1. Introduzione.
Da quando è stato pubblicato questo libro, all’inizio del 2015, in Europa sono stati commessi degli atti dalle conseguenze simili a quelle provocate da un terremoto ed eventi terribili. Sono stati compiuti, dal cosiddetto Stato islamico, assassinî barbarici a Parigi, Bruxelles e in altri luoghi ancora. Tantissimi rifugiati hanno lasciato i teatri di guerra nelle loro patrie e si sono riversati in Grecia e in Italia, nella speranza di iniziare una nuova vita nelle terre piú sicure del Nord Europa. Alcuni paesi, specialmente la Germania, hanno concesso generosamente asilo a parte di queste persone sventurate e disperate; altri sono stati meno disponibili ad accoglierle. La stragrande maggioranza di questi migranti sono musulmani e la situazione è in continua evoluzione. Questa Postfazione ha la sola speranza di mettere in luce alcuni aspetti di tale fenomeno, le cui ripercussioni saranno altrettanto significative quanto quelle della seconda guerra mondiale, o perfino di piú. Il volto dell’Europa cambierà senza dubbio con la presenza di milioni di rifugiati musulmani. Degli sforzi dovranno essere fatti da tutte le parti in causa. La presenza di rifugiati musulmani rende ancora piú pressante l’esigenza che gli abitanti non musulmani dell’Europa acquisiscano una maggiore conoscenza del retroterra culturale dei rifugiati, nonché della storia e delle credenze dell’islam. È inoltre necessario che i nuovi arrivati possano integrarsi nelle società di cui sono entrati a far parte; la ghettizzazione è negativa e costituisce una minaccia. È necessario che siano ascoltate le voci musulmane moderate piuttosto che la predicazione urlata di un’ideologia estremista. Sebbene ci siano preoccupazioni comprensibilissime circa la reale entità di migranti in procinto di entrare in Europa, preoccupazioni spesso espresse in termini islamofobici, si deve anche ricordare che molte singole persone o gruppi di non musulmani hanno compiuto azioni di commovente umanità nei confronti di quei rifugiati che cercano disperatamente di raggiungere un rifugio sicuro. Le prove continue offerte dagli abitanti di Lesbo e Lampedusa, per esempio, sono particolarmente ammirevoli, mentre la decisione assunta da Angela Merkel di accettare l’arrivo dei migranti in Germania è stata eroica.
È naturalmente impossibile occuparsi su queste pagine dell’intera Europa. Tuttavia, molti temi e problemi – sollevati nel dibattito di quei paesi europei scelti qui per una trattazione specifica – si possono riferire anche a paesi non esplicitamente citati ora.
2. L’islam in Europa.
a) Considerazioni generali.
Da secoli esiste in Europa una presenza di musulmani, specialmente nei Balcani, un tempo sotto il dominio dell’Impero ottomano sunnita. In numero maggiore sono arrivati in Europa nel XX secolo dai territori colonizzati da Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania e Paesi Bassi. Questi gruppi di musulmani presenti sul territorio da piú tempo sono stati accolti in Europa dopo la seconda guerra mondiale, per far fronte alla mancanza di manodopera causata dal gran numero di caduti in guerra. In genere, svolgevano lavori sottopagati e poco ambiti. Ci sono volute diverse generazioni perché questi emigrati diventassero pienamente integrati nella società europea. Poi, nel primo decennio del XXI secolo, si è verificata un’esplosione demografica senza precedenti. Oggi la migrazione forzata è la principale tragedia del Medio Oriente. Nel 2015, il 65 per cento dei 19,4 milioni di rifugiati del mondo proviene da quella regione; 7,6 milioni di persone, il 35 per cento della popolazione della Siria, sono sfollati.
I migranti, provenienti dal Medio Oriente e anche da piú lontano, che rischiano la propria vita per cercare la sicurezza e la pace per se stessi e le loro famiglie in questi tempi burrascosi, vedono l’Europa, e specialmente i paesi dell’Unione Europea, come un rifugio sicuro lontano dagli sconvolgimenti traumatici che si sono lasciati alle spalle in patria.
I musulmani costituiscono il 10 per cento dell’intera popolazione dell’Europa: il loro numero crescente pone l’intera l’Europa di fronte a numerosi gravi dilemmi e difficili decisioni. Gli stessi migranti devono confrontarsi con serie crisi d’identità, cioè come rimanere fedeli ai precetti dell’islam pur vivendo in contesti multiculturali in prevalenza non musulmani, e come integrarsi e provare lealtà nei confronti del loro nuovo paese.
L’aspetto piú preoccupante del flusso di migranti in Europa è la predominanza di uomini giovani. I dati statistici sono molto eloquenti: nel 2015, su un totale di 1 012 220 migranti nell’Unione Europa, 736 435 erano uomini e 265 785 donne. Il 20 per cento dei migranti nell’Unione Europa ha meno di 18 anni; metà di essi non sono accompagnati; di questi, il 90 per cento è costituito da maschi. L’impatto sociologico a lungo termine di queste cifre è davvero preoccupante e deve essere affrontato con molta attenzione1.
Come accade nel resto del mondo islamico, questi immigrati musulmani non costituiscono un gruppo confessionale monolitico. Mentre alcuni principî e pratiche fondamentali della loro fede – la centralità del Corano e degli aḥādīth del Profeta Muḥammad, e i cinque pilastri dell’islam – sono condivisi, ci sono numerose differenze tra i musulmani, com’è stato già analizzato nel cap. V di questo libro. Ogni qualvolta nelle sedi dei governi come sui media siano stati aff...