Il terzo gemello
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Il terzo gemello

Ken Follett, Annamaria Raffo

  1. 518 pages
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Il terzo gemello

Ken Follett, Annamaria Raffo

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Una giovane scienziata sta svolgendo una ricerca sulla formazione della personalità e sulle differenze di comportamento tra gemelli. Improvvisamente, quando scopre due gemelli assolutamente identici, ma nati da madri diverse, si accorge che qualcuno sta cercando di fermarla in tutti i modi. Perché le sue indagini mettono in allarme una società di punta nel campo della biogenetica? E' possibile che esperimenti segreti di clonazione siano stati condotti su cavie umane inconsapevolmente? E in che modo è coinvolto nella vicenda anche un candidato alla presidenza degli Stati Uniti?

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Information

Publisher
Mondadori
Year
2010
ISBN
9788852013720

LUNEDÌ

5

«Hai mai incontrato un uomo che avresti voluto sposare?» chiese Lisa.
Stavano bevendo caffè solubile sedute al tavolo nell’appartamento di Lisa. In quella stanza tutto era grazioso, come la stessa padrona di casa: tessuti a fiori, soprammobili di porcellana e un orsacchiotto con un farfallino a pois.
Lisa si era presa un giorno di ferie, mentre Jeannie era pronta per andare a lavorare. Indossava un tailleur blu scuro con una camicetta bianca. Era una giornata importante, e lei era molto nervosa. Il primo dei suoi soggetti di studio si sarebbe presentato in laboratorio per una serie di test. Avrebbe confermato la sua teoria o l’avrebbe smentita? Alla fine della giornata le poteva capitare di sentirsi nel giusto, oppure di essere dolorosamente costretta a rivedere le proprie teorie.
Ma Lisa era ancora molto sconvolta e Jeannie voleva restare a farle compagnia fino all’ultimo. Immaginava che la cosa migliore che potesse fare era quella di starsene lì seduta a chiacchierare con lei di uomini e di sesso, come facevano sempre, per aiutarla a riprendere la via della normalità. Le sarebbe piaciuto restare lì tutta la mattina, ma non era possibile. Le rincresceva che Lisa non sarebbe stata in laboratorio ad aiutarla, ma la cosa era fuori discussione.
«Sì, uno» rispose. «Ce n’è stato uno che avrei voluto sposare. Si chiamava Will Temple. Era un antropologo. Anzi, lo è ancora.» In quel momento le parve di vederlo: alto, con la barba chiara, in jeans e maglione da pescatore mentre attraversava i corridoi dell’università con la bicicletta da corsa in spalla.
«Me ne hai già parlato altre volte» disse Lisa. «Com’era?»
«Fantastico» rispose Jeannie con un sospiro. «Mi faceva ridere, si prendeva cura di me quando stavo male, si stirava le camicie da solo ed era superdotato.»
Lisa non sorrise. «Che cosa non ha funzionato?»
Jeannie ne parlava con disinvoltura, ma il ricordo la faceva ancora soffrire. «Mi ha lasciata per Georgina Tinkerton Ross.» E poi, come per spiegare meglio, aggiunse: «Dei Tinkerton Ross di Pittsburgh».
«E lei com’era?»
L’ultima cosa di cui Jeannie aveva voglia era parlare di Georgina. Ma, visto che serviva a distogliere la mente di Lisa dalla violenza subita, si costrinse a ricordare. «Era perfetta» disse, pentendosi per il tono sarcastico che aveva colto nella propria voce. «Bionda, tutta curve, un gusto impeccabile in fatto di golf di cashmere e mocassini di coccodrillo. Cervello zero, ma in compenso aveva una grossa rendita.»
«Quando è successo?»
«Will e io abbiamo vissuto insieme per un anno quando facevo il dottorato.» Era stato il periodo più felice della sua vita. «Lui se n’è andato proprio mentre lavoravo al mio articolo sul legame tra genetica e criminalità.» “Un tempismo perfetto, Will, pensò” “vorrei solo riuscire a odiarti di più.” «Poi Berrington mi ha offerto un lavoro alla Jones Falls e io l’ho preso al volo.»
«Gli uomini sono tutti stronzi.»
