SOSTEGNO (BI)
Antoniotti Odilio
Mattia Antoniotti
La minuscola frazione di Casa del Bosco sorse nei secoli scorsi, originariamente come residenza signorile di caccia. Le vigne circostanti vennero impiantate per ottenere un vino con cui brindare anche per celebrare le vittoriose battute di caccia. Fu un prete di nome Antoniotti che nel XVIII secolo si mosse da Biella in queste terre, seguìto da un antenato degli attuali proprietari. Sostegno è uno dei sette comuni della DOC Brameterra, luogo dove nasce l’affascinante e raffinato vino dell’Alto Piemonte. Sono ormai pochi i vignaioli che producono questa tipologia di vino, che un tempo era il preferito della curia vercellese, il “vino dei canonici”.
Nel parlare con papà Odilio traspare la forte tensione per affermare la cultura del territorio che lo circonda. Asserisce con convinzione di essere un tramite del patrimonio ricevuto e che vuole riconsegnare alla stirpe. La storia di questa azienda familiare parte dal 1861 e oggi vede il padre Odilio passare il testimone al figlio Mattia. Egli - per nostra fortuna - è per passione e volontà sulla linea dai suoi avi: così potrà continuare la tradizione, ricalcando le orme di chi lo ha preceduto.
In località Martinazzi c’è il vigneto dedicato alla produzione del Bramaterra, vino di punta ed eccellenza. Solo 3.000 bottiglie di elezione, ottenute con bassissime rese, succinte potature, conduzione rigorosa del vigneto e raccolta completamente manuale. Qui il Nebbiolo la fa da padrone e si esprime con tutte le varianti che un terreno acido e granitico come il porfirico vulcanico può dare, intervallato da parti di acciottolato. La proprietà complessiva è di 40 ettari e si mostra come uno splendido anfiteatro vitato solo per 5 ettari scarsi, che gode di un’esposizione Sud Sud-Ovest. Prendendo in mano rocce e terra, Odilio spiega: “ogni differente colore, corrisponde ad un diverso minerale; ognuno di essi aggiunge complessità e varietà al vino”. Spiegazione semplice e quanto mai calzante per rendere conto della sensazione talvolta ferrosa e piacevolmente setosa del vino. Altri due vini completano l’offerta di questa famiglia artigiana della vigna: un Coste della Sesia e il Vino da Tavola Pramartel, ottenuti sempre da base Nebbiolo con aggiunta degli altri vitigni tipici della zona, quali la Croatina, la Vespolina e anche l’Uva Rara. Vini di grande finezza e classe, traspiranti storia e tradizione, che sono arrivati fino a noi grazie alla tenacia e volontà di chi crede nel territorio e nelle potenzialità del vitigno simbolo di queste zone, anche a Nord del Piemonte.
Tutto è secondo natura, nella scia di quanto tramandato dagli avi: la cantina sotto la casa, la caduta per gravità delle uve, la pulizia e l’attenzione in vinificazione, nessun uso di fitofarmaci né in vigna, né in cantina e un uso attento e ponderato del legno. Il rovere delle botti proviene dai boschi circostanti: Odilio si avvale così del legno locale per far confezionare i suoi tini di affinamento. Si ottengono così vini puliti, freschi, minerali, precisi al palato, con tannini finissimi e alcool ben bilanciato, ottima sapidità e finale leggermente amaricante con piccole erbe aromatiche a corredo. La complessità e piacevolezza dei vini sono un connubio tra il dono della terra e la tradizione, solida come le vasche in cemento, datate 1910.
Adiacente alla zona di vinificazione, si trova un affascinante locale dove vengono confezionate le etichette. Si tratta di un’altra lavorazione completamente manuale, che riporta indietro nel tempo e testimonia l’attenzione anche per i piccoli dettagli. Tutt’attorno cimeli enoici e vanti personali delle passate generazioni, che mostrano vetuste bottiglie di annate eccezionali, che ancor oggi possono dare incredibili soddisfazioni. Vista l’esigua produzione, la vendita e la distribuzione sono gestite direttamente dalla famiglia Antoniotti.
