Prontuario di punteggiatura
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Prontuario di punteggiatura

Bice Mortara Garavelli

  1. 170 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Prontuario di punteggiatura

Bice Mortara Garavelli

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Usi dei segni di interpunzione, regolarità e diversità in relazione ai generi testuali, agli stili e alle occasioni di scrittura: in un agile manuale le risposte ai dubbi più frequenti, le indicazioni pratiche, le riflessioni sul ruolo della punteggiatura nella costruzione del testo, scaturite dalle analisi di una ricca serie di esempi.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858116852

II. Per filo e per segno

[Il titolo è uguale a quello di un bel testo scolastico di grammatica italiana, pubblicato nel 1989 per i tipi di Bompiani da Maria Corti e Claudia Caffi. La dichiarazione della fonte rende «onesto» il furto.]

1. La punteggiatura nella costruzione del testo

Per chi abbia una certa pratica della scrittura l’operazione dell’interpungere è parzialmente automatica, almeno nella sua fase iniziale. Riflessioni sull’adeguatezza dei segni impiegati, modifiche, ripensamenti sulle scelte avvengono, di solito, in momenti successivi della composizione, di pari passo con i cambiamenti che si possono apportare al progetto e alle sue graduali attuazioni.
Qualunque decisione si prenda, o si trascuri di prendere, riguardo all’opportunità di usare l’uno o l’altro segno rivela, in positivo o in negativo, qualcosa di essenziale sull’organizzazione del discorso, sull’architettura e gli snodi degli enunciati; evidenzia le eventuali incoerenze nel graduarne i componenti e nel metterli in relazione reciproca. Una strutturazione difettosa di ciò che si intende scrivere sarà manifestata da un disagio interpuntivo. In questo caso un uso insufficiente o improprio dei segni di punteggiatura sarà un sintomo di quel male oscuro che è l’incapacità di costruire un testo.
C’è poi un altro tipo di errore nell’interpungere: quello che falsa un ordine compositivo accettabile. Il testo c’è (risponde alle indispensabili condizioni di coerenza), i congegni argomentativi funzionano, i ritmi del narrare, le fasi del descrivere sembrano a posto, ma il tutto è mal servito da una punteggiatura inadeguata. Si può benissimo essere capaci di costruire un testo e conoscere poco e male le norme (ma è meglio dire «le convenzioni») interpuntive, oppure non curarsi di applicare anche quelle che si conoscono. In ogni caso viene compromesso il pacifico svolgersi del filo del discorso; che sarà anche il «filo» conduttore della nostra indagine, «segno per segno».
Prenderò le mosse da un carattere comune alle interpunzioni, qualunque sia il modo di raggrupparle (cfr. ad esempio, Tournier 1980, pp. 36-39): la prerogativa di essere «istruzioni» per la lettura (interpretativa) degli scritti in cui compaiono (Conte, Parisi 1979, p. 379). Tali istruzioni, spiragli sulle gerarchie concettuali del discorso, riguardano principalmente: la struttura e il senso degli enunciati [II, 2] in rapporto alla distribuzione dell’informazione [II, 1.2] e alla forza illocutiva [II, 3] delle enunciazioni; i legami intra- e interfrasali, le connessioni testuali e i rapporti fra piani di enunciazione diversi [II, 4].
I principali argomenti che sembra ragionevole accampare quando si discorre di punteggiatura dipendono da nozioni stabilmente acquisite negli studi linguistici. Ne elenco alcune, elementari e facilmente accessibili:
(i) La costruzione del testo non segue le stesse procedure nel parlato e nello scritto. Le unità del parlato – per limitarci al settore che ci interessa qui – sono governate dall’intonazione e intervallate da pause che hanno motivazioni e valori eterogenei. La corrispondenza tra queste pause e le demarcazioni stabilite dalla punteggiatura nello scritto è solo parziale, e in molti casi fortuita. Cosa ovvia, ma oscurata nell’intuizione dei più dal persistere di un’idea «ingenua» della pausazione. Esperimenti compiuti da psicologi e da insegnanti14 mostrano che segnare le pause e le differenze di intonazione è il compito primario attribuito alla punteggiatura da chi (bambino o adulto) sta imparando a interpungere ciò che scrive. Un simile compito è destinato a scontrarsi con una funzione importante dei segni interpuntivi: la funzione demarcativa [II, 2], la più importante per la maggior parte dei tipi di scrittura. Le «pause che si fanno nel parlare» non trovano riscontri adeguati nelle convenzioni scritturali. Lo dimostrano le esperienze di chiunque si prefigga di dare trascrizioni il più possibile fedeli del parlato. A tale scopo i segni di punteggiatura in uso per lo scritto non bastano: bisogna introdurne altri, che sembrino più adatti a rappresentare, sia pure ancora approssimativamente, la scansione del discorso orale.
