizzazioni che si propongono finalitĂ di ricerca, di studio e divulgazione in ambito naturalistico e ambientale: nel 1858 nascono la London Natural History Society e la Birmingham Natural History Society; del 1872 Ăš la British Entomological and Natural History Society. Di qualche anno successiva Ăš la fondazione della piĂč importante organizzazione ambientalista attualmente operante in India, la Bombay Natural History Society. Nello stesso periodo nascono negli Stati Uniti due tra le piĂč importanti organizzazioni ambientaliste, tuttora attive: del 1886 Ăš la Audubon Society, del 1892 il Sierra Club. Ă proprio la pressione di queste organizzazioni sui rispettivi governi a condurre nel 1900 allâapprovazione della prima convenzione internazionale in materia di ambiente: la Convenzione per la conservazione degli animali, degli uccelli e dei pesci in Africa, sottoscritta a Londra (la Convenzione non impedisce tuttavia lâenorme espansione della caccia allâelefante che determina la scomparsa di questo animale in molte regioni africane: tra il 1924 e il 1945 vengono abbattuti nella sola Rhodesia del Sud â oggi Zambia â oltre 300.000 elefanti). Ancora in Gran Bretagna viene fondata nel 1913 la prima organizzazione di ecologi professionisti: Ăš la British Ecological Society (BES), con lo scopo di «promuovere e incoraggiare lo studio dellâecologia nel suo senso piĂč ampio». Si sviluppano anche le societĂ ornitologiche e per la protezione degli uccelli. Si giunge nel 1922 alla creazione a Londra del Comitato internazionale per la protezione degli uccelli (CIPU). La prima convenzione internazionale in materia viene sottoscritta tra gli Stati americani nel 1937: Ăš il Trattato per la protezione degli uccelli migratori. Negli stessi anni (1928) viene fondato a Bruxelles, a opera dellâolandese Pieter van Tienhoven e dello svizzero Paul Sarasin, lâOffice international pour la protection de la nature (OIPN) che, divenuto Union internationale pour la conservation de la nature et de ses ressources (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN) e denominato oggi World Conservation Union, Ăš attualmente la piĂč importante organizzazione internazionale in materia ambientale (presente in quasi 100 Stati, collabora con decine di agenzie statali e oltre 800 organizzazioni non governative; alle sue iniziative partecipano circa 10.000 scienziati ed esperti dei vari settori). Infine, il diffondersi dellâattenzione per la conservazione della natura aveva portato alla creazione di molti parchi nazionali fin da quando, nel 1872, era stato istituito il primo parco con finalitĂ sia protezionistiche sia educative, a Yellowstone, negli Stati Uniti (al 1914 risale il primo parco nazionale europeo, istituito in Svizzera).
GiĂ nella seconda metĂ degli anni Cinquanta, tuttavia, la fiducia nella crescita economica come esclusivo motore dello sviluppo si attenua nei paesi ricchi. Questo non vuol dire che oggi lâideologia della crescita sia scomparsa, anzi: attraverso quel distorto strumento di misura che Ăš il prodotto interno lordo, il PIL (che, come aveva detto Robert Kennedy, Ăš uno strumento che «misura tutto, meno le cose che rendono la vita degna di essere vissuta»), Ăš forse divenuta ancor piĂč pervasiva. Ma oggi, a differenza di allora, il tema dellâambiente Ăš presente nella mente di chi governa e funge da freno per ciĂČ che Ăš ammissibile per produrre crescita.
I primi segni di cedimento della fiducia nella crescita sono offerti dallâenergia nucleare. Allâinizio del decennio era lâenergia del futuro. I gruppi industriali e finanziari coinvolti diffondevano stime che garantivano, in pochi decenni, elettricitĂ a prezzi stracciati rispetto a quella prodotta con il carbone o il petrolio. I dati erano entusiasticamente confermati dal governo americano e dalle agenzie interessate allo sviluppo di questa fonte di energia. Il presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower con un discorso alle Nazioni Unite lancia il programma Atoms for Peace e Lewis Strauss, il presidente della statunitense Atomic Energy Commission, afferma che in un futuro assai prossimo centinaia di centrali nucleari avrebbero soddisfatto il fabbisogno di energia di intere cittĂ , sostenuto una nuova agricoltura, permesso di eliminare la maggior parte delle malattie: «i nostri figli avranno energia cosĂŹ a buon prezzo che sarĂ troppo costoso misurarla».
Si avvia cosĂŹ una corsa da parte delle societĂ produttrici di elettricitĂ alla realizzazione di centrali nucleari. In poco meno di un ventennio, nei soli Stati Uniti, ne vengono ordinate oltre 240 di costo e potenza crescente. Nel frattempo, nel 1957, viene istituita in Europa la ComunitĂ europea dellâenergia atomica (nota come Euratom): si legge nel preambolo che «lâenergia nucleare costituisce la risorsa essenziale che... permetterĂ il progresso delle opere di pace».
La realtĂ sarĂ diversa. GiĂ nel 1946 il piĂč importante periodico culturale statunitense, il «New Yorker», aveva dedicato un intero fascicolo al saggio Hiroshima, di John Hersey, che documentava, con una intervista a sei sopravvissuti, la catastrofe provocata dalla bomba; nello stesso anno, lâeconomista Virgil Jordan aveva pubblicato il Manifesto per lâera atomica esponendo tutte le paure della nuova epoca. Il succedersi di esperimenti nucleari sempre piĂč potenti da parte di Stati Uniti, Unione Sovietica e Francia andava inoltre diffondendo nellâopinione pubblica il timore non solo di un conflitto nucleare globale ma anche di ripercussioni sulla salute per gli effetti delle radiazioni, cui si aggiungeva quello di incidenti provocati dalle centrali nucleari allora in corso di progettazione e costruzione.
Nascono cosĂŹ, nel mezzo della Guerra fredda, i primi movimenti di protesta contro il nucleare. In Europa, Ăš attivo il filosofo tedesco GĂŒnther Anders, cugino di Walter Benjamin, rifugiatosi nel 1936 negli Stati Uniti e ritornato a Vienna nel 1950: nelle sue opere indica Hiroshima come lâinizio di una nuova epoca nella quale il futuro dellâumanitĂ nel suo insieme Ăš divenuto precario.
Negli Stati Uniti un ruolo importante Ăš svolto da Barry Commoner, figlio di immigrati ebrei russi, docente di biologia nella UniversitĂ di Saint Louis, nel Missouri, che fonda e dirige il Comitato per lâinformazione nucleare (St. Louis Committee on Nuclear Information) per spiegare allâopinione pubblica i rischi derivanti dagli esperimenti nucleari condotti dal governo statunitense nel deserto del Nevada e denunciare le consapevoli menzogne della posizione ufficiale...