I dolori del giovane Werther
eBook - ePub

I dolori del giovane Werther

Johann Wolfgang Goethe, Giuseppe Antonio Borgese

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

I dolori del giovane Werther

Johann Wolfgang Goethe, Giuseppe Antonio Borgese

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Nel 1878 Goethe pubblicò una seconda stesura del romanzo, destinata a diventare un classico della letteratura tedesca mondiale. Ai nostri giorni, passate le mode e i furori wertheriani, e di là dalla sua importanza storica come primo grande testo del romanticismo, l'opera conserva un fascino profondo, una sua inconfondibile originalità che si dispiega nell'adesione della frase ai successivi stati emozionali del personaggio, ora rapito nell'osservare la bellezza estasiante di un frammento di natura, ora rinchiuso in se stesso, mentre nel suo cuore si agitano tempestose passioni.

Domande frequenti

Come faccio ad annullare l'abbonamento?
È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
È possibile scaricare libri? Se sì, come?
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Che differenza c'è tra i piani?
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Cos'è Perlego?
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego supporta la sintesi vocale?
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
I dolori del giovane Werther è disponibile online in formato PDF/ePub?
Sì, puoi accedere a I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe, Giuseppe Antonio Borgese in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852015144

Libro primo

Ho raccolto accuratamente tutto ciò che ho potuto trovare della storia del povero Werther, e qui ve l’offro; e so che me ne sarete grati. Alla sua mente e al suo cuore non potrete negare ammirazione e affetto, né lacrime al suo destino.
E tu, anima buona, che provi lo stesso suo affanno, dai suoi dolori prendi conforto; e questo libriccino divenga il tuo amico, se – o per sorte avversa o per tua propria colpa – non puoi trovarne altro più prossimo.
4 maggio del 1771
Come sono contento d’esser venuto via! Mio ottimo amico, che cos’è mai il cuore dell’uomo! Aver lasciato te, che amo tanto, te da cui ero inseparabile, e sentirmi contento! Ma so che tu mi perdonerai. Tranne che con te, tutte le mie relazioni non sembravano combinate dal destino giust’appunto per affliggere un cuore come il mio?
La povera Leonora! Eppure io ero innocente. Che potevo farci se, mentre i vezzi capricciosi di sua sorella mi procuravano un gradevole passatempo, una seria passione si andava formando in quel povero cuore? E, tuttavia… sono proprio innocente? non ho alimentato i suoi sentimenti? non ho goduto dei modi in cui si manifestava la sua natura, così ingenui! che spesso ci facevano ridere benché fossero tutt’altro che risibili?
Oh, che mai è l’uomo, che può rammaricarsi di se stesso! Io voglio, caro amico, te lo prometto, io voglio correggermi; non voglio più ruminare, come sempre ho fatto, quel po’ di male che il destino ci appresta; voglio godere il presente, e il passato per me dev’essere passato. Certo, tu hai ragione, mio caro, ci sarebbero meno dolori fra gli uomini se essi – Dio sa perché sono fatti così – non s’industriassero con tanto zelo a rievocare i ricordi del male trascorso invece di sopportare un tollerabile presente.
Sii così cortese da dire a mia madre che sto sbrigando nel miglior modo la sua commissione e gliene darò al più presto notizia. Ho parlato con mia zia, e sono ben lungi dal trovarla quel pessimo carattere che da noi si dice. È una donna vivace e impetuosa, ma di buonissimo cuore. Le ho esposto le lagnanze di mia madre per la parte di eredità che essa ancora trattiene, e lei m’ha detto le sue ragioni, e i motivi, e i patti a cui sarebbe pronta a consegnare tutto, e anche più di quanto chiediamo. – In breve, non ho voglia per ora di scrivere di questo, ma di’ a mia madre che tutto andrà bene. E anche in questa piccola faccenda ho visto, amico mio, che i malintesi e la pigrizia fanno forse più scompigli nel mondo che la malafede e la malvagità. Se non altro, queste ultime sono certamente più rare.
