Popolocrazia
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Popolocrazia

La metamorfosi delle nostre democrazie

Marc Lazar, Ilvo Diamanti

  1. 176 pages
  2. Italian
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Popolocrazia

La metamorfosi delle nostre democrazie

Marc Lazar, Ilvo Diamanti

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Un libro bellissimo, che mi augurerei fosse letto dal numero più ampio di italiani, e in modo particolare di politici italiani.

Alberto Asor Rosa, "la Repubblica"

Èun compito impegnativo quello che si sono posti Ilvo Diamanti e Marc Lazar nel loro saggio, con l'intento non solo di ricostruire le cause preminenti dell'espansione del populismo ma di individuare anche quale sia il risultato, nei suoi tratti distintivi, della prospettiva di marca populista.

Valerio Castronovo, "Il Sole 24 Ore"

L'interessante diagnosi di Diamanti e Lazar coglie una contraddizione centrale del presente: da una parte le forme della rappresentanza con i suoi meccanismi di intermediazione sono fortemente criticate e avversate. Dall'altra, è solo attraverso di esse che il conflitto ha trovato un'espressione.

Francesco Antonelli, "il manifesto"

I populismi sono una febbre, non la malattia.

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Information

Year
2020
ISBN
9788858142523

1.
Che cos’è il populismo

Populismo? «Una delle parole più confuse del vocabolario della politologia», «un termine eccezionalmente vago», spiegava la professoressa di teoria della politica Margaret Canovan nel 198112. Una quantità enorme di libri, articoli scientifici, seminari e convegni è stata dedicata a questo concetto, e ancora di più negli ultimi venti o trent’anni. Politologi, storici, sociologi, antropologi o psicologi hanno proposto molteplici definizioni, spesso contrastanti fra loro e dunque fonte di polemiche. Ma almeno su una cosa tutti concordano, ed è precisamente la difficoltà di trovare un approccio comune e consensuale al concetto di populismo, al punto che certi ricercatori arrivano a proporre di non usare questo termine. Una soluzione di una facilità inaccettabile, perché in questo caso bisognerebbe scartare quasi tutti i sostantivi politici, con la scusa che è impossibile precisarne il significato: socialismo, comunismo, fascismo, totalitarismo e perfino democrazia.
Già nel 1967, in una conferenza alla London School of Economics dedicata al populismo, che diede origine a una pubblicazione importante, Isaiah Berlin metteva in guardia contro il «complesso di Cenerentola»: «Esiste una scarpetta – la parola populismo – per la quale esiste da qualche parte un piede. Si adatta a piedi di tutti i tipi, ma non bisogna farsi ingannare da quei piedi che si adattano più o meno bene». Il ricercatore, suggeriva, assomiglia al principe della fiaba, che cerca il piede che calza alla perfezione in quella scarpetta: allora, e soltanto allora, avrà trovato un caso di «populismo puro». La lezione è chiara: identificare l’essenza del populismo è un’operazione illusoria e vana. Niente di strano, dunque, che numerosi ricercatori facciano riferimento a questa metafora. Ma facciamo caso al seguito della frase di Berlin, che spiegava come non bisognasse neppure imboccare un’altra via diametralmente opposta, cioè presupporre che «la parola populismo sia un semplice omonimo» e che esista, pertanto, una moltitudine di movimenti a cui può essere accollato, anche se non hanno quasi nulla in comune. Berlin, partendo dalla considerazione che una parola molto utilizzata doveva per forza descrivere una realtà, proponeva un metodo piuttosto semplice e concreto: stabilire un elenco di punti riconducibili al sostantivo ‘populismo’ e poi segnalare le sfumature o le variazioni rispetto a quella base comune13.
È la scelta che facciamo noi: circoscrivere in qualche modo il fenomeno populista nella sua complessità, e alcune delle sue declinazioni in Francia e in Italia. Non ci dedicheremo quindi all’esercizio correntemente designato con l’espressione ‘lo stato dell’arte’, consistente nel presentare in maniera critica e più esaustiva possibile tutto ciò che è stato scritto sull’argomento: è stato fatto e continua a essere fatto da molti autori, spesso con grande talento14. Il nostro intento è collocarci in relazione con l’insieme di questa vasta produzione e proporre una definizione operativa, per comprendere ciò che cattura la nostra attenzione: da una parte, lo sviluppo di movimenti politici che pretendono di incarnare il popolo sovrano e denunciano le élite al potere; dall’altra, la mutazione sostanziale del modo di concepire e fare politica determinata dall’esistenza di questi movimenti, ma anche da altri fattori. Questo ci porta a lasciare deliberatamente da parte numerosi aspetti dell’argomento, come i regimi populisti esistiti in passato – per esempio il peronismo in Argentina – o quelli che si sono affermati ai nostri giorni nel cuore dell’Europa, in Ungheria e in Polonia, e le loro politiche.
