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Alle origini
Nel corso della cerimonia che si Ăš svolta a Parigi lâ11 novembre 2018 per ricordare la fine della prima guerra mondiale il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che «il patriottismo Ăš lâesatto contrario del nazionalismo. Il nazionalismo Ăš il suo tradimento». Pochi giorni dopo, il presidente Donald Trump ha affermato con orgoglio: «Sapete cosa sono? Sono un nazionalista». PiĂč chiaro ancora Ăš il messaggio nazionalista del primo ministro ungherese Viktor MihĂĄly OrbĂĄn: «Non esiste cultura forte senza identitĂ culturale», e «sebbene si infranga qualche tabĂč affermando questo, non esiste alcuna identitĂ culturale in una popolazione priva di una composizione etnica stabile, la cui alterazione comporta una conseguente alterazione dellâidentitĂ culturale. Un paese forte non puĂČ permettere che questo accada». «Prima gli italiani» Ăš la parola dâordine del ministro dellâInterno Matteo Salvini, che si Ăš definito «papà » e ha dichiarato: «Per me i miei figli sono 60 milioni di italiani».
Non occorrono altre citazioni per capire che il nazionalismo Ăš rinato e diventa ogni giorno piĂč forte. Come ha giĂ fatto in passato, puĂČ distruggere i regimi liberali e democratici e aprire la strada al totalitarismo. Soltanto gli sprovveduti possono sottovalutare il pericolo. Se vogliamo difendere le nostre istituzioni liberali e democratiche dobbiamo in primo luogo intendere il significato del linguaggio del nazionalismo. Quando Ăš nato? Quali idee, istituzioni e azioni politiche ha inteso combattere? Quali ha, invece, sostenuto o auspicato?
Il primo a usare la parola «nazionalismo» Ăš stato Johann Gottfried Herder, filosofo e teologo nato nel 1744 a Mohrungen, nella Prussia orientale â ora Polonia â, e morto nel 1803. Vale la pena leggere un passaggio significativo del saggio Ancora una filosofia della storia per lâeducazione dellâumanitĂ (1774) per comprendere il significato che Herder attribuisce alla parola:
E quando la distanza tra popolo e popolo si fece sempre piĂč grande con la trasformazione delle varie tendenze nazionali in una particolare felicitĂ nazionale, osserva allora quale odio nascesse nellâanimo dellâEgizio contro il pastore, il nomade, e quale disprezzo egli mostrasse nello stesso tempo verso il frivolo Greco! E cosĂŹ Ăš sempre quando si trovan di fronte due nazioni, le cui tendenze, i cui mondi di felicitĂ si negano a vicenda. Si comincia allora a parlare di pregiudizi, di volgaritĂ plebea, di gretto nazionalismo [corsivo mio], ma il pregiudizio Ăš cosa buona, a suo tempo, poichĂ© li rende felici, stringe compatti i popoli intorno al loro proprio centro, li rende piĂč solidi sul loro stesso ceppo, piĂč fiorenti a seconda della loro propria natura, piĂč ardenti nelle loro inclinazioni, piĂč attivi nelle loro mire e per ciĂČ stesso piĂč felici.
Il concetto di nazionalismo fa dunque il suo ingresso nella storia delle idee politiche per descrivere e giustificare il pregiudizio che incoraggia gli individui ad amare la propria nazione piĂč delle altre e a disprezzare o odiare gli altri popoli. Addita quale bene supremo la felicitĂ che nasce dal vivere entro la propria comunitĂ nazionale e non, invece, la libertĂ o la giustizia. Per Herder la nazione Ăš unâunitĂ culturale fondata sulla storia, sul linguaggio, sulla letteratura, sulla religione, sullâarte e sulla scienza. Forma il popolo come unitĂ individuale che possiede un proprio spirito. Ogni nazione ha una propria, «inesprimibile» individualitĂ , Ăš un piccolo mondo che contiene in se stesso il centro della felicitĂ . Cambia nei secoli, ma conserva una propria identitĂ spirituale, al punto che la storia dellâumanitĂ puĂČ essere narrata come la storia della crescita e del declino delle nazioni. Nessuna nazione ha la stessa storia di unâaltra: ogni nazione ha un proprio destino a seconda dei doni che Dio ha voluto dare ad essa. Non solo Dio non vuole lâamalgama delle diverse nazioni, ma vuole che ogni nazione vada per la propria strada senza adottare idee e forme di vita che non sono sue e danneggiano la sua unitĂ e autenticitĂ spirituale.
