L'altrui mestiere
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L'altrui mestiere

Primo Levi,Italo Calvino

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L'altrui mestiere

Primo Levi,Italo Calvino

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La mia casa, Ex chimico, Contro il dolore, Il salto della pulce, Notizie dal cielo, Il mondo invisibile, Il linguaggio degli odori, sono alcuni titoli degli scritti che Primo Levi ha pubblicato tra il 1964 e il 1984. Le scienze naturali, la zoologia, l'astronomia, la letteratura diventano punti di partenza per una serie di riuscite divagazioni, di «invasioni di campo, incursioni nei mestieri altrui, bracconaggi in distretti di caccia riservata», che arricchiscono in maniera sorprendente la fisionomia dello scrittore.
Levi conosce a fondo le cose di cui parla, rivelandosi il piú estroso dei botanici, degli zoologi e dei linguisti. Inoltre racconta gli autori che gli sono cari, ci spiega perché scrive, evoca ricordi di giovinezza nostalgici e ironici, riflette sui legami tra il mondo della natura e quello della cultura. E finisce per offrirci una preziosa autobiografia, scritta con il suo stile inconfondibile: nitido, scarno, preciso.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2016
ISBN
9788858423578

Nota biografica e fortuna critica

a cura di Ernesto Ferrero
Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919, nella casa di corso re Umberto in cui abiterà poi tutta la vita. I suoi antenati sono degli ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza. Il nonno paterno è un ingegnere civile, quello materno un mercante di stoffe. Il padre Cesare (1878-1942) si era laureato in ingegneria elettrotecnica, aveva a lungo lavorato all’estero, e nel 1917 aveva sposato Ester Luzzati (1895-1991). Era un uomo estroverso, accanito lettore, poco curante delle cose di famiglia.
Primo frequenta il Ginnasio-Liceo D’Azeglio, dove per qualche mese ha come professore di italiano Cesare Pavese. Sono gli anni in cui il liceo è stato epurato dai professori antifascisti (primo fra tutti Augusto Monti) che si distinguevano come grandi formatori di coscienze civili. Alla licenza liceale è rimandato a ottobre in italiano. Nel frattempo si è appassionato alla lettura di testi di divulgazione scientifica dell’epoca, e nel 1937 si iscrive al corso di chimica presso la facoltà di Scienze dell’Università di Torino. L’anno seguente vengono promulgate le leggi razziali («costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del fascismo», dirà piú tardi Levi), ma continua a vedere i suoi amici, per lo piú antifascisti, e si laurea con pieni voti e lode nel 1941. Cerca affannosamente lavoro, perché la famiglia è in difficoltà a seguito della malattia del padre, e ottiene piccoli impieghi in val di Lanzo e poi a Milano, dove frequenta un gruppo di amici torinesi, tra cui l’architetto Eugenio Gentili Tedeschi, che rimangono colpiti dalla qualità della sua fantasia, e gli preconizzano un brillante avvenire di scienziato.
Nel 1942 Primo entra nel Partito d’azione clandestino, ed è attivo nella rete di contatti fra i partiti del futuro Cln. Dopo l’8 settembre si unisce a un gruppo di partigiani operante in Val d’Aosta, ma all’alba del 13 dicembre, su delazione, è arrestato sulle pendici del Col di Joux, tra la Val d’Ayas e St. Vincent con altri due compagni e, in quanto ebreo, avviato nel campo di concentramento di Carpi-Fòssoli. Nel febbraio del 1944 il campo viene preso in gestione dai tedeschi, i quali avviano i prigionieri ebrei su un convoglio ferroviario