Vicolo Antoniotti 5 - Casa del Bosco, Sostegno (BI),
0163 860309
www.facebook.com/AziendaAgricolaAntoniottiOdilio
4.8 ettari 12.000 bottiglie
• Bramaterra DOC, Coste della Sesia DOC,
Pramartel Vino Rosso
VILLADOSSOLA (VB)
La Cantina di Tappia
Corrado Zaretti
Se si sale in direzione del passo del Sempione, sulla parte sinistra della Val d’Ossola, tra Villadossola e Domodossola, a circa 600 metri si trova la frazione di Tappia, fino al 1928 Comune autonomo. Oggi il borgo è quasi del tutto disabitato - a parte forse due case - ma nel complesso appare ancora abbastanza curato. Le abitazioni sono quelle tipiche dell’ossolano, in pietra e legno con i tetti in beola: la vista da lassù è mozzafiato, si domina a strapiombo tutta la Val d’Ossola, dal Sempione all’imbocco che porta verso il lago Maggiore. Nel 2005 Romano Zaretti - sul finire del suo pluriennale impegno da “sindaco operaio” e amministratore di Villadossola - decide di produrre di nuovo vino in questa località, dove la viticoltura era dismessa da circa 50 anni. “La vigna a Tappia c’è sempre stata: i nostri vecchi vivevano di agricoltura” racconta l’ex sindaco: ma l’arrivo dell’industria in Ossola portò i più ad abbandonare la terra per il miraggio del posto sicuro in fabbrica. Romano sistema i terrazzamenti a secco e reimpianta la vigna di nebbiolo, che nella zona Ossolana è chiamato prünent. Nel 2009 è disponibile la prima produzione. Negli stessi anni, accanto al vigneto, ricostruisce quasi da solo con le sue mani, con il legno e la pietra del posto, una splendida casa, che oggi è la sede della Cantina di Tappia e dell’omonimo agriturismo.
La cantina oggi è passata sotto la gestione del figlio Corrado (operaio di una fabbrica locale), che con la moglie e figlie gestisce anche la parte di ristorazione dell’agriturismo, ma il papà Romano è comunque sempre presente con il suo prezioso supporto.
La cantina si trova nel piano più basso del caseggiato, pulita e ordinata, un piccolo gioiello di legno e pietra. È suddivisa in due parti, la zona di affinamento, dove sono presenti 6-7 barriques usate, di secondo-terzo passaggio e le bottiglie in affinamento e una parte dove sono presenti i fusti in vetroresina per le fermentazioni e tutta la strumentazione necessaria a produrre e imbottigliare vino. Ul Cantun - toponimo del luogo dove c’è la vigna - è un nebbiolo in purezza, la cui vigna con sistema guyot è collocata interamente a Tappia a circa 620 metri di altitudine. I terrazzamenti sono circondati da fitti boschi. La resa è di circa 8-10 quintali con i quali si ottengono circa 700 litri.
Il Barbarossa, nome di battaglia da partigiano, di Dante, papà di Romano è invece un Merlot in purezza, i cui vigneti si trovano principalmente in località Crosiggia e Quartero, poco prima di Domodossola a circa 350 metri.
La vendemmia generalmente porta una resa è di circa 20 quintali dai quali si producono circa 1.500 litri. Il vino è poi disponibile dopo circa 15 mesi dalla vendemmia con affinamento in vetroresina e bottiglia, con una gradazione intorno ai 13%. Entrambi i rossi si caratterizzano per i profumi intensi di frutti di bosco, Ul Cantun per una sorprendente nota di fragola, mentre in bocca sono entrambi eleganti e con tannini rotondi. L’utilizzo della chimica in vigna e cantina e ridotto al minimo indispensabile.
Sotto la vigna di nebbiolo, di recente è stato impiantato lo chardonnay: la prima annata pronta - attesa con curiosità - dovrebbe essere il 2016. Nel 2014 parte del merlot è stato messo per la prima volta in affinamento nelle barriques usate. Romano e Corrado hanno preso in gestione anche un’altra vigna di nebbiolo in località Masera, a circa 400 metri di altezza, la cui prima vendemmia è stata quella del 2015. Una visita alla Cantina di Tappia è una magnifica idea, sia per incontrare e premiare chi ha saputo recuperare la viticoltura in un luogo eroico, dove il lavoro in vigna è del tutto manuale sia per passare una giornata piacevole, con la possibilità di assaggiare la cucina dell’agriturismo, che offre piatti di buon livello prevalentemente della tradizione ossolana, tra i quali gli ottimi salumi e i formaggi della zona, naturalmente abbinati ai vini della cantina, che si possono acquistare in loco. Oppure si può partecipare alla manifestazione “Tappia di vino”, organizzata dalla proloco durante l’estate.