La «confusione tra punteggiatura scritta e punteggiatura orale» ha preoccupato gli studiosi della materia più avveduti. L’autore di un fortunato trattato sull’interpunzione francese (Drillon 1991) riporta tale confusione a un errore antico: l’associare ai principali segni di interpunzione la nozione di pausa. La funzione e la terminologia della punteggiatura hanno avuto origine diretta dalla pratica vocale, e la voce segna realmente delle «pause». La sopravvivenza di questo termine, sostiene Drillon (1991, p. 100), ha fatto sì che si continui «a parlare di ponctuation respiratoire, di segni pausativi [signes pausaux], sconsideratamente. A quanto ne sappiamo, l’occhio non respira mica». Torneremo sull’argomento poco più avanti [II, 2].
(ii) Il sistema interpuntivo dello scritto è un «rivelatore di struttura»:
aggiunge al testo scritto delle «istruzioni» che, una volta interpretate, mostrano che gli enunciati sono strutturati (muniti cioè di diversi strati gerarchicamente ordinati) – ciò che contrasta fortemente con l’apparenza lineare con la quale essi si presentano a prima vista. Il sistema interpuntivo [...] non serve affatto a scandire e segmentare una linea, ma rappresenta l’affiorare superficiale residuo dello schiacciamento che le strutture dell’enunciato subiscono nella linearizzazione.
(Simone 1991, p. 221)
In quanto serve a distinguere i piani dell’enunciazione dentro la linearità degli enunciati la punteggiatura ha la prerogativa pratica di dare al lettore indicazioni riguardo all’architettura del testo, mettendone in evidenza gli elementi costruttivi e le giunture.
(iii) Le norme che disciplinano la punteggiatura sono sensibili alle distinzioni di generi testuali e di tipi compositivi [I, 1]. Abbiamo già osservato che le convenzioni interpuntive sono tanto più rigide quanto maggiore è la formalità nel modo di comporre richiesto dai testi vincolati a modelli ufficiali, o anche solo dalle sezioni di questi nelle quali è d’obbligo l’uso di formule (penso ai dispositivi di sentenze, ad esempio, o alle parti formulari di scritti scientifici). Negli scritti svincolati da rigorose normative di genere le iniziative stilistiche individuali hanno uno spazio di manovra ampio e variegato: la varietà delle motivazioni rende le scelte interpuntorie largamente imprevedibili.
(iv) L’interpunzione «logica» – per così dire, «canonica» – dà indicazioni sulla struttura frasale e sulle connessioni tra le frasi sulla base delle regolarità sintattiche. Per questo modo di interpungere si possono individuare valori, costanti d’uso e norme, sia pure con una certa elasticità. Si può stabilire così l’assetto «normale» del sistema interpuntivo: operazione utile didatticamente, necessaria per valutare il senso e la portata delle infrazioni, siano queste involontarie o volute. Ogni forzatura consapevole degli usi interpuntivi standard rappresenta un ridimensionamento dell’architettura testuale normale (ove la normalità si oppone alla marcatezza).
Gli esiti originali, come abbiamo già osservato, sono imprevedibili per definizione. Tuttavia possiamo spiegarci perché certe infrazioni sono accettabili, anche se stranianti, paradossali, scomode per il lettore, e certe altre non trovano giustificazione alcuna. Il metro con cui giudicare è la congruenza delle scelte interpuntive con il progetto testuale: la loro capacità di corrispondere alle articolazioni del testo, di renderne evidenti l’architettura e le ragioni delle irregolarità. La valutazione della punteggiatura andrà dunque di pari passo con il giudizio sulla solidità costruttiva del testo e sulla tenuta delle sue commessure.