diretto ad Auschwitz. Levi finisce nel Lager annesso alla fabbrica di Monowitz, che fa parte di un vasto sistema di 39 campi. Manovale di una squadra che deve erigere un muro, viene aiutato da un muratore italiano, Lorenzo Perrone, che lavora per un’impresa spostata d’ufficio ad Auschwitz; poi per i suoi precedenti di chimico gli viene affidato un lavoro in un laboratorio. Riesce a non ammalarsi, ma contrae una scarlattina proprio quando nel gennaio 1945 i tedeschi, sotto l’avvicinarsi delle truppe russe, abbandonano il campo, trasferendo (e poi massacrando) i prigionieri, ma lasciando al loro destino i malati che si trovavano nell’infermeria. È la circostanza che gli salva la vita.
Dopo la liberazione a opera dei russi, lavora per qualche mese come infermiere in un campo sovietico di transito. In giugno inizia il viaggio di rimpatrio, che segue un itinerario contorto e assurdo attraverso la Russia bianca, l’Ucraina, la Romania, l’Ungheria, l’Austria: è l’esperienza che sarà raccontata ne La tregua. Approda a Torino il 19 ottobre. Nel 1946 trova lavoro presso una fabbrica di vernici di Avigliana, e scrive febbrilmente alcune poesie «concise e sanguinose» e Se questo è un uomo. Rifiutato da Einaudi con una motivazione generica, il libro, intitolato in origine I sommersi e i salvati, trova accoglienza presso le edizioni De Silva di Franco Antonicelli, ed esce in 2500 copie. Sarà Antonicelli a cambiare il titolo in Se questo è un uomo, un verso tratto dalla poesia dello stesso autore che figura in epigrafe (anche se a Levi il titolo non piacerà molto, perché troppo simile al vittoriniano Uomini e no).
Il libro ottiene successo soprattutto in un ambito sostanzialmente piemontese, ebraico e di sinistra; vende circa 1500 copie, ma è accolto da buone recensioni. Su «La Stampa», quel fine letterato che è il francesista Arrigo Cajumi avvicina il libro al Sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, come due modi di «leggere» la tragedia che si è appena consumata. Incuriosito dall’accostamento, Calvino legge a sua volta Se questo è un uomo e gli dedica una nota su «l’Unità» di Torino, di cui è redattore, riconoscendo ad alcune sue pagine «una vera potenza narrativa». Sul «Bollettino della Comunità israelitica di Milano» del maggio-giugno 1948 il giovane germanista Cesare Cases, che diventerà uno dei critici piú acuti di Levi, scrive che a «differenza di altri libri usciti dalla stessa esperienza qui bisogna parlare di arte».
Nel settembre 1947 Levi sposa Lucia Morpurgo, e in dicembre accetta un posto di chimico di laboratorio presso la Siva, una fabbrica di vernici nei pressi di Settimo Torinese, di cui in pochi anni diverrà il direttore. L’anno seguente nasce la figlia Lisa Lorenza; il figlio Renzo nascerà nel 1957. Non si rassegna tuttavia ad abbandonare il libro al suo destino incompiuto, e torna a proporlo a Einaudi, trovando un interlocutore attento in Luciano Foà, allora Segretario generale, e futuro fondatore delle edizioni Adelphi.
Il contratto firmato nel luglio 1955 prevede la pubblicazione in una collana semi-economica, la «Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria», ma le difficoltà finanziarie che la casa attraversa in quegli anni, con conseguente alleggerimento dei programmi, rimandano la pubblicazione sino al 1958. Se questo è un uomo uscirà in 2000 copie nella collana «Saggi» con una sovraccoperta disegnata da Bruno Munari, che con le sue forti righe nere vuole evocare l’oppressione dell’ambiente concentrazionario.