Fraz. Tappia - Villadossola (VB)
320 4880589
www.facebook.com/corrado.zaretti.3
1,7 ettari 4.000 bottiglie
• Ul Cantun Vino Rosso (nebbiolo), Barbarossa Vino Rosso (merlot)
OZZANO MONFERRATO (AL)
Cantine Valpane
Pietro Arditi
Imboccando la strada bianca, oltrepassato l’arco di ingresso, ci si trova davanti ad una corte chiusa, in stile lombardo, di una antica cascina del ‘700. Struttura anomala per queste zone: sull’ampia zona centrale si affacciano la casa padronale con la piccola torre e l’orologio, i porticati, le vecchie scuderie e la casa colonica, dove oggi è ospitato un piccolo B&B.
Cascina Valpane dall’inizio del secolo scorso è proprietà della famiglia Arditi. Oggi è Pietro il primo, e praticamente unico, attore di tutte le attività aziendali. La cascina funge anche da fattoria didattica. Le terre di proprietà sono tutte attorno: prato, coltivazioni di cereali e vitigni sono il panorama attorno alla casa. I terreni sono calcarei-argillosi e il microclima favorevole sono l’ideale binomio per una viticultura di qualità.
Le vecchie mappe catastali e documenti conservati nell’archivio di famiglia dimostrano la lunga tradizione vitivinicola dell’azienda.Nel 1898 i suoi vini furono premiati alle fiere di Bordeaux e Digione.
Pietro Arditi ha formazione universitaria di veterinaria, ma è da sempre attivo e partecipe nella vita agricola: così seguendo la sua inclinazione ha poi deciso di buon piglio di seguire e far rinascere i fasti dei vini di Cantine Valpane. Pietro è assai attento alla naturalità del vino, che parte necessariamente dalla vigna. Il programma di difesa integrata permette di ridurre al minimo l’impiego di prodotti chimici, producendo uve sane nel pieno rispetto dell’ambiente. Le rese per ettaro sono volutamente tenute basse tramite opportuni diradamenti: in ambito potatura da qualche anno Pietro ha seguito i dettami di Simonit e Sirch, due agronomi che hanno ripreso un antico modo di gestire questa importante fase.
Bisogna subito dire che questa azienda non ha sicuramente fretta nel vendere il vino: si lascia il tempo necessario affinché il sia pronto. Si parte con il Rosso Pietro: Barbera del Monferrato in purezza, vinificata in modo tradizionale con i profumi tipici e caratteristici: amarena, ribes e chiodi di garofano. Completa l’affinamento in solo acciaio.
Euli è il Grignolino del Monferrato Casalese tra le ultime riscoperte. Rosa Ruske è un Ruchè, un po’ gioco, un po’ sfida. Perlydia, Barbera del Monferrato 100% vinificata per metà in modo tradizionale e per l’altra parte con una premacerazione fermentativa a freddo e macerazione carbonica. Dopo l’assemblaggio delle due vinificazioni si ha solo affinamento in acciaio per due anni e a seguire quindici mesi in bottiglia. La versione in legno della Barbera è il Valpane. È un vino in assemblaggio con un 15% di Freisa, tipico taglio che si usava qui in passato. La vendemmia della Barbera è quasi tardiva; la vinificazione prevede una lunga fermentazione in tini di legno e a seguire l’affinamento in tonneaux da 500 litri per un periodo variabile tra i 15 e i 20 mesi. Segue l’assemblaggio con la Freisa. Dopo altri 6 o 12 mesi di bottiglia si ottiene un vino in cui si fondono armonicamente le caratteristiche dei due vitigni.
Dopo tanta pienezza sembra difficile poter crescere come intensità: invece stupisce il Canone Inverso, Freisa in purezza, che esprime tipicità del territorio e franchezza del vitigno. Dal nome si deduce come si sia inteso sovvertire la forma più conosciuta della Freisa, vino giovane e brioso. Pietro Arditi, in maniera per nulla ardita, propone un vino fermo di grande struttura e carattere. Il vitigno è considerato un parente di primo grado del Nebbiolo, perciò non stupisce sua componente tannica rilevante. È un vino non banale e di spessore, magari non per tutti i palati, ma sicuramente per chi riesce a cogliere tipicità e qualità. Il miglior messaggio Pietro lo fa percepire attraverso i racconti della sua vita di campagna: come pensare al futuro e all’innovazione, guardando a che cosa di buono e di valido è stato fatto nel passato. Pietro ricorda: “Il futuro è la salvaguardia della tradizione, apportando oggi quello che la storia ha insegnato e la natura ancor oggi ci fa vivere quotidianamente”.