1.1. Il progetto testuale

In che cosa questo consista si può desumere da un’operazione consueta non solo ai filologi quando apprestano edizioni non diplomatiche di testi, ma a chiunque si trovi a mettere la punteggiatura in scritti altrui che ne siano privi, o a modificarla quando sia o sembri difettosa. Che cosa si fa in tali circostanze? Oltre al senso degli enunciati (una cosa è scrivere: «Mario, è arrivato Paolo», un’altra è: «Mario è arrivato, Paolo»; e similmente, come si trova in Scherma 1983, p. 403: «I rapinatori fuggirono sparando. La polizia li inseguì» rispetto a: «I rapinatori fuggirono. Sparando, la polizia li inseguì»), si cerca di ricostruire l’ordine che l’autore dello scritto intendeva dare alle sue idee nel momento in cui le esprimeva: la graduatoria dei pensieri messi in forma in segmenti verbali che appaiono non chiaramente delimitati; il prima e il dopo, i rapporti di causa e di effetto non esplicitati con mezzi grammaticali, e così via. Attraverso le relazioni sintattiche, semantiche e pragmatiche riconoscibili entro e fra gli enunciati si delinea una sorta di mappa mentale che lascia congetturare i modi e i momenti della pianificazione del testo e i suoi principi organizzativi. Un progetto difettoso non sopporta, generalmente, che una punteggiatura elementare; e talvolta questa non riesce ad altro che a sottolineare le lacune sintattiche o la mancanza di connessioni.
Il riconoscimento del carattere e della responsabilità «testuali» propri dell’interpungere ha avuto importanti implicazioni: penso, ad esempio, all’interesse degli psicolinguisti per l’acquisizione e la pratica della punteggiatura. Interesse tardivo, che non si è manifestato finché la psicolinguistica è stata influenzata da modelli linguistici «frasali» (così denominati perché considerano la frase – semplice e complessa – come unità massima di costruzione sintattica). Il punto di vista cognitivo è importante per precisare il ruolo dell’interpungere sul piano della testualità: la distribuzione dei segni è infatti studiata (cito liberamente da Passerault 1991) come indizio dell’attività del soggetto quando pianifica e dispone linearmente la rappresentazione «prediscorsiva» a cui vuole dare forma (che vuole mettre en texte), e ordina il suo testo e ne rende visibili le articolazioni in modo da facilitare il lavoro del lettore. La punteggiatura, dunque, è «traccia dei processi di pianificazione» e guida per la lettura; è parte integrante della compagine del discorso.
I segni di interpunzione sono spie della padronanza della testualità da parte di chi li usa. Incapacità o incertezze nel disporre e nell’esporre gli argomenti, nel connetterli e nel renderne esplicite con mezzi adeguati le unioni e le separazioni hanno un preciso riscontro nell’insufficienza o nelle improprietà dell’interpungere. Elementari verifiche su testi che rivelano una scarsissima pratica dello scrivere mostrano che lo «smarrimento interpuntivo» da cui è caratterizzata la cosiddetta scrittura popolare15 non dipende solo da ignoranza delle convenzioni: dipende anche dalla mancata o difettosa strutturazione del testo. Chi decide di pubblicare scritti composti da persone che hanno avuto un grado basso di alfabetizzazione si trova spesso in difficoltà quando cerca di rendere più leggibili i testi mettendo la punteggiatura ove manca o correggendola o modernizzandola (operazioni analoghe si fanno sulle opere letterarie di secoli passati). È arduo applicare a discorsi mal costruiti segni di demarcazione buoni per una sintassi corretta; specialmente quando le tracce dell’oralità sono evidenti proprio sul piano testuale.

1.2. Categorie semantico-pragmatiche basilari

Nella fase anteriore a quella in...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. I. La punteggiatura: istruzioni per l’uso
  3. II. Per filo e per segno
  4. III. Breve excursus sugli sviluppi della punteggiatura
  5. Riferimenti bibliografici
Stili delle citazioni per Prontuario di punteggiatura

APA 6 Citation

Garavelli, B. M. (2014). Prontuario di punteggiatura ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3459891/prontuario-di-punteggiatura-pdf (Original work published 2014)

Chicago Citation

Garavelli, Bice Mortara. (2014) 2014. Prontuario Di Punteggiatura. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3459891/prontuario-di-punteggiatura-pdf.

Harvard Citation

Garavelli, B. M. (2014) Prontuario di punteggiatura. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3459891/prontuario-di-punteggiatura-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Garavelli, Bice Mortara. Prontuario Di Punteggiatura. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2014. Web. 15 Oct. 2022.