Stabilire la genealogia del populismo è possibile. È un fenomeno che ha una lunga storia, cominciata in Russia alla fine del XIX secolo: il narodničestvo, oggi tradotto con «populismo», designa quel movimento di una parte dell’intellighenzia che vuole andare incontro ai contadini per educarli e liberare le loro energie, in un momento in cui la Russia vive sotto il regime autoritario zarista, contestato da alcuni gruppi urbani, e nelle campagne si vivono tensioni forti e violente dal momento dell’abolizione effettiva della servitù della gleba, nel 1861. Gli intellettuali, spesso caratterizzati da un’impronta religiosa, ritengono che i contadini siano i depositari dell’anima russa, in particolare per le loro forme di organizzazione economica e sociale, e abbiano in mano l’avvenire della nazione. Il bruciante smacco subito dai populisti, a causa della repressione zarista e dell’incomprensione, o addirittura il rigetto, dei contadini di fronte a questi missionari venuti dalla città, provocherà una spaccatura tra slavofili e occidentalisti, adepti della violenza terroristica e fautori di una sorta di riformismo. Il populismo, che scomparirà in quanto corrente politica lasciandosi dietro una certa eredità culturale e politica, non si caratterizzava per un’ideologia precisa: rappresentava una sorta di utopia romantica, nazionale, ruralista, comunitarista e socialisteggiante15.
Alla fine del XIX secolo, in Francia, la Terza Repubblica compie i suoi primi passi, resta traumatizzata dall’episodio della Comune di Parigi e a partire dal 1885 conosce una depressione economica. Dal 1887 al 1889, il generale Georges Boulanger, estremamente popolare presso la media borghesia e alcuni strati popolari delle grandi città, si ripropone di impadronirsi del potere in nome del popolo, abbattere l’«oligarchia» al governo e cambiare un regime politico parlamentare di cui denuncia la corruzione e l’inefficacia. Nella stessa epoca comincia a delinearsi una vasta corrente antisemita, che esalta il popolo francese, accusa gli ebrei di tutti i mali e si scaglia contro la Repubblica laica: giocano un ruolo fondamentale in questo Édouard Drumont e la Lega antisemita, una formazione politica che incontra scarso successo, ma le cui tematiche si diffondono ad ampio raggio nel paese16. Torneremo più avanti su questa prima fiammata populista francese.
Negli Stati Uniti, una prima forma di populismo si ha con la presidenza di Andrew Jackson, dal 1829 al 1837, ma il fenomeno spicca realmente il volo solo alla fine del XIX secolo, con gli agricoltori del Midwest e del Sud che denunciano le condizioni economiche sfavorevoli che vengono loro imposte (prezzi troppo bassi dei prodotti agricoli e tariffe troppo elevate delle ferrovie, dominate dai trust), creano loro associazioni, formulano delle rivendicazioni e propongono perfino una modifica delle istituzioni politiche. Nel 1891 si forma il Partito del popolo, che si scaglia alla rinfusa contro i trust, le élite, gli ebrei, idealizzando il mondo agrario di fronte ai progressi della modernizzazione e dell’urbanizzazione. William Jennings Bryan è l’oratore trascinante, che parla in nome dell’‘uomo comune’. Quel partito fallisce, ma conosce una seconda giovinezza negli anni Venti e Trenta del XX secolo, con il senatore della Louisiana Huey Pierce Long. Long si presenta come il difensore della gente comune contro i pezzi grossi e il capitale, ma viene assassinato nel 1935. Uno dei suoi sostenitori, padre Coughlin, raccoglie il testimone e imprime una piega antisemita e fascistizzante alla sua stigmatizzazione del capitalismo, del socialismo, dei ricchi e delle élite. Più tardi, durante la guerra fredda, Joseph McCarthy inventa un altro tipo di populismo, anticomunista prima di ogni altra cosa, ma anche ostile alle élite intellettuali, artistiche e amministrative, a suo dire infiltrate dai rossi17.
I narodniki russi, il boulangismo e l’antisemitismo in Francia e il Partito del popolo in America rappresentano dei ‘populismi fondatori’18. Da un lato, hanno dei punti in comune, in particolare una sacralizzazione del popolo, chiamato a rifondare una nazione la cui essenza e integrità sarebbero minacciate dai dirigenti in carica e più in generale dall’insieme della classe dominante, che dev’essere denigrata e cacciata. Anche l’antisemitismo è spesso presente, a volte con un ruolo centrale e a volte in forma più periferica. Dall’altro lato, le differenze sono moltissime, per via delle specificità politiche, economiche, sociali e culturali dei paesi in cui nascono. Tuttavia, questi quattro populismi rappresentano anche delle matrici, da cui si dirameranno, in Russia, in Francia e negli Stati Uniti, diversi populismi, ciascuno con caratteristiche proprie pur riproducendo alcuni elementi