Ascoltare i ritmi della terra è dunque il modo migliore per comprenderla e giovarsi dei suoi frutti, mantenendo un equilibrio che consente di apprezzare le meraviglie che ci può dare.
Cascina Valpane 10/1 - Ozzano Monferrato (AL)
0142 486713 - 335 5478607
30 ettari 70.000 bottiglie
• Rosso Pietro Barbera del Monferrato DOC, Euli Grignolino
del Monferrato Casalese DOC, Rosa Ruske Vino Rosso,
Canone Inverso Freisa del Monferrato DOC, Valpane
Barbera Superiore del Monferrato DOC, Perlydia Barbera
Superiore del Monferrato DOC
NOVI LIGURE (AL)
Cascina degli Ulivi
Stefano Bellotti
Stefano Bellotti ha un approccio laico e schietto. A chi gli chiede della “filosofia aziendale” risponde che a Cascina degli Ulivi c’è molta più pratica che filosofia. Per descrivere Stefano prendiamo in prestito una frase di Jonathan Nossiter, che ne ha fatto uno dei protagonisti del suo docufilm “Resistenza naturale”: “Bellotti è un uomo schietto e carismatico, con una luce - quasi un laser - perenne negli occhi. Ha mani solcate come i terreni collinari che cura scrupolosamente. Inequivocabilmente contadino, non dovremmo però stupirci davanti alla sua stupefacente capacità di articolare i concetti più complessi. È un nuovo contadino. Di quelli che hanno forse rubato agli artisti il ruolo di contestatori dello status quo”.
Cascina degli Ulivi appartiene alla famiglia Bellotti dal 1930: Stefano ha deciso di vivere qui a contatto con la terra, nel silenzio e nella straordinaria bellezza di questa campagna. “Ho iniziato a occuparmi di agricoltura nel 1977, a 18 anni, riprendendo la piccola azienda di famiglia dove era rimasto non più di un ettaro di vigna e - con l’aiuto e l’insegnamento di un anziano vicino, analfabeta ma appassionato e competente - ho iniziato a vinificare ‘senza enologia’”. Stefano, presidente della sezione italiana di “La Renaissance des Appellations”, è uno dei pionieri dell’agricoltura biodinamica in Italia (l’azienda agricola pratica il metodo biodinamico dal 1984): “È stato determinante l’incontro con Luigi Brezza della tenuta Migliavacca di San Giorgio Monferrato, forse il primo in Italia a proporre questo metodo”.
In Biodinamica l’azienda agricola è vista come una parte di quell’insieme vivente costituito dalla terra e dagli organismi viventi che la popolano. “Noi cerchiamo l’accordo, l’armonia e le cooperazione con la natura e le forze della vita. Credo che la vera rottura sia di chi va contro la vita e le leggi della natura con abusi, forzature, artifici. Spesso noi siamo visti come matti, ribelli o altro. Ma i veri pazzi sono ben altra cosa: quelli che uccidono il suolo con i diserbanti ad esempio”. La posizione di Stefano sulla definizione di vino “naturale” è chiara: “Il vino è per definizione la trasformazione del succo di uva a mezzo della fermentazione, che di per sé è un processo naturale che noi dobbiamo solo accompagnare. Un vino si fa in vigna e solo in vigna, in cantina è sufficiente dare le condizioni per cui il succo d’uva si trasformi in vino, metterlo sulla strada, poi fa tutto da solo. Non usiamo lieviti selezionati, né enzimi, né nessun altro tipo di additivi enologici, solforosa compresa. Se poi, per intendersi riguardo a un metodo di vinificazioni pulito e senza artifici enologici, vogliamo usare il termine “naturale”, a me va bene”.
I vini di Cascina degli Ulivi hanno il marchio Triple “A”, sono certificati Agribiodinamica e Bios. Tra i bianchi, il “Semplicemente Vino Bianco”, un Cortese in purezza con tappo a corona (“è economico, sicuro, riciclabile”) sulla cui etichetta ci sono le parole-chiave “Biodinamico, naturale, autentico”. Tra i rossi, il Dolcetto del Monferrato Nibiô Terre Bianche appartiene alla tradizione più antica della zona Tassarolo e Gavi, fatto con uve...