«Will non è uno stronzo. È un’ottima persona. Si è solo innamorato di un’altra, tutto lì. Sono convinta che non abbia scelto bene, comunque non è che fossimo sposati. Lui non ha rotto alcuna promessa. Non mi è neppure stato infedele, a parte una o due volte, prima di lasciarmi.» Jeannie si rese conto che stava ripetendo le parole che Will aveva usato allora per giustificarsi. «Non lo so, tutto sommato forse è stato uno stronzo.»
«Dovremmo tornare ai tempi della regina Vittoria, quando se un uomo baciava una donna si riteneva fidanzato. Se non altro le ragazze sapevano come regolarsi.»
In quel momento la prospettiva di Lisa sui rapporti tra i due sessi era un po’ sballata, ma Jeannie non glielo fece notare. «E tu? Hai mai trovato uno che ti sarebbe piaciuto sposare?» le chiese invece.
«Mai. Neppure uno.»
«È perché tu e io abbiamo gusti difficili. Non ti preoccupare, quando arriverà quello giusto sarà meraviglioso.»
Il citofono si mise a suonare, facendole trasalire. Lisa balzò in piedi e urtò il tavolo. Il vasetto di porcellana che vi era posato sopra cadde a terra e si ruppe andando in mille pezzi. «Maledizione!»
Era ancora molto nervosa. «Pulisco io» le disse Jeannie cercando di calmarla. «Tu va’ a vedere chi è alla porta.»
Lisa sollevò il ricevitore. Osservò l’immagine sul monitor con espressione perplessa. «E va bene, salga» disse in tono dubbioso, e premette il pulsante apriporta.
«Chi è?» chiese Jeannie.
«Un detective della Sezione reati sessuali.»
Jeannie temeva che avrebbero mandato qualcuno per cercare di costringere Lisa a collaborare con gli inquirenti. Era decisa a non permetterglielo. L’ultima cosa di cui Lisa aveva bisogno in quel momento erano altre domande indiscrete. «Perché non gli hai detto di andare a farsi fottere?»
«Forse perché è nera» rispose Lisa.
«Stai scherzando?»
Lisa scosse la testa.
Erano stati molto furbi, pensò Jeannie, raccogliendo frammenti di porcellana. La polizia sapeva che lei e Lisa erano ostili. Se avessero mandato un uomo non l’avrebbero neppure fatto entrare. E così avevano mandato una donna – nera – ben sapendo che due ragazze bianche della classe media si sarebbero fatte in quattro per essere educate con lei. “Be’, se cerca di fare la furba con Lisa, caccio fuori pure lei” pensò Jeannie.
“Lei” si rivelò essere una donna massiccia sui quarant’anni, vestita elegantemente, con una camicetta color crema e un foulard coloratissimo e una valigetta in mano. «Sono il sergente Michelle Delaware» disse. «Tutti mi chiamano Mish.»
Jeannie si chiese che cosa ci fosse nella valigetta. I detective di solito andavano in giro con le pistole, non con le scartoffie. «Sono la dottoressa Jean Ferrami» replicò. Usava sempre il proprio titolo quando pensava che ci sarebbe stato da litigare «Questa è Lisa Hoxton.»
«Signorina Hoxton, desidero dirle quanto sono spiacente per ciò che le è accaduto ieri» disse la donna. «La mia sezione si occupa di una violenza sessuale al giorno, in media, e ognuna di esse è una terribile tragedia e un trauma per la vittima. So che lei è profondamente ferita, e la capisco.»
“Accidenti,” pensò Jeannie “questa è proprio diversa da quello di ieri.”
«Sto cercando di lasciarmelo alle spalle» disse Lisa con aria di sfida, ma le si riempirono gli occhi di lacrime.
«Posso sedermi?»
«Certo.»
La donna si sedette al tavolo.
Jeannie la osservò con diffidenza. «Lei sembra avere un atteggiamento diverso da quello dell’agente di ieri» le disse.
Mish annuì. «Sono molto dispiaciuta per il modo in cui McHenty vi ha trattato. Come tutti gli agenti di pattuglia è stato addestrato a occuparsi delle vittime di violenze sessuali, ma sembra aver dimenticato tutto quello che aveva appreso. È stato un episodio imbarazzante per tutto il Dipartimento di polizia.»
«È stato come essere violentata un’altra volta» disse Lisa tra le lacrime.