Negli anni seguenti il libro viene tradotto in Inghilterra, Stati Uniti, Francia e Germania. Questo risveglio d’interesse induce Levi (dopo anni di incertezze in cui la sua sicura vocazione di scrittore ha tuttavia modo di sperimentarsi nei primi racconti d’invenzione tecnico-scientifica) a proseguire il racconto autobiografico interrotto con l’arrivo dell’Armata Rossa ad Auschwitz. Come egli stesso ha ricordato piú tardi, il racconto si era intanto affinato oralmente attraverso le repliche che egli ne aveva fatto ai famigliari, agli amici e ai ragazzi delle scuole; a trasferirlo su carta Levi era poi stato affettuosamente incoraggiato, nel dicembre 1961, dall’amico Alessandro Galante Garrone.
Nasce La tregua, che esce da Einaudi nell’aprile 1963, ottiene ottime accoglienze critiche, un buon piazzamento al Premio Strega di quell’anno, e in settembre vince la prima edizione del Premio Campiello. Il successo del libro segna anche l’inizio della progressiva fortuna di Se questo è un uomo, che da allora conoscerà una ininterrotta serie di ristampe, sino a diventare uno dei libri piú letti del dopoguerra.
Da qualche anno, anche per l’incoraggiamento di Italo Calvino, Levi ha ripreso a scrivere racconti, pubblicati per lo piú sul quotidiano «Il Giorno» e sul settimanale «Il Mondo»: li raccoglierà in volume nel 1966, con lo pseudonimo di Damiano Malabaila, e con «risvolto» che è una dichiarazione di intenti tale da consentire una facile identificazione dell’autore. Intanto cura con Pieralberto Marché una versione teatrale di Se questo è un uomo, che ricalca una versione radiofonica del 1963, e che verrà messa in scena dal Teatro Stabile di Torino.
Nel 1971 Levi raccoglie sempre presso Einaudi una seconda serie di racconti, Vizio di forma, questa volta con il suo vero nome. Compie ripetuti viaggi di lavoro, specie in Unione Sovietica, e matura l’idea di raccontare le esperienze umane e professionali dei tecnici specializzati in giro per il mondo: il libro che poi diventerà La chiave a stella. Nel 1975 decide di pensionarsi: lascia la Siva e si dedica a tempo pieno al lavoro di scrittore. Pubblica Il sistema periodico, originale serie di racconti di taglio autobiografico, ognuno legato ad un elemento chimico; e intanto fa uscire da Scheiwiller un volumetto di poesie dal titolo L’Osteria di Brema.
Nel 1978 esce La chiave a stella, che in luglio vince il Premio Strega. Quando due anni dopo verrà tradotto in francese, il grande etnologo Claude Lévi-Strauss scriverà: «l’ho letto con estremo piacere perché non v’è nulla che mi piaccia quanto l’ascoltare i discorsi di lavoro. Sotto questo profilo Primo Levi è una sorta di grande etnografo. Inoltre il libro è davvero divertente».
Nel 1981, su idea di Giulio Bollati, prepara per Einaudi una antologia personale, La ricerca delle radici. Ritrova fra le sue carte alcune annotazioni relative a un gruppo di ebrei russi che avevano dato vita a una banda partigiana e con le armi in pugno avevano attraversato l’Europa per approdare provvisoriamente in Italia. Decide di dar forma romanzesca alla vicenda, affrontando cosí la prova della narrativa pura, e si documenta accuratamente per un anno. Sempre nel 1981 esce una terza raccolta di racconti, Lilít.
Nel 1982 pubblica Se non ora, quando?, che ottiene immediato successo, vince in giugno il Premio Viareggio e in settembre il Premio Campiello. Visita Auschwitz con profonda emozione e in autunno, quando Israele invade il Libano, prende posizione contro i massacri nei campi palestinesi di Sabra e Chatila: «Neppure una guerra giustifica la protervia sanguinosa che Begin e i suoi hanno dimostrato». Su invito di Giulio Einaudi, inizia la traduzione del Processo di Kafka per la collana «Scrittori tradotti da scrittori»: questo lavoro uscirà nell’aprile 1983. È l’incontro con uno scrittore che Levi sente profondamente diverso, e con un libro «crudele», «patogeno»; ma riconoscerà come quella difficile esperienza gli sia riuscita comunque fruttuosa.
