Quel che resta del giorno
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Quel che resta del giorno

Kazuo Ishiguro, Maria Antonietta Saracino

  1. 280 pages
  2. Italian
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Quel che resta del giorno

Kazuo Ishiguro, Maria Antonietta Saracino

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La prima settimana di libertà dell'irreprensibile maggiordomo inglese Stevens diventa occasione per ripensare la propria vita spesa al servizio di un gentiluomo moralmente discutibile. Stevens ha attraversato l'esistenza spinto da un unico ideale: quello di rispettare una certa tradizione e di difenderla a dispetto degli altri e del tempo. Ma il viaggio in automobile verso la Cornovaglia lo costringe ben presto a rivedere il suo passato, cosí tra dubbi e ricordi dolorosi egli si accorge di aver vissuto come un soldato nell'adempimento di un dovere astratto senza mai riuscire ad essere se stesso. Si può cambiare improvvisamente vita e ricominciare daccapo? Da questo straordinario romanzo di Ishiguro, acclamato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e vincitore del prestigioso Booker Prize, nel 1993 il regista americano James Ivory ha tratto un famoso film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2017
ISBN
9788858427576

Seconda giornata – Mattina

Salisbury
I letti nuovi e io siamo raramente andati d’accordo, cosicché dopo un breve intervallo di sonno piuttosto inquieto, circa un’ora fa mi sono destato. Era ancora buio, e sapendo di avere una intera giornata di guida davanti a me ho fatto il tentativo di riprendere sonno. La cosa si è dimostrata inutile, e quando alla fine ho deciso di alzarmi, era ancora talmente presto che per riuscire a radermi al lavabo che è nell’angolo sono stato costretto ad accendere la luce elettrica. Ma quando, dopo aver terminato, l’ho spenta di nuovo, dai bordi delle tende ho visto spuntare la prima luce del giorno.
Quando le ho aperte, proprio un attimo fa, la luce fuori era ancora molto tenue mentre qualcosa di simile a una nebbia mi ostacolava la vista del negozio del barbiere e di quello del farmacista, dall’altro lato della via. E in effetti, seguendo con lo sguardo la strada fin dove questa si immette sul ponticello dalle spallette arrotondate, vedevo la nebbia salire dal fiume nascondendo quasi completamente alla vista uno dei pilastri del ponte. In giro non si scorgeva un’anima, e se si eccettua un rumore persistente la cui eco giungeva da qualche parte in lontananza, e qualche sporadico colpo di tosse proveniente da una camera sul retro della casa, non si sentiva alcun rumore. La padrona di casa, chiaramente, non è ancora in giro, il che vuol dire che sussistono ben poche speranze che voglia servire la colazione prima dell’ora che ha stabilito, e cioè le sette e trenta.
Ed ecco che in questi momenti di quiete, mentre attendo che il mondo attorno a me si risvegli, mi scopro a tornare con la mente a brani della lettera di Miss Kenton. A proposito, avrei dovuto già da prima spiegare perché mai io continui a riferirmi a «Miss Kenton». «Miss Kenton» è, se vogliamo usare il termine esatto, «Mrs Benn», e lo è da vent’anni. Tuttavia, avendola io conosciuta da vicino soltanto nel periodo in cui non era ancora sposata, e non avendo piú avuto modo di incontrarla dopo che si era trasferita sulla costa occidentale del paese per diventare «Mrs Benn», voi forse perdonerete il fatto che mi riferisca impropriamente a lei con il nome con cui l’ho conosciuta e con il quale nella mia mente ho continuato a chiamarla nel corso di tutti questi anni. Naturalmente la sua lettera mi ha fornito ulteriore ragione per continuare a pensare a lei come a «Miss Kenton», dal momento che, a quanto pare, il suo matrimonio è purtroppo sul punto di giungere a definitiva conclusione. La lettera non offre particolari della faccenda, come sarebbe difficile aspettarsi, ma Miss Kenton dichiara, senza possibilità di equivoco, di aver preso la decisione di abbandonare la casa di Mr Benn a Helston e di aver attualmente preso alloggio presso una conoscente nel vicino villaggio di Little Compton.