Nazione significa vita. La natura, spiega Herder, ha dato ad ogni nazione un particolare linguaggio nazionale che Ăš vincolo spirituale, fondamento dellâeducazione, strumento di tutti i piaceri e delle attivitĂ sociali. Il linguaggio nazionale Ăš lo specchio della storia, delle imprese, delle gioie e delle pene di una nazione, il mezzo che serve a trasmettere idee, abiti e costumi da una generazione allâaltra. Attraverso la lingua madre i membri di una nazione interagiscono fra di loro e condividono un comune carattere spirituale. Senza una lingua comune che sia la base dellâeducazione di tutte le classi sociali, scrive Herder, non puĂČ esserci comprensione reciproca, non puĂČ esserci un comune sentimento patriottico.
Gli esseri umani devono amare la loro nazione di un amore forte quanto lâattaccamento di una pianta al suolo da cui trae le energie vitali. La cultura nazionale Ăš un bene che Ăš distintamente nostro. Ogni persona, osserva Herder, ama la sua patria, i suoi costumi, sua moglie, i suoi figli, non perchĂ© siano i migliori del mondo, ma perchĂ© sono suoi. La natura stessa vuole che gli esseri umani amino la loro cultura nazionale. A tal fine ha posto nei loro cuori lâinclinazione ad apprezzare la diversitĂ , ma si Ăš anche presa cura di collocare tutto ciĂČ che Ăš necessario a soddisfare la loro curiositĂ allâinterno della cultura nazionale e li ha resi insensibili verso ciĂČ che esiste oltre i confini patrii. Possiamo assimilare o adottare ciĂČ che Ăš simile alla nostra natura, ma non câĂš nulla di male a rimanere freddi e ciechi e perfino sprezzanti e ostili verso i modi di vivere e di pensare lontani e distanti dai nostri. Per vivere in conformitĂ al disegno della natura, dobbiamo dunque proteggere la purezza e lâautenticitĂ della nostra cultura nazionale e resistere sia allâarrogante tendenza a conquistare e dominare, sia al vano desiderio di imitare altre culture.
Herder condanna senza esitazioni la conquista e lâespansione territoriale:
Lo Stato piĂč naturale Ăš anche un popolo dotato di un carattere nazionale. Questo carattere vi si mantiene per secoli e puĂČ essere educato nel modo piĂč naturale, se lo vogliono i suoi prĂŹncipi, nati in quel popolo; perchĂ© un popolo Ăš una pianta della natura proprio come una famiglia, soltanto che ha piĂč rami. Nulla sembra quindi piĂč contrastare lo scopo dei governi quanto lâingrandimento innaturale degli Stati, la selvaggia mescolanza di stirpi e nazioni umane sotto un solo scettro.
Herder usa il linguaggio del nazionalismo contro la contaminazione e lâimpuritĂ culturale, mai contro lâoppressione politica. Invitato dal principe elettore Carl Friedrich von Baden a tracciare il progetto di un istituto patriottico, Herder insiste sulla necessitĂ di unire le forze spirituali della Germania in modo che esse diventino «unâunica fiamma» e sottolinea che «chiunque viva in Germania deve appartenere alla Germania e parlare e scrivere in puro tedesco», perchĂ© la purezza del linguaggio Ăš la base dellâunitĂ spirituale della nazione.