Nel giugno 1984 incontra a Torino il fisico Tullio Regge: la loro conversazione è pubblicata in dicembre dalle Edizioni di Comunità con il titolo Dialogo. In ottobre, pubblica da Garzanti la raccolta di poesie Ad ora incerta, che comprende anche alcune traduzioni: «Sono un uomo che crede poco alla poesia e tuttavia la pratica… Adorno ha scritto che dopo Auschwitz non si può piú fare poesia, ma la mia esperienza è stata opposta. Allora (1945-46) mi sembrò che la poesia fosse piú idonea della prosa per esprimere quello che mi pesava dentro. Dicendo poesia, non penso a niente di lirico. In quegli anni, semmai, avrei riformulato le parole di Adorno: dopo Auschwitz non si può piú fare poesia se non su Auschwitz».
In novembre, l’edizione americana del Sistema periodico riceve accoglienze entusiastiche. Particolare risonanza assume il giudizio di Saul Bellow: «Siamo sempre alla ricerca del libro necessario. Dopo poche pagine mi immergevo nel Sistema periodico con piacere e gratitudine. Nulla vi è di superfluo, tutto in questo libro è essenziale». Il consenso di Bellow, e di altri critici americani, promuove una lunga serie di traduzioni dei libri di Levi in vari paesi.
Nel 1985 raccoglie nel volume L’altrui mestiere una cinquantina di scritti saggistici che, come ha scritto Italo Calvino recensendolo su «la Repubblica» del 6 marzo, «rispondono alla sua vena di enciclopedista delle curiosità agili e minuziose e di moralista d’una morale che parte sempre dall’osservazione». In aprile, viaggia negli Stati Uniti per una serie di incontri e conferenze, anche in occasione della traduzione di Se non ora, quando?
Nell’aprile 1986 pubblica I sommersi e i salvati, vera summa delle riflessioni nate dall’esperienza del Lager, che toccano i nodi piú profondi della responsabilità morale dell’uomo, anche al di là dell’esperienza della deportazione e dello sterminio: il funzionamento della memoria, la «microfisica» del potere, e la definizione della «zona grigia» della collaborazione. In settembre, riceve a Torino la visita dello scrittore americano Philip Roth, con cui ha concordato una lunga intervista che apparirà su «The New York Review of Books» e sarà poi ripresa da «La Stampa».
All’inizio del 1987 interviene nella polemica sul cosiddetto «revisionismo storico», che tende a ridimensionare le colpe del nazismo. Subisce un’operazione chirurgica, mentre escono le edizioni francese e tedesca del Sistema periodico. L’11 aprile muore suicida nella sua casa di Torino.
Le Opere complete di Primo Levi sono ora disponibili in due tomi della «Nuova Universale Einaudi», a cura di M. Belpoliti, introduzione di D. Del Giudice, cronologia di E. Ferrero. Particolarmente nutrita (quasi 500 pp.) la sezione degli scritti dispersi, per la prima volta raccolti in volume e le note ai testi. Alle Opere andranno aggiunti l’antologia personale La ricerca delle radici (1981), il volume di Conversazioni e interviste 1963-1987, a cura di M. Belpoliti («Struzzi» Einaudi, Torino 1997), il Dialogo con il fisico T. Regge (Edizioni di Comunità, Milano 1984; Einaudi, Torino 1987 e Mondadori, Milano 1995) e F. Camon, Autoritratto di Primo Levi (Garzanti, Milano 1987; Guanda, Parma 1997).