delle sue filiazioni originarie. Ancor di più, presentano delle caratteristiche che travalicano le frontiere, circolano, vengono trasferite e adattate alle realtà specifiche di ogni paese, contribuendo a forgiare altre sperimentazioni populiste. Il populismo russo, per esempio, inaugura una prassi specifica, quella degli intellettuali che si sforzano di andare incontro al popolo, e dà inizio al culto nostalgico di un’età dell’oro di fronte alle onde alte della modernizzazione, due tratti destinati a riprodursi in epoche successive. Il populismo boulangista si organizza intorno alla figura dell’uomo della provvidenza, il leader carismatico che fa leva su una mobilitazione delle masse che convoglia una potente carica emotiva, ambivalente in politica perché fustiga il Parlamento e invoca uno Stato forte, ma esige anche misure sociali: la sua discendenza è numerosa. Il populismo antisemita apre la strada a quelle forme di incensamento di un popolo la cui presunta purezza esige l’esclusione di persone o gruppi presentati come allogeni, celebrando la sua unione: si rivelerà ben presto prolifico, con la xenofobia e il razzismo. Il populismo americano, radicato soprattutto fra i piccoli coltivatori, unisce la presenza di leader con l’embrione di un’organizzazione di partito vera e propria, critica la classe dirigente ma si muove nel quadro delle istituzioni: molti partiti populisti seguiranno una linea d’azione analoga, fino ai nostri giorni.
Infine, il populismo è comparso e compare sempre in periodi di forti incertezze, momenti traumatici, fasi di crisi. Crisi economiche e sociali, con le loro conseguenze in termini di miseria, angoscia, radicalizzazione all’interno dei gruppi vulnerabili e in sofferenza. Crisi culturali, quando cambiamenti dei comportamenti e dei valori sconvolgono le abitudini, le usanze e i costumi. E infine crisi politiche. Crisi politiche che rientrano nell’ambito dell’eccezionale, dell’inatteso, dell’imprevisto, dell’inedito, e che vedono i governati contestare la legittimità dei governanti, perché non si sentono più rappresentati da loro e perché appaiono loro troppo distanti dai loro problemi e preoccupazioni, e anche dai loro modi di essere19. In queste condizioni, la confusione si diffonde alla velocità della luce: le regole e le norme in vigore sono rimesse in discussione, le istituzioni girano a vuoto, gli attori tradizionali non svolgono più il loro ruolo, l’insieme degli accordi esplicitamente o implicitamente suggellati tra le diverse componenti della politica e della società, e che assicura la stabilità dell’ordine politico, si sgretola, l’aspirazione al cambiamento non è più incanalata dalle abituali procedure di mediazione, le relazioni tra i gruppi sociali si modificano in modo significativo, le rappresentazioni e le concezioni dell’organizzazione della politica e della società si metamorfizzano, le mobilitazioni collettive si concatenano e in generale gli estremismi acquisiscono forza. La crisi, le crisi si dispiegano nel quadro del sistema politico esistente, o all’inverso fanno vacillare l’integralità del sistema politico. In quest’ultimo caso, sono più o meno intense (e talvolta violente), soprattutto perché gli ‘imprenditori di crisi’ hanno bisogno di decretare a voce alta e forte lo stato di crisi denunciando tutte le disfunzioni che ne sarebbero all’origine, e ingigantendone i tratti: contano in questo modo di ricavarne un profitto presentandosi come i soli soggetti in grado di risolvere la crisi di cui loro stessi sono agenti attivi e propagatori. È esattamente quello che fanno i populisti, che sono contemporaneamen...

Table of contents

  1. Introduzione
  2. 1. Che cos’è il populismo
  3. 2. L’avanzata del neopopulismo
  4. 3. Diversità dei populismi e dei populisti
  5. 4. La Francia e l’Italia: ricorrenti pulsioni populiste
  6. 5. Populismi e populisti di oggi in Francia
  7. 6. Populismi e populisti di oggi in Italia
  8. 7. La metamorfosi della democrazia in popolocrazia
  9. Conclusione
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Lazar, M., & Diamanti, I. (2020). Popolocrazia ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3459754/popolocrazia-la-metamorfosi-delle-nostre-democrazie-pdf (Original work published 2020)

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Lazar, Marc, and Ilvo Diamanti. (2020) 2020. Popolocrazia. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3459754/popolocrazia-la-metamorfosi-delle-nostre-democrazie-pdf.

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Lazar, M. and Diamanti, I. (2020) Popolocrazia. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3459754/popolocrazia-la-metamorfosi-delle-nostre-democrazie-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Lazar, Marc, and Ilvo Diamanti. Popolocrazia. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2020. Web. 15 Oct. 2022.