È certo una cosa terribile che il suo matrimonio stia per concludersi con un fallimento. In questo preciso istante, non v’è dubbio, lei starà riflettendo con rammarico su scelte fatte nel lontano passato, le quali la lasciano oggi, trascorsa da un pezzo la mezza età, tanto sola e sconsolata. Ed è facile comprendere come, in una simile condizione di spirito, il pensiero di ritornare a Darlington Hall potrebbe esserle di grande conforto. Vero è che in nessun punto della sua lettera ella manifesta esplicitamente il desiderio di tornare; ma è questo l’inequivocabile messaggio trasmesso dal tono generale di molti punti della lettera, intrisi come sono di una profonda nostalgia per i giorni passati a Darlington Hall. È ovvio che, in questa fase della sua vita, Miss Kenton non possa sperare, tornando, di ritrovare gli anni perduti, e il mio compito, quando ci incontreremo, sarà innanzitutto quello di farle comprendere questa realtà. Dovrò sottolineare come oggi le cose siano cambiate – che i tempi in cui si lavorava con uno staff imponente pronto a rispondere al nostro minimo cenno probabilmente nella nostra vita non li vedremo piú. Del resto Miss Kenton è una donna intelligente e avrà certo già capito. E in verità, tutto considerato, non vedo perché mai l’alternativa di ritornare a Darlington Hall e raggiungere lí la fine dei suoi anni di lavoro non debba offrire un motivo di consolazione assai sincero a una vita che è giunta ad essere dominata, come la sua, da un senso di desolazione.
Oltre a questo, naturalmente, dal mio punto di vista strettamente professionale, è chiaro che anche dopo un intervallo di tanti anni, Miss Kenton potrebbe rappresentare la soluzione perfetta al problema che attualmente ci tormenta, a Darlington Hall. In effetti, definendolo un «problema», sto forse esagerando. Dopotutto mi riferisco a una serie di errori molto marginali da parte mia, cosicché l’obiettivo che sto perseguendo è semplicemente un modo per prevenire qualsiasi «difficoltà» prima ancora che insorga. È vero, questi stessi banali errori, mi causarono all’inizio qualche ansietà, ma una volta avuto il tempo di diagnosticarli correttamente quali sintomi di nient’altro che una evidente carenza di personale domestico, mi sono trattenuto dal dedicar loro eccessiva riflessione. L’arrivo di Miss Kenton, come ho già detto, vi porrà completamente rimedio.
Ma torniamo alla sua lettera, che a tratti rivela un certo sconforto circa la situazione attuale – un fatto, questo, piuttosto preoccupante. Una delle frasi comincia con: «Sebbene non abbia la minima idea del modo in cui riuscirò a colmare utilmente quanto rimane della mia vita...» E analogamente, in un altro punto scrive: «Il resto della mia vita appare come una lunga distesa vuota, davanti ai miei occhi». Per la gran parte della lettera però, come ho già detto, il tono con cui si esprime è quello della nostalgia. A un certo punto, ad esempio, scrive:
«Tutta questa storia mi ha riportato alla mente Alice White. Ve la ricordate? In verità mi riesce difficile immaginare come potreste averla dimenticata. Per parte mia sento ancora nelle orecchie quei suoni vocalici e quelle frasi tanto singolarmente sgrammaticate che soltanto lei riusciva ad immaginare! Avete idea di che cosa ne è stato?»
In verità non ce l’ho, sebbene debba ammettere che mi abbia alquanto divertito ripensare a quella esasperante cameriera – la quale alla fine si dimostrò una delle piú affezionate che abbiamo avuto. In un’altra parte della lettera Miss Kenton scrive:
«Mi era cosí cara la vista che si godeva dalle camere da letto del secondo piano che si affacciavano sul prato, con le colline che si scorgevano in lontananza. È ancora cosí? D’estate, all’imbrunire, in quel panorama vi era un che di magico, e oggi vi confesso che allora perdevo molti minuti preziosi a starmene presso una di quelle finestre, semplicemente cosí, incantata da quella vista».
Poi la lettera continua:
«Non vogliatemene se quanto sto per dirvi costituisce un ricordo doloroso, ma non dimenticherò mai la volta in cui entrambi rimanemmo fermi a guardare vostro padre che camminava su e giú davanti al padiglione estivo che era in giardino, gli occhi fissi a terra come se sperasse di ritrovare un gioiello prezioso che aveva perduto in quel punto».