La fortuna critica.

Domenico Starnone, che si è occupato a piú riprese di Levi, si sofferma sull’amabile curiosità di Levi, che con dichiarato dilettantismo ha finito in genere «per produrre cose – lui chimico – da fare invidia a tanti tecnici della letteratura», come La chiave a stella.
Alla fine Levi ci sembra un nonno ideale […], di quelli che sanno rispondere a un bel mucchio di perché e sempre con belle informazioni che sollecitano la fantasia, ma senza mai inzuccherare e nemmeno facendo l’allegrone per comunicare alla fin fine stucchevoli ottimismi della ragione. Basta leggere a questo proposito come scrive, in Notizie dal cielo, di ciò che si sa di nuovo dell’universo, non piú domestico: intricato, imprevisto, violento. O di quell’altra sua passione da dilettante che è la natura: soprattutto il modo di accostarsi al mondo degli insetti: bellissimi e mostruosi (si vedano «pezzi» come Romanzi dettati dai grilli, Il salto della pulce, Le farfalle, Paura dei ragni). È il modo buono per scavalcare steccati, quello che offre Levi: lingua secca, precisa, in familiarità con l’univocità del linguaggio scientifico, sia con l’indeterminatezza ricca di vibrazioni della letteratura. Il meglio naturalmente è godibile nei percorsi che costeggiano, sfiorano o affondano nelle competenze del chimico, letterariamente rimpastate […] E infine i brani in cui ora raccontando ora riflettendo viene fuori una densa documentazione di una costruita – assiduamente costruita – contiguità tra forme mentali e linguaggi ritenuti distanti1.
Sull’evoluzione scrittoria di Levi si sofferma Michele Rago2: quello che poteva restare lo scrittore di un solo libro si è via via arricchito, «ha assimilato altri motivi, ha trasformato altre esperienze in linguaggio addentrandosi nei labirinti delle parole che dai fatti possono essere riverberate o proiettate in forma narrativa». Questi scritti, vari per argomenti, occasioni e umori, finiscono per comporre «un libro unitario. L’impressione è d...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. I due mestieri di Primo Levi
  4. L’altrui mestiere
  5. La mia casa
  6. Aldous Huxley
  7. Ex chimico
  8. François Rabelais
  9. La luna e noi
  10. Tartarin de Tarascon
  11. Tornare a scuola
  12. Perché si scrive?
  13. L’aria congestionata
  14. Calze al fulmicotone
  15. Contro il dolore
  16. Dello scrivere oscuro
  17. «Leggere la vita»
  18. Segni sulla pietra
  19. Romanzi dettati dai grilli
  20. Domum servavit
  21. Il pugno di Renzo
  22. Trenta ore sul Castoro sei
  23. Inventare un animale
  24. Lo scoiattolo
  25. Il libro dei dati strani
  26. Il salto della pulce
  27. Tradurre ed essere tradotti
  28. L’internazionale dei bambini
  29. La lingua dei chimici I
  30. La lingua dei chimici II
  31. Le farfalle
  32. Paura dei ragni
  33. La forza dell’ambra
  34. Gli scacchisti irritabili
  35. La Cosmogonia di Queneau
  36. L’ispettore Silhouette
  37. Scrivere un romanzo
  38. Stabile/instabile
  39. I padroni del destino
  40. Notizie dal cielo
  41. Gli scarabei
  42. Il rito e il riso
  43. Il mondo invisibile
  44. «Le piú liete creature del mondo»
  45. Il segno del chimico
  46. La miglior merce
  47. Le parole fossili
  48. Il teschio e l’orchidea
  49. Il fondaco del nonno
  50. Un lungo duello
  51. Il linguaggio degli odori
  52. Lo scriba
  53. A un giovane lettore
  54. Bisogno di paura
  55. Eclissi dei profeti
  56. Nota biografica e fortuna critica, a cura di Ernesto Ferrero
  57. Il libro
  58. L’autore
  59. Dello stesso autore
  60. Copyright
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APA 6 Citation

Levi, P. (2016). L’altrui mestiere ([edition unavailable]). EINAUDI. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3426824/laltrui-mestiere-pdf (Original work published 2016)

Chicago Citation

Levi, Primo. (2016) 2016. L’altrui Mestiere. [Edition unavailable]. EINAUDI. https://www.perlego.com/book/3426824/laltrui-mestiere-pdf.

Harvard Citation

Levi, P. (2016) L’altrui mestiere. [edition unavailable]. EINAUDI. Available at: https://www.perlego.com/book/3426824/laltrui-mestiere-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Levi, Primo. L’altrui Mestiere. [edition unavailable]. EINAUDI, 2016. Web. 15 Oct. 2022.