Qui mi trovo ottimamente; la solitudine mi è prezioso balsamo al cuore in questi luoghi paradisiaci; e questa stagione di giovinezza scalda con tutta la sua esuberanza il mio cuore che spesso rabbrividiva. Ogni albero, ogni siepe, è un mazzo di fiori, e si vorrebbe divenire un maggiolino per librarsi su questo mare di profumi e non vivere d’altro.
La città per se stessa non è piacevole, ma in compenso ha tutt’intorno un’ineffabile bellezza di natura. Perciò il defunto conte di M… volle piantare un giardino su uno di questi poggi i cui profili s’incrociano in bellissima varietà e scendono nelle più amene vallette. Il giardino è semplice, e a prima vista si comprende che il piano non fu disegnato da un giardiniere dotto ma da un cuore sensibile che voleva gioire di se stesso. Già parecchie lacrime ho sparse in sua memoria nel piccolo padiglione, ormai quasi in rovina, ch’era il suo asilo prediletto e ora è il mio. Fra poco sarò come padrone del giardino; il giardiniere, benché io sia qui da così poco, mi è già devoto; e non se ne avrà a pentire.
10 maggio
Una meravigliosa serenità s’è diffusa in tutta l’anima mia, simile al dolce mattino di primavera, e io in tutto il cuore la godo. Sono solo, e mi rallegro della mia vita in questa terra che è fatta per anime quale è la mia. Mi sento così felice, o mio carissimo, così totalmente sommerso nel sentimento del placido essere, che la mia arte ne soffre. Ora non potrei disegnare, nemmeno una linea; e tuttavia non sono mai stato più gran pittore che in questi momenti. Quando la cara valle intorno a me vapora e la luce del sole, già alto, s’adagia sulla impenetrabile oscurità della mia selva, e solo qualche singolo raggio s’insinua nell’occulto sacrario, ed io frattanto sto disteso fra l’erba alta accanto al torrente, e più presso alla terra mille svariate specie d’erbette mi appaiono straordinarie; quando il brulichio di quel minuscolo mondo fra gli steli e tutte quelle innumerevoli inesplicabili forme di vermicciòli e moscerini mi pare di sentirli più presso al mio cuore, e sento la presenza dell’Onnipotente, che ci fece a sua immagine, lo spiro dell’Infinito Amore che in perenne delizia c’innalza e ci conduce; o amico! e quando poi ai miei occhi è crepuscolo e il mondo intorno a me e il cielo tutto entro l’anima mia si giacciono come la forma di una donna amata; allora spesso mi prende nostalgia, e dico a me: “Ah se tu potessi esprimere, se potessi alitare sulla carta ciò che con tanta pienezza e ardore vive in te, sicché la tua parola rispecchiasse l’anima tua come nell’anima tua si specchia l’infinità di Dio!”. O amico!… Ma di questo io perisco; io soccombo alla violenza della sublimità di queste apparizioni.
12 maggio
Io non so se spiriti d’illusione dimorino su questa contrada, o se stia invece nel mio petto la calda celeste fantasia che a ogni cosa qui intorno dà luce di paradiso. Proprio innanzi al villaggio è una fontana, una fontana a cui sono incantato, come Melusina con le sue sorelle. Tu discendi una breve collina, e ti trovi all’entrata di una volta, dove, se scendi ancora circa venti scalini, tu vedi limpidissima acqua sgorgare da rupi di marmo. Il piccolo muro, che lassù, tutt’intorno all’ingresso, fa cornice, gli alberi eccelsi che ricoprono in giro lo spazio, la frescura del luogo, tutto insomma ha non so che di fascinante, non so che di cui rabbrividisci. Non passa giorno ch’io non stia là un’ora. Poi vengono le fanciulle dalle case ad attingere acqua, che di tutti gli uffici è il più innocente e necessario, e un tempo lo facevano le figlie dei re. Quando siedo laggiù, rivive intorno a me, così vivace! il mondo patriarcale: accanto al pozzo si fanno conoscenze e si preparano sposalizi, e spiriti propizi vigilano sui fonti e le sorgenti. Oh, chi non può sentire questo non si dev’esser mai ristorato alla frescura di una fontana dopo una faticosa marcia estiva.
13 maggio