«Non succederà più.» La voce di Mish assunse un tono sdegnato. «Questo è il motivo per cui molti casi di stupro finiscono in un cassetto perché considerati privi di fondamento. Non è perché le donne mentono. È perché il sistema giudiziario le tratta in modo tanto brutale da indurle a ritirare la denuncia.»
«Non faccio fatica a crederci» commentò Jeannie. Ma poi ricordò a se stessa che doveva stare attenta: Mish poteva anche parlare come una sorella, ma era pur sempre un poliziotto.
Mish tirò fuori dalla borsa un biglietto da visita. «Questo è il numero di un centro di assistenza alle vittime di stupro gestito da volontari. Prima o poi, ogni donna violentata ha bisogno dell’aiuto di personale esperto.»
Lisa lo prese, ma disse: «Al momento quello che voglio è dimenticare».
Mish annuì. «Segua il mio consiglio, metta il bigliettino in un cassetto. Le sue reazioni attraverseranno fasi diverse e probabilmente verrà il momento in cui lei sentirà il bisogno di aiuto.»
«D’accordo.»
Jeannie decise che Mish meritava un minimo di gentilezza. «Gradirebbe un po’ di caffè?» le chiese.
«Molto volentieri.»
«Lo faccio subito.» Jeannie si alzò e preparò la caffettiera.
«Voi due lavorate insieme?» chiese Mish.
«Sì» rispose Jeannie. «Studiamo i gemelli.»
«I gemelli?»
«Ne analizziamo somiglianze e differenze e cerchiamo di capire quanto del loro comportamento sia ereditario e quanto dipenda dal modo in cui sono stati allevati.»
«Qual è il suo lavoro, Lisa?»
«Mi occupo della ricerca dei gemelli che gli scienziati poi studieranno.»
«Come fa?»
«Parto dai registri delle nascite, che nella maggior parte degli Stati sono a disposizione del pubblico. I gemelli rappresentano circa l’uno per cento dei nati, e quindi si trova un parto gemellare più o meno ogni cento certificati. Il certificato ci dà la data e il luogo di nascita. Noi ne facciamo una copia e poi rintracciamo i gemelli.»
«Come?»
«Abbiamo tutti gli elenchi telefonici d’America su CD-rom. Possiamo usare anche i registri della motorizzazione e delle agenzie che forniscono informazioni commerciali.»
«E riuscite sempre a ritrovarli?»
«Oh, no! Il nostro fattore di successo dipende dalla loro età. Riusciamo a rintracciare circa il novanta per cento di quelli che hanno dieci anni, ma solo il cinquanta per cento degli ottantenni. Più le persone sono anziane, più è probabile che si siano trasferite, abbiano cambiato nome o siano morte.»
«E a quel punto lei li studia» domandò Mish, rivolgendosi a Jeannie.
«Io sono specializzata in gemelli monovulari cresciuti separati. Sono molto più difficili da trovare» disse Jeannie. Posò il bricco di caffè sul tavolo e ne versò una tazza per Mish. Se quella donna aveva intenzione di esercitare pressioni su Lisa, se la stava prendendo molto comoda.
Mish sorseggiò il caffè e poi disse, rivolta a Lisa: «All’ospedale ha preso qualche medicina?».
«No, non ci sono rimasta molto.»
«Avrebbero dovuto suggerirle la pillola del giorno dopo. Non vorrà rischiare di restare incinta?»
Lisa rabbrividì. «Certo che no. Mi sono chiesta più volte che cosa dovevo fare...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il terzo gemello
  4. DOMENICA
  5. LUNEDÌ
  6. MARTEDÌ
  7. MERCOLEDÌ
  8. GIOVEDÌ
  9. VENERDÌ
  10. SABATO
  11. DOMENICA
  12. LUNEDÌ
  13. IL GIUGNO SEGUENTE
  14. Ringraziamenti
  15. Copyright
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APA 6 Citation

Follett, K. (2010). Il terzo gemello ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3299865/il-terzo-gemello-pdf (Original work published 2010)

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Follett, Ken. (2010) 2010. Il Terzo Gemello. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3299865/il-terzo-gemello-pdf.

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Follett, K. (2010) Il terzo gemello. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3299865/il-terzo-gemello-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Follett, Ken. Il Terzo Gemello. [edition unavailable]. Mondadori, 2010. Web. 15 Oct. 2022.