Il fatto che questo ricordo di circa trent’anni addietro sia rimasto impresso in Miss Kenton come lo è in me, mi appare come una sorta di rivelazione. E in verità la cosa deve essere accaduta proprio in uno di quei tardi pomeriggi d’estate dei quali parla, perché io ricordo distintamente di essere salito sul pianerottolo del secondo piano e di aver visto dinanzi a me una serie di raggi aranciati di sole al tramonto spezzare il buio del corridoio sul quale si affacciavano le porte delle camere da letto leggermente socchiuse. E mentre passavo davanti a quelle stanze, attraverso il vano di una porta avevo visto Miss Kenton, la cui sagoma si stagliava contro una delle finestre, voltarsi e chiamare a bassa voce: – Mr Stevens, se avete un momento... – Quando entrai nella stanza, Miss Kenton si era girata nuovamente verso la finestra. Di sotto, le ombre dei pioppi si proiettavano sul prato che alla destra del nostro sguardo piegava in alto verso un leggero terrapieno sul quale si ergeva il padiglione estivo; e fu lí che vedemmo la sagoma di mio padre che camminava su e giú lentamente con aria preoccupata – effettivamente, per usare l’immagine cosí bella di Miss Kenton, «come se sperasse di ritrovare un gioiello prezioso che aveva perduto in quel punto».
Vi sono motivi assai validi per cui questo ricordo mi è rimasto impresso, come desidero spiegare. Inoltre, ora che ci penso, forse non è poi cosí sorprendente che esso debba aver lasciato anche un’impressione profonda in Miss Kenton, considerati taluni aspetti del rapporto instauratosi con mio padre durante i primi giorni della permanenza di Miss Kenton a Darlington Hall.
Miss Kenton e mio padre erano arrivati in quella casa piú o meno nello stesso periodo – vale a dire nella primavera del 1923 – come conseguenza del mio esser rimasto privo in un sol colpo della governante e del vice-maggiordomo. Ciò era accaduto in quanto queste due persone avevano deciso di sposarsi, l’una con l’altro, e di abbandonare la professione. Io ho sempre ritenuto tali legami una seria minaccia all’ordine che regna in una casa. Da quella volta ho perduto numerosi altri dipendenti in circostanze analoghe. Naturalmente c’è da aspettarsi che fatti simili accadano, tra cameriere e lacchè, cosa della quale un bravo maggiordomo dovrebbe sempre tener conto nella organizzazione del lavoro; ma questi matrimoni fra domestici di grado piú elevato possono avere degli effetti estremamente rovinosi sul lavoro. Ovviamente se due membri del personale si innamorassero e decidessero di sposarsi sarebbe quantomai volgare ricoprirli di biasimo; ma ciò che a me sembra estremamente irritante sono quelle persone – e in questo le governanti si rivelano particolarmente colpevoli – che non hanno alcun sincero attaccamento alla loro professione, ma che essenzialmente muovono da un posto all’altro alla ricerca di una storia amorosa. Questo genere di individui costituiscono la rovina del vero professionismo.
Ma lasciate che chiarisca immediatamente che quando dico questo non mi riferisco assolutamente a Miss Kenton. Vero è che anche lei alla fine lasciò il personale alle mie dipendenze per sposarsi, ma sono in grado di garantire che per tutto il tempo in cui lavorò come governante ai miei ordini, non fu mai men che dedita al suo dovere, senza permettere che le priorità del suo lavoro ne venissero turbate.
Ma sto divagando. Dicevo che avevamo avuto bisogno allo stesso tempo di una governante e di un vice-maggiordomo, e cosí – con referenze insolitamente positive, a quanto ricordo – era arrivata Miss Kenton a ricoprire il primo dei due posti. Per combinazione, piú o meno nello stesso periodo mio padre era giunto al termine del suo onorato servizio a Loughborough House, a causa della morte del suo datore di lavoro Mr John Silvers, e si era trovato in certo modo privo sia di un impiego che di un luogo in cui abitare. E sebbene egli fosse ancora, naturalmente, un professionista della piú alta classe, aveva ormai passato la settantina ed era assai tormentato dall’artrite e da altri disturbi. Per questo dunque non si era affatto certi di come avrebbe potuto competere con la generazione piú giovane di maggiordomi altamente qualificati sul piano professionale, alla ricerca di posti di lavoro. E proprio in previsione di ciò, una soluzione ragionevole era parsa quella di chiedere a mio padre di portare a Darlington Hall la grande esperienza e la distinzione che gli erano proprie.
A quanto ricordo una mattina, molte settimane dopo che mio padre e Miss Kenton erano entrati a far parte del personale, e io ero seduto a tavolino nella mia stanza da lavoro, intento a passare in rassegna alcune carte, quando sentii bussare. Ricordo di essere rimasto un po’ sorpreso quando Miss Kenton aprí la porta ed entrò ancor prima che io l’avessi invitata a farlo. Si fece avanti reggendo un grande vaso pieno di fiori e disse con un sorriso:
– Mr Stevens ho pensato che questi avrebbero allietato un poco questo ambiente.
– Come dite, Miss Kenton?
– Mi sembrava un tale peccato che la vostra stanza fosse tanto buia e fredda, Mr Stevens, mentre fuori c’è un sole cosí luminoso. Ho pensato che questi avrebbero ravvivato un poco le cose.
– Molto gentile da parte vostra, Miss Kenton.
– È un peccato che qui non entri un poco piú di sole. Le pareti sono persino un po’ umide, non è vero, Mr Stevens?
Io ritornai ai miei conti dicendo: – Credo si tratti unicamente di condensazione, Miss Kenton.
Ella poggiò il vaso sul tavolo davanti a me, poi dando una nuova occhiata tutto attorno alla stanza, disse: – Se vi facesse piacere, Mr Stevens, potrei portarvi degli altri fiori freschi.
– Apprezzo la vostra cortesia, Miss Kenton, ma questo non è un luogo fatto per il divertimento, ed io desidero che i motivi di distrazione vengano ridotti al minimo.
– Ma sicuramente, Mr Stevens, non vi è necessità di tenere la vostra stanza cosí spoglia e priva di colore.
– Fino ad oggi è stato cosí e, per quanto mi riguarda, ha adempiuto perfettamente alla sua funzione cosí com’è, Miss Kenton, e questo nonostante io apprezzi il pensiero che avete avuto. Comunque, dal momento che siete qui, c’era una certa questione che desideravo discutere con voi.
– Oh, davvero, Mr Stevens?
– Sí, Miss Kenton, una cosa da poco. Passavo per caso accanto alla cucina, ieri, quando vi ho udita chiamare qualcuno di nome William.
– Dite davvero, Mr Stevens?
– Certamente, Miss Kenton. Vi ho proprio sentita chiamare parecchie volte il nome «William». Potrei chiedervi a chi mai vi rivolgevate chiamandolo con quel nome?
– Ebbene, Mr Stevens, direi proprio che mi rivolgevo a vostro padre. In casa non vi sono altri William, che io sappia.
– Si tratta di un errore che può accadere abbastanza facilmente di fare, – dissi con un beve sorriso. – Potrei chiedervi, in futuro, Miss Kenton, di rivolgervi a mio padre chiamandolo «Mr Stevens»? E se poi vi riferite a lui parlando con una terza persona, allora potreste chiamarlo «Mr Stevens senior», per distinguerlo da me, cosa della quale vi sarei sommamente grato, Miss Kenton.
Ciò detto feci ritorno alle mie carte. Però, con mia sorpresa, Miss Kenton non si congedò. – Vogliate scusarmi, Mr Stevens, – disse un attimo dopo.
– Sí, Miss Kenton.
– Temo di non avere ben chiaro quel che dite. In passato avevo l’abitudine di rivolgermi ai domestici in sottordine chiamandoli per nome e quindi non ho visto alcun motivo per fare diversamente in questa casa.
– Un errore quantomai comprensibile, Miss Kenton. Tuttavia se aveste la bontà di considerare per un momento la situazione, potreste arrivare a vedere quanto sia improprio che qualcuno come voi si rivolga «dall’alto in basso» ad una persona come mio padre.
– Ancora non mi è chiaro dove volete arrivare, Mr Stevens. Voi vi riferite a qualcuno come me, ma per quello che ne so, io sono la governante, in questa casa, mentre vostro padre è il vice-maggiordomo.
– Stando alla carica che ricopre egli è ovviamente il vice-maggiordomo, co...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prologo: luglio 1956. Darlington Hall
  4. Prima giornata – Sera. Salisbury
  5. Seconda giornata – Mattina. Salisbury
  6. Seconda giornata – Pomeriggio. Mortimer’s Pond, Dorset
  7. Terza giornata – Mattina. Taunton, Somerset
  8. Terza giornata – Sera. Moscombe, nei pressi di Tavistock, nel Devon
  9. Quarta giornata – Pomeriggio. Little Compton, Cornovaglia
  10. Sesta giornata – Sera. Weymouth
  11. Il libro
  12. L’autore
  13. Dello stesso autore
  14. Copyright
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APA 6 Citation

Ishiguro, K. (2017). Quel che resta del giorno ([edition unavailable]). EINAUDI. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3424647/quel-che-resta-del-giorno-pdf (Original work published 2017)

Chicago Citation

Ishiguro, Kazuo. (2017) 2017. Quel Che Resta Del Giorno. [Edition unavailable]. EINAUDI. https://www.perlego.com/book/3424647/quel-che-resta-del-giorno-pdf.

Harvard Citation

Ishiguro, K. (2017) Quel che resta del giorno. [edition unavailable]. EINAUDI. Available at: https://www.perlego.com/book/3424647/quel-che-resta-del-giorno-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Ishiguro, Kazuo. Quel Che Resta Del Giorno. [edition unavailable]. EINAUDI, 2017. Web. 15 Oct. 2022.