Tu mi chiedi se mi devi mandare i miei libri. Caro, per amor di Dio te ne prego, lasciali dove sono e che non mi vengano fra i piedi. Non voglio più farmi condurre, spronare, infervorare dai libri; ché questo cuore già bolle abbastanza da sé; ho bisogno di un canto di culla, e l’ho trovato, copioso, nel mio Omero. Quante volte con quella cantilena placo il mio sangue in tempesta! Poiché tu non conosci nulla di così incostante, di così mutevole com’è questo cuore.
O caro! e c’è bisogno ch’io lo dica proprio a te, a te che così spesso hai sopportato di vedermi saltare dall’angoscia all’esuberanza e dalla dolce malinconia all’esiziale passione? È vero ch’io tratto il mio cuoricino come un bimbo malato, ogni capriccio gli è permesso. Ma non lo dire; ci sono di quelli che non me la passerebbero buona.
15 maggio
Il popolino del luogo mi conosce già, e mi vuol bene, specialmente i fanciulli. Nei primi tempi, quando m’accompagnavo con questa gente, e amichevolmente li interrogavo su questo e quello, alcuni credevano ch’io mi volessi burlar di loro, e mi piantavano in malo modo. Ma io non mi lasciavo scoraggiare; e mi rendevo conto, più chiaramente che mai, di ciò che tante altre volte avevo osservato, che le persone di una certa condizione si tengono sempre a una fredda distanza dal popolo comune come se avvicinandosi temessero di rimetterci, mentre poi ci sono i dilettanti e i malvagi burloni che si dan l’aria di piegarsi fino al popolo solo per fargli meglio sentire la loro arroganza.
Io so bene che né siamo né possiamo essere uguali; ma son d’avviso che chi, per mantenere il rispetto, crede necessario di star lontano dalla così detta plebe, non merita minor biasimo del vile che, per paura di prenderle, evita i contatti col nemico.
Recentemente andai alla fontana e vidi una servetta che aveva appoggiato la sua brocca sull’ultimo scalino, e si guardava attorno, sperando che qualche compagna sopraggiungesse e l’aiutasse a alzarsela sul capo. Io scesi, e la guardai. «Volete aiuto, ragazza?» le chiesi. Essa arrossì fino alla radice dei capelli, e disse: «Oh no, signore!». «Senza complimenti» feci io. Allora si aggiustò il cercine; e io l’aiutai. Essa mi ringraziò, e salì la scala.
17 maggio
Ho fatto conoscenze di ogni genere, ma di vere compagnie non ne ho ancora. Io non so che cosa la gente trovi in me; tanti mi hanno in simpatia, e mi si attaccano, e allora mi rincresce quando non si può far strada insieme che per un breve tratto. Se mi domandi com’è qui la gente, mi costringi a dirti: come dappertutto.
È una cosa ben monotona il genere umano. I più sgobbano la massima parte del tempo per campare; e quel pochetto di libertà che avanza li tormenta così che si stillano il cervello in cerca di espedienti d’ogni sorta per disfarsene. O destino dell’uomo!
D’altronde, buona pasta di gente. Se talvolta mi distraggo dai miei pensieri, se talvolta godo con loro le gioie che ancora sono concesse agli uomini, com’è quella di divertirsi a cuor sincero intorno a una tavola bene imbandita, o quella di preparare a tempo giusto una escursione o un ballo, o altra simile cosa, ne risento un ottimo effetto; purché in quei momenti non mi ricordi che tante altre forze giacciono in me; le quali si consumano senza che io le adoperi; anzi, sono costretto con ogni cura a celarle. Ahimè! Come questo pensiero stringe il cuore! E tuttavia… essere incompresi non è il destino di chi mi somiglia?
Ahimè, l’amica della mia giovinezza non è più! ed è sventura ch’io l’abbia conosciuta! Io vorrei dire: folle che sei! tu che cerchi quaggiù ciò che quaggiù non è dato trovare. Ma no; ché essa fu mia, ed io sentii il suo cuore, la sua anima grande, alla cui presenza mi pareva d’essere più che io non fossi, appunto perché ero tutto quello che potevo essere. Dio buono! vi fu allora una sola forza dell’anima mia che rimanesse inerte? non potevo io davanti a lei sviluppare nella sua interezza il meraviglioso sentimento con cui il mio cuore abbraccia la natura? la nostra conversazione non era un perpetuo tessuto di raffinata sensibilità, di sottilissimo acume, le cui variazioni, anche se giungevano a eccessi, erano pur sempre segnate dall’impronta del genio? E ora!… Ahi, gli anni che aveva più di me la portarono prima di me al sepolcro. Mai non potrò dimenticarla; né la sua forte intelligenza, né la sua angelica rassegnazione.
Pochi giorni fa conobbi un tale X, un giovane sincero, di fisonomia bella e felice. È uscito or ora dall’Università, e non si crede già un sapiente, ma tuttavia è convinto di saperne più degli altri. A molti segni ho potuto anche capire che è stato uno scolaro diligente; insomma, ha un bel corredo di cognizioni. Avendo sentito ch’io disegno molto e so il greco (due fenomeni in questo paese), venne in cerca di me, e mi sfoderò un bel po’ di scienza: da Batteux a Wood, da de Piles a Winckelmann, assicurandomi anche di aver letto da cima a fondo la Teoria di Sulzer, Parte Prima, e di possedere un manoscritto di Heyne sullo studio dell’antichità. Io lo lasciai dire.
Ho anche fatto conoscenza con una bravissima persona, il podestà del principe, uomo franco e di cuore. Dicono che sia un incanto vederlo fra i suoi figlioli; e ne ha nove; specialmente si dice un gran bene della figlia maggiore. Mi ha invitato a casa sua, e uno di questi giorni ci andrò. Abita in un casino di caccia, di proprietà del principe, a un’ora e mezzo da qui; dove ottenne il permesso di trasferirsi quando gli morì la moglie, perché abitare nella città e nel palazzo governativo gli faceva ormai troppa pena.
Di altri che ti dirò? Mi son trovato fra i piedi certi tipi smorfiosi, insopportabili in ogni cosa, e, più che in ogni cosa, nelle loro proteste d’amicizia.
Addio! Questa lettera dev’essere di tuo gusto, perché è tutta storica.
22 maggio
Che la vita dell’uomo non sia che un sogno, parecchi hanno già intuito, e anche da me questo sentimento non vuole dipartirsi. Se io considero le angustie in cui le forze attive e le intellettive dell’uomo sono costrette; se vedo come ogni operosità non tenda che a procurare la soddisfazione di certi bisogni, i quali alla lor volta non hanno alcuno scopo se non quello di prolungare questa nostra povera esistenza, e poi comprendo che ogni nostro acquetamento sopra a certi punti che volevamo indagare non è altro che sognante rassegnazione, e prigionia fra mura che abbiamo abbellite dipingendole di vivaci figure e di leggiadri orizzonti; tutto questo, o Guglielmo, mi fa ammutolire. Allora io mi piego di nuovo su me stesso, e trovo un Universo! Ma anche questo, piuttosto come presentimento e oscura brama che come realtà e vivente energia. Allora tutto si confonde davanti ai miei sensi; e con un sorriso di sogno guardo il mondo.
Che i bambini non sappiano che cosa vogliono, è verità constatata da tutti i sapientissimi pedagoghi e precettori; ma che anche gli adulti, come i bambini, possano brancolare a caso sulla crosta terrestre e come quelli non sappiano né donde vengano né dove vadano, e siano ugualmente incapaci di agire secondo veri scopi, e si lascino anch’essi menare con la promessa di biscottini e pasticcini e con la minaccia della frusta; a questo nessuno ha voglia di crederci, eppure è cosa che si tocca con mano.
Io ti ammetto volentieri (poiché so bene ciò che a ques...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Cronologia
  5. Nota bibliografica
  6. I dolori del giovane Werther
  7. Libro primo
  8. Libro secondo
  9. L’editore al lettore
  10. Postfazione – di Thomas Mann
  11. Copyright
Stili delle citazioni per I dolori del giovane Werther

APA 6 Citation

Goethe, J. W. (2010). I dolori del giovane Werther ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3300646/i-dolori-del-giovane-werther-pdf (Original work published 2010)

Chicago Citation

Goethe, Johann Wolfgang. (2010) 2010. I Dolori Del Giovane Werther. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3300646/i-dolori-del-giovane-werther-pdf.

Harvard Citation

Goethe, J. W. (2010) I dolori del giovane Werther. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3300646/i-dolori-del-giovane-werther-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Goethe, Johann Wolfgang. I Dolori Del Giovane Werther. [edition unavailable]. Mondadori, 2010. Web. 15 Oct. 2022.